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Blind Guardian, un disco migliore degli ultimi Blind Guardian, un disco migliore degli ultimi Hot

Blind Guardian, un disco migliore degli ultimi

recensioni

titolo
"The God Machine"
etichetta
Nuclear Blast Records
Anno

TRACKLIST:
1. Deliver us from evil
2. Damnation
3. Secrets of the American Gods
4. Violent shadows
5. Life beyond the spheres
6. Architects of doom
7. Let it be no more
8. Blood of the elves
9. Destiny

LINE-UP:
Hansi Kürsch – voce
André Olbrich – chitarra solista, ritmica ed acustica
Marcus Siepen – chitarra ritmica ed acustica
Frederik Ehmke – batteria

opinioni autore

 
Blind Guardian, un disco migliore degli ultimi 2022-09-04 18:37:53 Ninni Cangiano
voto 
 
3.5
Opinione inserita da Ninni Cangiano    04 Settembre, 2022
Ultimo aggiornamento: 04 Settembre, 2022
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Recensire un disco dei Blind Guardian non è cosa semplice, dato che, almeno per il sottoscritto, si ha a che fare con uno dei gruppi preferiti, uno di quelli con cui si è cresciuti come uomini e metallari. Mi sono quindi addentrato nell’analisi di “The God Machine” con una sorta di timore reverenziale, dovuto al fatto che dischi come “Tales from the twilight world”, “Somewhere far beyond” ed “Imaginations from the other side” sono stati parte della colonna sonora della mia giovinezza; scoprii la band tedesca con “Battalions of fear” e “Follow the blind”, ma furono i tre dischi dei primi anni ’90 a farmi innamorare di loro, dischi che tuttora ritengo siano i picchi della loro carriera, inarrivabili anche oggi a trent'anni di distanza. E questa affermazione non teme smentite, anche dopo aver ascoltato e riascoltato più volte questo “The God Machine”, disco sicuramente migliore della produzione dei bardi di Krefeld dell’ultimo ventennio, ma assolutamente non in grado di competere con i primi 5-6 dischi della carriera dei nostri. Si tratta di un disco “di mestiere”, in cui il gruppo sa benissimo cosa deve fare e lo fa con la consueta magniloquenza e pomposità, con abbondanza di cori ed una notevole attenzione alle melodie. Ci sono pezzi che sicuramente faranno breccia nei cuori dei fans della band, come l’infuocata opener “Deliver us from evil”, la classicissima “Architects of doom”, le veloci “Violent shadows” e “Blood of the elves”; ma ci sono anche canzoni che sembrano un po’ stentare e mi riferisco alla lunga “Secrets of the American Gods”, brano sicuramente piacevole ma che credo avrebbe funzionato molto meglio con un paio di minuti in meno (magari gli iniziali); non mi ha convinto anche “Let it be no more”, troppo stucchevole, leggera, finanche noiosetta a causa di una certa ripetitività di fondo e che forse soffre il fatto di essere stata piazzata in mezzo a due bombe come le già citate “Architects of doom” e “Blood of the elves”. Dai Blind Guardian ci si aspetta sempre il massimo, ma bisogna essere consapevoli che gli anni ’90 sono ormai lontani e la loro verve compositiva, il sacro fuoco che li animava all’epoca si è forse affievolito; è difficile accontentarsi, ma bisogna farsene una ragione anche perché, tutto sommato, questo “The God Machine” non è un brutto disco… è anzi un buon lavoro che semplicemente non è in grado di competere con l’illustre passato. Ciò nonostante, trattandosi di un disco dei Blind Guardian, venderà in quantità industriale, dato che sarà acquistato a scatola chiusa dai tanti fans…

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