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Celestial Dream

Celestial Dream

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Un appuntamento estivo imperdibile per ogni power metaller che si rispetti questo BATTLEFIELD FESTIVAL organizzato dagli amici di Spaziorock insieme a Truck Me Hard agency. Così una normale Domenica estiva si è trasformata in una serata memorabile in compagnia di alcuni amici tra cui Andrea Bicego (singer dei 4th Dimension) che oltre che compagno di viaggio, si è trasformato in collega aiutandomi in questo report.

Ad aprire le danze i Firewind, quando scoccano le 15, sotto il sole milanese che non perdona. Ma la band ė carica e forte del recente Immortals ci regala 40 minuti di gran power metal. Una prestazione davvero ricca di tecnica e pathos con Gus G a dare spettacolo alle 6 corde ed un Henning Basse più che convincente al microfono (prima volta che lo vedevo dal vivo). Pezzi come "Hands of time" funzionano alla grande dal vivo così come le hits del passato, vedi "Mercenary man". Promossi a pieni voti!

Decenni di esperienza serviranno pure a qualcosa e per i Grave Digger vogliono dire molto anzi moltissimo. La band tedesca ha messo in piedi uno dei loro classici show, senza strafare ma appunto mettendoci tanta esperienza e portando a casa il massimo risultato (col minimo sforzo). L'orario non li ha aiutati, ma brani come "Rebellion" ed "Excalibur" esaltano la platea e anche i nuovi pezzi si sono rivelati interessanti per chi come me li ascoltava dal vivo per la primissima volta.

 

(Andrea) È un pubblico ormai già caldo ad accogliere i Turisas. I folk metaller finnici giungono al Battlefield con grande ritardo, dopo alcune sfortunate vicissitudini (i loro strumenti e costumi di scena risultano dispersi), e riescono ad approntare la propria setlist solo grazie all’aiuto dei connazionali Ensiferum, che prestano loro l’attrezzatura. Ciononostante la band capitanata dal frontman Mathias Nygård dà prova di grande professionalità offrendo una prestazione esemplare e carica di passione, fonte di intense suggestioni. È il decennale di “The Varangian Way”, e proprio questo album viene riproposto per intero, dalla trascinante opener “To Holmgard and Beyond” alla conclusiva maestosa “Miklagard Overture”. C’è tempo anche per un enchore, la bella titletrack del terzo album “Stand Up and Fight” e, dopo il cambio palco, giunge l’ora dei già citati Ensiferum.

 

(Andrea) Difficile dire cosa non abbia funzionato del tutto nella performance della band di Markus Toivonen, ma è evidente la differenza fra il trasporto dei Turisas e la professionalità un tantino fredda degli Ensiferum. L’energia c’è, ma la prova, seppur nel complesso buona, nondimeno risulta non sempre coinvolgente. La setlist va a pescare praticamente in tutta la discografia, con l’ultimo lavoro “One Man Army” in evidenza, da cui vengono proposte ben quattro tracce, su tutte la meravigliosa “Heathen Horde” e la moderna e assai controversa “Two of Spades”. Trovano spazio classici d’annata e più recenti, come “Token of Time”, “One More Magic Potion” e “From Afar” ma è solo con l’epicissima “In My Sword I trust” che il coinvolgimento del pubblico tocca l’apice. Finale affidato , come da recente tradizione, a “Lai Lai Hei”. Quelli che, come il sottoscritto, speravano di ascoltare “Treacherous Gods” o “Twilight Tavern” dovranno attendere magari la prossima discesa in suolo Italico di Markus, Petri e soci.

Che show quello dei bard! Una band professionale ma che ha suonato col cuore mettendoci tanta carica per due ore di pura magia musicale. Avevamo alcuni dubbi su Hansi che invece si è dimostrato in formissima e capace di graffiare come un tempo. La performance dei guardiani di Krefeld rimarrà impressa nella mente di tutti i presenti. Sicuramente per la scaletta che ha riproposto l'intero "imagination from the other side" ma anche per un'esecuzione esemplare. Songs come "Nightfall" e "Welcome to dying" hanno scaldato il pubblico prima di dare il via alle note di "Imagination...". La title track ė mostruosa, trasmette una carica enorme. Andre alla chitarra non sbaglia una singola nota. Il coro di "Script of My requiem" ha rimbombato su tutta Milano e penso l'abbiano cantato anche le vecchiette dagli appartamenti in zona San Siro. E poi "Mordred song", "Bright eyes", "The story ends" ... ma perché deve finire ci siamo chiesti? Perché non può durare per sempre? Per fortuna i Blind ci regalano un bis anzi un doppio bis: "Valhala" viene cantata all'infinito finché Hansi riesce a farci smettere, e poi "The bard's song" e "Mirror mirror"... ė un'apoteosi! Parte il coro del pubblico che vuole "Majesty" e Hansi alla fine con un "Siamo a Milano, per forza che suoniamo Majesty" dà il via a quest'ultimo pezzo che fa partire i titoli di coda ad uno spettacolo immenso.

 

I Blind Guardian hanno fatto vedere a tutti l'abisso che c'è tra loro e il resto dei comuni mortali, anche se le altre bands nel complesso sono state molto brave. Una buona organizzazione con dei suoni ,più che convincenti ed una positiva presenza di pubblico, sono il contorno ideale perchè questo appuntamento estivo diventi fisso. Lo speriamo tanto, ce n'è davvero bisogno; per il momento restano i ricordi di una serata magica, che solo chiudendno gli occhi possiamo rivivere!

Marco Pastorino è un giovane musicista e artista ma è prima di tutto un appassionato di metal a 360 gradi. Uno a cui piace da matti comporre, suonare, cantare e la sua passione è contagiosa. Era da tempo che volevamo averlo ospite sulla nostra webzine e finalmente eccoci qui con questa lunga intervista che ci vede spaziare attraverso tutti i suoi gruppi e progetti. Buona lettura.

 

Ciao Marco eccoci finalmente arrivati a questa tanto attesa intervista. Possiamo forse definirti il “musicista metal italiano più impegnato”, viste le tue numerose band e i tuoi impegni a 360 gradi nella scena musicale. A cosa stai lavorando al momento?
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Ciao Fede! Innanzitutto grazie per lo spazio. Credo che al momento la maggior parte dei musicisti della scena abbiamo molto più di una situazione. Da Alessandro Delvecchio che ha veramente una moltitudine di situazioni fino ad arrivare a molti altri amici della scena. Al momento sto seguendo il mix del live dei Temperance , in uscita nei prossimi mesi. Per il resto sto seguendo alcune cose con calma.

 

Partiamo dalla fine, ovvero dai Virtual Symmetry che è la band per la quale sta uscendo un ep di tre brani “X-Gate” che segue lo splendido esordio dello scorso anno. Puoi raccontarci qualcosa di questa band che è ancora colpevolmente un po' nell'ombra nel panorama italiano, come sei entrato nel gruppo, come è stato accolto il vostro debutto e che progetti ci sono per il futuro dopo l'uscita di questo ep?
- Virtual Symmetry è un progetto che mi sta veramente a cuore , visto che è un qualcosa che mi è spesso mancato per far uscire il mio infinito amore per il prog metal , soprattutto da cantante. E' un modo anche per sviluppare parti o colori della voce che in altre band / progetti , non potrebbero vedere la luce e in cui non potrei trovare sfogo. Vedo ogni album, ep , concerto , come un modo per imparare qualcosa di nuovo , mettersi alla prova e diventare un musicista , ma anche una persona , migliore. E' un po' come avere un bagaglio culturale sempre più vasto per poi pescare il meglio da poter indossare in ogni situazione.
Il nuovo ep in particolare ha saputo amalgamare un sacco di influenze, da quelle soul, fino a quelle blues, gospel, teatrali , ed ultime ma non d'importanza, quelle metal naturalmente; lo vedo veramente come un passo avanti come band e come cantante.

Altro argomento che interessa moltissimo me e sicuramente tutti i tuoi fans è la tua uscita dai Secret Sphere. Cosa puoi dirci a riguardo e come mai non è mai uscito un comunicato ufficiale ma l'abbiamo scoperto tutti sfogliando il booklet del nuovo “The nature of time”? A proposito in questo disco non hai registrato niente di tuo? Cosa ne pensi del risultato finale?
- I Secret sono una grande famiglia di cui ho fatto parte e sicuramente mi sentirò sempre dentro, ma credo che arrivi sempre il momento nella vita di tutti , di cercare di reggersi in piedi da soli , diventare grandi ed andare avanti con le proprie forze. Ho deciso che voglio provare a fare le mie cose e vivere esperienze nuove. I Secret mi hanno dato tantissimo e non smetterò mai di ringraziare Aldo per la possibilità che ho avuto di girare l'Europa e di vedere l'amore di un paese come il Japan per una band italiana. Nulla toglie il fatto che ci lega una forte amicizia , anche più forte della musica stessa; alcuni dei miei migliori amici suonano nei Secret d'altronde.
Non ho registrato e scritto nulla in questo nuovo full lenght , ma devo dire che è veramente un album eccezionale che continua , a mio parere, la scia davvero grandiosa iniziata con Michele con Portrait.

 

Tante soddisfazioni in questi anni te le stai togliendo con la tua band principale ormai, i Temperance. Il vostro terzo ed ultimo lavoro “The earth embraces us all segna un netto passo avanti in termini di songwriting e maturità. Come è nato quel disco?
- E' un disco nato dal cuore , come anche gli altri. Come credo tu sappia, le musiche dei Temperance sono sempre state scritte da me e Giulio Capone; ci siamo ritrovati di anno in anno ad avere un alchimia sempre più profonda e , quando i lavori del terzo album sono iniziati , ci siamo lasciati andare , senza trattenerci e senza niente di studiato a tavolino. Credo che sia una cosa che oggi manca ad altre band, naturalmente si corre anche il rischio di fare qualcosa molto fuori dagli schemi , ma è anche il bello della musica, seguire quello che ti dice l'istinto ed il cuore.

 

Tra l'altro di recente avete registrato il dvd filmando un concerto a teatro. Come è andata la serata? Quando pensate vedrà la luce il dvd?
- E' stata una serata magica; dietro c'è moltissimo lavoro tra arrangiamenti orchestrali , cori riarrangiati totalmente, brani suonati per la prima volta ecc
Abbiamo voluto suonare interamente il terzo album , che è quello che al momento c'ha dato più soddisfazioni; preparare il tutto ed ascoltare poi il risultato finale con un quartetto d'archi , un coro in una location veramente suggestiva come un teatro verdiano c'ha dato moltissimo ed i presenti c'hanno regalato anch'essi emozioni veramente senza eguali. Stiamo lavorando proprio in questi giorni al mix e ne siamo felicissimi. Abbiamo deciso , contrariamente a quello che si pensa su questo genere di musica, di non ritoccare e di non sovraincidere alcuna traccia, proprio perchè vogliamo dare in pasto alla gente quello che siamo realmente nel 2017 come live band , naturalmente nel bene o nel male.

Un disco che mi aveva spaventato un po' ascoltando il singolo è stato quello uscito per l'altro tuo progetto del 2016 ovvero i Light & Shade. Un mix di tante sonorità con questa straordinaria cantante Adrienne. Alla fine ho comprato l'album e devo dire che mi è piaciuto. I pezzi li hai scritti tu o è stato un lavoro di squadra? Possiamo parlare di una vera e propria band con altri dischi in arrivo?
- Light & Shade è una band a cui tengo parecchio. Tutto nasce dalla voce di Adrienne; quando l'ho sentita la prima volta ne sono rimasto veramente travolto ed abbiamo deciso di dare vita ad un qualcosa di nuovo. Anche qui nasce dall'esigenza di dare sfogo ad un qualcosa di più heavy, linee vocali più decise e classic, colorate dal timbro unico di Adrienne appunto. Ho scritto personalmente tutti i brani , a parte un singolo Welcome The Cold , scritto insieme a Luca, e seguito i passi della produzione. Adrienne stessa è venuta poi in Italia due settimane per lavorare sul disco ed è stata veramente un'esperienza di vita mettersi a confronto con una cantante così talentuosa anche se così giovane – ha solamente 21 anni - . Tra gli impegni di tutti cercheremo di dare continuità a questa entità, il debut ha raccolto un feedback buonissimo soprattutto negli Stati Uniti e spero di darvi presto numerose news in proposito.

Sappiamo che ti occupi anche di eventi con una agenzia che ormai è una sicurezza nel settore in Italia, la Truck me Hard. Com'è lavorare dietro le quinte ma a contatto con altre band anche importanti e organizzare festival anca voltehe di grande portata?
- Negli anni abbiamo costruito un team di lavoro di cui andiamo molto fieri e stiamo cercando di fare cose sempre più mirate in un determinato modo. Siamo veramente contenti di quello che abbiamo creato e giorno dopo giorno , settimana dopo settimana, siamo sempre più sicuri del nostro lavoro.

 

In Italia è sempre più difficile portare gente agli eventi ma vi siete tolti alcune soddisfazioni, mi viene in mente lo Spazio Rock Festival con un Live di Trezzo gremito. Quindi c'è ancora speranza per il nostro paese? Tu come vedi la situazione?
- Si parla d'Italia sempre , ma la situazione è la stessa in tanti paesi d'Europa. Per una questione anche di geografia , paesi come Italia, Spagna, Portogallo, ed ancor di più Grecia e quant'altro – andando oltre all'aspetto meramente economico , sono più sfortunati di altri , anche solo quando una band pensa ad un tour. Per il fatto che viaggiare con un tourbus ha dei costi, come tutto il routing di un tour stesso naturalmente e attraversare l'Europa ha in molti casi dei costi che vanno ben oltre alle potenzialità di una o l'altra band. Anche da qui il solito discorso di come le band europee e non, prediligano Milano o comunque il nord Italia , a piazze importanti come Roma.
L'Italia ha speranza , come ce l'hanno altri paesi, quando si tratta di eventi importanti e lavorati in un certo modo. Al contrario , ma non solo qui , non ci si può aspettare che una band , che ha magari una fanbase di 500 persone in tutta la penisola , possa suonare magari ogni anno qui di fronte a 2mila persone.

 

Marco tu sei un grande appassionato di tutto il mondo metal a 360 gradi. Allora dimmi, qual'è il tuo disco dell'anno finora e quali sono le uscite che attendi maggiormente? (io mi gioco la carta Seventh Wonder eheh)
- Potremmo stare qui ore a parlare ahah , tra quelli appena pubblicati ho apprezzato molto il nuovo Ayreon , di cui apprezzo sempre il mood concettuale di Lucassen ed la sua maniera di inglobare in un unico lavoro , una storia ed una serie di cantanti eccezionali. Non è da tutti.

In ambito più metal , Immortals dei Firewind che consumo in macchina da mesi ormai.
Una delle rivelazioni del 2017 per me sono al momento i Cellar Darling, con quella magica voce di Anna Murphy. Dischi più attesa in uscita? Leprous primo tra tutti, il nuovo Accept e naturalmente Seventh Wonder.

 

Parliamo del Marco Pastorino singer. Sai che ti apprezzo moltissimo in questa veste e con i Virtual Symmetry stai dando dimostrazione di cosa sai fare. Come si è evoluta la tua carriera da chitarrista a singer?
- Sono entrambe le cose naturalmente. Per quel che riguarda la chitarra , la vedo più come un mezzo per comporre e tirare fuori determinate cose. Non sono sicuramente il tipo di chitarrista interessato a fare chissà che virtuosismi ecc, ma mi piace seguire un concetto di songwriting dove chitarra e voce possano sovrapporsi. Anche il canto lo vedo come un mezzo per esprimere determinate emozioni , anche se mi sono trovato e mi trovo spesso tutt'ora a dare voce a musiche di altri , cercando d'immergermi completamente nella musica.

 

Hai lavorato con alcuni grandi singers, basta pensare ai Secret Sphere con Rob Messina e Michele Luppi. Pregi e difetti di questi due artisti? Hai appreso qualcosa da loro immagino...

- Due cantanti completamente diversi. Di Rob ho sempre ammirato la predisposizione e la naturalezza nel fare le cose . Negli ultimi anni purtroppo ci siamo un po' persi di vista, ma abbiamo vissuto qualche anno veramente bello insieme. Michele , che dire, senza esagerare lo reputo al momento il cantante più preparato in circolazione; ancor prima di dividere il palco ed un mare di esperienze con lui nei Secret , l'ho seguito per anni con le sue band ed è stato veramente un esempio vocale da seguire, dai timbri usati , dal modo di cantare e di approcciarsi al canto stesso , fino al suo utilizzo , a mio parere unico , dei cori. Sicuramente una delle mie influenze più importanti come canto , insieme ad altri italiani come Tiranti e Lione, ma Michele rimane quel qualcosa di diverso di cui secondo me un giovane cantante dovrebbe sempre prendere ad esempio.
Un cantante inarrivabile che ha però veramente molto da poter insegnare a tutti , non solo singers.

 

Ma allora, in sede live preferisci avere la chitarra in mano o essere libero sul palco e cantare col microfono?
- Non saprei dirti, dipende molto dalla situazione. Mi trovo veramente a mio agio in una band come Temperance a poter esternare il mio amore per la chitarra , ma poter cantare a squarciagola quando ne sento il bisogno e , soprattutto , quando occorre alla canzone. Allo stesso tempo adoro essere impegnato solo in veste di vocalist in situazioni che richiedono un diverso approccio.

 

A proposito di palchi, la cosa che arriva subito guardandoti suonare/cantare o incontrandoti tra il pubblico è che sei una persona solare e positiva. Questo si riflette poi anche nella tua musica in particolare nella tua band principale, i Temperance, nei testi e nel sound. Sbaglio?
- Vedo molta fortuna in quello che ho oggi giorno, lo sottovalutiamo e spesso non ci rendiamo conto di quello che accade ogni istante della nostra vita. Ognuno ha i propri problemi , ma la musica – e l'arte in generale- dovrebbe darti quel qualcosa per superare questi momenti bui. Personalmente sento veramente il bisogno di poter esprimere qualcosa che c'è dentro di me attraverso una canzone, un disco ecc. Ogni lavoro porta qualcosa di nuovo a te stesso ed agli altri. Proprio per questo motivo , non ha prezzo ricevere messaggi di stima da parte di qualche persona , vicina o non , che si emoziona con una melodia . Tornando alla tua domanda , la musica dei Temperance rispecchia interamente quello che siamo e che sentiamo il bisogno di dover dire. E' giusto invece segnalare che i testi sono interamente scritti da Chiara.

 

 

Bene Marco, grazie del tuo tempo. Ci si vede presto a qualche show, un abbraccio da tutta la redazione di Allaroundmetal.com.
Grazie mille Federico! Un forte abbraccio.

Siamo andati fino a San Fernando (Spagna), stavolta però stando comodamente seduti al nostro pc, per parlare con Pablo, batterista dei Guadaña, giovane e promettente band spagnola arrivata con Karma al terzo disco in carriera.

 

Ciao Pablo, qui Federico dall'Italia, benvenuto nel nostro portale Allaroundmetal.com! Prima di tutto perdona il mio spagnolo, detto questo iniziamo con l'intervista. Come sono nati i e come avete scelto questo nome?

Ciao Federico, sono contendo di essere qui a rispondere alle tue domande per i fans italiani. Ti perdono il tuo spagnolo non perfetto anzi ti ringrazio di non aver fatto parlare me in italiano altrimenti sarebbe stato molto peggio!

 

Rispondendo alla tua domanda, i Guadaña si formano nel 2010 come continuazione di una band che si era sciolta, chiamata Huma dove suonavano anche Salva e Glory oltre che io alla batteria. Per problemi legali non potevamo con gli altri membri continuare con quel nome cosi abbiamo deciso di andare avanti con un altro nick e venne scelto Guadaña in onore di una canzone degli Huma.

 

Il nuovo disco "Karma" è un buon mix tra heavy metal e power metal. Un disco più potente e moderno rispetto al passato, sei d'accordo?

Questo è quello che tutti ci dicono e anche noi abbiamo questa sensazione. Con Karma abbiamo cercato di unire tutte le nostre influenze e non ci siamo posti limiti. Abbiamo fatto quello che ci sentivamo cercando di mantenere il nostro stile ma cercando di esplorare nuovi orizzonti. Son felice che anche tu lo vedi come un disco più potente e moderno, significa che abbiamo raggiunto ciò che volevamo; rivoluzionare la nostra musica senza essere associati solamente a gruppi del passato.

 

Il vostro sound ha molto del power di scuola spagnola e di band come WarCry e Saratoga ma mi ricorda anche qualcosa di teutonico e potrei citare Grave Digger e Accept. Che ne pensate?

Sono molte le influenze che si uniscono nel segno dei Guadaña, dal suono spagnolo più classico al power tedesco fino al progressive americano e inglese e al death metal melodico ma ci metterei anche qualcosa di metalcore. Unendo tutti questi stili come in un cocktail, e agitando forte ne esce il nostro sound e un disco come Karma dove l'ascoltatore può sentire un sound metal completo senza cadere nella monotonia, almeno questo è come la vediamo noi.

  

  

Come nasce una canzone dei Guadaña?

Ogni canzone può avere una storia a sè e un modo diverso nella composizione. Generalmente per questo ultimo disco le canzoni sono nate partendo da una melodia vocale dalla quale si è poi costruito attorno la parte strumentale. Una volta composta la musica dopo alcune modifiche finchè tutti fossimo convinti, si sono create le restanti melodie, e alla fine sono stati scritti i testi, anche questi visti e rivisti più volte, finchè non fosse tutto perfetto. Fatto questo è stato registrato un demo del brano così da poter fare qualche ulteriore piccola modifica prima di entrare in studio e registrare il prodotto finale.

 

Vi piace il metal italiano? Conoscete qualche nostra band in particolare?

In generale non sono un gran conoscitore del metal italiano eccetto le band più famose e leggendarie come Rhapsody, Labyrinth, Lacuna Coil o Vision Divine che son quelle più conosciute a livello internazionale. Immagino che, come succede qui in Spagna, anche da voi ci sia un gran numero di gruppi validi che aspettano solo il momento giusto per farsi conoscere come le band più famose che abbiamo menzionato poco fa. In Italia avete un gran livello musicale e tanta storia.

 

Come pensate di supportare il disco? Avete già delle date confermate in Spagna per quest'Estate?

Quest'Estate saremo abbastanza tranquilli in quanto a concerti però ci servirà per recuperare forze in vista di questo inverno dove avremo alcuni appuntamenti importanti supportando grossi nomi della nostra musica che presto saranno rivelati nei nostri canali web e non vediamo l'ora!

 

Siamo una band a cui prima di tutto piace suonare dal vivo perchè alla fine è lì che le canzoni del disco rendono al meglio. Ci piacerebbe che un disco come Karma sia ricompensato suonando qualche volta in Italia, sarebbe fantastico.

 

I Guadana hanno ormai 7 anni vita, quali sono i momenti e i ricordi più intensi di questa vostra giovane storia?

Sono molti i momenti ed è difficile sceglierne solo qualcuno. Le emozioni di ogni nuovo concerto, i volti dei nostri fans che ci ascoltano, i messaggi che ci arrivano da chi ci segue, i viaggi con il nostro furgoncino, i gruppi con cui abbiamo diviso il palcoscenico... è davvero difficile scegliere però a livello personale sceglierei tre ricordi che in realtà sono uno solo (che ho percepito tre volte) e mostra la soddisfazione per un lavoro ben fatto e questo è successo durante la registrazione dei nostri tre dischi. C'è stato un momento in auto, ascoltando per la prima volta la registrazione completata dopo mesi di lavoro in cui non ho potuto trattenermi dall'avere la pelle d'oca e piangere dall'emozione ascoltando i brani. Credo che questi (uno per ogni disco) sono stati i momenti più emozionanti a livello intimo e personale che ho vissuto coi Guadaña.

 

Bene grazie Pablo, a presto amico!

Grazie a voi per averci dedicato spazio e tempo per parlare con noi. Un saluto grandissimo dalla Spagna!

 

 

Credo di poter affermare senza paura di essere smentito che il Frontiers Rock Festival abbia ormai definitivamente gettato le basi per creare un evento sempre più atteso, sempre più apprezzato e sempre più seguito.
I gruppi sono sempre interessanti e capita spesso di ascoltare band o di assistere a show esclusivi che difficilmente si potrebbe vedere altrove. Anche il pubblico, anno dopo anno, è sempre più numeroso e internazionale (tedeschi sopra tutti) tanto che già dallle 15.00 di sabato la sala è bella stipata.

Mi dispiace che il primo gruppo della giornata, i PALACE, non riescano ad appprofittare dell’atmosfera già molto calda a causa di seri problemi di suoni, di basi registrate che non partono o che partono al momento sbagliato…
Un peccato visto che il loro primo ed al momento unico album è davvero buono, con pezzi pieni di buone melodie e atmosfere ottantiane, così come assolutamente ottantiano l’aspetto di Michael Palace, voce e chitarra del gruppo. Spero di poterli rivedere in un’occasione più favorevole.

Le cose vanno meglio con i giovani finlandesi ONE DESIRE, dediti ad un Hard Rock melodico decisamente grintoso. ‘Hurt’, ‘Apologize’ e ‘Whenever I’m Dreaming’ sono i momenti migliori della loro più che gradevole esibizione.

Mi dispiace invece dire che i CRAZY LIXX mi hanno un pochino deluso, ma probabilmente solo perché le mie aspettative erano troppo alte. Nonostante la giovane età hanno già registrato cinque album e hanno pezzi davvero tosti con grandi ritornelli e pieni di tutti quei cliché che il loro Glam/Street impone e che a noialtri piacciono tanto! Bravi i due nuovi chitarrisiti Chrisse Olsson e Jens Lundgren, due classici vikinghi con grande padronanza dello strumento. Quello che non mi ha convinto del tutto è stata però l’attitudine generale del gruppo, a mio avviso un po’ freddino o per lo meno non così sfacciato, insolente e trasgressivo come mi aspetterei da una band di questo tipo. Stesso discorso per il cantante Danny Rexon, bravo ma un po’ carente di personalità. Buono il set list composto da classici come ‘Rock and a Hard Place’ o la conclusiva ‘Till I Die’ e da brani del nuovissimo album come l’iniziale e tosto "Wild Child", o i super melodici"XII" e "Wall the Wire". Nel complesso buono show; band migliorabile.

Per la terza volta sul palco del Festival ritroviamo gli svedesi ECLIPSE e, per la terza volta dimostrano il loro valore. Il nuovo album ‘Monumentum’ è fenomenale e dal vivo pezzi come ‘Vertigo’, ‘Never Look Back’ o ‘Killing Me’ rendono alla grande. Erik Martensson ha una gran voce e una grande personalità e riesce a trasmettere entusiasmo e passione. Sempre presente e indispensabile la chitarra dello scafato Henriksson fondamentale per dare aggressività a ogni melodia. Si prosegue con ‘Jaded’, pezzo già buono di suo ma impreziosito ulteriormente dalla presenza al microfono di Michele Luppi (Whitesnake, Secret Sphere). Gran finale con ‘I Don't Wanna Say I'm Sorry’ cantata in coro da tutto il pubblico.

Tocca a un’altra grande band che oggi, in esclusiva per il Festival, suona dal vivo per la primissima volta, i REVOLUTION SAINTS. Doug Aldrich (ex Whitesnake, Dio) chitarra, Jack Blades (Night Ranger, Damn Yankees) basso e Deen Castronovo (ex Journey, Ozzy…) batteria e voce, danno vita ad uno show praticamente perfetto. Ci tengo a menzionare anche il gran lavoro alle tastiere e ai cori svolto da Alessandro Del Vecchio, colonna portante di moltissime produzioni dell’etichetta partenopea organizzatrice del Festival. Grande spettacolo e grandi personalità, un vero piacere vederli all’opera. Perfetta la voce di Castronovo, sempre calda e pastosa; alterna la sua presenza dietro alla batteria a quella in prima linea dove condivide il microfono con Blades, carichissimo e assolutamente a suo agio. Di Aldrich poco da dire, sempre all’altezza: sembra circondato da un’aura magnetica che calamita su di lui tutte le attenzioni. In scaletta non possono naturalmente mancare tributi ai vari gruppi di provenienza, ecco quindi ‘Love Will Set You Free’ dei Whitesnake, ‘Coming Of Age’ dei Damn Yankees e ‘Higher Place’ dei Journey con la quale ci salutano. Grande concerto, bravi tutti.

Non deludono le aspettative neanche i TYKETTO, senza dubbio i miei vincitori della giornata. Il tempo passa ma la voce limpida, la faccia e la simpatia di Danny Vaughn non cambiano e anzi, migliorano. Per l’occasione la band del New Jersey ci fa un gran bel regalo ovvero suona per intero il primo album del ’91, quel gioiellino di Hard Rock melodico intitolato ‘Don’t Come Easy’. Impressionante il virtuoso Chris Green alla chitarra, preciso e con un’attitudine decisamente metal. Simpatica l’idea di non seguire l’ordine dell’album ma di invertirlo completamente, quindi si parte con ‘Sail Away’ per finire con ‘Forever Young’. Rimane tempo anche per qualcosa di più recente e terminare con ‘Reach’. L’atmosfera è molto calda e amichevole grazie anche a Vaughn che si dimostra un tipo semplice e alla mano. Ho apprezzato molto il suo breve discorso su quello che è per lui il significato del successo: “25 anni fa” dice Danny “avere successo per me significava avere una Maserati. “Dopo qualche anno” continua “il successo poteva essere una bella Audi”. “Oggi” conclude “ho una Toyota Yaris e sto benissimo perché il vero successo è poter stare con le persone care, stare in mezzo alla gente e poter suonare davanti a un sacco di ‘amici’ come questa sera”. Promossi sotto tutti gli aspetti, i migliori di oggi.

E ora purtroppo la mia grande delusione, gli STEELHEART. Devo dire che sin dal principio in tanti eravamo rimasti perplessi in merito alla scelta di metterli come headliner e devo dire che la nostra perplessità aveva, purtroppo, ragion d’essere.
Niente da dire sulla band né tantomeno su Matijevic, voce strepitosa e potentissima e gran personaggio, tamarro quanto basta. Quello che non ho apprezzato è stato il setlist e l’inconsistenza di molte canzoni. Lo show inizia con una lunghissima e noiosissima ‘Blood Pollution’, per proseguire con una altrettanto versione noiosa e inconsistente ‘Living The Life’. Boh, non sono riuscito a trovare nei pezzi quasi nulla di buono e solo il carisma (seppure un po’ da bulletto di provincia) e la follia dello schizzato Rev Jones al basso mi hanno lasciato qualcosa di positivo. Confesso che non ho assistito a tutto il concerto e devo dire che non sono stato il solo ad abbandonare in anticipo.

Domenica 30 aprile

Sono quasi le tre di pomeriggio quando arrivo e in sala c’è gente anche se non il pienone di ieri: strano penso perché il bill di oggi non ha nulla da invidiare a quello di ieri. Staremo a vedere.
La giornata anche oggi è bellissima e ci regala la possibilità di goderci il sole primaverile nel giardino esterno sempre popolatissimo.

Oggi tocca ai CRUZH darci il benvenuto. Pezzi carini e melodie orecchiabili, un po’ troppo leggeri però per i miei gusti. Dimostrano maggiore maturità i nostri LIONVILLE, capitanati dal chitarrista Stefano Lionetti. Suonano un AOR di gran classe e la voce dello “straniero” del gruppo, lo svedese Lars Säfsund interpreta con gran calore sia i pezzi più vigorosi come ‘I Will Wait’ che quelli più intimisti come la ballad ‘No Turning Back’. Bravi, complimenti.

Gli ADRENALINE RUSH attiravano parecchio la mia curiosità e non hanno deluso. È innegabile che “l’avvenenza” della bionda cantante Taye Wanning possa distrarre l’attenzione, soprattutto del pubblico maschile, ma di sicuro non c’è solo apparenza ma anche parecchia sostanza. Heavy/Hard/Sleazy suonato con convinzione e determinazione e una buona cantante capace di interpretare anche in maniera ironica il ruolo della femme fatale. Si parte a bomba con la poderosa ‘Adrenaline’ seguita dall’ancor più adrenalinica ‘Love Like Poison’. Esibizione molto apprezzata dagli amanti delle sonorità più heavy (come il sottoscritto) che invece non ha appassionato particolarmente i più avvezzi al melodico.

Mi interessava molto anche KEE MARCELLO e devo dire che lo show mi è piaciuto anche se con qualche riserva. Set list scelto molto bene, quello che non mi convince appieno è l’arrangiamento dei pezzi, troppo grezzo e scarno. L’ultimo album è buono anche se dal vivo pezzi come ‘Scaling Up’ o ‘Don't miss You Much’ avrebbero potuto essere più incisivi. Stessa cosa per le grandi canzoni del periodo Europe: ’Girl From Leabanon’, ‘More Than Meets The Eye’ o ‘Supetstitious’ perdono almeno ma metà della loro magia risultando troppo lineari e un po’ impersonali. Per fortuna il tocco di Marcello è sempre unico, emozionante e i suoi assoli una vera benedizione. Bastano due accordi (pur senza il supporto delle tastiere) per riconoscere ‘The Final Countdown’ e terminare in maniera ruffiana e apoteosica un concerto tutto sommato positivo.

Molta gente è venuta espressamente al festival per gli UNRULY CHILD e per ascoltare dal vivo la voce di Margie Free (conosciuto come Mark Free prima del suo cambio d’identità sessuale). Quest’anno si festeggia il venticinquesimo anniversario della pubblicazione del primo album, vero caposaldo del rock melodico, e come già fatto dai Tyketto, la band ne approfitta per suonarlo per intero. La voce e l’interpretazione della cantante sono sempre fenomenali, disturba solo un poco il laptop aperto a mo’ di leggio utilizzato da Margie per seguire i testi…un po’ freddina la cosa, no?! Niente di grave comunque e nella memoria rimane solo un’ottima esibizione conclusa con ‘Love Is Gone’ e ‘Who Cries Now’.

Ci si avvia verso il finale, e che finale!
Penultimi in scaletta, niente meno che i L.A. GUNS, secondo il mio gusto vincitori indiscussi del festival. Dopo anni di separazione e grazie al recente riavvicinamento, questa sera possiamo vedere ancora una volta insieme le due vere anime del gruppo Tracii Guns e Phil Lewis. Show incredibile, bestiale l’energia trasmessa dai cinque musicisti. Phil indossa un “sobrio” abito dorato-pitonato ed è in ottima forma sia dal punto di vista fisico che vocale. Anche il barbuto Tracii è in forma, una vera furia, sudatissimo e sempre concentrato anche quando si presenta con un archetto di violino che utilizza per impreziosire il suo solo di chitarra. ‘No Mercy’ e ‘Electric Gypsy’ dal primo album, sono il biglietto da visita. Proseguono pescando pezzi da un po’ tutta la discografia e senza mai far calare la tensione. ‘Malaria’ col suo ritiro cadenzato e i suoi riff quadrati ci ipnotizza e devasta! E poi ‘Sex Action’, ‘Killing Machine’, tutto il meglio delle più viziose atmosfere del Sunset Boulevard. Del nuovo album suonano ‘Speed’, gran bel pezzo. Tracii Guns accenna l’inizio di Hell’s Bell’s degli AC/DC e vi lascio immaginare la reazione del pubblico. Tra urla di giubilo e cori, con ’Rip and Tear’ concludono uno show davvero eccezionale. I migliori.

E finalmente siamo arrivati a traguardo dove ci attende una banda alla quale sono particolarmente legato, i TNT. Li avevo visti dal vivo sul finire degli anni ’80 durante il tour di ‘Tell No Tales’ e ricordo di essere rimasto sconvolto dalla facilità con la quale Tony Harnell raggiungeva note impossibili. Bene, dopo quasi trent’anni non è cambiato praticamente nulla, la sua voce rimane la stessa così il mio stupore. Un mostro. E cosa dire di Ronni Le Tekro con la sua immagine vintage un po’ figlio dei fiori un po’ Uli Jon Roth, con il suo inconfondibile stile chitarristico a volte morbido e melodico a volte furioso e nevrastenico. ‘Tell No Tales’ è il mio album preferito e sono felice che il setlist ne includa parecchi pezzi come le energetiche10.000 Lovers (in one)’, ‘Listen To Your Heart’, o gli ispiratissimi lentoni ‘Child's Play’ e ‘Northern Lights’. Vedere ancora insieme Le Tekro e Harnell è un piacere anche se, a essere onesto, non mi sembra che ci sia un grandissimo feeling tra i due e ho qualche dubbio sulla longevità della coppia. Comunque sia, pubblico entusiasta e lunghi cori e applausi ad accompagnareIntuiton’, ‘Tonight I'm Falling’, ‘Seven Seas’. Una vera festa e un successo completo, come dicevo all’inizio credo proprio che il futuro del Festival sia lungo e luminoso.



Testo e foto: Cesare Macchi


ALBUM FOTOGRAFICO:

https://www.facebook.com/pg/allaroundmetal/photos/?tab=album&album_id=1331561456934018

 

SETLIST

TYKETTOSail Away

Strip Me Down

Nothing But Love

Walk on Fire

Lay Your Body Down

Standing Alone

Seasons

Burning Down Inside

Wings

Forever Young

Rescue Me

Dig in Deep
Reach

 

 

 

 

 

STEELHEART
Blood Pollution (Steel Dragon cover)

Livin’ the Life (Steel Dragon cover)

Gimme Gimme

Like Never Before

Live to Die

My Dirty Girl

She’s Gone

Cabernet

Drum Solo

Everybody Loves Eileen

Rock ‘n’ Roll (I Just Wanna)

I’ll Never Let You Go

We All Die Young

 

KEE MARCELLO
Soldier Down

More Than Meets the Eye (Europe)

Girl From Lebanon (Europe)

Scaling Up

Get On Top

Don’t Miss You Much

Tower’s Calling (Europe)

Black Hole Star

We Go Rockin’ (Easy Action)

Superstitious (Europe)

The Final Countdown (Europe)

 

 

UNRULY CHILD
Wind Me Up

Lay Down Your Arms

Take Me Down Nasty

Let’s Talk About Love

Is it Over

On the Rise

Tunnel of Love

To Be Your Everything

Long Air Woman

Forever

This Is Who I Am

When Love is Gone

Who Cries Now

 

L.A. GUNS
No Mercy

Electric Gypsy

Killing Machine

Over the Edge

Bitch Is Back

Sex Action

Speed

One More Reason

Kiss My Love Goodbye

Don’t Look at Me That Way

Malaria

Never Enough

Jelly Jam

The Ballad of Jayne

Rip and Tear

 

TNT
Give Me a Sign

As Far as the Eye Can See

She Needs Me

Desperate Night

Invisible Noise

Child’s Play

Guitar solo

Forever Shine On

Northern Lights

Tonight I’m Falling

Intuition

Downhill Racer

Seven Seas

Listen to Your Heart

10,000 Lovers (In One)

Everyone’s a Star

 

 

 

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