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Corrado Franceschini

Corrado Franceschini

Oltre 50 anni di età e più di 35 anni di ascolti musicali.

URL del sito web: http://it-it.facebook.com/people/Corrado-Franceschini/100000158003912 Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

E’ inevitabile: ogni qual volta che esce qualcosa che riguarda i Motorhead, sia come gruppo che come progetto parallelo di uno dei componenti, la cosa finisce nelle mie mani e io, da vecchissimo fan di Lemmy & co. sono felicissimo. Avevo recensito il C.D. “Philthy Lies” (rimane il mistero se scrivere il titolo così oppure “Phylthy Lies” n.d.r.) dei Little Villains, gruppo formato da Phil Taylor e James Alexander Childs, affibbiando alla band 3,5/5. Venuto a conoscenza del fatto che il quartetto, con un altro batterista ovviamente, sarebbe venuto a Parma per una data allo Splinter Club, non potevo lasciarmi sfuggire l’occasione di essere presente al concerto per raccontarvelo. Partenza alle 19.00 da Reggio Emilia sotto una pioggia che, pur avendo imperversato tutto il giorno, non accennava a smettere. Arrivo al locale giusto in tempo per l’apertura e noto che non c’è nessuno che si accinge a entrare. Sapevo che l’affluenza sarebbe stata scarsa dato che la sera prima c’era stato un altro concerto, il giorno stesso c’era un festival in zona e che, oltre alla pioggia, era anche domenica ma nessuno…?! Non so se ringraziarvi per avere reso la mia esperienza di cronista unica o bacchettarvi per la mancata presenza ma, tant’è, è andata così. Entro grazie all’accredito ricevuto dalla band. Il locale è ancora semi buio ma il palco è sistemato.

Chiedo se è possibile salutare i Little Villains e Gabriele, uno dei gestori dello Splinter, mi dice che la band si sta rilassando ma si può fare. Mi presento e, dopo quattro chiacchiere amichevoli con il quartetto e uno scatto fotografico effettuato nel piccolo camerino, torno fuori.

 

E’ il momento di conoscere il gruppo di supporto e, visto che non c’è nessuno, la cosa riesce facilmente. Simone, basso e voce dei Binge Drinkers, band modenese che aprirà la serata, mi fa una breve storia del gruppo e mi parla dell’E.P. “Rock n’Roll Odissey” uscito nel febbraio 2019. Passano i minuti tra un sorso di birra e altre ciarle sino a che viene il momento di salire sul palco. Quando accadono cose di questo genere: mi riferisco ad un locale con poche persone, consiglio a tutti i gruppi di prenderla come una prova generale per i prossimi concerti. Fortunatamente i Binge Drinkers non si sono abbattuti e, caricati dal tifo fatto dai Little Villains presenti a bordo palco, hanno cominciato il loro breve set.

Il terzetto ha dimostrato di essere compatto e lo ha fatto a suon di musica dura e “quadrata”. Non è facile mettere a fuoco la proposta dei Binge Drinkers. Molto spesso si ha a che fare con l’Hard Rock, Grunge, in qualche momento spunta fuori un’anima Punk alla Blink 182 e, infine, spunta fuori una componente Southern (retaggio della prima formazione n.d.a.). Un batterista che picchia sodo e che non potrebbe fare altrimenti dato che proviene da esperienze Thrash, un chitarrista minimale e dai soli non invadenti ma al servizio della musica, nonostante qualche imprecisione, e un basso potente, hanno condotto in porto una prova difficile ma abbastanza soddisfacente. Mi riservo di andare a vedere il gruppo quando si esibirà da headliner e sono sicuro che troverò una band più motivata. Se proprio devo dare un consiglio direi a Simone di trovare un cantante dalla voce “ruvida” che possa rappresentare al meglio i suoi testi.

Setlist Binge Drinkers:

On The Run

Bad Seed

Freedom Of Pain

Astray

Hangover

Breve attesa per il cambio palco ed è ora di vedere all’opera i Little Villains. L’inizio è veramente folgorante. L’inedita “Butcher Bird” è una botta di energia sparata a suon di Rock e condita con sudore e divertimento. James e compagni propongono una musica semplice ma sono dei professionisti e questo lo si capisce al volo. La seconda track in scaletta (“Running Around”) conferma in pieno la buona forma dei quattro e mi invita a roteare la testa a mo di headbangin’.

“Traitor” viene eseguita con perizia e l’energia profusa non accenna a diminuire: vi ricordo che i Little Villains stanno suonando di fronte a sei persone, staff del locale compreso. Dopo “In his Blood” James decide, a sorpresa, di dedicarmi “Enemy”, e accompagna la dedica con alcune parole; mi riservo di chiedere di cosa parla il brano in sede d’intervista. Parte la tirata “Messerschmitt” e la “botta d’energia” non accenna a diminuire. Si arriva alla strumentale “Mush” e se fino ad ora ho messo in luce l’aspetto professionale dei quattro americani, posso soffermarmi a parlare anche del loro aspetto goliardico. Il chitarrista Owen Childs, dall’aspetto il più giovane del gruppo, approfitta, grazie all’assist di Simone dei Binge Drinkers, della pizza sfornata dai gestori dello Splinter e se ne caccia in bocca un pezzo continuando a suonare. La voglia di divertirsi e la verve di Owen dimostrano che il futuro della musica è in buone mani.

 

Si approda all’anthem “In The Head” e la mia testa ricomincia a muoversi con un posato headbangin’. Siamo agli sgoccioli e i piccoli villani si apprestano al commiato con “The Last” (in realtà non so se questo è il titolo esatto n.d.a.). A chiudere il set, come si suole dire breve ma intenso, arriva l’alternative sound di “Attack”. Che altro aggiungere? I Little Villains non stupiscono con effetti speciali ma gettano in pasto al pubblico i loro riff corposi e il loro Rock vario. A me va bene così e mi spiace per quanti si sono persi uno show più che gradevole.  

Setlist Little Villains:

1. Butcher Bird

2. Running Around

3. Traitor

4. In his Blood

5. Enemy

6. Messerschmitt

7. Mush (instrumental)

8. In the Head

9. The Last

10. Attack

 

ATTENZIONE: questo non è un trattato di filosofia sulla musica ne una analisi tecnica per quanto riguarda brani composti, bravura e tecnica dei musicisti. Quale amante della musica e artista a mia volta scriverò le mie impressioni, più o meno oggettive, di una bella serata passata ad ascoltare buona musica e a veder esibirsi bravi artisti.

 

Il festival si è svolto l'11 Maggio 2019 a Fabrica Di Roma, un paesetto della Tuscia in provincia di Viterbo, al VintagE Live Club, una boccata di aria fresca nella moria di locali che ha colpito la zona in questi anni (giuro, a Viterbo è da anni che manca una sala concerti). Il VintagE si divide in varie stanza: veranda, zona bar, sala concerti e sala prove al piano superiore. E' nella sala concerto che iniza la serata con tavoli apparecchiati per la cena. Come rappresentante di Facciamo Valere Il Metallo Italiano ho l'onore di cenare insieme a Federica "Faith" Sciamanna, organizzatrice del festival, cantante degli Shiver, insegnante di canto non che uno dei fondatori della Backstage Academy, scuola di musica nata a Viterbo e che ora conta diverse sedi in Italia e non solo. Fra un piatto di hamburger e patatine e un po' di insalata ecco che arrivano le 21:00 e si inizia a levare i tavoli.

Saliamo sul palco per una piccola introduzione della serata e a fare 2 chiacchere con la prima band mentre si sistemano sul palco. Da qui in poi si è svolta la magia.

 

Soul Synesthesia: gruppo di recentissima formazione, tanto da essere questo il loro primo live. Sono 4 giovani ragazzi che presentano brani da loro composti con un misto fra metal e punk. A mio avviso riescono a fare della loro inesperienza una forza, i brani non contengono riff troppo difficili o metriche estreme ma nella loro semplicità riescono ad ipnotizzare chi ascolta, riescono a trasportarti in una dimensione senza tempo. Dopo una iniziale, normale, timidezza i 4 si sono sciolti e brano dopo brano hanno tirato fuori grinta e passione. Con dedizione e l'esperienza necessaria riusciranno a tirare fuori qualcosa di veramente bello. Per ora potete seguirli sui vari social e su YouTube trovate la loro Black Gold, il loro primo singolo.

Pagina Facebook: https://www.facebook.com/SoulSynesthesia/

Black Gold: https://www.youtube.com/watch?v=s7HBJTujZ08

 

The Resilient: un altro quartetto si esibisce come seconda band, i The Resilient presentano brani con un misto fra heavy e grunge, carichi di energia e momenti davvero esplosivi. Colpisce molto la rabbia che esprime il cantante, come anche i giochi un po' fuori dalle righe di chitarra e basso, il tutto ridimensionato da una batteria che scandisce il tempo come un orologio. In pratica non ti danno il tempo di annoiarti. Seguiteli sui social per restare aggiornati riguardo al loro primo EP in lavorazione.

Pagina Facebook: https://www.facebook.com/TheResilient.band/

 

So What:I So What sono musicisti che fra un progetto e l'altro portano delle loro reinterpretazioni di brani famosi, uno fra tutti "Killing In The Name" dei Rage Against The Machine, riportando sul palco le stesse energie e passione. Andate a vedere la loro pagina Facebook per scoprire i progetti di cui fanno parte i membri che li compongono. (chiedo scusa per le poche parole spese ma l'argomento cover band non è molto apprezzato in certi ambiti.)

Pagina Facebook: https://www.facebook.com/sowhatrockband/

 

Amaca: Gli Amaca sono 3 ragazzi pieni di energie che coinvolgerebbero persino un pubblico di anzini. Un aggettivo che mi è venuto in mente per descriverli è "adolescenziali" ma non in un senso cattivo, bensì in una accezione più che positiva. Sono ragazzi che si lasciano trasportare dalle emozioni, emozioni che riescono benissimo a rappresentare con gli strumenti. I testi sono in italiano e questo gli fa onore, fra amori e dolori riescono a riportarti (almeno quelli della mia generazione) ai tempi del liceo, ma presentano anche riflessioni sulla vita. Hanno alle spalle già un album "Come Una Piuma" del quale potete trovare il singolo "Ehi Tu" su YouTube. Sono al lavoro sul nuove album, del quale hanno presentato alcuni brani durante il concerto, e devo dire che si sente una certa crescita e "maturazione" che promette bene.

Pagina Facebook: https://www.facebook.com/AmacaBand/

Ehi Tu: https://www.youtube.com/watch?v=ijKMKW6AmXM

 

Arriviamo agli headliner della serata, una band con la quale si sale parecchio di tono e di volumi, i Tractors: la band è composta da nomi famosi nella scena viterbese e non solo, poichè hanno militato e in parte militano tutt'ora in nomi quali Lord Vampyr, Voltumna, Enforces ed altri. Si presentano sul palco vestiti da contadini, non solo per ricollegarsi ai temi trattati ma anche per far capire agli spettatori che la loro musica sarà di una "ignoranza" mostruosa. Attivi dal 2013 si presentano come band di genere "Agrimetal", un misto fra heavy, speed, thrash, german power e old school horror metal. Credo sia più facile andare ad ascoltarli piuttosto che cercare di capire di che cosa si tratti solo leggendo. Fra potenti chitarre, batteria veloce e voce fra pulito e scream i 4 contadini dell'apocalisse presentano testi che mixano tematiche horror ad una ironia pungente, un esempio possono essere i brani "Arma Letame", tratta da una storia vera (andate ai loro live per saperne di più) e "Chicken's Life", la tragica storia di un pollo condannato a morte. I Tractors si appoggiano ai Fear No One Recording Studios di Emiliano Natali, anche loro bassista e cantante, dove hanno registrato nomi queli Aborym e Voltumna, giusto per citarne 2. Se volete farvi 2 risate mentre pogate freneticamente a ritmi folli i Tractors fanno al caso vostro, quindi vi suggerisco di seguire anche loro sui social per essere informati sulle loro date live. Ovviamente li trovate anche su YouTube ad esempio con il loro brano "Il Silenzio Dei Pappataci".

Pagina Facebook: https://www.facebook.com/Tractorizer/

Il Silenzio Dei Pappataci: https://www.youtube.com/watch?v=ATmPZnyh2eQ

 

Spero di non avervi annoiato, non sono di certo un giornalista ma da bravo amante della musica non potevo lasciare un evento del genere senza recensioni. Ringrazio Federica e la Backstage Academy insieme al VintagE Live Club per aver organizzato questa serata, ringrazio tutte le band per aver portato la loro ottima musica alle mie orecchie. Spero sinceramente che questo evento possa ripetersi periodicamente e intanto invito voi lettori a seguire i prossimi eventi del VintagE e della Backstage che ha già in lavorazione altre cose. Ringrazio infine AllaroundMetal, anche webzine ufficiale di Facciamo Valere Il Metallo Italiano, per avermi dato un piccolo spazio per parlare di questo evento!

Backstage Accademy: https://www.facebook.com/backstageacademyofficial/

VintagE Live Club: https://www.facebook.com/VintageLiveClub/

 

E’ difficile trovare libri che hanno come argomento il movimento Heavy Metal underground nazionale. Se poi ci spostiamo a livello regionale o territoriale, la cosa diventa impossibile. “Rumore, sudore e vecchie cassette”, libro di Daniele Guglielmi uscito nel settembre del 2018 per la casa editrice Sette Città, viene a colmare questo vuoto andando a scavare nei meandri del Metal della zona della Tuscia ed è un esempio unico nel suo genere. Date le mie origini laziali da parte di madre ho letto con interesse le biografie e le discografie accluse ed ho respirato un’aria musicale che non conoscevo e che veniva, e viene, da una terra dove si trovano le mie radici affettive: una terra che ho frequentato assiduamente per decenni.

D) Ciao Daniele, ben arrivato su www.allaroundmetal.com. Visto che il tuo non è un nome propriamente noto puoi rilasciare ai nostri lettori qualche cenno biografico?

Ciao Corrado. Allora, iniziamo. In effetti, io sono l’ultimo degli sconosciuti, questo è innegabile. Sono semplicemente un appassionato di rock e metal che dal 1986 segue la scena, con particolare attenzione all’underground. Ho collaborato negli anni 90 con alcune fanzine cartacee e successivamente con diversi siti musicali e non. Mi sono sempre dilettato a scrivere. Ho in archivio moltissimo materiale ancora inedito. Oggi curo una rubrica fissa che “straparla” di musica su un blog (arenone.it) chiamata 33 ghiri.

D) Cosa ti ha spinto a scrivere “Rumore, sudore e vecchie cassette”, quanto tempo ha richiesto la stesura del libro e come mai hai avuto l’idea di dividerlo in tre parti?

È tutto scritto nell’introduzione. Ero a casa e stavo ascoltando una vecchia demo degli Stiff, a mio modesto avviso una delle band seminali del metal italiano. Molti non li conoscono, solo per il fatto che non siano riusciti mai a far uscire una release ufficiale. Mi sembrava un’ingiustizia enorme. Partendo da questa considerazione mi son chiesto quante band dal repertorio inedito fossero esistite dagli anni ottanta ad oggi nella mia provincia. Prima ho organizzato il mio archivio personale e poi sono andato a contattare i vari protagonisti ed ho cercato di stilare una lista quanto più esaustiva possibile. Il lavoro è durato circa dodici mesi, e ho dovuto dividere il testo in tre sezioni per poter rendere la fruizione della trattazione maggiormente organica e quanto più possibile uniforme. Ho individuato le band hard rock e metal nel primo capitolo, tutte le realtà estreme e d’avanguardia nel secondo, chiudendo con le band alternative, utilizzando questo ultimo spazio per tutti i gruppi difficilmente catalogabili. Mi sono spinto fino alle realtà meno commerciali, escludendo il pop ed evitando la scena punk e hardcore, in quanto già oggetto di un precedente lavoro dell’amico Andrea Corsetti.

D) Una domanda scaturita dal fatto che nel libro sono presenti delle discografie di gruppi, talvolta sconosciuti, curate e accurate; sei un appassionato di demo, un collezionista “seriale” o altro?

Sono un collezionista compulsivo. Catalogo e acquisto materiale da oltre trent’anni. Mi è sempre interessato il lato sommerso del rock duro, senza limitarmi alle band più mainstream. Nonostante negli anni, in modo sistematico, abbia selezionato sempre più la ricerca, ho la possibilità di attingere ad un archivio composto da un notevole bacino di release, tutte rigorosamente originali. Ho un cattivo rapporto con la musica digitale e con lo streaming in genere. Considerando anche il fatto che la realtà della zona non è certo così vasta, non mi è stato difficile contattare amici e conoscenti per poter integrare quanto negli anni non avevo avuto la possibilità di reperire, includendo materiale inedito sia audio che fotografico.

 

D) Il libro prende in esame i gruppi della Tuscia romana, ovvero dell’alto Lazio, pensi che possa avere interesse a livello nazionale oppure catalizzerà l’attenzione di persone della zona presa in esame o che, come me, sono appassionate di musica Hard & Metal nazionale non che avidi lettori?

Non può non interessare che tutti, indipendentemente dalla provenienza. Il testo interessa più di settanta band e molte non possono e non devono essere ignorate. Tra l’altro diversi gruppi già godono di una fama nazionale e internazionale, per la qualità della loro proposta e per la professionalità dei loro lavori. Questo mio modesto tributo non può essere considerato un testo per la Tuscia laziale, ma contiene moltissime indicazioni per avere la possibilità di conoscere gruppi veramente di livello. In questa sede, non sarebbe opportuno sceglierne alcune, ma mi limito ad invitarvi a scoprirle, perché vi assicuro che vale la pena. Tra l’altro, alcuni gruppi del passato, pungolati dal mio interesse hanno cercato in questi mesi di aprire di nuovo gli archivi e hanno diffuso in rete molto materiale. Non mi prendo il merito di tutto questo, ma ne sono estremamente felice.

D) Quali sono state, stesura a parte,  le maggiori difficoltà nello scrivere il libro? Hai trovato più collaborazione o “reticenza” da parte di chi ha vissuto le cose in un certo periodo e, magari, le aveva sepolte sotto il tappeto perché le riteneva solo una fase dell’adolescenza/gioventù?

Ad essere sinceri la maggior parte delle persone che ho contattato mi hanno riservato un trattamento encomiabile e con il loro entusiasmo, in qualche maniera, mi hanno dato la forza di concludere un lavoro che sulla carta appariva non certo semplice. C’è stato qualche caso isolato di soggetti che sono stati particolarmente reticenti a mettermi a disposizione del materiale, soprattutto per mancanza cronica e generalizzata di empatia. Questo è un problema molto diffuso in ambito musicale e non certo a Viterbo e provincia solamente. Altri li ho trovati in difficoltà, al momento in cui ho riesumato loro vecchi progetti musicali, nei quali oggi non si riconoscono più a livello artistico. Anche questo fenomeno, in ambito musicale, non è certo nuovo.

D) Leggendo il libro si ha l’idea che la scena del viterbese, soprattutto per ciò che riguarda gli studi di registrazione e i musicisti, sia appannaggio di poche persone che, spesso, creano nuovi gruppi o fanno parte di diverse band: è così?

Ovviamente la trattazione è ricollegabile ad un’area geografica piuttosto ridotta ed è fisiologico che certi nominativi appaiono coinvolti in diverse realtà artistiche. C’è qualche soggetto che ha materialmente inaugurato la scena e ancora oggi è sulla breccia. La gente di queste parti spesso ha la pellaccia dura e se crede in quel che fa non abdica certo con facilità.

D) Esistono dei locali che danno spazio alla musica dal vivo e “voce” alle band della zona? Trovi che la scena dell’alto Lazio sia coesa oppure anche li, come dappertutto, esistono rivalità, invidie, ripicche o altre cose che portano scompiglio e, parere personale, non aiutano nessuno?

La mancanza cronica di locali, come in altre parti d’Italia, da sempre è stata a Viterbo e provincia un problema. Oggi, tale vuoto è ancor più evidente nel capoluogo, un po’ meno in provincia, dove qualche realtà si sta affermando in modo professionale. In troppe situazioni, comunque, le serate con maggior affluenza vengono prenotate per tribute band. Questa non è certamente una scelta dei proprietari dei locali, ma una precisa indicazione del pubblico. Riflettiamo.

D) Come sei entrato in contatto con Emanuele Paris (uno dei miei cugini n.d.a.) della casa editrice Sette Città? Come è stato accolto il tuo progetto? In caso di stesura di un nuovo libro hai intenzione di collaborare di nuovo con questa piccola ma efficiente casa editrice legata al territorio?

Con Emanuele ci conoscevamo. Un amico mi ha indirizzato a lui per proporre il manoscritto. Ho trovato collaborazione, massima disponibilità e professionalità. Nessuna imposizione e totale libertà sotto ogni punto di vista. Sarebbe un grande onore per me, in caso dovessi pubblicare in futuro, avvalermi ancora una volta della casa editrice Sette Città, piccola, determinata e molto ambiziosa.

D) Dove si può reperire il tuo libro e dove e come è possibile contattarti per avere aggiornamenti sulla tua attività?

Il libro in città e in provincia si può trovare nelle librerie del circuito distributivo di Sette Città e in rete sulle maggiori piattaforme di vendita on line e ovviamente sul sito della casa editrice (www.settecitta.eu).

Per finire, vorrei ringraziare te Corrado e www.allaroundmetal.com per avermi contattato, con la speranza possiate essere in tanti ad essere curiosi nel conoscere la scena di Viterbo e provincia. Non vi pentirete. Alla prossima.

Intervista con Saverio "Sabbe" Rossi dei Dominance

Domenica, 16 Settembre 2018 08:37 Pubblicato in Interviste

 

Quello che leggerete è il frutto di una chiacchierata a ruota libera effettuata faccia a faccia con Saverio “Sabbe” Rossi, bassista dei Dominance, tenuta al cospetto di un paio di birre.

C) Ciao Saverio. Ben arrivato su www.allaroundmetal.com

S) Grazie mille.

C) Come prima cosa ti chiederei di tracciare in sintesi data, circostanze della nascita e discografia dei Dominance.

S) Così, al volo. Raccogliere venti anni di storia in pochi minuti non è semplice; cercherò di fare del mio meglio. I Dominance sono nati nel 1992 da un’idea di Davide Tognoni, il nostro ex batterista, il quale ha pensato bene di formare questa band assieme a persone appassionate di Metal. In seguito sono entrati in formazione Massimo Baroni alla chitarra, Mauro Bolognesi, il nostro ex cantante, Alessandro Zanotti all’altra chitarra e il sottoscritto al basso. Con questa formazione siamo andati avanti fino al 1999. E’ stato un periodo molto bello e conviviale. Ci ha unito questa passione anche se avevamo esperienze diverse. Zanotti, ad esempio, veniva dal mondo Straight Edge. Questo ha fatto si che il nostro primo album fosse poco o nulla scontato. Il primo full leght è uscito per Scarlet Records ed è stata per noi una cosa abbastanza sorprendente. Avevamo deciso di fare un demo su cassetta da dare alle varie etichette ma Lorenzo Dehò, all’epoca bassista dei Time Machine, aveva l’etichetta Lucretia Records e ci aveva contattato per fare il full lenght. La Lucretia Records subì varie vicissitudini ma uno dei collaboratori, Stefano Longhi, ci offrì l’opportunità di entrare nel roster della sua etichetta, la Scarlet appunto, e di completare il primo disco registrato in analogico. Il disco fu registrato allo storico T.M.B. Rockhouse di Modena. Il primo album ha ricevuto recensioni lusinghiere da testate come Metal Hammer, Metal Shock, Grindzone e da varie fanzine italiane ed europee visto che il nostro batterista riceveva richieste di interviste un poco da tutte le parti del mondo. Il tutto è stato completato da un concerto a Biella di supporto a Malevolent Creation, Krabator e Master. Abbiamo poi avuto modo di incontrare i nostri ex compagni di etichetta Necrodeath e per noi è stato il modo di conoscere meglio un ambiente interessante e una scena fiorente.

C) Questo è ciò che riguarda il primo disco cosa puoi dirmi sugli altri due?

S) Dopo il primo album, purtroppo abbiamo subito dei cambiamenti di line up, una cosa abbastanza costante nella nostra storia. Dopo la rottura con la Scarlet Records i chitarrista Zanotti e Baroni hanno abbandonato il progetto ed è subentrato Marco Bertolini che, assieme a Gianluca Fontanesi darà vita alle chitarre del secondo album “Echoes Of Human Decay” che uscirà nel 2009 per Kolony Records, etichetta di Lorenzo Marchello. Avevamo incontrato Lorenzo ad un nostro concerto dato che era un nostro fan e visto che aveva creato la Kolony Records, è stato naturale per lui, e per noi, la concretizzazione del secondo disco.

C) Per quanto riguarda il vostro terzo disco come sono andate le cose?

S) Su questo disco mi devo di nuovo soffermare parecchio visto che ci sono stati i cambiamenti di formazione più importanti. Marco Bertolini ci ha abbandonato per motivi di studio ma, soprattutto, i Dominance hanno perso due colonne portanti come Mauro Bolognesi (voce) e il fondatore Davide Tognoni (batteria). Le ragioni delle defezioni sono state spiegate da loro nel rispettivo social network ma, indubbiamente, questi abbandoni hanno minato fortemente l’attività. Il nostro terzo album, “XX: The Rising Vengeance”, è stato registrato agli Audiocore Studio da Luca Cocconi e Simone Sighinolfi. Fortunatamente abbiamo avuto la fortuna di incontrare persone come Gabriel Cavazzini (in questo caso alla chitarra n.d.a.) e Max Marri (voce) che hanno saputo colmare questo enorme vuoto. Max Marri suona anche la batteria negli Stonedrift, band Stoner, dove ci sono persone come Emiliano Dalcomune , che conosci, e poi fa parte degli Unscarred, cover band dei Pantera, assieme a Frank Morri e altri, visto che ha avuto questo imprinting e, per certi versi, ha questa attitudine mentale.

C) Ho visto che nel concerto tributo ad Artio (Andrea Artioli, chitarrista degli Injury morto l’anno scorso n.d.a.) è salito con sul palco Dottor Viossy (chitarra).

S) Dottor Viossy ha voluto sposare la causa dei Dominance e devo dire che questa cosa ha suscitato in noi stupore. Non ti nascondo il fatto che nel primo concerto con lui alla chitarra mi tremavano un poco le gambe visto che è un chitarrista di professione e un musicista di caratura internazionale. Si è trovato con del materiale nuovo, voleva fare della musica estrema  e ha scelto noi come band. Inutile dire che noi ci restiamo volentieri a fare il ruolo di “cavie” per i suoi esperimenti.

 C) Visto che sei l’unico membro rimasto della formazione originale ti pesa questo fatto? Ti mancano i compagni di un tempo? hai mai pensato di mollare la presa?

S)Mi sono posto questa domanda alcune volte e devo dire che l’assenza dei compagni di un tempo mi ha pesato parecchio visto che siamo stati assieme per quasi venti anni. Purtroppo i fatti e le scelte della vita ci hanno portato su strade diverse ma auguro loro buona fortuna per le loro vite. La mancanza c’è sempre ma i nuovi compagni d’avventura me la fanno sentire il meno possibile.

C) Siete da poco entrati in studio. Puoi darmi qualche anticipazione sul prossimo album o lasciamo tutto all’immaginazione di chi legge?

S) qualche anticipazione te la posso dare di sicuro. Anzitutto collaboriamo con la Sheratan Records che è una nuova etichetta capitanata da Frank Morri e da Viossy. Stiamo lavorando per la prima volta in maniera davvero professionale. Sull’album nuovo ti posso dire che sarà una sorta di anno zero per noi Dominance in quanto ci sarà un’evoluzione stilistica. Ho sempre creduto, da membro superstite, che riproporre un album come “Anthems Of Ancient Splendour” nel 2018 non abbia molto senso. Credo che gli album vivano nel momento in cui sono composti. Nel prossimo album (uscirà non prima del 2019 n.d.a.) si sentirà molto l’influenza che hanno portato i nuovi arrivati nelle composizioni e inseriremo alcune sorprese.

C) Nel lavoro che farete in sala di registrazione verrà usata molta tecnologia? Suonerete in diretta? Assemblerete tutto con dei Pro Tools?

S) Useremo la tecnologia compatibilmente con le produzioni che escono fuori oggigiorno. Non navighiamo nell’oro ed abbiamo tutti delle situazioni lavorative per cui dobbiamo scegliere la situazione meno dispendiosa. Pur non suonando in diretta, cosa che a me comunque manca, posso dire che la tecnologia non influirà più di tanto sul risultato. La tecnologia, se usata con parsimonia e in maniera corretta offre un valido aiuto. Se si parla invece del gruppo che fa premere il pulsante al produttore e si lascia condizionare non sono d’accordo come penso saranno d’accordo i musicisti.

 

C) Recensendo il vostro primo singolo del precedente album (“Dear Next Victim” n.d.a.) avevo parlato di un brano tosto ma dalle sonorità più Djent oriented che Death. La pensi così anche tu o la vedi in altra maniera?

S)  Non proprio. Posso capire che chi ha ascoltato il disco precedente possa pensarla così ma ora ci affidiamo finalmente a una produzione moderna che ci soddisfa; sarebbe stupido non usarla. Naturalmente cerchiamo di non abusarne e di rimanere pur sempre nel campo Death. E’ come avere più cartucce a disposizione: non vogliamo rimanere fermi ai soliti 4 stilemi del Death.

C) in una precedente chiacchierata mi avevi detto che qualcuno vi accusava di esservi “venduti” a nuove sonorità. Cosa vuoi rispondere a queste persone?

S) Se uno fa queste affermazioni gli dico di ascoltare attentamente il nostro terzo C.D. Venduti in che senso poi? Fino a che suono la musica che mi piace possono accusarmi di quel cazzo che vogliono; sono cazzi loro.

C) Pensi che la scena Heavy Metal italiana sia abbastanza unita o credi che ci sono troppi gruppi dediti a “zappare il proprio orticello”?

S) Questo è un tasto dolente. Secondo il mio punto di vista la scena è piena di ottime band pronte a competere con realtà estere più blasonate. Purtroppo c’è di mezzo questa cosa tipicamente italiana per cui si vede l’altra band un poco come un nemico. Non ci si rende conto che se una band “sfonda”,  è un aiuto per tutta la scena. Sono contento che gruppi come ad esempio gli Hour of Penance (Death Metal da Roma n.d.a.) possono emergere perché portano luce su tutta la scena Death italiana che è molto viva e interessante.

C) Visto che la scena emiliana è molto unita a quali band si sentono più vicini i Dominance?

S)Naturalmente con tutte le band con le quali abbiamo collaborato, collaboriamo e delle quali siamo anche fans. Posso citare gli Injury, dei quali ho avuto l’onore di avere fatto brevemente parte e vorrei ricordare di nuovo “Artio” che è un musicista che rimarrà nel mio cuore e in quello di molti emiliani e non solo. Cito anche i Fear Between Crowd con i quali abbiamo condiviso il tour in Ucraina a settembre 2017 e con i quali si è creata una grossa sinergia. Apro una parentesi per salutare i ragazzi del progetto Headbangers che i fortunati hanno visto al Monster Of Rèz. La band è un poco un sunto di quello che io vorrei vedere nella scena Heavy Metal e cioè grandi musicisti che si incontrano e fanno cose carine.

C) Riguardo al tour in Ucraina vuoi aggiungere qualcosa? Hai qualche aneddoto da raccontare?

S) Il tour in Ucraina è stato un’esperienza importante sia a livello musicale che umano; una settimana di tour de force dove abbiamo toccato vari paesi e più ci si avvicinava alla zona del Donbass e più si sentiva la presenza militare. Sostanzialmente, almeno per il mio colpo d’occhio, ho constatato che i momenti di aggregazione come un concerto, sono visti come una bolla d’aria per loro, dove divertirsi e dimenticare (per un momento) la situazione di disagio economico e di segregazione sociale che sono costretti a subire. Non potrò mai dimenticare un episodio in particolare: una coppia di ragazze lesbiche che ci raccontavano di come, le diverse identità sessuali, da loro sono duramente represse, e che trovano uno spazio in queste manifestazioni ludiche. Sono convito che in tutto il mondo, aldilà delle convinzioni politiche, i giovani nei concerti metal vogliano solamente e semplicemente divertirsi ed evadere, seppur per un momento, dai problemi che affliggono la loro quotidianità. Ho avuto modo di parlare con loro, e si parlava di musica, di strumenti, di concerti come accade da noi. Questa la trovo una cosa stupenda.

C) Per un veterano della scena come te è più facile vivere il mondo del Metal così come è oggi, o torneresti indietro negli anni?

S) Io non mi considero un veterano; quando mi dicono così dico di no. Ho questa passione e la coltivo. Credo che la passione sia rimasta invariata. I nuovi mezzi tipo internet aiutano molto a far conoscere la nostra musica. Non faccio della dietrologia; le epoche cambiano e io vivo alla giornata con la mia passione.

C) Negli ultimi tempi avete suonato parecchio in giro. Avete un’agenzia che vi trova le date o fate tutto da soli?

S) Agenzia direi di no ma ci sono delle persone che ci seguono da vicino. Per la prima volta abbiamo l’opportunità di collaborare con una realtà professionale, rappresentata dalle persone della nostra etichetta, che ci sta seguendo da vicino e che ci sta aiutando. Sappiamo qual è la situazione italiana così come sappiamo che trovare date e locali nei quali esibirsi è sempre più difficile. Non ci interessa chi promette mari e monti; andiamo molto sulla fiducia.

C) Quindi niente pay to play?

S) Niente pay to play; escluso assolutamente!

C) C’è qualche consiglio che vorresti dare a chi è più giovane di voi? Qual è il segreto per resistere all’interno del mondo del Metal visto che i guadagni sono praticamente nulli?

S) Credo di essere la persona meno adatta a dare consigli. Posso dire che se hai una passione svolgila, mettici studio, costanza e i risultati prima o poi arriveranno. Non bisogna bruciare le tappe.

C) Quando eravamo giovani circolavano molte fanzine e il mondo del web non esisteva. Cosa ne pensi della carta stampata; è una cosa obsoleta o mantiene il suo fascino?

S)Stai parlando con uno che collezionava fanzine. Mi piacevano molto quelle tipo Evoluzione Sonora. Collezionavo anche vari demo e vorrei fare una piccola nota critica ad alcuni recensori. Con l’avvento di internet è diventato facile reperire informazioni e molti si improvvisano recensori. Dico che sono veramente pochi gli esempi di recensori seri e uno ce l’ho davanti adesso (bontà tua Sabbe. n.d.a.). C’è molta gente che pensa di sapere tutto e si erge su un piedistallo. Molti vogliono usare le fanzines e web zines come sorta di trampolino di lancio. Non voglio generalizzare. Ci sono ancora webzine che sono valide e con hanno una storia solida alle spalle ma, innegabilmente, ci sono anche molti recensori improvvisati.

C) Si parla spesso di scarsa presenza ai concerti di Heavy Metal undergorund. Quale potrebbe essere la ricetta per invertire tale tendenza?

S) La risposta è nella domanda; venire ai concerti. Scherzi a parte bisogna creare più occasioni, aumentare la richiesta. Per quanto riguarda i gestori dovrebbero guardare meno ai facili guadagni anche se so che avere un locale comporta costi. La scena deve essere unita nel senso che, se le band si danno una mano e si organizzano concerti con più gruppi, si allarga la proposta.

C) Una curiosità: i Dominance hanno del merchandising e  se sì, dove si può reperire?

S) Non siamo mai stati cultori ne feticisti del merchandising anche perché produrre certe cose costa. Abbiamo una nostra maglietta che si può acquistare sulla nostra pagina Facebook www.facebook.com/dominancemetalband. Non abbiamo altro anche perché, se pur l’aspetto è importante, non ci interessa avere una nostra griffe.

C) Una domanda estemporanea. Siccome si dice che l’arte non ha prezzo tu a quanto lo venderesti un C.D. oggigiorno?

S)Anche qui vai a toccare un argomento spinoso. Fortunatamente i C.D. non costano più come una volta. Una volta c’erano molte persone che lucravano su un C.D. Da questo punto di vista il fenomeno Napster è stato molto utile perché ha smascherato un’industria discografica che era una sorta di ladrocinio. Internet ha il vantaggio di fare conoscere band locali a tutto il mondo e a questo dovrebbe seguire l’acquisto di materiale originale. Una certa inversione di tendenza c’è già. Si va a rispolverare il vecchio vinile, c’è voglia di materiale fisico e non digitale come si nota ai concerti. Bisognerebbe essere più onesti e fare un discorso più allargato dal punto di vista della distribuzione.

C) E’ il momento della domanda classica ovvero quali saranno i prossimi impegni dei Dominance.

S) Faremo poche date selezionate. La nostra priorità al momento è finire il C.D. e dobbiamo concentrarci su quello.

C) Colgo l’occasione per ringraziarti della precisione delle risposte. Se vuoi ricordare dove trovare news e aggiornamenti sulla vostra attività hai campo libero.

S) Invito tutti i lettori a rimanere sintonizzati e rinnovo l’invito a seguirci sulla nostra pagina Facebook (https://www.facebook.com/DominanceMetalBand/) visto che dea qui a poco proporremo delle piccole anteprime del nuovo lavoro. Invito i lettori a seguire anche la pagina della nostra etichetta Sheratan Records (https://www.facebook.com/SheratanRecords/)

Foto a corredo dell'articolo fatte da Corrado Franceschini il 26-05-2018 al Monster Of Rèz di Reggio Emilia svoltosi in ricordo di Andrea "Artio" Artioli"

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