
Corrado Franceschini
Oltre 50 anni di età e più di 35 anni di ascolti musicali.
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6-07-2019 Intervista faccia a faccia con Fabio Lione al Fuori Orario di Taneto.
Domenica, 25 Agosto 2019 19:18 Pubblicato in IntervisteL’intervista con Fabio Lione era prevista per le 17:30 di un afoso pomeriggio di estate e il vostro cronista, partito per tempo, è riuscito a portarla a termine nonostante un registratore del cellulare “dispettoso”.
Arrivato alle 17:15 al Fuori Orario ho pensato per prima cosa a trovare Lars, manager dei Turilli/Lione Rhapsody. Dopo i saluti e qualche convenevole in un inglese che mi riprometto di riprendere a studiare ecco che, dopo pochi minuti di attesa, entro in una birreria interna del locale e comincio a parlare con un Fabio Lione affabile e tranquillo.
D.: Ciao, come nasce l’idea di questa nuova formazione? Possiamo dire che è una specie di evoluzione dei Luca Turilli’s Rhapsody?
R.: Direi di no. Erano sette o otto anni che non lavoravamo assieme con Luca. Ci hanno proposto di celebrare i venti anni di storia dei Rhapsody e abbiamo fatto un tour. Pensavamo di fare poche date, circa una quindicina, mentre alla fine sono state 72, E’ andato tutto molto bene. Abbiamo ricevuto molte offerte dai promoter ma ognuno, alla fine della collaborazione, sarebbe dovuto tornare a fare le sue cose col porprio team. Ci siamo trovati talmente bene a lavorare di nuovo assieme che abbiamo detto: “ magari possiamo fare qualcosa di nuovo senza copiare lo stile che i Rhapsody avevano in passato”.
Volevamo usare Zero Gravity come nome ma ci è stato sconsigliato. Ci hanno detto: “ Avete creato un brand, avete venti anni di attività, avete scritto una saga e Luca ha formato la band; sarebbe stupido ricominciare da zero”. Le offerte per festival validi e grossi, poi, sarebbero state limitate. Alla fine “Zero Gravity” è diventato il titolo dell’album mentre la band, come sai, ha preso il nome di Turilli/Lione Rhapsody.
Credo che abbiamo fatto un debut C.D. valido e diverso. C’è ancora l’impronta Rhapsody-ana dato che ci sono cori e orchestrazioni come ce n’erano sui dischi con Alessandro (Conti, cantante dei Trick Or Treat n.d.a.) e altre cose in comune come la pomposità e le orchestrazioni ma c’è un’evoluzione. Ci sono brani più progressivi, in un paio di pezzi ci sono richiami a film. Un brano come “Fast Radio Burst” è molto Heavy e può ricordare un poco i Rammstein mentre, molto probabilmente, altri potrebbero essere definiti come cantautorato italiano.
D.: Una curiosità. Come mai avete scelto di fare una sola data e perché proprio al Fuori Orario?
R.: Il disco è uscito ieri ed eravamo a Barcellona. Andremo in Ungheria e Repubblica Ceca, diciamo che la data del Fuori Orario si è incastrata a meraviglia con quelle che avevamo in programma. Sicuramente, nel 2020,
D.: Come sonorità trovo che questo “Zero Gravity” sia più accostabile a “Prometheus” che alla restante produzione targata Rhapsody. Sei d’accordo con questa considerazione, oppure hai un altro punto di vista?
R.: Fra tutti i lavori del passato forse è più accostabile all’ultimo lavoro fatto da Luca con i Luca Turilli’s Rhapsody anche perché, come tematiche, si parla di ricerca spirituale. Ci sono molte cose simili a “Prometheus”, almeno dal punto di vista lirico poi, naturalmente, in alcune canzoni c’è l’uso massiccio di cori e orchestrazioni
D.: Il disco è stato registrato meravigliosamente ai Domination Studios con Simone Mularoni, quanto è importante la produzione in un genere come il metal sinfonico e soprattutto quanto lo è per voi?
R.: La produzione per noi è molto importante. Stavolta abbiamo usato un budget discreto/ottimo messo a disposizione dalla nostra etichetta Nuclear Blast. Possiamo dire che una band normale che vuole fare un disco normale, con un budget del genere ne fa due.
Siccome volevamo offrire una produzione di livello ancora più elevato avevamo attuato una campagna di crowd founding. Il denaro raccolto dai fans più quello dell’etichetta ci ha permesso di stare in studio per più di tre mesi e di pagare ospiti, hotel, viaggi e ciò ci ha permesso di ottenere, e dare, una qualità che era quella che volevamo. Ovviamente, stando in studio meno tempo e con meno mezzi, non avremmo ottenuto lo stesso C.D.
D.: Secondo te l’odierna tecnologia vi ha aiutato oppure ha snaturato il suono rendendolo meno grezzo e diretto?
R.: Nel nostro caso ha aiutato. Un C.D. del genere è molto ambizioso e complesso. La canzone si regge su una bella melodia, una bella idea, un bel riff quindi non necessita per forza essere complessa ma lo stile dei Rhapsody è stato sempre complesso in quanto unisce musica classica, Heavy, richiami operistici,elementi celtici e, in questo disco, passaggi Progressive. In studio ho scoperto delle cose che non immaginavo. Io, ad esempio, ho cantato sempre sette/dieci giorni cercando di fare del mio meglio dal punto di vista espressivo più che da quello tecnico. In questo caso penso di essere riuscito a dare il meglio di me stesso. Non mi interessa dimostrare di sapere tenere la nota ma mi interessa di arrivare al cuore delle persone; anche di quelle che, come mia madre e mia zia, non ascoltano prettamente Heavy Metal.
D. Cosa ci racconti delle sessioni di registrazione? Ci sono stati episodi simpatici di cui vuoi metterci al corrente?
R.: Probabilmente è stata la sessione in studio più divertente di sempre e il fatto che non suonavamo assieme da anni ha giovato. Non sai cosa aspettarti quando,dopo un tour dal vivo che ha ottenuto successo, ti ritrovi a creare nuovi pezzi in studio. Ci siamo molto divertiti in studio grazie anche a Simone Mularoni che è un ragazzo con molta pazienza.
Un episodio simpatico è che nella canzone “I’m” c’è in una parte un richiamo ai Queen e Simone, quando ha ascoltato le prime note, ha detto: “staremo una settimana solo su questo pezzo; è la cosa più complicata che mi sia capitata in studio in 18 anni di lavoro”. In realtà, nonostante queste cose sembrano complicate, è stato molto sorpreso perché Luca e io ci conosciamo talmente bene che alcuni passaggi ci vengono naturali.
D.: Chi si è occupato della stesura delle musiche e dei testi?
R.: Il compositore dei testi è stato Luca che si è occupato per la maggior parte delle musiche anche se, nel creare le melodie, abbiamo lavorato assieme.
D.: Per quanto riguarda i testi, c’è un concept che lega i brani oppure si tratta di testi slegati tra loro?
R.: No, non esiste un concept vero e proprio. Come detto c’è una ricerca, più che altro spirituale che, auspichiamo, possa riguardare tutti.
D.: In “Arcanum” mi pare ci sia un richiamo a Giuseppe Verdi; come mai questa scelta? E perchè un brano per Leonardo Da Vinci?
R:. Hai colto nel segno: c’è un richiamo a Giuseppe Verdi in una piccola parte del nucleo del chorus. Abbiamo costruito questa canzone in un modo che ritengo molto particolare. C’è un mood molto soffuso, poi dei cori quasi alla Branduardi maniera e il tutto sfocia in una voce tenorile con dei passaggi quasi spagnoleggianti (Fabio canta un pezzo dell’aria n.d.a.). E’ un poco come se fosse un’opera molto ricca di cori e di passaggi. All’inizio della canzone sembra quasi di essere in chiesa con l’organo a canne di Vinci; tra l’altro io non abito neanche distante da lì e Leonordo è il nostro genio italiano indiscusso che ci rappresenta anche all’estero.
“Amata immortale”, che è l’altra ballad, è invece un tributo al nostro Leopardi ed abbiamo voluto inserire in essa i versi: “E il naufragar mi è dolce in questo mare” dall’infinito. In questo modo abbiamo voluto rimarcare le nostre radici.
D.: Quale legame ha l’artwork di copertina con i testi?
R.: La copertina è stata realizzata da Heile: un artista tedesco che si è occupato anche delle copertine degli Epica. Noi gli abbiamo dato qualche idea e gli abbiamo parlato di qualche testo senza dargli riferimenti visivi. Lui ha appreso oggettivamente a livello di immagine ciò che avevamo in testa e lo ha riportato a livello metaforico.
La copertina ha un volto di donna legato a un filamento di DNA mentre in fondo si vede una città futuristica. La donna che scende metaforicamente, assieme agli altri elementi, porta un messaggio. La città rappresenta l’elemento materiale dell’essere umano mentre la figura femminile ascende a un livello spirituale successivo e superiore. Il tutto è legato ai testi che trattano, in alcuni casi, tematiche introspettive e di ricerca interiore e che non sono immediati da capire. “Fast Radio Burst” parla di frequenze radio provenienti dallo spazio e non decodificate: questo ci porta a immaginare una vita differente dalla nostra, visto che qualcuno queste frequenze, deve averle mandate. Ci sono anche temi più scientifici come in “Phoenix Rising” dove si può sentire il dialogo originale della NASA legato al lancio dell’Apollo. Una persona può sia ascoltare il brano che, se vuole, approfondire il discorso del testo.
D.: So che ci sono stati alcuni ospiti sull’album, ti va di raccontarci come sono nate queste collaborazioni?
R.: In primo luogo in “D.N.A. (Demon and Angel) ” abbiamo come ospite Elize Ryd degli Amaranthe che è una mia cara amica da tantissimi anni. Abbiamo subito pensato a lei ma, anche se era occupata con la sua band, ha trovato un giorno libero per registrare. Una cosa particolare è che io, in studio, le ho cantato le basi facendo finta di essere una donna per agevolarla.
Abbiamo Marco Basile dei D.G.M. in “I’am” e ciò che è venuto fuori in quel pezzo è un duetto a mio avviso molto bello e interessante.
Abbiamo anche come ospiti nella bonus track “Oceano” Sasha Paeth (Avantasia) e Arne Viegand del gruppo Pop tedesco dei Santiano che si è occupato di molteplici strumenti.
Ci sono anche altri ospiti come Alessandro Conti ai cori eccetera.
D.: Avete in programma di realizzare qualche video ed, in caso positivo, ci potete svelare quale pezzo è stato scelto e per quale motivo?
R.: Stavamo pensando, oltre ai clips che sono usciti, di farne uno anche per “Arcanum” visto che è un pezzo molto rappresentativo e particolare di questo C.D.
D.: Oggi suonate con i Trick Or Treat di Alessandro Conti, a quando un vero e proprio tour assieme a loro? Del resto rappresentate due tra i nomi di punta della storia del metal italiano....
R.: Vedremo in futuro cosa succederà. So che intanto Alessandro sta facendo un disco anche con i Twilight Force e poi, come detto, si vedrà.
D.: So che contemporaneamente canti in tante altre bands, cosa ci racconti al riguardo?
R.: Non è semplice perché sono sette anni che canto anche con il gruppo brasiliano degli Angra. Ciò che a molti può non risultare evidente è che è difficile andare e tornare dal Brasile un mese sì e uno no e trovarsi a suonare in un altro contesto come pubblico, ambiente e lingua.
D.: Secondo te si riesce a vivere di musica in Italia?
R.: Secondo me con questo genere di musica no. Io ho sempre fatto questo sbattendomi avanti e indietro. Cinque giorni fa ero in Colombia con gli Angra, sono tornato con loro con il volo e siamo atterrati a Barcellona e oggi sono qui.
D.: Vivete tutti a notevoli distanze, Fabio e Luca in Italia, Patrice e Dominique in Francia ed Alex in Germania; come fate ad intendervi così bene ed avere un’intesa così invidiabile?
R.: In realtà ci conosciamo da tanti anni e questa è la cosa più importante. Diciamo che di solito non proviamo e lo facciamo solo quando facciamo dei tour e delle date. Ci troviamo per qualche giorno in un posto in Francia e proviamo tutti assieme; altrimenti sarebbe impossibile.
D.: Cosa ci dobbiamo aspettare dal futuro dei Turilli/Lione Rhapsody? Ci saranno altri dischi dopo questo?
R.: Certo! Abbiamo altri due brani già scritti e speriamo di offrire un prodotto di qualità che possa soddisfare sia noi che i nostri fans. Di solito, se tutto funziona come deve, si hanno buoni risultati da tutte e due le parti.
6-07-2019 Turilli/Lione Rhapsody + Trick Or Treat + Ancient Bards @ Fuori Orario - Taneto (PR)
Domenica, 04 Agosto 2019 12:10 Pubblicato in Live ReportIl mio scopo era quello di realizzare un’intervista con uno dei componenti dei Rhapsody e non sapevo se mi sarebbe toccato in sorte Luca Turilli o Fabio Lione. Sapevo comunque che, come andava, sarei caduto bene. Fatta l’intervista con Fabio Lione (la potete leggere qui) il mio compito non poteva dirsi esaurito dato che, e voi lo sapete bene, quando sono “di servizio” per un concerto, ci scappa sempre il live report completo. Una volta tanto parto da un aspetto che, molto spesso viene discusso e, talvolta, suscita perplessità e rabbia. Voglio iniziare parlando del pubblico presente. Una volta tanto posso dire che l’affluenza ad un concerto, per una location come quella del Fuori Orario di Taneto di Gattatico, è stata soddisfacente. Alla fine della serata erano ben più di 150 i paganti e questo, per come girano le cose in Italia, non è un dato trascurabile. Vuoi che la data fosse l’unica prevista (al momento) per presentare il nuovo C.D. dei Rhapsody “Zero Gravity (Rebirth And revolution) ”, vuoi che la band gode ancora di gran stima e affetto, vuoi che il bill era ben assortito, la risposta da parte della gente non è mancata. Se poi ci mettiamo che, in concomitanza, c’era il Rock The Castle a Verona si può dire che è andata bene così. Il concerto si è svolto nell’area esterna del Fuori Orario e non poteva essere altrimenti visto il gran caldo dei giorni precedenti. Sabato sei luglio la temperatura era accettabile ma dentro al locale, ho fatto una capatina durante l’intervista della collega Mary con i Trick or Treat, era impossibile resistere per parecchio tempo.
Avevo assistito alle prove pomeridiane degli Ancient Bards e dei Trick or Treat e avevo intuito che i suoni erano di buona qualità ma, per avere la risposta definitiva, bisognava aspettare il concerto. Dopo il meet and greet gratuito che ha permesso a chiunque di far firmare un oggetto dai Rhapsody al completo e fare una foto, si parte con gli Ancient Bards. La band viene accolta da un vero e proprio boato del pubblico e da mani alzate. La carica è quella giusta.
Non avevo mai visto la formazione riminese all’opera dal vivo e, per questo, non sapevo cosa aspettarmi. Il sestetto, che presentava Dario Capacci alla batteria in sostituzione di Federico Gatti, ha allestito un set dove hanno trovato ampio spazio i brani tratti dall’ultimo C.D. “Origine – The Black Crystal Sword Saga Part 2”. Il primo singolo “Impious Dystropia”, battente e epico come pochi, ha lasciato modo alle growling vocals di Simone Bertozzi, anche chitarrista, e alla voce di Sara Squadrani di caricare a mille i presenti e di mostrare le caratteristiche tecniche di musicisti come Martino Garattoni (bs), Claudio Pietronik (ch) e Daniele Mazza (ts). Se pensate che la violenza o l’epicità siano le uniche caratteristiche degli Ancient Bards siete in errore. E’ difficile non farsi ammaliare o perdersi nell’incanto di “Light” e qui vorrei aprire una parentesi. La tecnologia aiuta i musicisti e gli Ancient Bards non fanno eccezione usando delle basi ma, per ciò che riguarda la voce, o la si ha o non c’è Santo che tenga. Sara Squadrani ha dimostrato di avere voce e di saperla modulare a dovere risultando quasi perfetta. Certo, non potete chiederle di cantare come un omaccione ma, a quello, ci pensa Simone. Per chiudere il trittico dei pezzi estratti dal nuovo album non poteva mancare il secondo singolo “Fantasy’s Wings” dove il pubblico ha “cavalcato” assieme ai bardi dimostrando di gradire a pieno la proposta musicale. Dal remoto passato del gruppo è stato riesumato il pezzo “The Birth Of Evil” che ha fatto bella mostra di se assieme ad altre perle vecchie nuove come “Across This Life” (dall’album “A New Dawn Ending”) “Aureum Legacy” e altre ancora. Uno show coinvolgente che mi spinge ad esortarvi ad andare a supportare gli Ancient Bards in sede live se ne avrete l’occasione, a patto che vi piaccia il genere, ovviamente.
Dopo un breve cambio palco tocca ai Trick Or Treat scaldare gli animi. Avevo visto la band dal vivo altre quattro volte quindi sapevo bene cosa aspettarmi da Alessandro Conti (vc) e dai suoi compagni d’avventura. I Trick Or Treat sembrano non prendersi troppo sul serio e hanno quell’aria da eterni ragazzi che traspare dalle loro parole ma, quando suonano, lo fanno con tutto l’impegno e la tecnica che ci vuole. Partiti come cover band dei tedeschi Helloween i modenesi ne hanno fatta di strada crescendo album dopo album e calcando terreni diversi a suon di brani originali, cover di cartoni animati e rifacimenti divertenti (“Girls Just Want To Have Fun” di Cindy Lauper) e collaborazioni varie. Con questa premessa non ci si poteva aspettare altro che una scaletta varia. Nel loro set, infatti, hanno trovato posto vecchi pezzi come la divertente “Loser Song” (da “Tin Soldier”) mischiati ad altri come la coinvolgente “United” (da “Rabbits Hill II”) il cui ritornello mi ha accompagnato nel viaggio di ritorno verso casa. Non poteva mancare un ricordo del recentemente scomparso Andrè Matos con “Prince With a 1000 Enemies”. Così come la vita è fatta di dolori esistono anche delle gioie. I ragazzi si sono divertiti a “distrarre” i presenti dicendo: “Basta con il Metal è ora di andare a f…” una brevissima intro/cover di Gigi D’agostino in pieno stile maranza è stata data in pasto a un pubblico che ha gradito, tanto da mettersi a saltellare e cantare in coro. Non potevano mancare i brani collegati ai cartoni animati ed è così che i cinque hanno fatto cantare a squarciagola tutti quanti, o almeno quelli nati dopo il 1975; io nel 1987, anno d’uscita del cartone animato, ero già adulto, con “Jam”: pezzo che ha visto salire sul palco Sara Squadrani. Dal recente progetto dedicato ai “Cavalieri Dello Zodiaco”, ovvero dal disco “The Legend Of XII Saints”, è stato estratto il singolo “Taurus: Great Horn”. Tra balli, qualche “pogo”, e tanta buona musica, si conclude una performance che lascia facce contente e vogliose di continuare la “festa”. Un lungo intervallo, qualche chiacchierata con amici, e arriva l’ora dei Turilli/Lione Rhapsody.
Per chi come me ha visto centinaia di concerti, ci sono dei segnali inequivocabili che i musicisti hanno voglia di svolgere bene il loro compito. Mentre intervistavo un tranquillo ma esaustivo Fabio Lione avevo a pochi metri Luca Turilli che era impegnato con un’altra testata e, dalle sue parole che non capivo ma che sgorgavano copiose, si intuiva quanta anima avesse messo in questo progetto e nelle canzoni in esso contenute. Come se non bastasse la stretta di mano “lanciatami” da Luca attraverso le transenne e la “contrazione nervosa”, sommata alla concentrazione durante il live set, hanno portato lui, assieme a tutto il gruppo, ad ottenere un ottimo risultato. Passando alla musica che ho potuto ascoltare è inutile che vi dica con quale entusiasmo e perizia Turilli/Lione, validamente assecondati da Dominique Leurquin (ch),Patrice Guers (bs), e Alex Holzwarth (bt)hanno contagiato il pubblico. Nel set hanno trovato posto i nuovi brani, vi ricordo che il C.D “Zero Gravity (Rebirth And Revolution)” era uscito il giorno prima, assieme a quelli dei Rhapsody. Per l’omaggio al defunto attore Christopher Lee, invece, è stata scelta “Reign Of Terror” (Rhapsody Of Fire – “The Frozen Tears Of Angels” – 2010). L’epicità della musica del gruppo è fuori discussione anche se nell’ultimo C.D. Turilli e Lione si sono trovati a “sperimentare” nuove sonorità: nuove per i Rhapsody, ovviamente. L’audio dal fondo del Fuori Orario non è risultato sempre inappuntabile ma la classe innata dei musicisti ha prevalso alla grande. Il piccolo inconveniente della mancanza delle luci sul palco non ha fatto grandi danni grazie anche a gente calma “allietata” da un Fabio Lione capace di trasmettere serenità in un frangente scomodo da gestire per qualsiasi band. Se “Phoenix Rising” e “D.N.A. (Demon And Angel)” hanno traghettato i presenti attraverso il nuovo corso del duo a rimarcare il passato più o meno lontano, ci hanno pensato pezzi come “Land Of Immortals” e “On The Way To Ainor”. Naturalmente non sono mancati momenti di “pausa” come il solo di batteria, a dire il vero nella norma, o il solo di basso, già più “pepato”. Fabio non ha perso l’occasione di mettere in mostra la sua voce con la cover di “Time To Say Goodbye”, ovvero “Con te Partirò”, che, stranamente, non è stata cantata in coro come mi aspettavo. Dopo “Unholy Warcry” è ora di chiudere bottega, più che altro per ragioni di tempo, e dal palco è possibile vedere la soddisfazione di un Luca Turilli che saluta a mani giunte e la commozione di Fabio Lione (giurerei di avere visto una lacrima scendere sul suo viso). In tempi remoti i Rhapsody vennero ferocemente criticati per l’uso di basi sul palco. Oggi che tutti o quasi le usano che avete da dire? Io ho trovato tre gruppi in piena forma e questo mi basta.
Nota: grazie agli organizzatori del concerto per l’accoglienza che mi hanno riservato e grazie alla “collega” Mary Rock che ha gentilmente fornito alcune delle foto di questo articolo.
5-05-2019 Little Villains + Binge Drinkers @ Splinter Club – Parma.
Domenica, 09 Giugno 2019 18:17 Pubblicato in Live Report
E’ inevitabile: ogni qual volta che esce qualcosa che riguarda i Motorhead, sia come gruppo che come progetto parallelo di uno dei componenti, la cosa finisce nelle mie mani e io, da vecchissimo fan di Lemmy & co. sono felicissimo. Avevo recensito il C.D. “Philthy Lies” (rimane il mistero se scrivere il titolo così oppure “Phylthy Lies” n.d.r.) dei Little Villains, gruppo formato da Phil Taylor e James Alexander Childs, affibbiando alla band 3,5/5. Venuto a conoscenza del fatto che il quartetto, con un altro batterista ovviamente, sarebbe venuto a Parma per una data allo Splinter Club, non potevo lasciarmi sfuggire l’occasione di essere presente al concerto per raccontarvelo. Partenza alle 19.00 da Reggio Emilia sotto una pioggia che, pur avendo imperversato tutto il giorno, non accennava a smettere. Arrivo al locale giusto in tempo per l’apertura e noto che non c’è nessuno che si accinge a entrare. Sapevo che l’affluenza sarebbe stata scarsa dato che la sera prima c’era stato un altro concerto, il giorno stesso c’era un festival in zona e che, oltre alla pioggia, era anche domenica ma nessuno…?! Non so se ringraziarvi per avere reso la mia esperienza di cronista unica o bacchettarvi per la mancata presenza ma, tant’è, è andata così. Entro grazie all’accredito ricevuto dalla band. Il locale è ancora semi buio ma il palco è sistemato.
Chiedo se è possibile salutare i Little Villains e Gabriele, uno dei gestori dello Splinter, mi dice che la band si sta rilassando ma si può fare. Mi presento e, dopo quattro chiacchiere amichevoli con il quartetto e uno scatto fotografico effettuato nel piccolo camerino, torno fuori.
E’ il momento di conoscere il gruppo di supporto e, visto che non c’è nessuno, la cosa riesce facilmente. Simone, basso e voce dei Binge Drinkers, band modenese che aprirà la serata, mi fa una breve storia del gruppo e mi parla dell’E.P. “Rock n’Roll Odissey” uscito nel febbraio 2019. Passano i minuti tra un sorso di birra e altre ciarle sino a che viene il momento di salire sul palco. Quando accadono cose di questo genere: mi riferisco ad un locale con poche persone, consiglio a tutti i gruppi di prenderla come una prova generale per i prossimi concerti. Fortunatamente i Binge Drinkers non si sono abbattuti e, caricati dal tifo fatto dai Little Villains presenti a bordo palco, hanno cominciato il loro breve set.
Il terzetto ha dimostrato di essere compatto e lo ha fatto a suon di musica dura e “quadrata”. Non è facile mettere a fuoco la proposta dei Binge Drinkers. Molto spesso si ha a che fare con l’Hard Rock, Grunge, in qualche momento spunta fuori un’anima Punk alla Blink 182 e, infine, spunta fuori una componente Southern (retaggio della prima formazione n.d.a.). Un batterista che picchia sodo e che non potrebbe fare altrimenti dato che proviene da esperienze Thrash, un chitarrista minimale e dai soli non invadenti ma al servizio della musica, nonostante qualche imprecisione, e un basso potente, hanno condotto in porto una prova difficile ma abbastanza soddisfacente. Mi riservo di andare a vedere il gruppo quando si esibirà da headliner e sono sicuro che troverò una band più motivata. Se proprio devo dare un consiglio direi a Simone di trovare un cantante dalla voce “ruvida” che possa rappresentare al meglio i suoi testi.
Setlist Binge Drinkers:
On The Run
Bad Seed
Freedom Of Pain
Astray
Hangover
Breve attesa per il cambio palco ed è ora di vedere all’opera i Little Villains. L’inizio è veramente folgorante. L’inedita “Butcher Bird” è una botta di energia sparata a suon di Rock e condita con sudore e divertimento. James e compagni propongono una musica semplice ma sono dei professionisti e questo lo si capisce al volo. La seconda track in scaletta (“Running Around”) conferma in pieno la buona forma dei quattro e mi invita a roteare la testa a mo di headbangin’.
“Traitor” viene eseguita con perizia e l’energia profusa non accenna a diminuire: vi ricordo che i Little Villains stanno suonando di fronte a sei persone, staff del locale compreso. Dopo “In his Blood” James decide, a sorpresa, di dedicarmi “Enemy”, e accompagna la dedica con alcune parole; mi riservo di chiedere di cosa parla il brano in sede d’intervista. Parte la tirata “Messerschmitt” e la “botta d’energia” non accenna a diminuire. Si arriva alla strumentale “Mush” e se fino ad ora ho messo in luce l’aspetto professionale dei quattro americani, posso soffermarmi a parlare anche del loro aspetto goliardico. Il chitarrista Owen Childs, dall’aspetto il più giovane del gruppo, approfitta, grazie all’assist di Simone dei Binge Drinkers, della pizza sfornata dai gestori dello Splinter e se ne caccia in bocca un pezzo continuando a suonare. La voglia di divertirsi e la verve di Owen dimostrano che il futuro della musica è in buone mani.
Si approda all’anthem “In The Head” e la mia testa ricomincia a muoversi con un posato headbangin’. Siamo agli sgoccioli e i piccoli villani si apprestano al commiato con “The Last” (in realtà non so se questo è il titolo esatto n.d.a.). A chiudere il set, come si suole dire breve ma intenso, arriva l’alternative sound di “Attack”. Che altro aggiungere? I Little Villains non stupiscono con effetti speciali ma gettano in pasto al pubblico i loro riff corposi e il loro Rock vario. A me va bene così e mi spiace per quanti si sono persi uno show più che gradevole.
Setlist Little Villains:
1. Butcher Bird
2. Running Around
3. Traitor
4. In his Blood
5. Enemy
6. Messerschmitt
7. Mush (instrumental)
8. In the Head
9. The Last
10. Attack
Backstage Rock Metal Fest: la Tuscia non molla! Live report a cura di Simone "Zilath" Scocchera (F.V.I.M.I.)
Lunedì, 27 Maggio 2019 18:44 Pubblicato in Live ReportATTENZIONE: questo non è un trattato di filosofia sulla musica ne una analisi tecnica per quanto riguarda brani composti, bravura e tecnica dei musicisti. Quale amante della musica e artista a mia volta scriverò le mie impressioni, più o meno oggettive, di una bella serata passata ad ascoltare buona musica e a veder esibirsi bravi artisti.
Il festival si è svolto l'11 Maggio 2019 a Fabrica Di Roma, un paesetto della Tuscia in provincia di Viterbo, al VintagE Live Club, una boccata di aria fresca nella moria di locali che ha colpito la zona in questi anni (giuro, a Viterbo è da anni che manca una sala concerti). Il VintagE si divide in varie stanza: veranda, zona bar, sala concerti e sala prove al piano superiore. E' nella sala concerto che iniza la serata con tavoli apparecchiati per la cena. Come rappresentante di Facciamo Valere Il Metallo Italiano ho l'onore di cenare insieme a Federica "Faith" Sciamanna, organizzatrice del festival, cantante degli Shiver, insegnante di canto non che uno dei fondatori della Backstage Academy, scuola di musica nata a Viterbo e che ora conta diverse sedi in Italia e non solo. Fra un piatto di hamburger e patatine e un po' di insalata ecco che arrivano le 21:00 e si inizia a levare i tavoli.
Saliamo sul palco per una piccola introduzione della serata e a fare 2 chiacchere con la prima band mentre si sistemano sul palco. Da qui in poi si è svolta la magia.
Soul Synesthesia: gruppo di recentissima formazione, tanto da essere questo il loro primo live. Sono 4 giovani ragazzi che presentano brani da loro composti con un misto fra metal e punk. A mio avviso riescono a fare della loro inesperienza una forza, i brani non contengono riff troppo difficili o metriche estreme ma nella loro semplicità riescono ad ipnotizzare chi ascolta, riescono a trasportarti in una dimensione senza tempo. Dopo una iniziale, normale, timidezza i 4 si sono sciolti e brano dopo brano hanno tirato fuori grinta e passione. Con dedizione e l'esperienza necessaria riusciranno a tirare fuori qualcosa di veramente bello. Per ora potete seguirli sui vari social e su YouTube trovate la loro Black Gold, il loro primo singolo.
Pagina Facebook: https://www.facebook.com/SoulSynesthesia/
Black Gold: https://www.youtube.com/watch?v=s7HBJTujZ08
The Resilient: un altro quartetto si esibisce come seconda band, i The Resilient presentano brani con un misto fra heavy e grunge, carichi di energia e momenti davvero esplosivi. Colpisce molto la rabbia che esprime il cantante, come anche i giochi un po' fuori dalle righe di chitarra e basso, il tutto ridimensionato da una batteria che scandisce il tempo come un orologio. In pratica non ti danno il tempo di annoiarti. Seguiteli sui social per restare aggiornati riguardo al loro primo EP in lavorazione.
Pagina Facebook: https://www.facebook.com/TheResilient.band/
So What:I So What sono musicisti che fra un progetto e l'altro portano delle loro reinterpretazioni di brani famosi, uno fra tutti "Killing In The Name" dei Rage Against The Machine, riportando sul palco le stesse energie e passione. Andate a vedere la loro pagina Facebook per scoprire i progetti di cui fanno parte i membri che li compongono. (chiedo scusa per le poche parole spese ma l'argomento cover band non è molto apprezzato in certi ambiti.)
Pagina Facebook: https://www.facebook.com/sowhatrockband/
Amaca: Gli Amaca sono 3 ragazzi pieni di energie che coinvolgerebbero persino un pubblico di anzini. Un aggettivo che mi è venuto in mente per descriverli è "adolescenziali" ma non in un senso cattivo, bensì in una accezione più che positiva. Sono ragazzi che si lasciano trasportare dalle emozioni, emozioni che riescono benissimo a rappresentare con gli strumenti. I testi sono in italiano e questo gli fa onore, fra amori e dolori riescono a riportarti (almeno quelli della mia generazione) ai tempi del liceo, ma presentano anche riflessioni sulla vita. Hanno alle spalle già un album "Come Una Piuma" del quale potete trovare il singolo "Ehi Tu" su YouTube. Sono al lavoro sul nuove album, del quale hanno presentato alcuni brani durante il concerto, e devo dire che si sente una certa crescita e "maturazione" che promette bene.
Pagina Facebook: https://www.facebook.com/AmacaBand/
Ehi Tu: https://www.youtube.com/watch?v=ijKMKW6AmXM
Arriviamo agli headliner della serata, una band con la quale si sale parecchio di tono e di volumi, i Tractors: la band è composta da nomi famosi nella scena viterbese e non solo, poichè hanno militato e in parte militano tutt'ora in nomi quali Lord Vampyr, Voltumna, Enforces ed altri. Si presentano sul palco vestiti da contadini, non solo per ricollegarsi ai temi trattati ma anche per far capire agli spettatori che la loro musica sarà di una "ignoranza" mostruosa. Attivi dal 2013 si presentano come band di genere "Agrimetal", un misto fra heavy, speed, thrash, german power e old school horror metal. Credo sia più facile andare ad ascoltarli piuttosto che cercare di capire di che cosa si tratti solo leggendo. Fra potenti chitarre, batteria veloce e voce fra pulito e scream i 4 contadini dell'apocalisse presentano testi che mixano tematiche horror ad una ironia pungente, un esempio possono essere i brani "Arma Letame", tratta da una storia vera (andate ai loro live per saperne di più) e "Chicken's Life", la tragica storia di un pollo condannato a morte. I Tractors si appoggiano ai Fear No One Recording Studios di Emiliano Natali, anche loro bassista e cantante, dove hanno registrato nomi queli Aborym e Voltumna, giusto per citarne 2. Se volete farvi 2 risate mentre pogate freneticamente a ritmi folli i Tractors fanno al caso vostro, quindi vi suggerisco di seguire anche loro sui social per essere informati sulle loro date live. Ovviamente li trovate anche su YouTube ad esempio con il loro brano "Il Silenzio Dei Pappataci".
Pagina Facebook: https://www.facebook.com/Tractorizer/
Il Silenzio Dei Pappataci: https://www.youtube.com/watch?v=ATmPZnyh2eQ
Spero di non avervi annoiato, non sono di certo un giornalista ma da bravo amante della musica non potevo lasciare un evento del genere senza recensioni. Ringrazio Federica e la Backstage Academy insieme al VintagE Live Club per aver organizzato questa serata, ringrazio tutte le band per aver portato la loro ottima musica alle mie orecchie. Spero sinceramente che questo evento possa ripetersi periodicamente e intanto invito voi lettori a seguire i prossimi eventi del VintagE e della Backstage che ha già in lavorazione altre cose. Ringrazio infine AllaroundMetal, anche webzine ufficiale di Facciamo Valere Il Metallo Italiano, per avermi dato un piccolo spazio per parlare di questo evento!
Backstage Accademy: https://www.facebook.com/backstageacademyofficial/
VintagE Live Club: https://www.facebook.com/VintageLiveClub/