ll progetto My Haven My Cage (one-man band nella persona fisica di Mauro Cardillo ndr.), nasce nel 2015 dalle ceneri degli Haven. Un progetto che si presenta fin da subito troppo confusionario, sia per quanto riguarda l'indirizzo del sound da seguire, sia per la strumentazione; si parla di Thrash, di Folk, passando dall'utilizzo del flauto al più tradizionale marranzano.
Mentre i lavori discografici precedenti riprendevano anche vecchie canzoni incise su musicassette, questo è un album totalmente nuovo, con materiale (a detta dell'ideatore ndr.) migliore a livello compositivo.

"Mari Niuro (Black Sea)", è il brano di apertura di questo album che, sebbene sia totalmente strumentale, ci fa ben sperare su ciò che andremo a sentire. Le nostre aspettative si infrangono fin da subito: “Sirens” è il triste presagio di ciò che già avevo già pensato solo leggendo la biografia di presentazione. Viene detto che la storia narrata si ispira a quella di Ulisse e, la voce iniziale, può intendersi come quella di Telemaco che si chiede dove sia finito il padre; ora, a me, a parte un lamento continuo, non dà per nulla l'idea espressa dall'autore. Il crescente musicale di cui si parla, è giusto nel primo minuto, per poi dissiparsi in un pessimo audio di genere pseudo Black. Sorvoliamo sugli strazianti cori che appaiono lamentosi ed in fastidioso falsetto; inascoltabili, noiosi e molto da colonna sonora di film di serie B. Questi li ritroveremo in “Compassion (Amara Terra Mia)”, ma (per fortuna) più orecchiabili dei primi nell'intro; essi diventano poi quasi impercettibili quando accompagnano il vocalist nel cantato. Quasi otto minuti la durata del pezzo: un'eternità!
Nonostante ciò, decido di continuare l'ascolto ed arrivo a metà album con “Aja Mola (Cialoma)”, ispirato ad uno dei canti tonnaroti trapanesi (Aja Mola, dall''arabo: “O mio Signore” ndr.). Cambi continui di tempo, la musica che si spezza tentando di ricreare scompigliate atmosfere che appaiono più messe lì a casaccio.
Finalmente, però, vedo uno spiraglio di luce con “Searching God”, forse il brano più decente di tutta la tracklist. Sebbene la voce sia alquanto discutibile, apprezzo la parte strumentale che si mantiene fedele all'Old School Thrash Metal: niente di eclatante, ma almeno qualcosa di ascoltabile dopo sei tracce!
La title-track “Suspended” si apre con un interessante arpeggio di marranzano, (purtroppo ndr.) subito spazzato via da questo cantato sporco e forzato; un pezzo che si sarebbe potuto valorizzare grazie al sound ed all'idea interessante. Alla fine dell'album troviamo: “Mari Iancu (White Sea)”, che riprende la prima track; totalmente acustico, vede l'utilizzo di tutti gli strumenti fino ad ora ascoltati.

Solitamente cerco di trovare sempre dei lati positivi in ciò che debbo recensire ma, in questo caso, mi viene davvero difficile. Sebbene sia sempre alquanto reticente con i progetti one-man band, tento di dare comunque una possibilità ma questa volta è davvero dura!
"Suspended" è un'accozzaglia di idee, suoni, strumenti e generi dove, sebbene si dica di attingere al Thrash Metal, questo spicca ben poco. La registrazione è davvero di bassa qualità (capisco che sia tutto home-made, ma la proposta deve comunque essere sufficiente ndr.) e la voce abbozza un growl ancora troppo acerbo. Ad accompagnarlo, spesso, troviamo dei fastidiosissimi cori gracchianti, i quali, si salvano solo in rari momenti più folkloristici.
Il progetto My Haven My Cage tenta di proporre un sound innovativo e sperimentale, sia mediante il cantato in siciliano, sia con l'utilizzo di strumenti tipici di questa terra, ma l'obiettivo non viene raggiunto; siamo ben lontani dalla bravura dei conterranei Nerobove.
Si parla di Death, di Power e Progressive, ma nella sostanza c'è poco!.
Il suggerimento è di snellire i pezzi, fare chiarezze sulle idee e sulla strada da seguire, senza voler mettere insieme troppi generi o strumenti che rendono solo confusionari e noiosi i brani.
Il prodotto è ancora troppo immaturo, ci sono da apportare varie migliorie. Buona fortuna!