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Theragon: uno dei migliori debut album dell'anno Theragon: uno dei migliori debut album dell'anno Hot

Theragon: uno dei migliori debut album dell'anno

recensioni

gruppo
titolo
"Where the stories begin"
etichetta
Art Gates Records
Anno

TRACKLIST:
1. The prophecy
2. Theragon
3. Blazeborn
4. The eternal war
5. Fire blood
6. As the wind
7. Am I
8. Drunk dwarf inn
9. Talisman of tears
10. Never gonna give you up

LINE-UP:
Ferran Quiles – Vocals
Alejandro Ibáñez – Guitars
Enrique García – Bass
Hèctor Palanca – Keyboards
Joan Andreu Quiles – Drums

opinioni autore

 
Theragon: uno dei migliori debut album dell'anno 2020-12-25 10:36:33 Ninni Cangiano
voto 
 
4.0
Opinione inserita da Ninni Cangiano    25 Dicembre, 2020
Ultimo aggiornamento: 25 Dicembre, 2020
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I Theragon arrivano da Valencia in Spagna e si sono formati nel 2018; ottenuto un contratto con la Art Gates Records (label che ha sede sempre a Valencia), pochi giorni fa hanno rilasciato il proprio debut album, intitolato “Where the stories begin” e dotato di splendido artwork. Nella bio di presentazione vengono indicate, quali fonti di ispirazione, Avantasia, Twilight Force e Gloryhammer, ma trovo questa descrizione confacente maggiormente per il progetto di Tobias Sammet, mentre ci trovo poco nel power sinfonico dei Theragon che faccia venire in mente le altre bands predette. Trovo invece molto più calzante un paragone con la teatralità dei Rhapsody of Fire di Alex Staropoli, pur con tutte le differenze a livello di singer. Già, perché il buon Ferran Quiles è ben lontano dalla potenza di cantanti come Fabio Lione, Alessandro Conti o Giacomo Voli (tanto per rimanere su gente che ha gravitato nella galassia dei Rhapsody); di certo se la cava egregiamente, ma non è all’altezza dei migliori vocalist del metal sinfonico. Poco felice inoltre la scelta della cover del pezzo pop “Never gonna give you up” di Rick Astley, dato che il paragone con la voce calda e baritonale del singer inglese è abbastanza impietosa. Evidenziati i limiti (o presunti tali) di questo disco, parliamo dei suoi pregi che fortunatamente sono molti. L’album è composto da 10 tracce (tra cui l’immancabile intro) per un totale di circa 53 minuti di ottimo symphonic power, teatrale, epico, frizzante e decisamente godibile. I 4 musicisti dimostrano tutte le loro qualità e la produzione è ben fatta permettendo di distinguere chiaramente tutti gli strumenti (particolare sostanzialmente imprescindibile in questo genere musicale!). Su una solida base di power sinfonico, i Theragon innestano ogni tanto qualche altra influenza, dalla folkeggiante “Drunk dwarf inn” alla hard rockeggiante “Am I” (molto Avantasia-oriented), non esagerando e risultando quindi come piacevoli digressioni. Di pezzi validi ne abbiamo in quantità, dalla lunga suite finale “Talisman of tears”, passando per l’auto-celebrativa “Theragon”, la trascinante “Blazeborn” (qui si sente effettivamente un po’ di Twilight Force e Gloryhammer), la marziale “The eternal war” dai lontani echi dei primi Spellblast, fino alla splendida “As the wind” (probabilmente la canzone migliore); è comunque tutto il disco, fatta eccezione per la predetta cover, a convincere e conquistare. Tenendo conto che “Where the stories begin” è solo un debut album di musicisti alla prima esperienza, bisogna riconoscere che i Theragon hanno fatto un lavoro più che egregio! Con premesse come queste e se sapranno migliorare ancora (ne hanno tutte le potenzialità!), sono pronto a scommettere su un’altra stella nel firmamento mondiale del symphonic power.

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