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Hartlight, un discreto debut album lascia intravedere interessanti potenzialità Hartlight, un discreto debut album lascia intravedere interessanti potenzialità

Hartlight, un discreto debut album lascia intravedere interessanti potenzialità

recensioni

gruppo
titolo
"As above, so below"
etichetta
Autoproduzione
Anno
TRACKLIST:
1. As above, so below 
2. That which stagnates is a liar
3. The land of the star =LYRIC VIDEO=
4. Bound to eternity
5. Let the fangs bite
6. The garden in the heart
7. And nature unfolds once again =LYRIC VIDEO=
8. All life begins in the dark =LYRIC VIDEO=
 
LINE UP:
Noémie Marie – voce
Adrien Djouadou - chitarre, voce, batteria, basso, duduk, orchestrazioni
Adrien Guingal – chitarre
Pierre d’Astora - batteria

opinioni autore

 
Hartlight, un discreto debut album lascia intravedere interessanti potenzialità 2024-04-25 15:37:03 Ninni Cangiano
voto 
 
3.0
Opinione inserita da Ninni Cangiano    25 Aprile, 2024
Ultimo aggiornamento: 25 Aprile, 2024
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Avevo conosciuto a fine 2022 gli svizzeri Hartlight, creatura della cantante Noémie Allet e del polistrumentista Adrien Djouadou, all’epoca del loro primo EP intitolato “From Midland and beyond”; li ritrovo adesso a poco più di un anno di distanza, dopo un alto numero di singoli, con il loro primo full-length, intitolato “As above, so below”, autoproduzione di otto pezzi per quasi 50 minuti di durata totale. Risalta subito quello che è il problema principale di questo disco (che non era presente sull’EP): l’eccessiva lunghezza dei componimenti. Quasi tutti i pezzi, infatti, se avessero 1-2 minuti in meno sarebbero molto più efficaci e convincenti, mentre sembra quasi che la band voglia esagerare ed “allunghi il brodo” in maniera smodata; prendiamo l’ottima “That witch stagnates is a liar”, canzone che è tra le migliori del disco ma che, se fosse terminata attorno al quinto minuto, sarebbe stata molto meglio (evitando soprattutto quel growling di Djouadou che non c’azzecca niente!). Non a caso, la traccia che funziona meglio e che spicca una spanna sopra le altre è proprio “The land of the star” che è l’unica a durare poco più di 4 minuti. A parte questo, l’album è gradevole da ascoltare, soprattutto se si è fans di certo Symphonic Power con voce femminile. Noémie è molto più espressiva che in passato e decisamente efficace e versatile, evita anche di andarsi a cacciare in inutili e stucchevoli liricismi. La batteria è finalmente suonata come si deve ed impone spesso ritmi piacevolmente frizzanti (ma il batterista Pierre d’Astora è già andato via ed è stato sostituito dopo le registrazioni da Guillaume Remih, già nei Phoebus the Knight con lo pseudonimo di Robin of Locksley, nonché attualmente nei Knights of Heliopolis, altra band di Djouadou ed Adrien Guingal). Per il resto chitarre e tastiere sono gli strumenti principali, con musiche mai banali, ma sempre ben fatte e altrettanto ben suonate. Da segnalare anche il piacevole flavour anni '70 nella lunga suite finale "All life begins in the dark". Ripeto, i vari ascolti dati a questo LP sono sempre stati gradevoli, anche se snellire i componimenti da inutili orpelli (messi soprattutto in apertura e chiusura dei pezzi) avrebbe reso più semplice ed efficace il tutto. “As above, so below” è un buon debut album (obiettivamente c’è molto di peggio in giro) e mostra che gli Hartlight stanno facendo passi da gigante con il passare del tempo; il talento non manca, si tratta di affinare qualche dettaglio per poter spiccare il salto definitivo che consenta loro di uscire dall’underground.

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