Corrado Franceschini
Oltre 50 anni di età e più di 35 anni di ascolti musicali.
URL del sito web: http://it-it.facebook.com/people/Corrado-Franceschini/100000158003912 Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.
28-05-2018 Intervista telefonica con Pino Scotto (seconda parte)
Domenica, 08 Luglio 2018 11:00 Pubblicato in IntervisteEcco la seconda parte dell'intervista a Pino Scotto. La prima la trovate qui (http://www.allaroundmetal.com/interviste/item/13312-28-05-2018-intervista-telefonica-con-pino-scotto-prima-parte)
P.S.) Altro argomento dei miei testi è quando la vita è “sopraffatta” dai falsi ideali come la droga o l’alcool. Chi sta la in alto; i potenti, quelli che sanno, hanno giocato e giocano su questo. In America, ad esempio, l’eroina veniva somministrata ai soldati. Una cosa che non ho capito è come mai la droga è illegale mentre l’alcool no. Bisognerebbe che facessimo una guerra allo Stato perché in questo modo, facendo circolare queste cose, loro continuano a fare il cazzo che vogliono.
C) Visto che sono particolarmente affezionato ai Motorhead, vorrei sapere come è nato il testo di “The Eagle Scream” (pezzo dedicato a Lemmy n.d.a.)
P.S.) E’ successa una cosa molto strana; una sorta di magia. La notte in cui è morto Lemmy l’ho sognato che volava via come un’aquila e quando mi sono svegliato ho smesso di fare tutto quello che facevo e non diciamo cosa. Era come se in quella notte avessi combattuto tutti i miei demoni; demoni che duravano da 40 anni. Diciamo che il mio corpo aveva bisogno di un segnale anche se non avevo particolari problemi di salute. Sinceramente a 69 anni era anche arrivato il momento di smetterla.
C) Vogliamo riprendere il discorso sui testi dell’album?
P.S.) “Cage of Mind”, della quale abbiamo registrato il video dal vivo al Legend di Milano, parla proprio delle pare che noi ci facciamo quando invece, per combattere i propri ostacoli e le proprie paure, basterebbe alzare il culo dalla sedia, uscire di casa e darsi da fare per affrontarle. “Crashing Tonight”, invece, parla di un incontro ravvicinato, molto ravvicinato se mi capisci, avuto nel Rock‘N’ Roll club di Milano (ho promesso a Pino, tra una risata e l’altra, che vi avrei consigliato di leggere attentamente il testo n.d.a.)
C) Un ultima domanda riguardo all’album; sono sicuro che, in alcuni pezzi, la voce è stata “rinforzata” cosa mi dici al riguardo?
P.S.) Tu sai cosa sono le armonizzazioni? Quelle sono armonizzazioni. Non sono voci rinforzate. Quando tu fai una voce ci vai sopra e poi ci metti una quinta o un’ottava. Quello che ti serve insomma. Nella struttura classica della canzone, ad esempio, già quando fai il ritornello raddoppi la voce. E’ normale e lo fanno tutti.
C) Vuoi dirmi qualcosa riguardo al programma che conduci ora?
P.S.) Come sai trasmettevamo in video sulla piattaforma di Sky ma siccome io mandavo continuamente a fare in culo i vari realities; X factor in primis che come sai è di Sky, a forza di dirci di smetterla e di farla finita ci hanno tagliato. Alla fine è stato pure meglio visto che sono due anni che siamo su Facebook e facciamo diecimila volte i numeri di prima visto che è gratis e, in più,i ragazzi stanno sempre connessi con il P.C. e il programma sta andando benissimo.
C) Vorrei farti una domanda sulle “intromissioni”. mi risulta che ogni tanto qualcuno si spaccia per te sul social. Cosa vorresti dirgli?
P.S.) Cosa vorrei dirgli? Alla fine io mi incazzo soprattutto quando vanno a toccare mio figlio; li divento una iena proprio. Queste persone non hanno una vita: hanno bisogno di offendere gli altri e si sentono potenti e invece non lo sanno che sono solo delle piccole merde tipo escrementi di ratto senza palle, senza vita, senza niente. Sicuramente mi fanno solo pena; dovrebbero farsi curare questi ragazzi.
C) Visto che spesso spacchi l’opinione pubblica in due dicendo ciò che pensi credi di avere più fans o denigratori?
P.S) Guarda... Io sono convinto di questo: se non hai denigratori vuol dire che non vali un cazzo; vuol dire che non stai facendo niente di buono.
C) Stai affrontando un lungo tour; visto che spesso si parla della mancanza di pubblico ai concerti tu come la pensi?
P.S.) Sicuramente non suoniamo negli stadi come fa Vasco. Vasco è il numero uno ma fa tre concerti all’anno mentre noi ne facciamo cento. Se andiamo ad accumulare i numeri non dico che facciamo la stessa cifra. Devi contare che in Lombardia da quando è uscito l’album, solo in zona, ho già fatto sei date. Non facciamo posti come il forum ma potevo andare all’Alcatraz sì. A me piace la dimensione dei piccoli club; mi piace vedere la gente in faccia quando canto, mi piace andare tra i ragazzi, confrontarmi con loro.
C) Toglimi una curiosità riesci a vivere con la musica?
P.S.) Sono in pensione da 13 anni dalla fabbrica. Dovevo andare in pensione a 57 anni. Sono andato a 54 con tre anni di mobilità perché la mia azienda, dove ho sempre ho lavorato per 35 anni, cambiava denominazione sociale. Una volta diventavamo francesi, una volta americani ma, quando avvenivano queste fusioni, operai e impiegati erano in esubero, così venivano lasciati a casa e gente di 50 anni sapeva che, magari, non avrebbe più trovato lavoro. Lo Stato italiano ha dimostrato ancora una volta di essere una merda. Il lavoro mi ha dato la forza e la possibilità di scegliere fra tanti programmi che mi hanno chiamato e mi chiamano perché io sono libero. Non so se sono bravo, se scrivo bene, se canto bene, ma questo è il mio sogno, lo vivo fino in fondo e nessuno me lo deve toccare perché ho combattuto tutta la vita per realizzarlo. Ho mandato a fare in culo talmente tanta gente; personaggi famosi dei quali non ti faccio i nomi. Con il lavoro, quindi, oltre a mantenere la famiglia, mi sono organizzato da solo la mia strada, i miei concerti e nessuno, compresi i produttori, mi ha mai rotto i coglioni.
C) Parlando di concerti hai qualche aneddoto recente da raccontare?
P.S.) L’anno scorso abbiamo fatto un concerto nello stesso luogo e sullo stesso palco dove si era esibito Jimy Hendrix e dove aveva suonato 50 anni fa. Non l’ho fatto io; mi hanno chiamato gli organizzatori per fare un paio di pezzi e c’erano gente come Eugenio Finardi e, appunto, l’ex batterista di Hendrix; è stata una serata fantastica. Quello che dico sempre ai ragazzi è: “Non smettete mai di sognare”. Non vale solo per la musica ma anche per la beneficienza o per il giocare a pallone. Bisogna coltivare la propria passione come ho fatto io che, in alternativa e senza di essa, sarei potuto diventare un ladro o uno spacciatore.
C) L’ultima domanda è un classico. Quali sono i tuoi progetti futuri e, poi, volevo sapere se è vero che andrai come giudice a Sanremo Rock (l’intervista è stata fatta prima dell’evento n.d.a.).
P.S.) Non ero molto convinto poi ho parlalto con Davidone, il mio fratellone di Milano, e mi ha detto: “Pino vai tu; piuttosto che qualche stronzo magari riesci a fare vincere un gruppo con i contro cazzi”. E’ un gioco per scegliere un paio di band e farle emergere visto che ai giovani che suonano, e ce ne sono di veramente bravi, nessuno da una possibilità. Guarda cosa è successo con X Factor che rischia di fare diventare il metal un fenomeno da baraccone e lo dico parlando di Al Bano. Quando avevamo suonato nella sua terra sei anni fa ci aveva definito come dei satanisti e adesso, invece, lo vedi fare il segno delle corna di fianco a Cristina (Scabbia dei Lacuna Coil n.d.a.).
C) Io avrei finito le domande. Se vuoi aggiungere qualcosa sei libero di farlo.
P.S.) Dico solo abbiate cura del vostro strumento o, se cantate della vostra voce. Trattate bene la vostra passione e rispettatela perché vi regala un sogno.
C) Grazie mille Pino. Spero di venire a vederti quando verrai al Capus Industry Music di Parma il 5-10-2018
P.S.) Se verrai sarà un vero piacere conoscerti di persona. Un saluto a te e ai lettori.
28-05-2018 Intervista telefonica con Pino Scotto (prima parte)
Lunedì, 25 Giugno 2018 11:36 Pubblicato in Interviste
Non voglio soffermarmi su chi è Pino Scotto e su cosa ha rappresentato, e rappresenta, per la musica Rock italiana. Siete abbastanza grandi da avere un’opinione tutta vostra e il mio scopo è quello di farvi conoscere una persona che ha vissuto e vive il Rock sulla propria pelle. Quello che state per leggere è il resoconto sincero, fedele, diviso in due parti, di una lunga chiacchierata telefonica avvenuta con Pino Scotto il 28-05-2018. Il carismatico singer si è espresso in piena libertà e con umiltà ed è’ stato un vero piacere ricevere una risposta a tutte le mie domande, comprese alcune che ritenevo “scomode”.
C) Ciao Pino! Ben arrivato su www.allaroundmetal.com se sei d’accordo inizierei l’intervista senza altri preamboli.
P.S.) Vai tranquillo. Vai alla grande proprio.
C) Non credo che assisteremo mai alla reunion dei Vanadium. Hai voglia di ricordare ai nostri lettori quali sono stati i momenti migliori e peggiori che hai vissuto con loro?
P.S.) Di peggiori non ce ne sono stati nel senso che è stato un sogno. Quando è fallita la Durium, però, ci siamo ritrovati a fare un paio d’album con delle etichette che non ci hanno supportato adeguatamente: non hanno voluto investire soldi e c’è stato un susseguente calo nelle vendite. Con i Vanadium è andato tutto a scemare e non ci siamo sciolti perché abbiamo litigato ma perché ci siamo accorti che, a livello di band, avevamo già detto tutto. L’ultimo album, quello con i testi in italiano (“Nel Cuore del Caos” n.d.a.), io sono stato il primo a rinnegarlo perché alcuni pezzi non dovevano neanche uscire e poi perché la scelta di cantare in italiano non si adattava in pieno alla band. Non dico che l’album fa schifo ma non c’entrava un cazzo con i Vanadium.
C) Sempre in tema di ricordi ho una curiosità personale; cosa ne pensi del Monsters Of Rock di Reggio Emilia? Molti si ricordano di sassi e bottiglie lanciati a te sul palco ma del lato emozionale non ne parla mai nessuno.
P.S.) C’era un’atmosfera fantastica con tutte le persone che urlavano là fuori e avevo appena finito di parlare con Phil Anselmo e con Ronnie james Dio… Era una giornata da sogno. Ci sono stati due coglioni dal Veneto; li ho incontrati ad un mio concerto in seguito e sono venuti a chiedermi scusa, che erano andati per vedere i Pantera e che hanno lanciato un sasso. Non li ho picchiati solo perché hanno avuto le palle per venire a chiedermi scusa di persona. Penso che due coglioni su 45.000 persone non contino un cazzo.
C) Il tuo nuovo album si intitola “Eye For An Eye” e credo che il titolo sia ispirato alla legge del taglione. Tu a chi applicheresti tale legge?
P.S.) Dico che la gente, vedi l’ultima farsa del governo (era appena “saltato” il primo accordo Mattarella/Lega/Movimento cinque stelle), si è rotta le scatole e, quindi, dovrebbe cominciare a combattere. A chi applicherei alla lettera la legge? A tutti: a questo sistema, a questa demenza umana, a questa bastardaggine e alla gente che vive succhiando il sangue degli altri. E’ uno spettacolo dell’ignoranza capisci? Gente che continua ad infilare pali nel culo. Ci vorrebbe prima una rivoluzioni culturale e poi magari una di quelle “fisiche”.
C) Il chitarrista Steve Angarthal ha coprodotto e arrangiato i brani dell’ultimo album. Gli hai lasciato carta bianca o ti sei riservato di avere l’ultima parola?
P.S.) Naturalmente abbiamo deciso tutto insieme ma mi sono fidato perché, a parte la bravura del musicista, è proprio uno dei miei migliori amici da anni ed è una persona corretta ed entusiasta. Come tutti i grandi musicisti potrebbe suonare in una delle migliori band del mondo ma, come dire, sappiamo come è la situazione nel nostro paese di merda.
C) A mio avviso in molti pezzi dell’album si respira un’aria di ritorno al passato tu la vedi così o in maniera differente?
P.S) Avevo già detto da mesi che volevo fare un album di Hard Rock ’70/ ’80 poi, già con i Firetrails e riportando in giro i pezzi dei Vanadium, si era consolidata questa voglia. L’album sta andando benissimo e sono arrivate molte recensioni, anche dall’estero. Vedi; In questo paese non devi cambiare e puoi continuare a fare il paraculo. Quando con i Vanadium ci siamo sciolti avrei potuto benissimo fare un album che riportasse quelle sonorità e invece no. Avevo voglia di cambiare e tornare al Blues, Al Rock n’Roll, all’italiano invece, come detto, non devi cambiare ma continuare a suonare le stesse cose come fanno questi famosi.
C) Quindi le canzoni che hai inciso con Caparezza (“Gli arbitri ti picchiano” n.d.a) e J.Ax le salvi?
P.S.) Certo che le salvo così come salvo quella che ho fatto con gli Extrema. Sono tutte collaborazioni che nessuno mi ha proposto e che ho voluto io; sono tutti artisti che sono venuti a suonare nei MIEI dischi.
C) Quale pensi che sia, se c’è, il pezzo che è riuscito meglio o quello che più ti rappresenta.
P.S.) Non puoi farmi una domanda simile; ci sono parecchi pezzi ai quali sono legato.
C) Credo che un posto speciale lo meriti quello dedicato alla tua mamma.
P.S.) E’ il pezzo al quale sono più legato in questo album visto che è nato da un sentimento di profondo dolore, dolore per la sua mancanza.
C) Come mai la scelta di proporre in “Eye For An Eye” due cover?
P.S.) In realtà la cover doveva essere una sola (“One Way Out” dell’Allman Brothers Band n.d.a.) perchè io sono molto legato al Southern Rock: l’ho suonato parecchio negli anni ’70 e ho suonato parecchio anche l’armonica per cui, quando è morto Gregg Allman, ho ritenuto giusto omaggiarlo con un pezzo. Per “One Way To Rock”, invece, è andata così: eravamo in studio che stavamo provando dei riff ed è uscito fuori questo brano. Lo abbiamo registrato in diretta senza pensarci troppo sù.
C) Ti ritieni soddisfatto per come sono venute fuori?
P.S.) Si , sicuramente.
C)Visto che spesso suoni in locali e festival Bikers cosa condividi del pensiero di questi motociclisti?
P.S.) In passato io stesso sono stato un Biker ma a causa di un brutto incidente ho lasciato stare la moto. Sono legato al loro pensiero di vita diversa, di farsi i loro club, di avere la libertà e l’indipendenza dal mondo esterno.
C) A questo punto ti vorrei chiedere qualcosa sui testi.
P.S.) Io sono sempre stato uno al quale stanno sulle palle i testi sull’amore, sui draghi e cose simili per cui, avendo la possibilità di parlare alla gente, ho sempre cercato di trattare dei temi sociali e importanti. Gente come Bob Dylan mi ha fatto capire che un pezzo può fare più male di una pallottola. Come sai io mi espongo sempre e mi faccio molti nemici. Non bacio il culo a nessuno e ho una faccia sola quando mi sveglio al mattino; il personaggio e la persona Pino Scotto, sono la stessa cosa. A proposito di temi io parlo della difesa personale in casa propria. Io dico: “Se tu entri in casa mia sappi che, se non sei invitato, sono cazzi tuoi. Io non ho una pistola, ne ho due e ti sparo".
Fine prima parte.
Link alla recensione di “Eye For An Eye”:
http://allaroundmetal.com/component/content/article/26-releases/4824-pino-scotto-non-si-smentisce-mai
11-11-2017 Game Over Release Party @ Caseificio “La Rosa” Poviglio (RE)
Domenica, 26 Novembre 2017 19:20 Pubblicato in Live ReportInizio questo live report ringraziando Max Iantorno di Apocalypse Extreme Agency per avermi concesso l’esclusiva, il caseificio “La Rosa” per l’ospitalità e ultime, ma non per questo meno importanti, le persone e le band che hanno amichevolmente condiviso chiacchiere e informazioni con il vostro cronista. Questo report verrà fatto per gran parte “a sensazioni” visto che delle cinque band presenti due non le conoscevo affatto (Ural e Joke It) due le conoscevo per avere ascoltato qualche cosa (Vexovoid e National Suicide) e l’ultima, i Game Over, la conoscevo e la conosco bene avendo recensito tutte le uscite dei thrashers ferraresi da inizio carriera ad oggi. Dopo 25 chilometri di strada e leggera nebbia alle 19,30 circa arrivo al Caseificio “La Rosa” di Poviglio. Vengo fatto accomodare da Max nel backstage del locale dove, finalmente, trovo un posto abbastanza ampio. I gruppi stanno banchettando e si rilassano in attesa di entrare in scena. Mi guardo attorno, bevo una birra e… Si comincia. Sono curioso di scoprire le band e i loro componenti così mi presento per “estorcere” qualche notizia e per informare i “referenti” della mia presenza e del “lavoro” che svolgerò. Esco e prendo confidenza con il locale. Bancone bar da un lato, spazio centrale che, a pieno regime, può contenere duecento persone comode e soppalco dove è stata sistemata la mercanzia e gli stands della Tornado Ride Records (vinili e45 giri), e Creepy Cakes (torte). Dopo uno shot di vodka offerto gentilmente dal chitarrista dei Joke It (sono in debito man!) scambio due chiacchiere con Renato Chiccoli dei Game Over. “Reno” mi dice che la prima volta che li vidi dal vivo (chiesi subito il loro demo n.d.a.)era l’unico maggiorenne della band, mi parla brevemente del tour in Cina dove si sta cercando di creare una scena, della difficoltà di suonare in Italia e del atto che Game Over si considerano ancora underground.
La serata ha inizio e i primi a salire sul palco sono gli Ural. Guardando le foto del quartetto torinese/piacentino mi ero fatto l’idea di avere a che fare con una band giovane invece, a posteriori, ho scoperto che Ural sono nati nel 2010 e hanno pubblicato un demo, un’E.P. a tre pezzi e un album, “Party With The Wolves” con splendida copertina stile Mike Ploog, uscito nel 2016 per la ETN. Avevo ascoltato qualche pezzo del C.D. e avevo notato che i ritmi erano serrati: una sorta di “tupa tupa” incessante del tipo palla avanti e pedalare con pochissime concessioni alla melodia. Il resoconto della prestazione dal vivo concorda perfettamente con ciò che avevo ascoltato. Ural non si perdono in fronzoli o inutili orpelli. Aggrediscono con la loro musica l’ascoltatore e via andare. Devo dire che reggere uno show lungo con una musica del genere può portare ad un certo dejà vu che non fa stare attento chi ascolta come dovrebbe. Il riferimento che avevo letto in rete fatto allo stile dei Voivod a mio avviso non c’entra molto con ciò che Ural propongono né come violenza, né nei passaggi della seconda fase del gruppo canadese ossia quella più tecnica. Nel compenso una prestazione energica ma che, in futuro, avrà bisogno di un poco di varietà in più.
Max ci ha abituato a cambi di palco rapidi e così, dopo qualche chiacchiera nel backstage, torno nel proscenio per seguire i Joke It, gruppo di Belluno che ha due E.P.’s all’attivo (“Joke With Us” del 2015 e “No Hope” del 2017). Non date retta al chitarrista, quello che mi ha offerto lo shot, se vi dice che Joke It fanno schifo: non è vero e il loro show lo ha dimostrato. Il gruppo, tra berrettini Thrash e maglia dei Madball in bella vista, sfodera un’attitudine Thrash/Core che sfocia in momenti dove la chitarra forgia riffs stop n’go che aiutano la proposta a non essere statica. Il cantante, poi, saltella dinoccolato tra il Mike Muir e il Jovanotti style (so che il paragone tra i due non regge ma questa è stata l’impressione n.d.a) e aggredisce il pubblico da fronte palco usando una voce uniforme che mi ha lasciato qualche perplessità. Uno show breve ma coordinato fa dei Joke It una delle band da seguire nell’immediato futuro.
Dopo i Joke It salgono sul palco i toscani Vexovoid. Il gruppo toscano ha all’attivo due singoli, l’E.P. a 100 copie “Herald Of The Stars” del 2014 ed è in previsione a dicembre 2017, l’uscita del C.D. “Call Of The Starforger”. Mi ero perso parecchie date di questo terzetto, tra le quali quella al primo festival di Facciamo Valere Il Metallo Italiano, ed ero veramente curioso di vedere la prestazione on stage. Talvolta i gruppi con una formazione a tre elementi risultano “vuoti” e si è portati a pensare che, con una seconda chitarra, il suono sarebbe più corposo. Non è questo il caso dei Vexovoid che se la cavano benissimo e che riescono a dare corposità al loro show grazie anche ad un volume aumentato, se pur di poco, rispetto alle band precedenti. Il pubblico, leggermente incrementato, viene chiamato al Pogo/Mosh e, finalmente, da segni di vita grazie anche ad uno sparuto gruppo di thrashers (di Torino?) con giubbini pieni di patches ed è lì che mi assale un po’ di nostalgia per i miei bei vecchi tempi andati. I musicisti mi sono parsi concentrati e il loro Prog – Tech Thrash Metal di ispirazione “spaziale” è risultato abbastanza vario e decisamente interessante. C’è stato anche il tempo per presentare “The Starforger” dall’imminente album. Il pezzo, abbastanza lungo per i cliché del genere, ha messo in luce le qualità dei Vexovoid e se tanto mi da tanto, prepariamoci ad un full lenght C.D. di qualità.
Dopo i Vexovoid tocca ai National Suicide scaldare l’ambiente. Il gruppo del Trentino Alto Adige può essere considerato tra i veterani del genere dato che è nato nel 2005 e ha all’attivo il demo “The Old Family Is still Alive” (2005), e i C.D.’s omonimo del 2009, “Anotheround” del 2016 e il recente “Massacra Elite” del 2017 (più alcune canzoni su alcune compilations n.d.a.). Che dire dello show dei cinque ragazzi? Studiato, carico, coinvolgente. Si vede che i chitarristi sono dei professionisti e che il cantante Stefano Mini ha avuto una lunghissima militanza in parecchi gruppi (canta anche nei Racket). Proprio Stefano si dà da fare per spronare il pubblico e ci riesce. Bello il Pogo che si scatena a più riprese e bellissimo, non che comico, il momento nel quale una ragazza perde una lente degli occhiali e tutti si fermano per cercarla. Uno show potente con mosse che, ricalcando gli stereotipi, fanno capire una certa accortezza e accuratezza nel preparare uno show con i due chitarristi che si giocano gli assoli in buona maniera e una sezione ritmica che dona forza e compattezza.
Terminato lo show dei National Suicide vado nel backstage per salutare Stefano e dirgli del buon voto ricevuto dall’ultimo C.D. su www.allaroundmetal.com. Inutile dire che, come tutti gli altri ragazzi dei gruppi, ho trovato una persona disponibile e per niente spocchiosa alla faccia di certe pseudo rockstars.
Prima dello show dei Game Over è il momento della premiazione del contest che vedeva la possibilità di aggiudicarsi tre premi. Max e “Reno” estrapolano da un foglio i vincitori, su tre solo uno è presente, e si può dare il via ad una sorta di prova suoni in diretta. Qualche problema c’è, e ci sarà anche durante lo show ma tutto sommato si può cominciare. Game Over, forti di una discografia composta da un demo, due E.P. e quattro full lenght compreso l’ultimo “Claiming Supremacy” uscito lo stesso giorno per Scarlet Records, avevano puntato su un release party strutturato come quello dell’anno scorso al Kaleidos di Poviglio con l’intero nuovo album suonato dal vivo e inframmezzato da alcuni pezzi vecchi.
Si parte con l’immancabile “Another Dose Of Thrash” suonata ad una velocità che ogni volta mi stravolge. Mi domando sempre per quanto è possibile resistere suonando certe ritmiche quando l’età avanza. Non è il caso dei Game Over che di energia ne hanno da vendere. Dopo di ciò comincia lo show dedicato ai pezzi nuovi. Non mi sembra che ci siano grossi cambiamenti di ritmo in casa dei quattro ferraresi. Il Thrash solido e compatto con un muro di suono conclamato è la loro caratteristica e tale rimane. Le velocità claustrofobiche si susseguono e poco importa se talvolta la voce non si sente bene o se qualche “svisata” scappa di mano. Presenza, velocità, aggressione. Il Thrash è soprattutto questo e i Game Over sono tra i migliori alfieri del genere. Da segnalare alla fine del set una cover di “Metal Thrashing Mad” (Anthrax) che soddisfa i presenti (un centinaio circa) e lascia con il sorriso, e soddisfatto, chi ama questo genere di musica. Sarò più preciso riguardo ai contenuti dei brani in sede di recensione ma, lasciatemelo dire, i Game Over sono una band meritevole di essere lanciata ai massimi livelli.
Dopo lo show torno nel backstage per salutare Max e “Reno” e ne approfitto per chiedere una maglia di “Claiming Supremacy”. Non lo faccio mai perché so quanto il merchandising è importante per i gruppi per tirare avanti fra mille difficoltà ma i Game Over li sento un poco come dei miei discendenti visto che mi ricordano tante cose del mio passato: gioventù, spensieratezza, energia, forza, voglia di cambiare il mondo. Si chiude qui questa “avventura” e il mio invito è sempre lo stesso: se potete andate a supportare le realtà del metallo italiano. Magari non scoprirete nulla di nuovo nel tipo di suono proposto ma troverete un ambiente fatto di amici e, soprattutto, rispetto,
Scala Mercalli – Intervista con il batterista Sergio Ciccoli
Mercoledì, 20 Settembre 2017 19:11 Pubblicato in Interviste
Dopo avere recensito il C.D “New Rebirth” dei Scala Mercalli (voto 3,5/5) ho deciso di comune accordo con il batterista Sergio Ciccoli, unico rimasto della formazione originale, di approfondire le tematiche del disco e di entrare in profondità nella storia della longeva formazione marchigiana.
C) Ciao Sergio. Ben arrivato su www.allaroundmetal.com. Se sei d’accordo partirei con le domande.
Ciao Corrado, grazie dell’ospitalità sul Allaroundmetal. Si vai partiamo pure!
C) Non ti chiedo di tracciare per filo e per segno la storia dei Scala Mercalli visto che hai formato la band nel 1992 e in 25 anni di cose ne sono successe parecchie. Vorrei però che, per lo meno, segnalassi gli eventi che ritieni più importanti per la crescita e lo sviluppo del gruppo.
Partiamo allora dal 1992, l’anno di esordio, quando la scossa Metallico Tellurica è nata: eravamo giovani, quasi tutti diciannovenni e tanta voglia di diffondere un po’ di Heavy Metal, fatto con passione nostrana, diversi mesi di prove e i primi live che, ovviamente, come il primo amore, non si scordano mai. Da lì a poco abbiamo effettuato la registrazione del primo demo tape 95/96 HellBringer in analogico e bobina, una realtà che oggi pochi credo possano ricordare (in studio si suonava dritti dall’inizio alla fine e non si sistemava niente con il computer).
Grandi responsi anche dall’estero e qualche proposta seria per registrare un album, ma, a causa di una formazione instabile, si è passati al rimpasto line up andando avanti con il successivo demo tape “Gargoyles” 98/99, altro bel successo di critica e stampa (circa 700 demo-tape venduti solo in Italia per posta e molti altri spediti all’estero). Purtroppo però, poco prima di realizzare l’album, la formazione ha incontrato delle difficoltà, qualcuno si è distaccato un po’ dal genere e quindi altri cambi e ricerca di sostituti più motivati. Solo con l’avvento di Christian, che è il nostro attuale cantante dal 2002, siamo riusciti a lavorare con più determinazione producendo così nel 2003 l’Ep “My Daemons”, nel 2005 l’album d’esordio “12th Leverl”, nel 2009 “Border Wild” e 2 anni fa “New Rebirth”. Anche se in ogni album qualche pezzetto era stato sostituito, avevamo ormai ingranato bene e macinato molte esperienze da non perdere così più troppo tempo tantoché, negli ultimi 15 anni, abbiamo supportato in Italia e all’Estero molte band da Blaze , Shaaman , Lacuna Coil, Exodus, Wasp , Tarja ecc: tutte esperienze che ci hanno fatto crescere molto sia a livello personale che sotto il punto di vista artistico musicale.
C) La discografia dei Scala Mercalli è formata da due demo, un E.P. e tre C.D. Puoi dire a me e ai lettori che non vi conoscono se il vostro sound è cambiato nel corso del tempo o se avete mantenuto intatte le vostre coordinate musicali?
Diciamo che a livello di suoni siamo evoluti di pari passo con la tecnologia, quindi negli anni produzioni sempre più buone. A livello di composizione siamo rimasti sempre fedeli alla linea, nel senso che il nostro genere Heavy Metal, anche se un po’ influenzato dallo Speed e dal Thrash, è sempre rimasto tale, perché è quello che siamo, ci sentiamo e sappiamo fare meglio!! Spero che l’unica differenza che si possa notare nell’arco di tutti questi anni è che i nostri pezzi risultino agli ascoltatori, sempre migliori a livello di arrangiamento, idee e maturati sotto l’aspetto tecnico e compositivo!
C) Nella mia recensione ho tirato in ballo nomi come Running Wild, Queensryche e Picture. Trovi che ci siano delle affinità musicali tra voi e le band che ho citato o preferisci essere avvicinato ad altri nomi della scena Hard and Heavy?
Sicuramente le band che hai citato ci hanno influenzato molto in quanto hanno fatto e fanno parte dei nostri ascolti e questo come hai notato, si riscontra nei nostri lavori, ma, per far capire qualche sfumatura in più, devo aggiungere qualcosa: su alcuni dei nostri pezzi citerei anche Iron Maiden, Megadeth, Manowar, Dio e un pizzico di Helloween.
C) Che metodo di composizione usate per i brani? Decidete tutto in maniera collegiale o, vista la tua esperienza, hai un ruolo preponderante e tieni per te l’ultima parola?
Decidiamo tutto insieme e, anche se sono il più grande e con qualche anno di esperienza il più, ho sempre preferito che tutti i membri della band siano totalmente partecipi ad ogni brano. Quando componiamo infatti, le idee vengono da tutti e le sviluppiamo sempre in sala prove. Secondo il mio parere infatti, lavorando in questo modo, vengono fuori canzoni più complete dato che ognuno di noi, essendo specializzato e competente dello strumento che suona, può migliorare il brano in composizione. Il fine ultimo non è di far evidenziare più o meno uno strumento, ma far sì che il messaggio arrivi chiaro e completo a chi ascolta.
C) Esiste un video che spiega perché avete dedicato a Giuseppe Garibaldi una canzone e spiega il vostro coinvolgimento nelle tematiche del Risorgimento. Potresti farci un breve sunto di quello che è (anche) il leit motiv di “New Rebirth” e dei suoi 13 pezzi?
Abbiamo deciso di parlare del Risorgimento perché riteniamo che, in questo difficile periodo storico che stiamo attraversando, sia importante ritrovare quei valori di Unità Nazionale che purtroppo, sembra si stiano perdendo. Notiamo infatti che, tra quegli anni in cui siamo nati come Nazione ed oggi, ci siano molte similitudini: allora eravamo politicamente e geograficamente divisi in diversi piccoli Stati, dominati soprattutto dalle potenze straniere con la forza delle armi. Ai tempi d’oggi, non è più possibile attuare una guerra di conquista fatta con le armi, così, consapevoli di questo, i “tiranni di oggi” ci stanno distruggendo attraverso il dominio economico (debito pubblico, banche e poteri politici corrotti sono tutti parte dello stesso “sistema di conquista”, volto ed interessato a renderci schiavi delle potenze straniere). Noi crediamo che, ricordare come i nostri avi, da nord a sud, hanno lottato e sacrificato la vita contro i “tiranni di allora” per renderci liberi e uniti, possa aiutare a farci ritrovare la forza per lottare oggi, di nuovo, tutti insieme contro, come dicevo, i “tiranni di adesso”. Possiamo ancora salvare la nostre radici e la nostra amata Patria!
C) Nelle foto “di scena” indossate spesso delle divise rosse. Mi piacerebbe sapere se l’idea vi è venuta prima di comporre “ New Rebirth” o se è stata una conseguenza e, ancora, chi ve le ha fornite?
Quando abbiamo scelto di trattare il Risorgimento, abbiamo deciso di adeguare anche il nostro look alle tematiche che avremmo trattato. Quindi, ispirandoci alle divise risorgimentali dei corpi di armata che hanno unificato il Paese, abbiamo creato cinque uniformi diverse: quelle dei chitarristi Clemente e Luca sono ispirate rispettivamente al 26° battaglione dei Bersaglieri e agli squadroni da guerra dei Carabinieri a cavallo, quelle rosse, la mia e quella di Giusy sono invece rispettivamente ispirate all’artiglieria garibaldina e alla cavalleria garibaldina. Quella di Christian infine è tratta da un reparto di volontari cittadini che poi si unirono a Garibaldi chiamato Battaglione della Morte (per sottolineando la loro fedeltà fino alla morte per la Patria). I disegni li abbiamo ricavati da documenti storici ufficiali e la realizzazione e stata a cura della Sartoria Turtù che è delle nostre parti.
C) Curiosità personale: come mai il disco è uscito per un’etichetta spagnola (l’Art Gates Records N.D.A.)?
Perchè l’Art Gates Records ci ha fatto un’ottima proposta, la migliore a noi pervenuta. Conoscendoci prima del disco, vedendoci live in qualche piccola turnee europea , hanno notato che il nostro genere anche dalle loro parti, era ben apprezzato. Abbiamo così avuto molte buone recensioni non solo dal nord e est Europa ,ma moltissime anche dai paesi spagnoli e dell’America Latina. Speriamo un domani di poter tornare in Italia anche se sappiamo bene che qui le etichette per moltissimi motivi che tutti conosciamo (alte Tasse e SIAE in cima alla lista) fanno fatica a reggere!
C) Sono passati due anni dall’uscita di “New Rebirth”. Ora, a bocce ferme, se dovessi tracciare un bilancio tra vendite, e accoglienza del disco da parte di pubblico e addetti ai lavori, cosa ti senti di dire?
Oggettivamente mi sento di dire che abbiamo fatto notevoli passi avanti , moltissime recensioni ci sono arrivate da tutto il mondo tutte positive con una media generale di 8/10. Le vendite sono state buone considerando le difficoltà del periodo, grazie anche alla nostra attività live molto intensa, circa 40 date in Italia in 2 anni e numerose richieste dall’estero che stiamo cercando di soddisfare nonostante abbiamo tutti un secondo lavoro. Senza considerare poi i passaggi TV che, anche se sporadici, ci hanno permesso di apparire in diversi emittenti regionali e nazionali, non solo in Italia ma anche in alcuni paesi all’estero, specialmente in America Latina. Abbiamo avuto anche un importante appoggio da numerose radio con passaggi e interviste e dalle Web Zine che, come tu sai, sono uno dei veicoli più importanti per le band underground! Il discorso delle tematiche poi ci ha avvicinato anche alle istituzioni culturali che si impegnano a diffondere la cultura del Risorgimento in Italia. Siamo stati invitati a parlare della nostra musica anche in alcuni classi delle scuole medie, credo probabilmente sia stata la prima volta per una metal band in Italia, e la collaborazione sta continuando. Direi quindi che, tirando le somme, il disco in due anni ha fatto il suo lavoro, che non è solo di far crescere la band, ma soprattutto di diffondere un messaggio che possa essere il più utile possibile a tutti!
C) Il 30 maggio 2017 tu, Giusy Bettei (BS), e Christan Bartolacci (CH) siete stati invitati alla scuola media Soprani di Castelfidardo. Puoi raccontarmi come è nata questa esperienza e come l’avete vissuta?
Tutto è iniziato da una mail che ci hanno inviato alcuni ragazzi della 2° B della “Scuola Media Soprani” di Castelfidardo scrivendoci se potevamo mandar loro il testo della canzone “September 18, 1860,” in quanto era loro molto piaciuta e l’avevano inserita all’interno di un loro progetto scolastico. Ovviamente abbiamo accettato molto volentieri! Da lì a poco poi la loro insegnate , molto colpita dalle tematiche che avevamo trattato, ci ha invitato a scuola per parlare con i suoi alunni, anche se siamo potuti andare solo in tre perchè purtroppo sia Cristiano (il nuovo chitarrista che ha sostituito Luca) e Clemente erano impegnati in maniera irremovibile a lavoro. Anche se in formazione ridotta, quando siamo arrivati a scuola, abbiamo ricevuto un’accoglienza grandiosa da parte degli studenti con i quali abbiamo discusso sia di storia del Risorgimento che di Heavy Metal, così come dalle insegnati di classe. Quest’ultime hanno inoltre capito come anche il nostro genere musicale ha molto da dare per l’educazione e la formazione positiva delle menti degli studenti, come qualsiasi altra forma d’arte! L’esperienza poi si è conclusa improvvisando un piccolo concerto in acustico utilizzando gli strumenti della scuola con gli alunni delle diverse classi disposti tutti intorno a noi: esperienza molto divertente e ammetto, anche molto emozionante, soprattutto quando li abbiamo sentiti partecipi nel cantare alcuni nostri ritornelli. Stiamo lavorando per far sì che questa collaborazione scuola - band possa proseguire il più possibile.
C) Ho visto che negli ultimi tempi è aumentata la vostra attività concertistica. Vi appoggiate a qualche agenzia/management, fate tutto da soli, oppure il nome è una garanzia e le date arrivano in maniera facile? Sarebbe un caso più unico che raro.
Diciamo che è un po’ l’unione di tutte e tre le cose in quanto qualche agenzia ci ha aiutato a trovare alcune date, il nome della band che ormai gira da anni è discretamente conosciuto e quindi, per questo motivo anche qualche locale ci contatta, ma soprattutto è grazie all’aiuto di amici metalheads conosciuti negli anni che ci danno una mano a trovare contatti e così possiamo fissare date un po’ ovunque.
C) Si parla spesso di una scena italiana che per alcuni esiste mentre per altri è inesistente o estremamente frazionata, di mancanza di pubblico ai concerti, di difficoltà varie nel fare arrivare la musica al di fuori del circuito Heavy Metal. Qual è la tua idea/posizione su queste tematiche?
La scena Metal Italiana secondo il mio parere è molto viva e piena di potenzialità, perché vediamo che i numeri nei grandi festival o per i grandi nomi ci sono perciò gli ascoltatori sembrano non mancare! Anche a livello di band direi che siamo vivi e vegeti rispetto ai miei tempi. I gruppi validi sono aumenti e sono pieni di musicisti sempre più professionali. Una cosa importante che manca invece è l’appoggio dei grandi media TV e radio, che sappiamo tutti, sono pilotati da gente che non vuole la concorrenza sul mercato del Metal. Ma un’altra cosa che oggi secondo me frena lo sviluppo adeguato delle band italiane e soprattutto quelle underground è il fatto che molto spesso manca quell’entusiasmo da fan che nei famigerati 80’s era il “pane quotidiano”. Questo vuol dire che sì, bisogna impegnarsi a studiare lo strumento, ma è anche vero che bisogna avere molta attitudine per questo genere , quindi oltre che a suonare devi supportare la scena: vai a sentire i concerti delle altre band, compra cd, magliette o merchandising, perchè supportare la scena Metal in generale, fa crescere anche la tua band. Questo sistema che sperimento quotidianamente insieme a molte band Metal della nostra penisola è molto proficuo in quanto aiuta far crescere tutti nella maniera opportuna! Se ti senti troppo Rock Star, credo che il Metal non faccia al tuo caso.. “…whimps and posers leave the hall…”
C) Chiudo l’intervista nel più classico dei modi chiedendoti quali sono le prossime mosse degli Scala Mercalli, dove è possibile acquistare i vostri dischi e come è possibile rintracciarvi nel mondo di Internet? Grazie per il tempo che mi/ci hai voluto dedicare.
Le prossime mosse sono: preparare le canzoni per il prossimo album, già qualcosa abbiamo fatto e molto è ancora da fare, ma siamo in “fucina a battere forte sull’incudine” e poi continuare a suonare il più possibile soprattutto nei posti dove non siamo ancora arrivati. I nostri Cd si possono trovare invece nei negozi Metal sopravvissuti, in internet, tramite la nostra etichetta, sulla pagina FB della band o dal sito www.scalamercalli.com, ma il mio consiglio è di acquistarli ad un nostro live, così potrete decidere se prenderlo dopo che avrete testato se meritiamo la vostra fiducia!! Ringrazio tantissimo te Corrado per lo spazio che mi/ci hai dato e che dai al Metallo Italiano. Ringrazio tutti quelli che hanno avuto la pazienza di leggere l’intervista e mi raccomando… Non Dimenticate Mai “When we are united , When they fight for the right ideals … everything is possible.”