A+ A A-
Corrado Franceschini

Corrado Franceschini

Oltre 50 anni di età e più di 35 anni di ascolti musicali.

URL del sito web: http://it-it.facebook.com/people/Corrado-Franceschini/100000158003912 Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Intervista con Stefano Pisani, chitarrista degli EX

Giovedì, 11 Giugno 2020 10:41 Pubblicato in Interviste

Dopo avere recensito il CD degli EX “I nostri fantasmi”, lavoro uscito per Andromeda Relix/Defox Records nel 2019 (voto 3,5/5), ho deciso di approfondire il discorso sulla band e su molti altri aspetti. Al fuoco di fila delle domande ha risposto per voi il chitarrista Stefano Pisani. Buona lettura.

C) Ciao Stefano. Ben arrivato sulle pagine di www.allaroundmetal.com

Ciao Corrado, grazie ancora della recensione all’album e di questa opportunità di fare una chiacchierata. Un saluto quindi anche a tutti i lettori.

C) Parto con una domanda scontata ma inevitabile. Come mai avete scelto il nome EX; forse perché venivate tutti da diverse esperienze nel mondo musicale? Perché il nome è scritto in maiuscolo?

Sì, un po’ è perché erano varie le provenienze dei musicisti, un po’ perché in fondo siamo tutti ex-qualcosa; in questo senso la parola “ex” lascia presupporre che si viene da uno stato (o luogo) e si va verso un altro, quindi indica movimento, dinamismo, una precisa direzione e un obiettivo chiaro, che sono tutte peculiarità della band. Il nome è in maiuscolo perché essendo composto da due sole lettere ha bisogno di un “aiutino” per essere più visibile (sui cartelloni dei festival, per esempio).

C) Puoi introdurre brevemente la band ai nostri lettori?

Gli EX sono nati nel 1997 con uno stampo già hard/metal venato di punk, e da subito la scelta è stata quella di cantare in italiano. Io sono entrato nella band nel 1999, dopo altre esperienze metal e rock italiano. Per un periodo - dal 1999 al 2005 - la line-up è stata a due chitarre, ma la formazione che funziona di più, anche dal vivo, è quella a quattro elementi, che attualmente schiera Roby Mancini (voce), Stefano Pisani (chitarra), Gabriele Agostinelli (basso e voce) e Loris Rigoni (batteria). Loris è il nuovo arrivato, con noi dall’uscita dell’ultimo disco. In effetti siamo una band tritura-batteristi, in ventitré anni ne abbiamo cambiati cinque! Il cantante Roby, invece, è l’unico rimasto della formazione originaria.

C) Nonostante siate in pista da parecchio tempo ho come l’impressione che gli EX non siano famosissimi tra gli ascoltatori del metallo italiano. Mi sono fatto un’idea sbagliata?

C’è sempre molta diffidenza per le band che non rientrano nei canoni metal: sono difficili da inquadrare, forse presuppongono un maggiore sforzo di curiosità, una visione più aperta. Il fatto di cantare in italiano e di comporre i pezzi senza sentirci legati a uno stile di riferimento preciso, probabilmente ci rende più difficili da mettere a fuoco. Lo trovo sempre strano: quando ho iniziato a suonare la chitarra e a fare concerti c’erano già le band hard rock/metal che usavano l’italiano (Strana Officina su tutte), e poi c’era tutta l’eredità del rock (più o meno progressivo) che aveva caratterizzato il panorama nazionale degli anni ‘70. Eppure l’italiano è sempre stato un ostacolo. Be’, a noi piacciono le sfide, e siamo sempre stati determinati a non lasciare decidere ad altri come deve essere la nostra musica. Vogliamo che il nostro messaggio arrivi diretto e chiaro, e visto che prevalentemente suoniamo in Italia, l’uso della lingua madre serve a far capire come la pensiamo, senza giri di parole e camuffamenti.

C) Il vostro genere è stato definito come Pasta Rock, Spaghetti Rock, Combat Rock. Premesso che, molto spesso, le etichette servono a chi scrive per “inquadrare” un gruppo, tu quale definizione daresti della vostra musica?

All’inizio, proprio per i testi in italiano, era inevitabile il paragone con un genere “italianizzato” come lo spaghetti-western. La genesi era simile: un filone prevalentemente anglo-americano (il rock) raccontato con la nostra lingua, le nostre esperienze, i nostri miti. Il nostro rock non corre su una Cadillac decapottabile lungo il Sunset Strip, ma su una Giulia Super che sgomma in un labirinto di strade di periferia. L’immaginario a cui facciamo riferimento è proprio questo: storie di sobborghi ai margini della città, polizieschi anni ‘70, residuati bellici come simbolo della reazione all’incudine del sistema, auto e moto di un periodo dove tutto era molto più violento, sanguigno, forse più vero. Per l’intro dei concerti di promozione di I nostri fantasmi, per esempio, abbiamo scelto una versione riarrangiata del tema musicale di Roma violenta. Queste scelte e le nostre battaglie per il rispetto delle band hanno portato certa critica a definirci combat rock, che in fondo è un po’ la somma di tutti questi elementi, il concetto che più si avvicina al nostro modo di intendere la musica.

C) Quali band hanno lasciato un segno nel tuo/vostro background e quanto di esse trasponete nella musica degli EX?

I nostri ascolti musicali sono prevalentemente metal/hard rock, comunque rock in generale, ma poi ci piace un po’ tutto, dalla musica vintage alle novità. A volte trovi cose molto interessanti dove meno te lo aspetti. Musicalmente siamo figli del rock anni ‘70, del punk e del metal (dalla NWOBHM alle ultime incarnazioni). È da talmente tanto che suoniamo che ormai quello che ascoltiamo (o vediamo ai concerti) non riesce a scalzare l’idea di musica che abbiamo in testa, un’idea che si è concretizzata e rafforzata in decenni di sale prova, palchi, sale d’incisione, festival. Il nostro rock è libero, non segue ispirazioni esterne e non emula generi particolari: l’importante è che sia musica senza preconcetti, che ci piaccia. Così, possiamo anche permetterci occasionali incursioni in stili diversi e magari lontani dal rock classico.

C) Esistono delle differenze musicali tra il vostro primo album autoprodotto “Grida” del 1998 e ”I nostri fantasmi” del 2019?

Certamente sì: al di là della naturale sgrezzatura, nel tempo, del modo di comporre e di suonare i pezzi, diciamo che per i primi tre album (quelli autoprodotti) abbiamo girato un po’ intorno alle nostre influenze come musicisti; quando si è cominciato a fare più sul serio, con i successivi tre album ufficiali, abbiamo migliorato la qualità tecnica sia delle esecuzioni che delle registrazioni, abbiamo cercato di rendere più omogenee le track list dei singoli dischi, abbiamo definitivamente lasciato alle spalle la preoccupazione di essere in linea con qualcosa o qualcuno (che già dall’inizio, comunque, non era poi così pressante). Album dopo album la nostra musica si è conquistata una sua dimensione, fino a diventare “musica degli EX”, la musica che riflette le nostre personalità e la nostra visione delle cose. Di pari passo si sono evolute la promozione, la gestione dei live, le grafiche di booklet e volantini. Ora abbiamo molto controllo sulla nostra produzione, non è per nulla facile farci fare qualcosa che non rientri nella nostra visione globale.

C) Come, quando e perché avete scelto di incidere per l’etichetta Andromeda Relix di Gianni Della Cioppa, nome ben conosciuto a chi legge riviste e grande “agitatore” dell’underground?

Conosciamo Gianni da quarant’anni, abbiamo la stessa formazione e nel tempo abbiamo maturato il medesimo atteggiamento di apertura e approfondimento nei riguardi della musica in generale. Come lui pensiamo che la musica, se non accompagnata anche da una “cultura della musica”, resta sempre qualcosa di incompleto. Ci piace lavorare con chi guarda nella nostra stessa direzione, e infatti per la parte digitale della promozione e vendita del disco abbiamo scelto un altro vecchio amico, Mirco Galliazzo con la sua Defox Records.

 

C) Trovo che nel vostro caso la scelta di cantare in italiano sia quella giusta e che il nostro linguaggio si incastri bene con la metrica delle vostre canzoni. Come mai avete optato per questa scelta? Non pensate che, se una band voglia uscire dai patri confini, sarebbe meglio usare l’idioma inglese?

Per noi ha poco senso suonare prevalentemente in Italia e cantare in inglese; dato che vogliamo un rapporto diretto e trasparente con il pubblico, l’italiano è l’opzione più sensata e naturale. Pensa che perfino con Gianni, all’inizio, parlando di produzioni Andromeda Relix, abbiamo dovuto superare alcune resistenze. Per quanto riguarda l’estero, la cosa incredibile è che abbiamo suonato in Svizzera, Francia e Scozia, e mai nessuno ci ha fatto pesare l’uso della nostra lingua. Anzi, al contrario, all’estero siamo considerati un gruppo classic metal. A un concerto a Edimburgo è anche successo che parecchi tra il pubblico si siano accorti che cantavamo in italiano solo a metà della serata ha ha ha! Vabbè, erano un po’ su col livello d’alcol… Questo per dire che all’estero non gliene frega niente di cosa fai e come lo canti. Loro ascoltano e supportano; fuori Italia abbiamo trovato più amore per la musica che pretestuosi distinguo da tuttologi.

C) A proposito di testi vorrei sapere come mai avete deciso di usare alcune parole che riportano alla mente “Sognando la California” dei Dik Dik: cover di “Calfornia Dreamin’” dei The Mamas & The Papas (testo di Mogol n.d.a.) nel brano “California”?

Ogni tanto lo facciamo: qualche riferimento alle nostre tradizioni musicali bene o male si infila durante il processo compositivo. Era già successo con l’album precedente, Cemento armato, dove sia il titolo che le prime parole del disco sono un omaggio alle Orme. Niente di pianificato, ma semplicemente la nostra testimonianza di una certa continuità nell’ambito del rock nazionale.

C) Dai vostri testi si evince un certo rammarico per come vanno le cose nel mondo ma anche una forza nel dire che voi ci siete e continuate a combattere. Visto che in “(Ogni Giorno è) Un Nuovo Giorno” si fa riferimento a “polverine effervescenti” diluite in una bevanda mi puoi dire che cosa ne pensate delle droghe?

Il testo di (Ogni giorno è) Un nuovo giorno fa riferimento all’uso sempre più massiccio di medicinali da parte della gente, anche in mancanza di vere patologie. La realtà quotidiana è pesante un po’ per tutti, e ognuno si sceglie le proprie medicine fai da te. Medicinali facili, alcol, tabacco, gioco d’azzardo, droga, violenza, velocità: abbiamo il diritto di scegliere come gestirci la vita, l’importante è avere la consapevolezza che tutto ciò, pur alleviando temporaneamente la pressione che il sistema esercita sui singoli, spesso accelera la nostra corsa verso la distruzione.

C) Visto che è trascorso un anno e mezzo dall’uscita del vostro ultimo disco puoi dirmi quali sono state le reazioni in generale da parte di critica e pubblico e quanto ha venduto il CD?

Le recensioni sono sempre molto positive e questo ci rende felici. Non che questo influisca sul nostro percorso, ma siamo comunque sempre aperti a critiche costruttive che contribuiscano a migliorare la nostra proposta. Anche come vendite siamo molto soddisfatti, Gianni mi dice che siamo sempre nella top acquisti all’Andromeda Relix. Il cambio di batterista, le difficoltà di trovare palchi dignitosi e adesso anche la quarantena hanno forse un po’ penalizzato le vendite ai concerti, nel senso che avremmo potuto suonare di più e di conseguenza promuovere meglio il disco; ma le vendite del cd fisico online vanno bene, quindi non ci possiamo lamentare.

C) Ho ricordato prima il fatto che sei un musicista “navigato” mi puoi dire la tua opinione sulla scena Rock italiana? Possiamo fare qualcosa per farla emergere a livello nazionale e internazionale? Hai trovato persone invidiose o infide durante il tuo cammino?

Sono sempre meno convinto che esista una scena o un panorama musicale omogeneo, credo che manchi la forza per creare una reale unione. Ogni città ha realtà associative o promozionali – più o meno ristrette – attorno cui gravitano famiglie di band che si riuniscono per affinità, o amicizia, o comunità d’intenti. Dal 1980 credo non sia cambiato proprio nulla per un gruppo di base che vuole proporre esclusivamente musica originale: sempre lo stesso sbattimento, per risultati appena sopra l’irrilevanza. Oggi – anche se i locali seri sono pochissimi – c’è un proliferare di etichette, agenzie, promoter, sale prova, studi d’incisione, videomaker, ecc. che danno un’apparente idea di movimento. È un indotto molto ampio che, sì, muove un po’ le cose, ma alla fine le band sono sempre costrette a pagarsi tutto, e già andare in pari con le spese è difficile. Anche le band sono tantissime e il livello tecnico si è notevolmente alzato. Noi ci reputiamo fortunati, perché riusciamo, tra concerti e diritti, vendita di cd e di merchandising, a pagarci la sala prove e i costi di produzione dei dischi. Per Cemento armato abbiamo anche usato il crowd funding di Musicraiser. Tutte queste difficoltà rendono la vita molto dura alle band, e infatti uno dei maggiori problemi per la visibilità di una scena è la sua continuità. Oggi tantissime band suonano per qualche anno, fanno uno-due cd, e poi si stufano o non riescono a sostenere le difficoltà col semplice entusiasmo, e si sciolgono. Sono poche le band in attività da almeno dieci anni. Una delle nostre battaglie è questa, avanti e sempre avanti, disintegrando le difficoltà con la forza della nostra idea di musica, libera, autoironica, leggera ma presa molto seriamente. Gli invidiosi e gli infami? Se ce ne sono, fanno danno a se stessi, non a noi.

C) Recentemente, durante il lockdown, avete lanciato l’idea di suonare gratis quando riapriranno i locali, per supportare la loro ripresa. Da quanto ho letto non tutti sono stati contenti di questa iniziativa e vi sono arrivate delle critiche abbastanza feroci. Puoi spiegarmi meglio il funzionamento del vostro progetto e rispondere, se lo ritieni opportuno, alle critiche che vi sono giunte?

Si tratta di raccogliere un po’ di band che vogliano offrire una singola data di apertura a costo zero per dare una mano a locali che si sono sempre comportati bene e che con la riapertura si trovino in difficoltà. Attorno a sta cosa si è creata una bolla di sapone (durata nemmeno una settimana) su cui onestamente abbiamo perso anche troppo tempo. Dentro questa bolla abbiamo trovato astio e supporto, ottusità e curiosità, sproloquio e dialogo, malafede e comprensione, invidia e fratellanza, pecore e sciacalli, insomma tutto e il contrario di tutto. Con picchi a momenti esilaranti. Per noi, nessun problema, è il solito minestrone che la realtà ci mette davanti agli occhi ogni giorno. Uno specchio di come va il mondo di questi tempi: di certo non ci spaventa. E poi la rete è così: pochi urlatori sembrano (o si credono) una sollevazione popolare. Se tanti, invece di perdere ore a riempirsi la bocca di parole, avessero dedicato dieci minuti a informarsi su chi siamo, cosa facciamo e come lo facciamo, avrebbero fatto una figura migliore. Abbiamo lasciato i post online, perché tutti possano vedere di che pasta è veramente fatto il “panorama musicale” di cui molti straparlano. Noi non abbiamo tempo di fare i moralizzatori o i primi della classe, preferiamo fare qualcosa, in prima persona. Fin dall’inizio la nostra scelta è stata quella di non mescolare la musica con la professione: l’unico modo per mantenerla libera da ogni tipo di condizionamento. Una scelta che non è assolutamente sindacabile.

C) Quali strade prenderà il progetto EX? Quando potremo ascoltare un vostro nuovo lavoro? Lo farete uscire anche su CD o sarà solo su piattaforme Web come si usa oggi?

Fatto un disco, si comincia subito a pensare al successivo. Stiamo componendo i pezzi del prossimo album, ma facciamo le cose con calma, senza pressioni esterne, come ci piace fare. I nostri dischi usciranno sempre in formato fisico. La grafica, il booklet, i testi sono imprescindibili dalla musica, tutto fa parte del progetto. Il digitale lo utilizziamo (siamo comunque su tutte le piattaforme web), ma è più che altro un contorno, giusto per stare al passo coi tempi.

C) Vuoi ricordare dove è possibile trovare notizie sugli EX e se avete del vostro merchandising?

Adesivi, spillette e vari tipi di magliette sono sempre disponibili, sia ai concerti che online, basta contattarci su FB (facebook.com/expastarock) o via mail (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.). Rispondiamo sempre in brevissimo tempo. Ovviamente la musica è reperibile nel catalogo Andromeda Relix (gli ultimi due album), sulle piattaforme digitali musicali e sul nostro canale youtube (youtube.com/expastarock).

C) Lascio a te le ultime parole per concludere questa intervista.

La musica è libertà, e deve essere libera. Se non fosse da sempre così, probabilmente avremmo scelto qualcos’altro in cui mettere in gioco la nostra passione, ridere, esaltarci, soffrire, fare sacrifici, sudare, sbagliare, riprovare. Avremmo scelto qualcos’altro per cui lottare. Penso che perché gli EX (come gruppo) si estinguano, dovranno estinguersi gli EX (come persone). Ma finché ci siamo, abbiamo un punto fisso in testa. Combattere, sempre.

 

Chissà Quante volte avrò osservato gli scatti di Alex Ruffini, il fotografo del Rock morto per cancro il 18-06-2019 a 51 anni. Quando non si riesce a associare le immagini al volto di che le ha impresse il quadro generale della persona rimane incompleto. Per questo motivo ho deciso di realizzare un’intervista con Martino Ruffini, uno dei tre fratelli di Alex. Volevo farvi conoscere l’animo, il carattere, e la sofferenza, di un uomo che ha lasciato in quelli che lo hanno conosciuto una grande eredità sia come persona che come appassionato di musica.

C) Ciao Martino. Benvenuto sulle pagine di www.allaroundmetal.com. Grazie per avere accettato l’invito a parlare di tuo fratello Alex.

M) Ciao Corrado, Grazie a te per avermi inviato a parlare di mio fratello Alex.

C) La prima domanda è scontata ma inevitabile. In che tipo di famiglia siete cresciuti tu, Alex, e gli altri due fratelli? I vostri genitori vi hanno supportato nelle vostre scelte e, soprattutto, hanno supportato Alex quando ha deciso di dedicarsi all’arte della fotografia?

M) siamo cresciuti in una famiglia numerosa, amanti della musica, da mio papà che ascoltava l’opera, a mia mamma che era “ costretta” ad ascoltare un po' tutti i generi che piacevano a noi figli.. la musica che ci univa però era sicuramente il Rock & Roll. Come, penso facciano tutti i genitori, hanno cercato di supportarci e a volte “sopportarci” in tutte le nostre decisioni. L’arte di Alex è nata con il tempo ed è stata supportata da tutti noi.

C) Alex ha cominciato ad appassionarsi prima alla musica, alla fotografia, oppure le due passioni sono andate di pari passo?

M) si è appassionato prima alla musica, con i suoi amati KISS, poi ha cominciato a disegnare, cosa che gli riusciva molto bene, e da li grazie al professore di tecnica si è appassionato alla fotografia.
È riuscito ad unire le sue due più grandi passioni, Musica e Fotografia.

C) Puoi dirmi qual era l’attrezzatura fotografica con la quale lavorava Alex e se cambiava dallo scatto live a quelli in studio o in posa?

M) l’attrezzatura che utilizzava, era soprattutto l’immaginazione, lui aveva bene in mente come doveva far posare l’artista, il mettere a proprio agio le persone e la fantasia per creare l’ambiente perfetto.
la macchina fotografica era semplicemente il mezzo per immortalare l’immaginazione, la fantasia e l’umanità di Alex.

C) Quale era la sua band preferita, quella che preferiva fotografare, e quale era il lavoro che considerava meglio riuscito?

M) la sua band preferita… i soli e grandi KISS. Non ha mai fatto differenze su chi fotografare… e non ha mai avuto preferenze, ogni artista gli regalava qualcosa di unico.


C) Immagino che la vita di Alex sia stata costellata di aneddoti: ti raccontava mai qualcosa sulle sue avventure e sulle band che incontrava? Ti ha mai parlato delle difficoltà che ha incontrato durante il suo percorso lavorativo?

M) Alex mi ha sempre raccontato tutti i suoi aneddoti, ed io ho sempre ascoltato con molta attenzione e reverenza i racconti dei grandi del Rock. Mi reputo fortunato perché grazie ad Alex mi è capitato spesso di poter girare per Venezia con lui e con gli artisti che accompagnava, da Eric Sardinas e tutto il gruppo, Cori Clark e molti altri. Un aneddoto che mi ha colpito riguarda Steve Vai, erano in giro per venezia e quando è stato il momento di fare la foto session, Steve era già pronto con la chitarra in mano, ma Alex l’ha bloccato e gli ha fatto un bellissimo primo piano. Steve è stato molto sorpreso di questa richiesta perché tutti gli altri fotografi chiedevano altre pose. Ma Alex è riuscito a dare valore alla persona prima ancora che musicista. Dopo aver visto lo scatto, ne ha voluta una copia da appendere a casa. E in una videochiamata con Steve, Alex ha visto che era appena in bella mostra in soggiorno.
Un altro aneddoto è stato quando doveva fotografare Geoff Tate,  Alex come sempre con molto rispetto si presenta, ma Geoff lo conosceva già, e gli ha detto “mi sento onorato di essere fotografato da te”.
ce ne sarebbero mille altri ma probabilmente non basterebbe un libro.
Difficoltà ne ha trovate molte soprattutto all’inizio della sua carriera fotografica, ma con dedizione e pazienza è riuscito ad entrare nel cuore degli artisti. Non nego che con qualche artista ha avuto anche qualche screzio.. ma cosa vuoi sono cose del mestiere..

C) Alex non ha mai voluto nascondere la sua malattia e ne ha fatto un motivo di forza. Mi puoi dire quando e come ha scoperto di essere ammalato di cancro, quanto è durata la sua battaglia, e quale spirito l’ha accompagnato fino alla fine?

M) dopo molti mesi dove non si riusciva a capire come mai stesse male, è andato a fare una visita a Treviso da uno specialista con un grande amico Sandro Mariuz, il quale dopo gli esami gli ha dato la notizia.  Quel giorno lo ricordo bene, ci siamo sentiti e ha sganciato la bomba. Una doccia fredda anche per me! Da li è cominciata la sua battaglia, che ha affrontato a testa alta senza mai nascondersi. È sempre stato un guerriero, ha affrontato la “chemio Dance” e i dolori con grande forza, senza voler pesare sul prossimo, ma ha cercato sempre fino alla fine di vivere una vita piena di gioia. Perché Alex amava la vita.

 

 

C) Alex stesso aveva fondato il progetto di sensibilizzazione e raccolta fondi Cancer, Drugs & Rock n’ Roll: vuoi dire a chi non lo conosce di cosa si tratta? E’ stato aiutato da qualcuno a realizzare questo progetto?

M) tutto è partito da lui, perché quando andava in ospedale e parlava con i medici e con gli infermieri, tutti gli dicevano che i fondi per la ricerca del tumore al pancreas erano pochissimi, così si è chiesto perché con la mia arte non posso fare qualcosa di buono pure io? ed è così che sono cominciate le mostre e le raccolti fondi per l’ospedale Borgo Roma di Verona e al convivio dell’ospedale.

C) Dopo la sua morte il progetto è andato avanti con concerti e mostre: puoi elencare quelle che sono state le iniziative inerenti Cancer, Drugs & Rock n’ Roll? Chi è stato che si è occupato di organizzarle e quali risultati hanno ottenuto?

M) abbiamo fatto il rock’n’roll the sea al Redentore 2019, rock,
      mostra fotografica al Brudstock 2019, grazie al nostro amico Alessandro Perzolla che ci ha messo in contatto con l’organizzazione dell’evento, e che sono stati gentilissimi  e disponibili con noi;
      mostra fotografica all’interno della Fiera Campionaria a Padova 2019, grazie a Sara Milani e Nick di Frog Amps e Luca Sfriso che ci hanno dato la possibilità di essere ospiti di questo evento, e sempre grazie a loro nel 2018 anche al Guitar Show di Padova;
      mostra fotografica a settembre 2019 grazie all’ospitalità di Adriana Micconi alla Bocciofila della Giudecca;
      evento Rocking Theatre ad Ottobre 2019 al teatro Aurora, ci tengo a ringraziare tutti i gruppi che hanno partecipato e tutte le persone che hanno aiutato.
     evento grazie ai Wordogs, siamo stati ospiti dell’evento all’Alcatraz di Milano;
    evento grazie ai SAD, siamo stati ospiti dell’evento SAD Symphony and Matallica al teatro Comunale di Vicenza ;
    evento organizzato da noi in collaborazione con il revolver Club, Geoff Tate Greatest hits for Alex Ruffini’s Birthday bash.
    mostra fotografica a Gennaio 2020 grazie all’ospitalità di Lindsey Coleman Fornasier a The Room in Piazza San Marco;
    mostra fotografica a Febbraio 2020 grazie all’ospitalità dell’associazione S.A.L.E. Docks ai Magazzini dei Sali a Venezia.
  Grazie a tutte queste mostre, siamo riusciti a consegnare ad AVAPO VENEZIA  un assegno di € 1700 e grazie alla raccolta fondi sul Sito € 1440 sempre per AVAPO VENEZIA.

C) Ho letto che è in progetto la pubblicazione di una raccolta di figurine a tema Heavy Metal/Rock. Puoi darmi i dettagli di questa iniziativa?

M) questo è un progetto che sta creando e gestendo Frank Paulis,( membro del direttivo di Cancer Drugs) appena avremmo tutte le notizie ti dirò ogni dettaglio;

C) Avete in mente altre cose per ricordare la figura di Alex? Avete del merchandising? Se si dove è possibile acquistarlo?
M) Abbiamo moltissime cose in mente e in ballo per ricordare Alex, il momento storico però non è dei migliori per sbilanciarmi in date o eventi in programma… posso solo dirti che in programma ci saranno almeno due grossi eventi, tra cui il KISS DAY … sappi solo che nonostante tutto non ci siamo fermati e siamo sempre all’opera e appena finito questo momento, torneremo più carichi di prima.
Per tutto quello che sono foto e merchandising, lo si trova ai vari eventi .

C) Grazie per il tempo che mi hai concesso. Lascio a te le ultime parole di questa intervista.

M) ci tengo molto a ringraziare tutte le persone che aiutano e credono in quello che Alex ha creato, l’associazione Cancer drugs & rock’n roll.  Un ringraziamento ai gruppi che hanno suonato nei vari eventi, gli sponsor, chi ci segue e a tutti i ragazzi del direttivo che si prestano per far si che tutto vada avanti.
Grazie a te per avermi dato la possibilità di questa intervista.

 

 

La mia presenza al concerto di Kalidia e Constaint al Condor Club di Rubiera prevedeva le interviste alle cantanti dei due gruppi. Dopo Beatrice Bini dei Constraint è toccato a Nicoletta Rosellini, cantante dei Kalidia,  rispondere al fuoco di fila delle domande. Quello che state per leggere è il resoconto di venti minuti di chiacchiere in scioltezza, fatte su un divanetto della sala Dark del club.

C) Ciao Nicoletta. Ben arrivata sulle pagine di www.allaroundmetal.com

N) Grazie mille. E’ un onore per me essere sulle vostre pagine.

C) Puoi presentare la band dei Kalidia ai nostri lettori e dire quali gruppi vi hanno ispirato e vi ispirano?

N) Il gruppo dei Kalidia nasce nel 2010 come cover band di pezzi Power Metal. Come influenze cito subito Rhapsody, Stratovarius, Hammerfall e Kamelot. Facevamo cover di Stratovarius e Gamma Ray. Anche se in realtà all’interno del gruppo ci sono altre influenze, il Power Metal fa parte del nostro DNA. Con queste basi e con il nostro miglioramento è stato naturale per noi muoverci in questa direzione.

C) Quest’anno  ricorre il decennale dalla nascita dei Kalidia. Quali sono stati i momenti di massima soddisfazione e quelli più difficili da affrontare in questo lasso di tempo?

N) Bella domanda! I momenti più belli? Sicuramente l’uscita dell’ultimo disco: è stata un poco la cosa che ha portato il nostro percorso ad un livello un poco più alto ed è stato fondamentale.

N.d.a.: Si spengono le luci della saletta e Nicoletta, senza batter ciglio, tira fuori dalla borsetta una piccola lampadina (provvidenziale e geniale al tempo stesso).

N) Ci sono stati altri piccoli momenti ma, come dico sempre, ci siamo trovati nel momento giusto al posto giusto.  Ad esempio, a fine 2011, abbiamo suonato a una festa di Halloween e lì abbiamo incontrato il nostro primo produttore, ovvero Alessio (Alex) Lucatti (Vision Divine, Etherna n.d.a.). Ci ha sentito per caso e ha voluto produrre il primo demo e il primo disco. Stessa casualità è accaduta quando il nostro attuale produttore Lars Rettkowitz (chitarrista deiFreedom Call n.d.a.) ha ascoltato casualmente un nostro brano su Youtube e, successivamente, ci ha contattato vedendo in noi del potenziale.

C) A proposito di Youtube ho visto dei clips dei Kalidia che sono stati firmati dallo stesso regista; vi affidate sempre a lui?

N) No: in realtà è accaduto solo per gli ultimi due video. Il primo lo aveva fatto un regista locale nella nostra zona. In seguito abbiamo visto che c’era questo regista che lavorava con etichette come la Nuclear Blast, aveva fatto dei video famosi, e aveva lavorato anche per i Windrose; band su Napalm della nostra zona che all’inizio era con la nostra etichetta, quindi abbiamo seguito un poco la loro scia. Abbiamo contattato questo video maker che ha fatto un ottimo lavoro.

Per tornare alla domanda precedente di momenti brutti non è che ne abbiamo vissuti tanti. Magari nel primo disco la produzione non era a un livello così alto perché ci siamo dovuti arrangiare da soli; anche perché le offerte che arrivavano da altre etichette non erano molto interessanti.

C) Il Vostro primo demo risale al 2012; volevo sapere se  tra quello e il vostro ultimo lavoro (“The Frozen Throne” – 2018 N.d.A.) ci sono delle differenze di stile.

N) Direi proprio di si! Chi ascolta il primo demo o il primo disco, e poi ascolta l’ultimo lavoro, sente che c’è un salto in avanti veramente notevole. Il primo demo è stata la prima registrazione per tutti noi. Eravamo dei ragazzini che avevano suonato al massimo nel pub sottocasa quindi c’era tanta ingenuità anche se io continuo a pensare che nel primo disco ci fossero delle buone idee. L’ultimo disco è stato più maturo da parte nostra dal punto di vista del songwriting ed è stato più pensato nel senso che ci abbiamo messo un po’ di anni a realizzarlo e abbiamo lavorato con un produttore di livello elevato come Lars.

C) Visto che sei la front woman dei Kalidia vorrei sapere se e quanto il gruppo viene identificato con la tua immagine?

N) Purtroppo, e sottolineo purtroppo, tanto, anche se noi, come filosofia, cerchiamo di non far finire tutto sulle mie spalle. Se passi dalla nostra pagina ufficiale troverai molto raramente foto dove sono in primo piano. Molti altri gruppi mettono in primo piano foto della loro cantante mentre noi ci sentiamo più una band. Questo progetto non è nato dicendo: “Oh Dio facciamo una band con una cantante femminile per vendere”. Siamo musicisti che vogliono fare qualcosa insieme e cerchiamo di farlo nella miglior maniera possibile. E’ ovvio che chi ascolta o vede il nostro materiale riconosce in Nicoletta Rossellini i Kalidia ma, come detto, non è così.

C) Pensi che questa sia un’arma a doppio taglio?

N) Penso proprio che sia un’arma a doppio taglio. Da un lato ti può aprire delle strade ma, paradossalmente, te ne chiude delle altre. E’ vero che c’è una fan-base che apprezza il movimento delle bands capeggiate da una donna, ma è anche vero che tanti metallari, soprattutto quelli della vecchia guardia, appena vedono una ragazza dicono. “Ah no: questi non li ascolto neanche”. Ci è capitato tantissime volte che le persone ci dicessero: “Non vi avevo mai ascoltato perché c’era una ragazza che cantava e invece siete bravi e fate un buon Power”.

C) Quindi hai riscontrato questo fatto con i metallari della vecchia guardia? Da cinquantasettenne ne sono contento (risate di entrambi n.d.a.)

N) Ahimè: è la verità dato che ci sono molti “vecchi” metallari che ascoltano i gruppi di fine anni ’90 quando di donne, nella scena, ce n’erano poche. Li posso giustificare dicendo che oggi c’è un mercato inflazionato da gruppi con donne e molte sono messe lì a caso.

C) A proposito di mercato inflazionato; quanto è difficile suonare al giorno d’oggi e, soprattutto, trovare dei posti che vogliono fare suonare?

N) Tanto. E’ tanto difficile. Soprattutto in Italia stiamo vivendo un momento un po’ particolare perché, secondo me, i giovani non sono più interessati ad andare a sentire musica dal vivo. Ovviamente i locali non sono come la Croce rossa quindi devono guadagnare per andare avanti e spesso, purtroppo, non hanno pubblico a sufficienza. Vado spesso a vedere concerti di bands underground e il locale, solo per tenere aperto e pagare un minimo la band, non rientra nelle spese.

C) Può volere dire che la scena è frazionata?

N) Assolutamente sì. C’è tanto interesse per i gruppi storici e poco per scoprire qualcosa di nuovo. In questa situazione è difficile suonare, ma noi cerchiamo di farlo il più possibile.

C) Per trovare delle date per i concerti vi appoggiate a qualche agenzia?

N) Per l’Italia non abbiamo nessuna agenzia. Abbiamo una piccola agenzia che ci dà una mano in Germania, Olanda e Belgio. Devo dire che in certi circuiti, se non hai un’agenzia che ti appoggia, non ti fanno entrare. Noi in Italia siamo stati sempre dei “freelance”, per così dire. Sappiamo che in alcuni locali non suoneremo mai però, fino a che ci saranno gestori che ci daranno fiducia e ci vorranno, noi suoneremo.

C) Dato che sei l’autrice dei testi dei brani dei Kalidia puoi dirmi da dove trai ispirazione e quali sono i tuoi argomenti preferiti?

N) I miei testi sono molto variegati. Siamo molto appassionati della mitologia; quella greca e egizia. Io, inoltre, sono una grande Nerd e sono appassionata di videogiochi. Ad esempio nell’ultimo disco, il titolo “Waterworld” è ispirato a World Of Warcraft: uno dei videogiochi che mi ha rovinato l’esistenza (risate n.d.a.). Videogames quindi, ma anche storie personali, storie sui pirati. Questa varietà di tematiche ce la siamo portata dietro dal primo disco e la stiamo mantenendo.

C) Quindi anche gli altri ragazzi apportano idee ai testi?

N) Si. Possono portare idee del tipo: “Ho visto una serie televisiva sui pirati; facciamone una canzone” oppure come è successo per “Circe’s Spell”: “Ho bevuto questa birra, la “Circe’s Spell”; prendiamola come spunto per scrivere un pezzo”. Io poi mi metto al lavoro per sistemare il testo.

C) Avete suonato assieme a gruppi come DGM, Rhapsody Of Fire, Ancient Bards e tu hai collaborato con Fabio Lione nell’album della reunion dei Rhapsody. Si dice spesso che la scena musicale Heavy Metal in Italia è, oltre che frazionata, piena di invidie mentre dalla vostra esperienza non si direbbe. Quale è il tuo pensiero?

N) Altra bella domanda. Dipende. Secondo me non è frazionata per i gruppi di un certo livello; è un poco più difficile per i gruppi che sono all’inizio. Rigardo a Fabio Lione abita vicino a noi e quando stavamo registrando il primo demo con Alessio Lucatti, è passato in studio e da lì è nata un’amicizia molto bella ed è così che siamo riusciti a suonare assieme ai Rhapsody. Eravamo a fare capodanno assieme e Fabio mi fa: “Potresti venire con noi a cantare Symphony Of Enchanted Lands”. Io, naturalmente, ho accettato l’idea. Dico sempre che Fabio è il mio mentore e mi ha insegnato tanto; è uno dei miei cantanti preferiti.

C) Sei una cantante autodidatta o hai frequentato qualche scuola?

N) Ho studiato canto in maniera autodidatta. In realtà sono una pianista mancata (risate n.d.a.) e ho cominciato con il classico però verso i  14/15 anni ho provato a cantare. All’inizio ero una bambina molto timida e il pianoforte mi dava più tranquillità. Con il passare degli anni, e con adolescenza, mi sono scioltà un poco; ho iniziato da autodidatta ma, ovviamente, avevo dei limiti poi, con il tempo mi sono messa in carreggiata anche se non si finisce mai di imparare.

C) Se dovessi descrivere l’atmosfera che si respira ai vostri concerti come lo faresti? Quali sensazioni volete suscitare? Avete dei costumi o effetti speciali particolari?

N) Festa. Tanta festa… Te ne accorgerai stasera. Noi siamo dei festaioli: ci divertiamo, cerchiamo di intrattenere il pubblico, di renderlo partecipe. In pratica cerchiamo di creare una festa con amici. Non usiamo costumi particolari, né abbiamo effetti speciali. Abbiamo solo un’asta del microfono particolare e due banners ai lati del palco. Per il momento questo è sufficiente.

C) Avete in mente qualcosa per festeggiare il vostro decimo compleanno? Quando sarà possibile ascoltare un vostro nuovo lavoro? Quando uscirà si troverà solo su piattaforme dedicate o uscirà anche in forma fisica?

N) L’idea era quella di organizzare un concerto in Toscana a settembre e coinvolgere i membri che in passato hanno fatto parte della band; in questo modo potremmo fare una festa fra amici e suonare dei vecchi pezzi che non suoniamo da parecchio tempo.

Riguardo al nuovo disco abbiamo iniziato la produzione e stiamo lavorando agli arrangiamenti dei brani. Non siamo quel tipo di band che fa un disco ogni anno. Vogliamo avere la possibilità di scegliere e lavorare con calma quindi, molto probabilmente, il disco nuovo uscirà nel 2021 e uscirà anche in forma fisica. Abbiamo venduto più copie fisiche che digitali ed è stata una cosa incredibile, quindi non rinunceremo mai a fare uscire il C.D. o il vinile. Ci sono ancora tanti collezionisti in giro e io sono una di essi. Abbiamo fatto un cofanetto speciale prima dell’uscita del disco ed è andato sold out; abbiamo fatto un’edizione limitata in vinile ed è andata sold out anch’essa per cui, lo ribadisco, non rinunceremo mai al formato fisico.

C) Visto che canti anche nei Walk In Darkness puoi dirmi qualcosa sul gruppo e spiegare le differenze fra i due progetti? Come mai i componenti celano la loro identità sotto dei cappucci?

N) Walk in Darkness sono principalmente un progetto da studio quindi non facciamo live. E’ una band totalmente dedita al Gothic Metal dove io canto in maniera molto differente rispetto ai Kalidia. I componenti suonano nascosti da cappucci perché il progetto Walk in Darkness riveste un aspetto filosofico che parla dell’umanità e il suonare con un cappuccio vuol dire rappresentare l’umanità in generale. Io non l’ho messo perché comunque mi avrebbero riconosciuto

C) Vuoi ricordare ai nostri lettori dove è possibile trovare notizie sui Kalidia? Avete del merchandising e dove è possibile reperirlo?

N) Informazioni aggiornate sui Kalidia si possono trovare sulla nostra pagina Facebook dove mettiamo anche iniziative e piccole curiosità. Nel sito ufficiale, invece, mettiamo solo gli eventi importanti. Riguardo al merchandising si può trovare principalmente sul nostro bandcamp anche se, ci teniamo a dirlo, ai concerti c’è del materiale in più.

C) Grazie per il tempo che mi hai concesso. Lascio a te lo spazio per dire che vuoi e salutare i lettori di www.allaroundmetal.com.

N) Grazie a tutti quelli che hanno perso un po’ della loro vita a leggere le mie parole. Cercate di supportare la scena Metal italiana e cercate di comprare C.D. piuttosto che scaricare files. Il merchandising è quello che fa guadagnare le band e le mantiene in vita.

Copyright foto Roberta - Nayenne

Poco dopo le prove dei modenesi Constraint per il concerto a supporto dei Kalidia al Condor Club di Rubiera ho avuto modo, grazie a Elisabetta Simonetti, di intervistare la loro cantante Beatrice Bini. Quello che vi apprestate a leggere è il risultato di sedici minuti di chiacchiere faccia a faccia tra lei e me seduti sul divanetto adiacente al palco.

 

C) Ciao Beatrice. Ben arrivata sulle pagine di www.allaroundmetal.com

B) Ciao Corrado, grazie per l’interesse e per l’opportunità che mi offri per far conoscere meglio i Constraint.

C) Come prima cosa ti chiedo di tracciare in sintesi la storia dei Constraint.

B) Siamo nati nel 2011 come Symphonic Metal Band di covers. Nel 2012 abbiamo inciso il primo demo “Illusion Of A Dream” con tre pezzi inediti; avevamo circa 15/16 anni e nel 2016 abbiamo registrato il primo C.D. “Enlightened By Darkness”. Successivamente abbiamo cambiato formazione stabilizzandoci e abbiamo preso musicisti più motivati per rendere il progetto più professionale. Essendo i musicisti più preparati, il progetto si è spostato su coordinate più Progressive e, dal 2016 in poi, abbiamo fatto solo concerti e composto nuovi pezzi. Nel giugno 2019 è uscito il nostro nuovo singolo “The Big (B)End”. A marzo 2020, invece, uscirà il nuovo album “Tides Of Entropy” (Nel frattempo è uscito - 23 marzo 2020 n.d.a.).

C) La vostra produzione in nove anni ha portato all’uscita di un demo, un C.D. e un singolo. Quella di “centellinare” le uscite è stata una vostra scelta o in questo lasso di tempo avete trovato delle difficoltà di qualche natura?

B) E’ stato dovuto alla nostra storia e cioè al grosso “buco” dovuto al cambio di formazione. Abbiamo dovuto trovare i giusti componenti, provarli, trovare la giusta sintonia fra tutti e trovare il metodo di composizione. La definirei una necessità più che una scelta.

C) Chi è che si occupa delle musiche e chi dei testi all’interno dei Constraint e in quale maniera lavorate avendo per così dire una formazione “Allargata”?

B) Questo è un concetto particolare. So che suona strano sentirlo dire ma componiamo tutti assieme. A volte parte una melodia da me e gli altri costruiscono l’arrangiamento. Altre volte il pezzo parte dal chitarrista, io ci metto la melodia, e ognuno sviluppa l’arrangiamento con il suo strumento. Ognuno mette le sue idee per quello che è il suo ruolo/strumento e cerchiamo mettere tutto in sinergia. Dei testi, invece, mi occupo io. Dato che il testo è dettato dalla mia linea vocale deve essere un tutt’uno. Non affiderei mai le stesure dei testi a chi non le canta perché io in una parola, e in una frase, sento già la melodia della musica e viceversa. Sono due cose altamente correlate.

C) Nel 2020 uscirà il vostro nuovo album “Tides Of Enthropy”. Ci puoi dare qualche anticipazione? Uscirà sulle piattaforme digitali o anche in forma fisica?

B) Il nuovo album uscirà in forma fisica. Abbiamo fatto una campagna di “crowdfunding” per cui c’è già stata una sorta di pre ordine. “Tides Of Entropy” è un album autoprodotto visto che siamo abbastanza attaccati ai nostri pezzi; magari più avanti, quando saremo ancora più maturi e con più esperienza, potremmo valutare l’idea di trovare un’etichetta discografica.

C) Ho visto su Youtube un clip della cover di “Slave” dei Leprous. Puoi dirmi come mai avete scelto quella band e quel pezzo in particolare?

B) I Leprous hanno un tipo di sonorità che, non vorrei dire un’eresia, si può avvicinare in qualche modo al sound del nuovo album. E’ una band Progressive ma ha queste atmosfere molto melodiche e, soprattutto, la voce del cantante si avvicina al mio modo di cantare. Usa molte risonanze di testa, falsetti, e alterna parti molto potenti ad altre melodiche. Direi che attualmente ci rappresentano più i Leprous che i Nightwish; band alla quale venivamo associati perché Symphonic Metal.

C) Visto il tuo ruolo centrale di cantante pensi che per lo più la band venga identificata con la tua figura e, nel caso, questo rappresenta un vantaggio o uno svantaggio?

B) Questa cosa capita quasi sempre nel senso che la gente identifica il cantante perché la voce è la cosa più diretta che arriva al pubblico. Tutti capiscono e riescono a seguire la melodia vocale mentre non tutti hanno il background e la competenza musicale per seguire gli strumenti. E’ un fenomeno che si trova maggiormente nella Pop Music ma che è presente anche nel Metal. Anche la chitarra ha un ruolo importante ma il cantante è quello che ci mette la faccia. A mio avviso è un vantaggio perché la gente si ricorda del cantante che, anche per come è posizionato sul palco è come un punto di riferimento. Ciò non significa che il ruolo degli altri viene sminuito. Lo svantaggio può essere rappresentato dal fatto che i musicisti si sentono relegati in secondo piano ma, come detto, non è così.

C) Cosa si deve aspettare da voi chi viene ad un vostro concerto? Quali emozioni volete suscitare? Usate costumi o effetti particolari?

B) Costumi no. Abbiamo un look molto “sobrio” e non ci piace avere richiami e fronzoli tipici del Gothic perché, oramai, sono caduti in una sorta di stereotipo. Le band di quel genere hanno detto tutto. A noi piace “astrarci” da questi clichès.

Riguardo agli effetti speciali; fino a che non avremo una disponibilità economica sufficiente o un tipo di fama che ce lo permetterà, eviteremo di usare cose che potrebbero risultare “dozzinali”, di poca qualità, oppure pacchiane/ridicole.

Cosa vogliamo suscitare? Io vorrei creare un ambiente introspettivo visto che tutto ciò che scrivo è legato a delle emozioni e delle evocazioni. Non c’è una storia; è più qualche cosa di poetico che vuole lasciare libertà interpretativa al pubblico. Vogliamo creare un’atmosfera dove uno possa vedere se stesso; “scavarsi” dentro e trovare una sorta di catarsi. E’ quello che si trova anche nella tragedia greca: il senso di purificazione, mutamento, improvvisazione, riflessione. La usica deve portarti in un mpondo al di fuori della realtà e quotidianità. Scrivo anche per questo; creare mondi.

C) Avete del Merchandising? Dove è possibile acquistarlo? Quali sono i vostri contatti on line?

B) Certo che abbiamo del merchandising; abbiamo Il vecchio e il nuovo C.D., il nostro plettro, e altri piccoli gadgets. Siamo presenti su tutti i maggiori social: Facebook, Instagram, Youtube e, se volete ordinare qualcosa, basta che seguite il link presente sul nostro Facebook.

C) Grazie per il tempo che mi hai concesso per questa intervista. Saluta pure come vuoi.

B) Grazie a te per la considerazione e un saluto a tutti i lettori di www.allaroundmetal.com

releases

Master Dy, un Symphonic Dark Metal innovativo
Valutazione Autore
 
4.0
Valutazione Utenti
 
0.0 (0)
Oltranzisti, pomposi e tellurici: i The Monolith Deathcult fanno centro
Valutazione Autore
 
3.5
Valutazione Utenti
 
0.0 (0)
Malato, contorto e claustrofobico: il nuovo disco dei Pyrrhon
Valutazione Autore
 
4.5
Valutazione Utenti
 
0.0 (0)
Tumenggung - dall'Indionesia con (troppe) influenze classiche ma tanta passione!
Valutazione Autore
 
3.0
Valutazione Utenti
 
0.0 (0)
Sunstorm - senza troppo girarci intorno, un disco fiacco e piuttosto deludente.
Valutazione Autore
 
2.5
Valutazione Utenti
 
0.0 (0)

Autoproduzioni

Lunarway, una promettente band ucraina
Valutazione Autore
 
3.5
Valutazione Utenti
 
0.0 (0)
In Chaos, l'ennesima dimostrazione della miopia del music business
Valutazione Autore
 
4.0
Valutazione Utenti
 
0.0 (0)
Empiric, una gemma nascosta
Valutazione Autore
 
4.5
Valutazione Utenti
 
0.0 (0)
Katharein, un promettente gruppo dalla Romania
Valutazione Autore
 
4.0
Valutazione Utenti
 
0.0 (0)
Mirrorshield, bisogna migliorare parecchio
Valutazione Autore
 
2.0
Valutazione Utenti
 
0.0 (0)

Consigli Per Gli Acquisti

  1. TOOL
  2. Dalle Recensioni
  3. Cuffie
  4. Libri
  5. Amazon Music Unlimited

Login

Sign In

User Registration
or Annulla