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Nuovo capitolo di Power Metal sinfonico per gli Arcane Tales Nuovo capitolo di Power Metal sinfonico per gli Arcane Tales Hot

Nuovo capitolo di Power Metal sinfonico per gli Arcane Tales

recensioni

titolo
Steel, Fire And Magic
etichetta
Broken Bones Records
Anno

TRACKLIST:
1. Ethereal Skies
2. Essence of Divine
3. Forest of Ice
4. The Fires of Hàrgathàn
5. Wings of the Storm
6. The Ambush
7. Realm of the Nordic Stars
8. The Spell's Broken
9. Steel, Fire and Magic
10. Garzard Calls its Braves

LINE UP:
Luigi Soranno - vocals, all instruments

opinioni autore

 
Nuovo capitolo di Power Metal sinfonico per gli Arcane Tales 2022-06-13 15:23:33 ENZO PRENOTTO
voto 
 
3.0
Opinione inserita da ENZO PRENOTTO    13 Giugno, 2022
Ultimo aggiornamento: 13 Giugno, 2022
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Tutto cominciò a metà degli anni ‘90 quando si formò il quintetto veneto chiamato Black Ravens. Quella formazione non durò molto (venne pubblicata solo un demo, "Triumphant Steel") e dopo pochi anni si sciolse. Uno dei membri, Luigi Soranno, decise comunque di proseguire sotto il nome di Arcane Tales, ovvero una one man band dato che il musicista veronese si occupa di tutti gli strumenti, voce compresa. La nuova via portò alla realizzazione di diversi album a cadenza annuale con assoluta devozione al neo-Power Metal della decade novantiana/inizio 2000 con le consuete derive Symphonic Metal. Questo "Steel, Fire and Magic" è il nuovo capitolo della saga e rimane nuovamente e saldamente ancorato ai tipici stilemi del genere con i suoi pregi e difetti.
L’attacco di “Essence of Divine” (che segue la sognante intro “Ethereal Skies”) è pura devozione ai Rhapsody Of Fire ed agli Skylark dei bei tempi andati e nonostante i suoni siano parecchio caotici e la batteria sia ai limiti della plastica (si suppone sia elettronica, ma non avendo informazioni a riguardo non si può confermare tale idea) il risultato è piacevole soprattutto per gli amanti delle sonorità più “happy” del metallo. Le vocals e i cori sono ben strutturati senza mai essere troppo pacchiani e vengono ben gonfiati dalle tastiere di impronta classica ed aristocratica. La chitarra segue la velocità della batteria modello mitragliatrice, fra riffs sonici e soli neo-classici (“Forest of Ice”) senza, fortunatamente, puntare troppo sul virtuosismo, ponendosi come ingranaggio per dare vita alle visioni sonore di Luigi. “The Fires of Hàrgathàn” mette in mostra l’anima più rocciosa e violenta, utilizzando anche uno screaming ed anche alcuni inserti cantati in italiano. La componente più epica e battagliera viene fuori nei giri melodici della grintosa “Wings of the Storm”, che ricorda gli Orden Ogan, e nella Fantasy oriented “The Ambush”, che stavolta si rifà ai francesi Fairyland aggiungendo però un intermezzo folkeggiante, seppure fin troppo banale. “Realm of the Nordic Stars” è una sorta di ponte per portare alla parte più elaborata del disco, che trova il suo culmine nella cinematografica title-track “Steel, Fire and Magic”, che sembra venuta fuori dalla trilogia del Signore degli Anelli. Sebbene non ci siano particolari sorprese, manchino i ritornelli a presa rapida ed il senso di deja vù sia opprimente, il disco funziona e dona una bella sensazione di piacere. Il problema è che non attirerà chi non ama il genere ed i fanatici potrebbero dimenticarsene in fretta a causa di gruppi ben più quotati e dotati.
Un bell’azzardo puntare su di un genere che sta invecchiando male e che per farsi valere deve avere degli attributi oltre ogni immaginazione oppure un’inventiva che riesca a svecchiare dei paletti fermi da troppi anni. Un album che non si prefigge di essere un capolavoro, ma non ha dei denti abbastanza affilati per emergere nell’agguerrita concorrenza.

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