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"ROOMMATES": quando il Southern Rock sbarca in Italia

Domenica, 12 Marzo 2017 16:32 Pubblicato in Interviste

..La serata è iniziata presto, intorno alle 18.30, con la scusa dell’intervista, ma quando si è in compagnia dei “Roommates” i “locali” lo sanno: anche se il nome è diverso, l’intenzione è sempre quella di farsi una birra in santa pace..

E anche stavolta le aspettative non vengono tradite. Basta uno sguardo di intesa con Marco & Davide (rispettivamente Basso e Chitarra della ormai storica formazione ponentina) che subito si opta per combattere il vento ed il freddo di fine inverno davanti ad una pinta di “succo di malto”, per scambiare quattro chiacchiere sul loro Debut Album “FAKE”.

 

All Around Metal è lieta di presentarvi i ROOMMATES, Gruppo Southern/Alternative Rock Ligure sotto la Label “NADIR MUSIC”:

 

Ciao Ragazzi e benvenuti su AAM!

Facciamo finta di non essere amici da anni e compaesani e cominciate a raccontarci chi sono i “Roommates”:

 

MARCO: “Ciao a tutti i lettori di AAM!

Iniziamo dal principio: Io, Davide (Brezzo, n.d.r.) e Danilo Bergamo eravamo compagni di stanza nel lontano 2011 (“roommates”, appunto), tutti impegnati per motivi di studio o lavoro nella città di Genova.

In poco tempo abbiamo scoperto di essere tutti accomunati dalla passione per la musica, e in ancora meno abbiamo deciso di portare avanti il discorso come band. 

Inizialmente i “ROOMMATES” nascono come gruppo acustico, vista la scarsa attitudine dei locali ad “ammettere” band troppo (a loro dire) rumorose, ma all’occorrenza potevamo già contare sull’ausilio di Alessio Spallarossa, che si univa a noi (compatibilmente con i suoi impegni nei ben noti “SADIST”) in caso di “permesso” per un set Rock tradizionale..eheheh.

Di li a poco, però, siamo riusciti ad imporci anche come Band al completo, invertendo la nostra tendenza, ed esibendoci sempre più in 4, invece che in acustico.

Dal 2012 abbiamo fatto più di 300 serate in giro per la Liguria, Piemonte, Lombardia e Francia, e questo per noi è un vero motivo di orgoglio”.

 

Da trio acustico a quartetto Rock, quindi. E’ stato difficile riadattarvi allo stile più duro del Sound di Alessio?

DAVIDE: “No, è stato piuttosto naturale, in realtà: avere suonato così tanto assieme e il condividere la vita quotidiana, aiuta molto a fare affiatamento, anche in caso di modifiche sostanziali come questa. E poi Alessio si è dimostrato molto predisposto a questo genere, allargando al rock la sua solita fama di “batterista metal”. Inizialmente ci siamo “valutati” a vicenda, prendendoci qualche settimana per capire come volevamo affrontare questo impegno, ma direi che già dalla prova successiva, abbiamo capito che avevamo interessi comuni per il progetto “ROOMMATES” e siamo felici di essere arrivati sino a qui.”

 

 Il 3 marzo 2017 esce, così, il vostro Debut Album, in cui proponete brani inediti dopo tanti anni passati a suonare Covers Live in tutto il nord Italia. L’impatto è molto SOUTHERN e gli arrangiamenti particolarmente gustosi. Cosa si cela dietro “FAKE”?

 

MARCO: “Quasi tutte le tracce hanno un concetto in comune: un rapporto finto, un mostrare qualcosa che risulta essere, poi, differente dalla sua vera natura. Un “FAKE”, appunto.

Vogliamo raccontare qualcosa che riguarda la finzione, prendendo in analisi tutti gli aspetti possibili, si tratti di un rapporto con il partner o di un comportamento che riguarda tutta la società. Situazioni che specialmente nella nostra epoca sono all’ordine del giorno. “

Il disco, (NADIR MUSIC, distribuitoAudioglobe, Believe), è disponibile, oltre al formato fisico, anche su tutte le piattaforme digitali (Amazon, iTunes, Spotify, etc)”.

 

 

Possiamo, pertanto parlare di “Concept Album”?

DAVIDE: “No, assolutamente no. I brani hanno un filo comune a livello di concetto, se così vogliamo sottolineare, ma non vogliamo definirlo tale: ogni brano è a sé stante, musicalmente parlando, ma solo le ultime 2 tracce sono legate tra loro anche a livello di “Riff”.”

 

Come nasce un brano dei ROOMMATES? E’ un lavoro di gruppo o si inizia grazie all’incipit dato da uno di voi?

MARCO: Scrivere “FAKE” è stato un lavoro lungo, quasi un anno, tra una cosa e l’altra. I brani nascono quasi tutti da un’idea di Davide, ma in seguito tutti noi apportiamo modifiche e partecipiamo agli arrangiamenti.

Le registrazioni le abbiamo effettuate in parte ai Nadir Studio (batterie, n.d.r.) insieme a Tommy Talamanca, ed in parte all’Ithil World Studio di Imperia, sotto la sapiente ala di Giovanni Nebbia.

Questo per ovvi motivi logistici, essendo la band composta da membri che abitano tra Ventimiglia e Genova.

Il mix ed il Master, invece sono stati interamente completati al’Ithil World Studios.”

 

Parliamo dell’Artwork di “FAKE”: da dove nasce e chi ha seguito quella che, a prima vista, sembra una copertina più tendente al genere Glam Rock:

DAVIDE: Le grafiche sono state tutte interamente curate da “MIZUKO VISUAL STUDIO”, lo studio di video editing che conoscerai bene anche tu (..risate..). Andrea, il boss, ha curato tutto quello che si trova sul booklet, ma l’idea di fondo è nata dal gruppo: si vede la classica strada americana che si perde nello sfondo (riferimento al southern rock che così tanto ci ha caratterizzato), il cartello indica l’uscita verso la direzione “FAKE”, ma, come si nota, la strada non accenna a svoltare; in più, avventurandoci nei sottotesti, la distanza data verso questa ennesima “finzione” è di 3/4 di miglio, numeri messi proprio ad indicare la nostra formazione che ha variato nel tempo tra versione trio e versione completa, come dicevamo prima. Le ragazze in sella alla moto, con sguardo ammaliatore, invece, ci portano a toccare il concetto di finzione, anche a livello (purtroppo) sentimentale.

Se giriamo il Cd, si vedrà che abbiamo inserito volutamente una foto mentre ci troviamo sul “green screen”, intenti a suonare: anche questo è un rimando al tema di fondo del disco, per impreziosire l’analisi con un ulteriore riferimento alle finzioni che ci circondano ogni giorno.”

 

Scendiamo nel dettaglio: volete parlarci dei singoli brani presenti?

MARCO: “Questa è una domanda difficile, ed ho paura di togliere curiosità all’ascoltatore se scendo troppo nel dettaglio (ride).

Cercherò di non svelare troppo:  la prima canzone si chiama “Light” e parla di una visione, in cui il protagonista deve farsi guidare dalla luce per proseguire il cammino.

“Blow away è la seconda canzone del disco, Parla di come la vita può andar via in un colpo solo, quando meno te lo aspetti. E’ stata anche la canzone da cui abbiamo estratto il primo video di lancio, al quale ne faremo seguire altri 3, nel periodo compreso tra aprile e giugno. 

 La terza è “Fakin’ Good Manners” e come si può immaginare parla della sovente abitudine di fingere buone maniere per compiacere gli altri. 

Poi c’è “Black Man Guardian”, che affronta il tema difficile dell’immigrazione, vissuto in maniera diretta da alcuni dei membri del gruppo, essendo gli stessi di Ventimiglia.

La quinta è “Empty Love” e racconta degli amori che hanno deluso. Direi che questa canzone da la possibilità di riconoscersi personalmente in quella situazione.Situazione che, purtroppo, anche io ho vissuto sulla mia pelle.

La sesta è “On Water Wings” ed è un pezzo strumentale, legato poi a “I Smile” che è un pezzo autobiografico. Il protagonista sorride del fatto che non ha finalmente più a che fare con una donna, rivelatasi personificazione del concetto di “Fake”.”

 

 

 

Bene Ragazzi, come di consueto, la chiusura dell’intervista è in mano a voi per dare un saluto ai nostri lettori e vostri ascoltatori:

 

MARCO & DAVIDE: voglio innanzitutto ringraziarvi per lo spazio accordatoci, e ci teniamo a ricordare a tutti che vi aspettiamo Live per la stagione in arrivo! Seguiteci sui nostri canali Facebook (www.facebook.com/RommatesRock) e Youtube (https://www.youtube.com/channel/UC-T2z-nfH5BngPBAizY2quw), e restate aggiornati con le nostre news!

 

..E così, purtroppo, La serata si avvia al termine..non so dire se ho gradito di più parlare di un buon rock, stare con persone semplici e competenti, o se semplicemente la  birra mi rende le serate sempre degne di nota..sta di fatto, che i “ROOMMATES” fanno questo effetto, ed il loro disco non può che essere un must tra gli amanti del Rock suonato a dovere.

 

 

TOMI

FREEDOM CALL: Intervista a Chris Bay

Giovedì, 19 Gennaio 2017 21:53 Pubblicato in Interviste

Due parole in compagnia di CHRIS BAY dei FREEDOM CALL, nell'intervista dedicata ad AllaroundMetal.com:

 il nuovo disco, progetti per il futuro e appuntamenti in Italia..

Buona Lettura!

 

AAM.: Ciao Chris e grazie di essere qui con noi di allaroundmetal.com! Ti confesso che sono abbastanza emozionato, dato che sono un vostro fan sin dai tempi di “Stairway to fairyland”. Ma parliamo del disco nuovo, “Master of light”, perchè questo titolo? Chi sarebbe il “Master of light”?

 

C.: Ciao a tutti!

Il Master of Light è il lato più debole di ognuno di noi! Se sei in grado di convincerlo, vuol dire che stai facendo bene!!

 

AAM.: Chi ha realizzato l’artwork del disco? Sinceramente non mi ha entusiasmato per niente e credo sia la peggiore tra i vostri album; perchè raffigurare questo brutto ceffo?

 

C.: Noi, invece, lo amiamo!...Il carattere del personaggio è reso graficamente alla perfezione: E' il cattivo, il furbo, l'onnipotente.. tutto in uno!

 

AAM.: Cominciamo ad abituarci ad avere un disco dei Freedom Call esattamente ogni due anni; sarà così anche nel 2018?

 

C.: Probabilmente si, ma non prima del Tour Europeo e delle date che si protrarranno anche nel 2018.

 

AAM.: Di cosa parlano i testi di “Master of light”?

 

C.: Riguarda soprattutto la Band stessa, che opera sotto l'influenza del "Master of Light"

 

 

AAM.: Tra i vari pezzi ho trovato qualche citazione di altre bands sparsa qua e là. L’apertura di “Hammer of Gods” ricorda “I want out” degli Helloween, “Cradle of angels” ha molto dei Led Zeppelin e poi quel “Master! Master”” in “Master of light” fa subito pensare alla mitica “Master of puppets” dei Metallica. Sono solo casualità oppure lo avete fatto di proposito? Ed, in quest’ultimo caso, c’è qualche altra citazione nascosta che mi è sfuggita?

 

C.: NO, nessun caso. Si tratta delle influenze che mi hanno segnato per una vita intera.

 

 

AAM.: Come nasce una canzone dei Freedom Call? E’ un lavoro di squadra, oppure fai tutto tu?

 

C.: Credo che far funzionare l'idea della canzone sia merito del suo compositore, farla rendere in sede Live sia merito della band intera.

 

 

AAM.: Accanto a te, nel corso degli anni, si sono avvicendati parecchi musicisti nei Freedom Call; sei ancora in contatto con qualcuno di loro?

 

C.: In parte si. E' molto bello sapere che stanno andando tutti alla grande!

 

 

AAM.: Siete una band molto attiva in sede live; c’è qualche paese in cui vorreste suonare e che ancora non avete toccato?

 

C.: Certo, spero che i F.C. possano presto approdare in Asia e Giappone, luoghi meravigliosi per una Rock Band!

 

 

AAM.: Nei vostri tour non manca mai qualche data in Italia; come vi trovate a suonare dalle nostre parti? C’è qualcosa che vi piace e qualcosa che non vi piace del nostro paese?

 

C.: Ho passato un sacco di tempo in Italia, adoro il vostro modo di pensare, approcciare alla vita e, ovviamente, il vostro cibo!

 

 

AAM.: Come vedi la scena power metal in Germania? Oltre a mostri sacri come voi, Gamma Ray, Helloween, Rage, Grave Digger ecc., c’è qualche altra giovane band che secondo te merita attenzione ed ha le qualità per affermarsi?

 

C.: Negli ultimi tempi sono stato molto occupato per seguirne le attività, ma credo che sia molto florida, così come la Scena Svedese, che sta dando moltissimi buoni risultati.

 

 

AAM.: Ti ringrazio per la tua disponibilità e, come consuetudine, concludo questa intervista lasciando uno spazio finale a tua disposizione per un saluto ai fans italiani dei Freedom Call e dei lettori di  All Around Metal

 

C.: Sono io che vi ringrazio per il tempo e per il supporto! Non vedo l'ora di suonare in Italia nelle date di Brescia e Torino!! SEE YOU THERE!!!


Grazie
Chris

 

BLUE HOUR GHOST: Intervista per All Around Metal

Mercoledì, 18 Gennaio 2017 17:34 Pubblicato in Interviste

Forti di un ottimo DEBUT ALBUM uscito con BUILT2KILL Records, i BLUE HOUR GHOSTS si presentano su ALL AROUND METAL, con una ghiotta intervista e i loro progetti per il prossimo futuro.

 

Ecco i BLUE HOUR GHOSTS, Melodic Metal da Modena:

Ciao Ragazzi, benvenuti sulle pagine di All around metal.

I BHG sono una nuova realtà nata nel modenese, ma che conta musicisti esperti tra le fila:

ci potete raccontare qualcosa sulla storia della band? Quali sono le tappe fondamentali della vostra carriera?

 

Il progetto Blue Hour Ghosts nasce nel 2013 con l'obiettivo di creare una proposta originale, capace di fondere varie influenze musicali eterogenee in una musica di impatto e al tempo stesso godibile. Per questo motivo, le esperienze e le sensibilità dei membri della band sono state fondamentali per definire il sapore della nostra proposta. Ai tre membri iniziali (io e Diego Angeli alle chitarre e Claudio Mulas alla batteria) si sono aggiunti Alessandro Guidi alla voce, Simone Pedrazzi alle tastiere e Andrea Bartolacelli al basso. Siamo tutti musicisti attivi da anni sulla scena locale, e ci piace pensare di stare creando qualcosa il cui valore, come tutti gli incontri sinceri della vita, è maggiore della somma delle sue parti.

 

Per la realizzazione del nuovo album avete dato vita ad un song playing molto duro ma contemporaneamente catchy: ci raccontate come nasce?

 

Abbiamo iniziato a lavorare dandoci come unico vincolo quello di rispettare la tradizionale struttura della forma canzone. Da questo schema siamo partiti in sala prove lavorando ad un nucleo iniziale di idee dei due chitarristi, chiedendo ad ognuno di portare il proprio contributo. Questo materiale è stato arricchito dalla collaborazione di tutti i membri della band con nuove idee, tematiche, arrangiamenti. E' stato un processo divertente ma al tempo stesso faticoso, e il risultato riflette le molte sfaccettature che lo hanno costruito: ha un'anima aggressiva ma al tempo stesso riflessiva, scura ed insieme ricca di pathos. Il passo finale l'abbiamo poi fatto con Eddy Cavazza e  Giuseppe Bassi della Dysfunction Productions, che hanno creduto nel nostro lavoro e ci hanno aiutato a renderlo compatto e coerente, lavorando insieme a noi sulla produzione dei pezzi e curandone anche i più piccoli dettagli. Infine per noi è molto importante ricordare anche i ragazzi della nostra etichetta, la Buill2Kill Records, che ci stanno danno una grossa mano per promuovere l'uscita di questo disco.

 

Quali temi trattate e perché?

In estrema sintesi le liriche vogliono cogliere e raccontare l'impulso dionisiaco che attraversa le nostre esperienze. I testi delle canzoni hanno infatti un contenuto esistenziale, personale e particolarmente intimo. Nascono dall'esperienza del nostro vissuto quotidiano, e raccontano gli impulsi contrastanti che ci fanno sentire vivi: rabbia, esasperazione, successo, fallimento, difficoltà dei rapporti interpersonali e voglia di reagire, o quantomeno di restare vigili e reagire, ecc.. Simbolicamente abbiamo pensato che i nostri testi e la nostra musica prendessero le sembianze di Blue Hour Ghosts, letteralmente dei “fantasmi dell'ora blu”. “Blue Hour” è un'espressione mutuata dal mondo della fotografia e non solo per descrivere il crepuscolo: è un'ora malinconica e riflessiva, ma anche piena di energia e attesa per il nuovo giorno o la sera che stanno per venire. Diciamo che lo stato d'animo delle blue hour è quello ispira principalmente i nostri testi, e che vogliamo riflettere nella nostra musica.

 

Rimaniamo in tema genere musicale. Da dove nasce il vostro amore per il metal? C’è un band o un musicista che vi hanno influenzato maggiormente?

 

Ti confermo che condividiamo tutti un amore per il metal, e in particolare per il pathos, l'energia e la malinconia di questo genere musicale. Provando a dare una spiegazione, credo che sia perché dà voce a quella parte scura che, chi più chi meno, tutti teniamo repressa. Ecco, forse tutti gli appassionati del genere hanno un piccolo demone che brucia dentro, e nella musica lo trovano espresso.

Per quanto riguarda gli artisti che amiamo e che ci hanno influenzato ce ne sono molti, ma se dovessi fare un solo nome direi senza esitazione Steven Wilson: tutta la produzione dei Porcupine Tree, il pop-rock dei Blackfield e i suoi lavori recenti del progetto solista. In particolare adoro ed ammiro la sua capacità di rielaborare e fondere i generi, dal prog-rock al metal, dal pop alla musica atmosferica. Il tutto a mio giudizio sempre in maniera coinvolgente e originale.

 

L’album è uscito nel 2016 ma immagino abbiate già raccolto feedback un po’ in tutta Italia e all’estero. Come è stato accolto da chi vi conosceva già e dai nuovi fans?

 

Quando dedichi tempo ed impegno ad un nuovo lavoro non sai mai quale sia il suo valore fino a che non lo presenti all'esterno. In circa due mesi dall'uscita ufficiale dell'album in Novembre abbiamo raccolto una ventina di recensioni divise equamente fra Italia ed estero. Siamo molto soddisfatti dei giudizi positivi ricevuti. Anzi, per dirla tutta siamo molto stupiti: non ci aspettavamo un riscontro unanime di questo tipo! 

 

Che eventi ci sono in programma per i prossimi mesi? Come state supportando il nuovo album?

 

Anche il feedback live dal pubblico è positivo e sta crescendo. Abbiamo in programma una promozione nel Nord Italia durante l'inverno, e stiamo lavorando per proporci in contesti importanti per l'estate. Questa è per noi la parte più importante: fare sentire la nostra musica e calcare il palco il più possibile, per metterci alla prova e migliorare sempre.

 

Voi siete musicisti navigati, che consigli vi sentite di dare a chi si avvicina al mondo della musica ?

 

Non è una domanda facile... Credo sia fondamentale mantenere un atteggiamento umile: non sentirsi mai arrivati, studiare e suonare il più possibile. E cercare di avere una mente aperta per imparare dagli altri e dalla loro musica. Infine è importante riuscire a dare il giusto peso alle cose. Bisogna lavorare per ottenere un prodotto musicale completo e curato: musica, contenuto, grafica, immagine della band, promozione, live, ecc. Oggi c'è grandissima competizione, il mercato è sempre più stretto e non deve mancare nessun tassello del puzzle per sperare di riuscire ad arrivare.

 

Bene ragazzi, vi ringrazio per il tempo dedicato! Come di consueto lascio a voi il compito di concludere l’intervista lasciando un messaggio ai nostri lettori.

 

Vorrei ringraziare sentitamente voi di All around metal e tutti i lettori che sono arrivati fino in fondo a questa intervista. Consiglio di tenere monitorata la nostra pagina Facebook (https://www.facebook.com/bluehourghosts) e il nostro sito (http://bluehourghosts.com/) per scoprire tutte le news. Un saluto a tutti. Join us!

 

Sulla scena dal 2016 con la nuova formazione, i FILE NOT FOUND sono una band Alternative Metal che arriva da ROMA, da poco nel roster del management "Scream It Agency. Con un Sound accattivante e coinvolgente, i ragazzi di Roma si sono aperti al grande pubblico grazie all'ottimo "FIREWALL" disco autoprodotto che sta riscuotendo ottime critiche, in attesa della firma con una nuova Etichetta discografica.

 

All Around Metal ve li presenta in anteprima con questa intervista:

 

Ciao Ragazzi, benvenuti sulle pagine di Allaroundmetal.com

I FNF sono una nuova realtà nata nella capitale,

ci potete raccontare qualcosa sulla storia della band? Quali sono le tappe fondamentali della vostra carriera?

 

I File Not Found nascono dalle ceneri di una band che Leonardo Meko (cantante, chitarrista) ed io (Claudio Buricchi-bassista) avevamo fondato intorno al 2006. 

Io e Leonardo ci siamo conosciuti tra i banchi di scuola ed abbiamo iniziato a suonare cover e, successivamente, a comporre le prime canzoni originali con testi in inglese.

Tra l'altro alcune canzoni nate con la prima formazione sono presenti, dopo aver subito diverse modifiche, nel nostro primo album (The song of concrete leaves tree, Foreign edges ed Insomnia).

Dopo diversi cambi di batterista nel 2010 si unisce a noi, Marco Cinti. 

Qui è nato il vero nucleo dei FNF, in quanto con Marco incominciamo a modificare le vecchie canzoni e scriverne di nuove, dando alla band un'impronta più metal.

L'anno successivo si unisce alla band Christian Di Bartolomeo come chitarrista solista ed insieme a lui finiremo di scrivere quello che poi sarà Firewall.

Abbiamo scelto il nome "File Not Found" per omaggiare il mondo dell'informatica e del web che ha avuto un ruolo fondamentale per la band; basti pensare che Marco e Christian si sono uniti al progetto grazie a social network e annunci pubblicati online. Inoltre abbiamo sempre scambiato tra di noi idee (riff, testi e quant'altro) tramite file sharing.

A fine 2015 siamo entrati in studio per registrare il nostro primo album "Firewall" che è disponibile (per il momento lo potete trovare solo ai nostri concerti) dall'inizio del 2016.
Entro la fine della produzione dell’album, noi e Christian abbiamo deciso di prendere strade diverse; al suo posto è arrivato Leonardo Noschese che ha collaborato con noi per qualche mese e ci ha aiutato nella promozione live di Firewall.

Infine, ad ottobre di quest'anno, Giuseppe Iacono è entrato definitivamente nella band come chitarrista solista.

 

Per la realizzazione del nuovo "FIREWALL"  avete dato vita ad un song playing molto duro ma contemporaneamente catchy: ci raccontate come nasce?

 

Credo che dipenda dal fatto che ogni membro della band ha un background diverso. Io e Leonardo veniamo dal grunge ed hard rock, Marco è più vicino al progressive ed infine Christian ha portato nella band uno stile più heavy metal.

Tutti questi generi sicuramente hanno influenzato la composizione delle canzoni, che possono risultare melodiche soprattutto per quanto riguarda le liriche, ma con un suono decisamente duro (in questo ci ha aiutato molto Christian).

 

Quali temi trattate e perché?

 

I testi di Firewall non hanno un unico autore, infatti una buona parte sono stati scritti tutti e tre insieme (da me Leonardo e Marco) proprio perché vogliamo che ognuno di noi porti la sua esperienza in tutto ciò che riguarda la band. 

Le tematiche trattate, quindi, sono diverse, ma sintetizzando si può dire che i nostri testi parlano di ciò che ci accade intorno e di quello che viviamo nella vita di tutti i giorni, in particolar modo di come sia difficile andare avanti e superare diversi ostacoli dovendo contare molte volte solo su noi stessi.

 

Rimaniamo in tema genere musicale. Da dove nasce il vostro amore per il metal? C’è un band o un musicista che vi hanno influenzato maggiormente?

 

Come ti dicevo prima, non veniamo tutti dal metal (almeno per quanto riguarda la composizione), ma certamente ci sono alcune band che ci accomunano come i Metallica, Black Sabbath, Black Label Society. Sicuramente anche in questo caso c'è stato uno "scambio equo" di ascolti e consigli all'interno della band.

 

L’album è uscito nel 2016 ma immagino  abbiate già raccolto feedback un po’ in tutta Italia e all’estero. Come è stato accolto da chi vi conosceva già e dai nuovi fans?

 

Per il cambio di formazione che ha subito la band negli ultimi mesi, Firewall è iniziato a girare relativamente da poco. 

In ogni caso fino ad ora abbiamo ricevuto buoni pareri sia da chi generalmente ascolta metal più duro che da chi ascolta metal più classico; questo probabilmente perché in Firewall, a causa del percorso che ha portato alla sua creazione, possiamo trovare diverse sfumature di metal ed hard-rock.

 

Che eventi ci sono in programma per i prossimi mesi? Come state supportando il nuovo album?

 

In questo momento stiamo organizzando (con tutte le difficoltà del caso) diverse date con l'intento di far arrivare Firewall a più orecchie possibile.

La prima in programma, al momento, è il 29 Gennaio allo ZooBar per Emergenza Festival.

 

Voi siete musicisti navigati, che consigli vi sentite di dare a chi si avvicina al mondo della musica ?

 

I consigli che diamo a chi inizia a suonare adesso sono gli stessi che diamo a noi tutti i giorni.

Ormai è un luogo comune ma fare musica originale e provare a farsi sentire non è facile per diversi motivi.

La musica underground è completamente indipendente ed autoprodotta, questo vuol dire che la prima difficoltà sta nel budget a disposizione della band.

Una volta ottenuto un buon prodotto si deve fare i conti con chi lavora nel settore (gestori di locali, etichette discografiche, booking agency...) e qui arriva la parte più difficile: interfacciarsi con chi ha la possibilità di far ascoltare la tua musica alle persone.

Quindi il musicista di una band emergente non deve "solo" saper suonare il proprio strumento, ma deve essere anche manager, intrattenere relazioni e magari anche esperto di marketing. Le prove e i concerti sono solo la punta dell'iceberg. Spesso dietro ci sono molte ore spese dietro al pc a rispondere a mail o messaggi e serate passate nei vari locali per trovare nuove opportunità.

D'altro canto questo ci permette di conoscere molte persone e molti musicisti ed arricchisce il nostro bagaglio culturale ed artistico.

E' un lavoro che richiede molto tempo ma che troppo spesso viene considerato un hobby.

Penso che fare musica sia un'esigenza, un bisogno; quindi il consiglio è quello di tenere ben presente perché si vuole suonare e trarre da questo bisogno la forza per superare i diversi ostacoli che inevitabilmente un musicista incontrerà.

 

Bene ragazzi, vi ringrazio per il tempo dedicato! Come di consueto lascio a voi il compito di concludere l’intervista lasciando un messaggio ai nostri lettori.

 

Grazie a te per averci dato la possibilità di parlare del nostro progetto. 

A chiunque, dopo aver letto questa intervista, fosse incuriosito e volesse ascoltare il nostro "Firewall" invito a visitare la nostra pagina facebook, cercando File Not Found - FNF, dove potrete ascoltare tre canzoni presenti in Firewall e rimanere aggiornati su tutte le novità che riguardano la band.

 

 

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