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Ferino, brutale, spietatamente violento: secondo album per i Lucifericon Ferino, brutale, spietatamente violento: secondo album per i Lucifericon Hot

Ferino, brutale, spietatamente violento: secondo album per i Lucifericon

recensioni

titolo
The Warlock of Da'ath
etichetta
Invictus Productions
Anno

PROVENIENZA: Paesi Bassi 

GENERE: Blackened Death Metal 

FFO: Angelcorpse, Perdition Temple, God Dethroned, Watain, Ondskapt 

LINE UP: 
Rob Reijnders - voce, basso 
Anton Heesterbeek - chitarre 
Alex Verhoeven - chitarre, voce 
Tim Verheijden - batteria 

TRACKLIST: 
1. Obscure and Forbidden [06:32] 
2. Qliphotic Trance [03:04] =ASCOLTA= 
3. The Veils of Negative Existence [04:14] =ASCOLTA= 
4. Khidir's Urn [03:59] 
5. Sigillum Azoetia: The Map of Possibility [04:34] 
6. The Iconostatis of Blasphemy [03:31] 
7. Ancient Lineage [05:19] 
8. The Warlock of Da'ath [07:39] 

Running time: 38:52 

opinioni autore

 
Ferino, brutale, spietatamente violento: secondo album per i Lucifericon 2022-11-29 15:00:45 Daniele Ogre
voto 
 
3.5
Opinione inserita da Daniele Ogre    29 Novembre, 2022
#1 recensione  -   Guarda tutte le mie opinioni

Formatisi nel 2009, solo nel 2018 gli olandesi Lucifericon si fanno conoscere "col botto" - come si suol dire - con l'album "Al​-​Khem​-​Me", con prima d'allora un paio di comunque buoni EP. A quattro anni di distanza da "Al​-​Khem​-​Me", il combo Blackened Death di Bladel torna con il secondo full-length: "The Warlock of Da'ath", licenziato da Invictus Productions. I Lucifericon non cambiano quella che è la loro formula vincente: un Blackened Death estremamente devoto alle sonorità dei 90's, in particolar modo quelle degli Angelcorpse (in assoluto influenza primaria dei Nostri) e quindi di rimando Perdition Temple, e quelle dei connazionali God Dethroned. Merito maggiore dei Lucifericon in questa loro nuova opera, è quello di aver messo su un lavoro estremamente compatto, in cui nonostante i quasi 40 minuti di durata non troviamo un reale momento filler, nemmeno in tracce dalla durata più consistente come la prima e l'ultima della tracklist, "Obscure and Forbidden" e "The Warlock of Da'ath". Un forsennato drumming ed un riffingwork estremamente tagliente sono gli highlights di un disco che porta il tema dell'occultismo con una per niente velata brama di brutale violenza sonora. I patterns più marcatamente Black Metal sono in sostanza il motore che muove per intero questa macchina da guerra: abbiamo ad esempio pezzi come la buonissima "Khidir's Urn" che presenta atmosfere maligne ed un lavoro strumentale decisamente tipico del Black nordico (la scuola svedese di Watain ed Ondskapt, per esser precisi), sensazione acuita durante l'album anche grazie al lavoro vocale del bassista Rob Reijnders. Va da sé, se cercate originalità a tutti i costi avete sicuramente sbagliato indirizzo; i fans invece del Black/Death più crudo e del Black Metal scandinavo troveranno in "The Warlock of Da'ath" pane per i loro denti: magari non un disco che passerà alla storia, ma un lavoro onestissimo che sprigiona pura malvagità da ogni singola nota. Ed in fondo, basta anche solo questo, no?

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