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Absolon, dopo 10 anni un disco un po' troppo oscuro Absolon, dopo 10 anni un disco un po' troppo oscuro Hot

Absolon, dopo 10 anni un disco un po' troppo oscuro

recensioni

gruppo
titolo
"A portrait of madness"
etichetta
Sliptrick Records
Anno

TRACKLIST:
1. Into the darkness
2. This is my dream =ASCOLTA=
3. Breathe again
4. 1916
5. The demon waltz
6. Let me be
7. Drive you out
8. The men in black robes
9. Blinded by lies =VIDEO=
10. It is done
11. Into my hell you're cast
12. Forever one
13. Out of the darkness
14. Randolph's story

LINE UP:
Ken Pike – Voce
Marc Vanderberg – Chitarre, basso
Ryo Pike – Tastiere, synth, piano, orchestrazioni

opinioni autore

 
Absolon, dopo 10 anni un disco un po' troppo oscuro 2023-03-04 11:58:36 Ninni Cangiano
voto 
 
2.5
Opinione inserita da Ninni Cangiano    04 Marzo, 2023
Ultimo aggiornamento: 04 Marzo, 2023
Top 10 opinionisti  -   Guarda tutte le mie opinioni

Gli Absolon arrivano dalla Florida e si sono formati nel lontano 2012, rilasciando un primo album nel 2013 per poi sparire nel nulla fino al 2022 quando hanno rilasciato il loro secondo album, questo “A portrait of madness”, inizialmente uscito solo in formato digitale per la Dead Alien Productions ad ottobre e poi edito dalla Sliptrick Records a fine febbraio 2023 ancora soltanto in digitale; il disco sarà poi stampato su CD dalla Roxx Records a fine marzo 2023. Si tratta di un concept album, ambientato nel 1920, sulla storia del soldato inglese Randolph Bathery, tornato dalla guerra con problemi mentali che lo porteranno ad essere rinchiuso in un manicomio da dove, tra depressioni e possessioni malefiche, riuscirà alla fine a fuggire. Ho dovuto ascoltare parecchie volte questo disco, dato che il Prog/Power degli Absolon è alquanto ostico e per nulla easy-listening; in questo sicuramente non aiuta la voce del leader della band Ken Pike, alquanto bassa e dalla particolare intonazione, calda ma poco squillante. Se già quindi il sound è abbastanza oscuro e tetro (coerentemente con i testi), la voce sicuramente espressiva, ma poco energica del singer rende l’ascolto ancora meno semplice. Se poi aggiungete che il disco dura quasi 48 minuti per ben quattordici tracce, alcune delle quali sono classificabili come meri fillers (mi riferisco soprattutto alle tracce conclusive dell’album) o brevi quanto inutili intermezzi strumentali (“Into the darkness”, “The demon waltz”, “We drive you out” ed “It is done”), capirete perché il voto finale non è lusinghiero. Ed è un peccato perché alcune buone idee ci sono eccome, come nella lunga opener “This is my dream” o nella teatrale “Let me be”, oppure nella goticheggiante “The men in black robes”, ma si limitano a degli sprazzi, singoli episodi che non riescono a salvare le sorti del full-length. Come detto, ho ascoltato parecchie volte questo disco, con la speranza di trovare qualcosa che magari fosse sfuggita in precedenza, ma la noia faceva sempre capolino molto presto ed era complicato rimanere concentrati sul pezzo, proprio perché poco accattivante e convincente. Dispiace, perché è evidente la passione e l’ambizione di questa band, ma “A portrait of madness” non riesce a raggiungere la sufficienza; per il futuro gli Absolon avranno bisogno di snellire di parecchio il loro sound, in modo da renderlo più diretto ed efficace, così da evitare il rischio di farsi affossare dalla noia.

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