IRON MAIDEN "The book of souls world tour 2016" 26/07/2016 Piazza Unità d'Italia- Trieste
Mercoledì, 27 Luglio 2016 11:41 Pubblicato in Live ReportLa settantesima data del "The Book Of Souls World Tour" dei Maiden fa tappa a Trieste in una location fantastica come Piazza Unità. Non si poteva certo mancare per rivedere Harris e soci in un'atmosfera davvero molto positiva.
E positiva è stata l'organizzazione con accessi veloci, parcheggi a ridosso dell'area concerti a prezzi onesti, insomma ci sono stati tutti i presupposti per godersi al meglio un concerto senza rotture di scatole che a volte purtroppo accompagnano i grandi eventi.
E lo show dei Maiden non ha certo deluso, anzi. E' davvero incredibile la carica che la band inglese riesce ancora a mettere sul palco nonostante l'età che avanza inesorabile. Davanti a 15 mila fans (così riporta Il Piccolo di Trieste) carichi per i loro beniamini, Steve Harris e soci hanno ripercorso la loro intera carriera musicale soffermandosi un pò troppo forse sul nuovo "The book of souls" (ben sei i brani riproposti da questo album) ma senza dimenticare i grandi classici come "Children of the damned" e "The tropper". Le nuove songs hanno avuto un buon impatto, e a mio parere "If eternity shoul fall" e la title track sono senza dubbio i pezzi migliori nel disco e dal vivo. Chiaro che però il cuore dei presenti si è scaldato sul serio con brani come "Hallowed be thy name" e "Fear of the dark", cantate a gran voce da tutti. Peccato per l'assenza di una "Run to the hills" che a mio parere non dovrebbe mai mancare nella setlist ma pazienza, abbiamo apprezzato non poco la presenza di "Powerslave". Janick Gers si è confermato un autentico animale da palco, mentre Steve Harris trasuda dedizione e attitudine in ogni attimo della sua performance. Ma è tutta la band a dimostrarsi impeccabile anche se Bruce in qualche occasione ha fatto un pò fatica. Ma il tour è stato lungo e poi Bruce è Bruce e gli si può perdonare qualcosa. Il singer inglese ha scherzato col pubblico e corso e saltato su e giù per il palco.
Il tempo vola e si arriva già al bis. "The number of the beast" e "Blood brothers" accendono di nuovo l'entusiamo della folla mentre la chiusura è affidata alla favolosa "Wasted years". Quanti ricordi, quante emozioni che riaffiorano ascoltando questi brani con i quali, che si voglia o no, tutti noi siamo cresciuti.
Un concerto da ricordare, uno show che rimarrà indelebile nella memoria di Trieste. E' così tanto difficile portare la musica nel centro delle città in modo che tutti possano ascoltarla? Sono sicuro che qualche ragazzino di Trieste che neanche sapeva chi fosse quella band che suonava in piazza, mentre mangiava il gelato con la mamma, avrà pensato: "però, forte questa musica". Un giorno quel ragazzino sarà uno di noi e racconterà di come è scoccata la scintilla che lo ha fatto innamorare della musica più bella del mondo!
SETLIST:
Intro: Doctor Doctor (UFO song)
If Eternity Should Fail
Speed of Light
Children of the Damned
Tears of a Clown
The Red and the Black
The Trooper
Powerslave
Death or Glory
The Book of Souls
Hallowed Be Thy Name
Fear of the Dark
Iron Maiden
Encore:
The Number of the Beast
Blood Brothers
Wasted Years
Metal for Emergency 2016- 16 Luglio @Cenate di Sotto BG
Mercoledì, 20 Luglio 2016 13:54 Pubblicato in Live Report
Ci sono degli appuntamenti a cui non si può proprio mancare come quando la più figa della scuola ti chiede di uscire (a me non è mai successo però) o quando arriva Luglio ed è tempo di Metal for Emergency.
Il festival di Cenate di Sotto ormai è una sicurezza; da diversi anni è riuscito a consolidarsi portando in Italia band di assoluto valore con esibizioni che rimangono ancora nella nostra mente ad esempio ricordo ancora molto bene lo show potente dei Primal Fear di qualche anno fà, i Rhapsody of Fire da pelle d'oca con un Lione in formissima e i Mago de Oz che ritornarono in Italia proprio grazie agli amici di Cenate. Dopo Gamma Ray e co. dello scorso anno, anche stavolta si pesca dalla sempre cara e prolifica Germania con gli storici Rage. Ma prima della Peavy band l'antipasto è davvero ricco con Teodasia, Trick or Treat e Vision Divine.
Curioso di vedere i Teodasia con la nuova formazione, devo dire che tutti siamo rimasti molto soddisfatti. Non conoscevo Giacomo Voli anche se me ne avevano parlato molto bene e devo dire che è un singer di primo livello, un ottimo mix tra Lione e Luppi. La sua prestazione è stata super e la band lo ha seguito alla perfezione proponendo alcuni brani del passato (cantati dalla voce di Priscilla) e alcuni nuovi pezzi che saranno nel disco di prossima pubblicazione. E speriamo che il nuovo lavoro sia all'altezza del potenziale della band!
I Trick li conosciamo da tempo, li abbiamo visti tutti almeno una volta dal vivo, però piacciono sempre. E poi è appena uscito il nuovo disco "Rabbits hill pt 2" (finalmente!) e così tra qualche brano del passato e qualcosa del nuovo disco, lo show della band emiliana è passato che è un piacere ed Alle tra una battuta e l'altra ha dimostrato ancora una volta il suo valore al microfono. "Evil needs candy too" e "Like Donal Duck" sono ancora irresistibili dal vivo, ma anche i brani più recenti funzionano molto bene come "Premonition" e "Rabbits Hill" o le nuovissime "The great escape", "United" e "Cloudrider". C'è tempo anche per un paio di cover come "Let it go" (da Frozen) e "Never ending story" anche se avrei preferito la loro storica "Girls just wanna have fun".
Tempo di Vision Divine al loro primo show con Mike Terrana alla batteria. Speravamo in una scaletta più "best of" invece troviamo ancora diversi pezzi dall'ultimo ed ottimo "Destination set to nowhere". Bella "God is dead" pescata da "The perfect machine" ed il finale con "Taste of a goodbye" e "Send me an angel" da un disco come appunto "Send me an angel" da sempre sottovalutato e che personalmente adoro. Mike alla batteria nonostante poche prove a disposizione si dimostra superlativo ma quello che più salta agli occhi è l'entusiasmo che un musicista di questa età, che ha suonato in ogni angolo del mondo, ancora riesce a metterci. Come ci dicevano anche i suoi compagni, è come vedere un tredicenne che suona, con una voglia ed una carica infinite. Certo che il suo (immancabile) solos poteva essere un pò più breve magari per recuperare un pezzo da quel capolavoro del 1999 a nome VISION DIVINE ma pazienza sarà per la prossima. I VD sfornano un'ottima prestazione che raggiunge il top durante l'accoppiata "The secret of life" - "Colours of my world". Li rivedremo quest'inverno in giro per l'Italia.
I Rage salgono sul palco ed iniziano il loro show senza fronzoli picchiando forte. Ne viene fuori un'esibizione davvero ispirata con gran soddisfazione da parte di Peavy per il calore del pubblico italiano che canta, innalza cori ed è molto partecipe. Le nuove "The devil strikes again" e "My way" funzionano alla grande in sede live e i brani recuperati da "Black in mind" ed "End of all days" caricano il pubblico ad iniziare dalle due title tracks ma anche con "Deep in the blackest hole", song che adoro. Un'ora e mezza abbondante con pochi attimi di respiro, "Down" e "Solitary man" sono magistrali. Quando si arriva al bis è chiaro che tocca a "Don't you fear the winter" e "Higher than the sky". Quest'ultima durerà quasi una ventina di minuti con tutti i presenti che non smettono di cantare il ritornello con un Peavy quasi incredulo. I suoi ragazzi Rodriguez e Maniatopoulos si sono dimostrati ottimi musicisti ed il sud americano anche ottimo intrattenitore. Magari non saranno Smolski e Terrana ma sanno davvero svolgere il loro compito. Una band affiatata, carica e in forma. Uno show da ricordare!
Ancora una volta un ottimo Metal for Emergency. Ottima atmosfera, suoni davvero molto buoni e organizzazione impeccabile.. grazie e arrivederci al 2017!
ps. Un "Higher than the sky" gigante a Cesare per le foto di questo articolo!
In attesa dell'imminente nuovo lavoro degli Zarpa, il nostro Martino ha scambiato due parole con il leader Vicente!
Venerdì, 27 Maggio 2016 09:26 Pubblicato in Interviste1) Ciao Vicente! Tutto bene? Grazie per avere concesso a Metallo Spagnolo questa intervista!
Leyendas del Rock: un festival da non perdere, parola di Cesare!
Venerdì, 06 Maggio 2016 09:44 Pubblicato in Interviste
Abbiamo il piacere di intervistare Cesare Metalshow un grande appassionato ed esperto di metal spagnolo che non ha quasi mai perso un'edizione del mitico Leyendas del Rock, storico festival che si svolge da ormai 11 anni in Spagna.
Allora Cesare come è nata la tua passione per le band spagnole? Qual'è stato il gruppo che ti ha fatto accendere la scintilla e poi approfondire la scena?
Ciao Federico, e grazie per aver pensato a me, è un vero onore essere intervistato da un altro appassionato ed esperto di metallo iberico del tuo calibro! Ho avuto il privilegio di appassionarmi alla “buona” musica fin da piccolo grazie a Deep Purple, Led Zeppelin, AC/DC, T Rex, Sweet… e ho sempre avuto la curiosità di scoprire nuove realtà locali più o meno note.
La mia passione per la scena spagnola nasce verso la fine degli anni 80 quando, durante la classica vacanza estiva in Costa Brava mi sono imbattuto in una bancarella che vendeva cassette (allora non si parlava ancora di cd). Fidandomi delle copertine, trucide al punto giusto, ho quindi comprato a scatola chiusa tre belle cassettine che conservo tuttora di Angeles del Infieno (“Diabolicca”), Baron Rojo (una raccolta di successi) e Rosendo (“En Vivo”). Inutile dire che la fiducia è stata pienamente ripagata ed è stato subito amore!
Attualmente la scena spagnola vede alcune band storiche (degli anni 80) che continuano a restare in vita e a richiamare interesse come i Baron Rojo, le band della seconda generazione (fine anni 90) che continuano ad avere un certo successo come Mago de Oz, WarCry, Tierra Santa, Alquimia, Saurom e poi delle giovani band davvero valide anche in generi diversi come [In Mute], Angelus Apatrida etc.. una scena quindi viva ed in evoluzione. Che ne pensi?
La scena musicale spagnola effettivamente è molto viva e vivace; considera che la dittatura franchista è finita solo nel 1975 e che pertanto fino ad allora tutto ciò che arrivava d’oltre oceano (musica in primis) era assolutamente osteggiato se non addirittura bandito. Alla morte di Franco i giovani spagnoli hanno quindi sentito l’esigenza di recuperare il tempo perduto riprendendosi la propria libertà, e cosa meglio della musica rock incarna il concetto di libertà?! Conseguenza dell’autarchia imperante durante la dittatura è stata anche l’impossibilità di studiare la lingua inglese, da qui la scelta obbligata di utilizzare la lingua madre che ora, a mio avviso, è un punto di forza. Il fatto di cantare in spagnolo secondo me aiuta anche a dare un maggior senso di appartenenza e di continuità alla scena iberica e personalmente trovo emozionante assistere a concerti dove padri, figli e nipoti conoscono a memoria i pezzi dei Baron Rojo, degli Obus, dei Medina Azahara o dei Muro. La scena è poi maturata e si è evoluta molto bene, senza perdere la coerenza e lo spirito delle origini e dando vita a band di grandissimo valore come quelle che hai già citato e alle quali, tra le mille altre, aggiungerei Dark Moor, Opera Magna, Centinela e Lords Of Black.
Sappiamo che non hai saltato quasi neanche un'edizione del mitico Leyendas del Rock, puoi dirci un po' cosa ti ha spinto ad andarci la prima volta e poi a continuare a farlo ogni estate?
Naturalmente quello che mi ha spinto ad andare la prima volta è stata la voglia di vedere gruppi a me molto cari che, salvo rarissime eccezioni, in Italia non avrei mai avuto modo di vedere. Mi riferisco a Baron Rojo, Tierra Santa, Zarpa, WarCry, Medina Azahara, Panzer, Sherpa, Saratoga per non parlare degli argentini Rata Blanca. L’occasione mi si è presentata nel 2007 quando ho scoperto che la mia perversa passione per il metallo spagnolo era condivisa dal caro amico Sandro, della gloriosa testata Metal Maniac...da lì è stato un attimo. Tra l’altro quell’edizione (la seconda nella storia del festival) aveva un bill davvero esagerato per due fanatici come noi dato che, a parte Sepultura e Paul D’Ianno era interamente composto da band spagnole o comunque latine (Rata Blanca e Panzer cileni). Da subito siamo entrati in sintonia con l’organizzatore del festival Marcos Rubio, una persona davvero simpatica e cordiale che ama e vive la musica anche a costo di rimetterci del suo, e devo dire che anno dopo anno la simpatia si è trasformata in sincera amicizia.
Ci racconti un po' come si è evoluto il festival diventando negli ultimi anni tra i migliori d'Europa?
L’evoluzione è stata abbastanza lenta e altalenante fino alla definitiva consacrazione avvenuta a partire dal 2013 con un cartello di livello realmente internazionale. Per quanto riguarda l’ubicazione del festival, dal campetto sportivo del 2006, dove si è svolta la prima edizione, si è passati alle spianate in terra battuta adiacenti alle spiagge di Alicante per tornare a piccole strutture sportive fino ad arrivare nel 2013 all’attuale sede sita in un bellissimo centro polisportivo con erba naturale, piscina etc: davvero un bel posto sia per seguire la musica che per rilassarsi, passeggiare, cazzeggiare, mangiare e bere di tutto, e curiosare tra le bancarelle di cd, vinili e gadget (cosa che da noi nei grandi festival è ormai purtroppo inpensabile…). Poi con g li spagnoli ci si trova sempre bene, ti fanno sempre sentire a tuo agio.
L’affluenza del pubblico è stata sempre abbastanza costante e in crescita anche se bisogna dire che in un paio di edizioni, soprattutto quando si era nel pieno della crisi economica (nel 2009 e nel 2012 ad esempio si svolse durante una sola risicata giornata) ho temuto che il festival fosse arrivato al capolinea. Fortunatamente gli sforzi e la passione dell’organizzazione hanno avuto la meglio e si è arrivati alla svolta, avvenuta appunto nel 2013, con un cartello che vedeva la partecipazione di grandi nomi internazionali (Testament, Accept, Venom…) e che ha visto finalmente un’affluenza da grande festival.
Quale edizione del festival ricordi con più affetto? E quale esibizione in particolare?
Di ogni edizione ho dei ricordi bellissimi, sia delle prime, un po’ rustiche e alla buona, che delle più recenti assolutamente impeccabili e competitive. Per volerne comunque ricordarne qualcuna in particolare direi le prime due, sia per buona compagnia che per l’entusiasmo di vedere finalmente gruppi che ho sempre amato e non avevo mai visto dal vivo (e cito nuovamente Baron Rojo, Angeles del Infierno, Tierra Santa, Saratoga…). Poi quella del 2012, altro anno di grandissima crisi dove il festival si svolse durante una sola giornata e con la sola partecipazione di Stratovarius e Eluveitie come ospiti stranieri. Posto abbastanza piccolo ma con un’atmosfera davvero magica e con concerti fenomenali di Avalanch e Saurom. Per finire, non posso non citare l’edizione del 2015 con grandissime attuazioni di Edguy, Big Teutonic Four, Overkill oltre alle solite grandi band spagnole.
Perchè consiglieresti ad un ragazzo metaller italiano di prendere l'aereo per Alicante per assistere a questo festival?
Lo consiglio a tutti perché è un festival davvero particolare per diversi motivi. Innanzitutto si respira un’atmosfera di vero svago e relax, dove trovi metallari di ogni età, dai più sbarbati ai vecchi rockers, alle intere famigliole. Poi come ho già detto gli spagnoli sono sempre molto ospitali e cordiali. Mi è capitato in più di un’occasione di andare da solo e tutte le volte ho conosciuto un sacco di gente, compresi moltissimi artisti spagnoli che si esibivano nel festival. Poi per quanto riguarda cibi e bevande c’è sempre moltissima scelta e i prezzi sono più che abbordabili, soprattutto quelli della birra sulla quale in un festival non si deve mai lesinare ;-) E naturalmente c’è l’aspetto musicale: è un’occasione unica per potersi godere gruppi di fama mondiale e nel frattempo poter conoscere band locali di grande livello e da noi pressoché sconosciute. Consiglio comunque a tutti abbigliamento leggerissimo, in agosto nel sud della Spagna fa un caldo bestia!
Che differenze trovi tra la scena italiana e quella dei nostri amici spagnoli?
Credo ci siano molte cose in comune e una fondamentale differenza.
In comune abbiamo la vivacità della scena metal “underground”: da noi come in Spagna ci sono tantissime band più o meno piccole che purtroppo non riescono a trovare spazio perché evidentemente il genere non tira (molto meglio le tribute band o i talent show, ahimè…).
La differenza fondamentale a mio avviso, consiste invece nel forte orgoglio che hanno gli spagnoli nei confronti delle loro band e delle loro radici metalliche. A volte questo orgoglio sfocia in una forma di “autarchia” o nazionalismo esagerato ma a volte, come in questo caso, trovo sia molto positivo. Per intenderci, mi è capitato di vedere su you tube delle interviste per la strada dove persone “insospettabili” di mezza età riconoscevano canzoni o per lo meno conoscevano il nome di Obus, Baron Rojo, Nu,.
Da noi credi che una persona presa a caso per strada conoscerebbe, ad esempio, Strana Officina, Vanadium o Skanners? No di certo, solo se parli di gruppi che vengono dall’America (anche se magari sono inglesi o tedeschi…) la gente si illumina.
Credi che se negli anni d'oro (70-80-90) qualche band hard rock e metal italiana avesse proposto la propria musica in lingua italiana l'attaccamento verso le nostre band sarebbe stato maggiore? O non è questione di lingua e c'è dell'altro?
No, assolutamente no. Proprio come dicevo prima noi italiani siamo sempre stati malati di esterofilia, e solo quello che arrivava da fuori era valido. L’italiano è sempre stato visto come la lingua dei Cugini di Campagna, di Albano e Romina, per il rock non andava bene…chissà perché.
Adesso mi sembra che le cose stiano un po’ cambiando, e qualche gruppo inizia a cantare qualche pezzo in italiano, lingua tra l’altro meravigliosa.
Tra l'altro hai creato anche la pagina facebook italiana dedicata ai WarCry che si aggiunge alla storica pagina Mago de Oz Italia, Metallo Spagnolo che parla di tutta la scena spagnola ma sono nate di recente anche pagine dedicate a Leo Jimenez e a Tete Novoa. Pare che in Italia l'interesse per la scena spagnola stia crescendo...
Sì è vero, ormai grazie a internet si può arrivare praticamente dappertutto e la buona musica gira da qualunque parte provenga. Nello specifico, per quanto riguarda il metal spagnolo, una grossa mano l’ha data il crescente interesse verso il metal con connotazioni folk di cui i Mago de Oz sono maestri assoluti. Naturalmente mi auspico che lo scambio sia reciproco e che anche le nostre band riescano a varcare sempre più confini. La pagina dedicata ai WarCry è stato più che altro uno sfizio: amo tantissimo il gruppo e conosco personalmente il cantante e un paio di simpaticissime persone dell’entourage ma confesso che non riesco sempre a trovare il tempo necessario per seguirlo come vorrei.
Bene siamo alla fine. Ti lasciamo lo spazio di chiudere l'intervista come preferisci, magari ti chiediamo un simpatico aneddoto successo al Leyendas del Rock in questi anni.. Grazie Cesare ci vediamo a Villena naturalmente!
Grazie mille a te e All Around Metal per lo spazio che mi avete concesso! Aneddoti da raccontare ce ne sarebbero davvero tanti…ora ad esempio mi viene in mente l’edizione del 2010 quando all’improvviso si è scatenato un potentissimo quanto inusuale temporale che ha impedito l’attuazione dei Korpiklaani. Questi però senza perdersi d’animo ci hanno allietato per una buona mezzoretta ballando sul palco senza strumenti, in mutande…siparietto memorabile! Oppure ricordo una spassosissima performance del cantante dei Los Suaves, gruppo storico di hard rock, che a causa del suo “attaccamento” agli alcolici spesso doveva venire puntellato da un roadie affinchè non precipitasse dal palco. Poi naturalmente tanti incontri, tante conoscenze, tante risate e tante birre hahaha! Un festival davvero da non perdere, hasta Villena!
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