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Qualche mese fa, prima dell'uscita di The Last Stand, ultima fatica in studio degli svedesi Sabaton, mi era capitato di fare una chiacchierata col loro leader Joakim Brodén. A distanza di mesi mi ritrovo al Live Club di Trezzo sull'Adda, grazie alla KezzMe!, per intervistare invece un altro membro della band: il chitarrista Chris Rörland, unitosi agli svedish pagans ormai quattro anni fa. La chiacchierata è stata molto interessante, come leggerete, perché non si è solo parlato dei Sabaton, ma anche della persona che avevo di fronte, dei suoi sogni e della sua vita. Buona lettura!

D. Ciao Chris e grazie del tempo che ci stai dedicando! Come sta andando il tour di supporto a The Last Stand? È fantastico vedere voi e gli Accept sullo stesso palco.
R. Ciao e grazie a voi! Il tour sta andando alla grande, e avere gli Accept con noi è fantastico: sono persone stupende, così come i Twilight Force. Al momento però siamo tutti ammalati quindi ti consiglio di starmi un po' lontano! *ridiamo*
D. Parlando del disco: sei entrato nei Sabaton nel 2012. Com'è stato lavorare con calma alla scrittura del nuovo disco? Ti sei sentito più a tuo agio rispetto a quando sei entrato mentre Joackim e Pär scrivevano Heroes?
R. Assolutamente. Quando registrammo Heroes fu tutto un turbine e dovetti lavorare a ritmi serrati. Questa volta, invece, abbiamo avuto più tempo per rilassarci e pensare bene a come comporre: ho anche scritto una canzone insieme a Joackim. Sicuramente quello che mi ha più aiutato è stata la comunicazione tempestiva con Peter Tagtgren, che mi ha aiutato sull'espressività degli assoli e di alcuni riff. Mi sono fidato molto del nostro produttore, tanto da chiedergli spesso se secondo lui determinati pezzi andassero bene o meno... E spesso venivo rimbeccato! *ride*
D. Poi Peter, avendo già lavorato con i Sabaton, sa esattamente come deve suonare un loro disco.
R. Sicuramente, nelle registrazioni di Heroes averlo mi ha aiutato tantissimo. E poi lavorare con una leggenda come lui per uno come me è stato come dire "wow!", anche se ti posso assicurare che è stato molto severo: a volte ho dovuto riscrivere gli assoli anche cinque o sei volte perché c'era sempre qualche sfumatura che non gli piaceva.
D. Praticamente come un insegnante di arti marziali! *ridiamo*
R. Esatto, ma molto più arrabbiato!

D. Visto che ormai hai due album di esperienza: com'è lavorare alle parti di chitarra in una band che basa molto il suo sound sui cori e le tastiere?
R. È difficile ma divertente. Trovo ancora alcune difficoltà ad abituarmi al sound dei Sabaton, visto che vengo dal death metal, anche se in realtà sono cresciuto ascoltando power. Ciònonostante piano piano ci ho preso la mano e ho cominciato anche ad abbracciare stili differenti dal mio, crescendo anche come chitarrista. Poi, amando il suonare live, ti lascio immaginare quanto sia esaltante per me suonare con una megabatteria dal vivo, sentire tutti i cori che si intrecciano con i miei assoli e vedere persino i fuochi d'artificio!
D. Infatti penso che per te sia stato assurdo passare da un giorno all'altro a suonare con i Sabaton, per esempio, headliner a Wacken, suonando davanti a 70.000 persone!
R. Sicuramente, ma mi è anche servito a crescere come chitarrista. D'altronde, venendo da una tecnica quasi dream theateriana, cambiare così radicalmente mi è servito per aggiungere maggiori emozioni al mio stile... E poi è divertente! Adesso, dopo Heroes, ho anche provato a mettere qualcosina di shredding e Joackim sembra aver gradito molto.

D. Com'è lavorare con il vostro nuovo acquisto, Tommy Johansson?
R. Fantastico! È una persona che viene dal PROFONDO NORD *ridiamo* ed è molto divertente, sia come persona che come musicista con il quale suonare. Dopo questo tour vedremo come ce la caveremo insieme in studio.
D. Questa tua risposta mi fa venire in mente che una delle cose che si notano di più, guardando i Sabaton da fuori, è questa sensazione che siate tutti una grande famiglia.
R. Certo, il nostro spirito di squadra è ciò che sta alla base della nostra musica. Anche i membri della crew si sentono parte di questo, perché al contrario di altre band viaggiamo tutti sullo stesso tour bus!

 

 

D. Tornando un attimo all'argomento di prima, mi hai già più o meno detto quali sono le tue principali influenze musicali...
R. Aggiungo anche Iron Maiden e Blind Guardian! Le mie due band preferite, di cui ti posso assicurare che ho tutto, compresi vinili e cassette... Adoro collezionare cose, se non si fosse capito! *ridiamo*
D. Bene, ti confesso che queste domande le ho scritte più per te che per fare domande in generale sui Sabaton, quindi volevo chiederti: com'è stato passare dai Nocturnal Rites ai Sabaton? Ti ha cambiato la vita come cosa?
R. Sicuramente si: come chitarrista in primis, perché il mio predecessore è uno dei migliori che io conosca in Svezia. Venendo proprio al cambio di band: non è stato così un grosso cambiamento, visto che ci era già capitato di suonare insieme in diverse occasioni. Li conoscevo sin da prima, quindi per me è stato quasi un passaggio naturale, non come un semplice sessionist. La cosa pazzesca è la quantità di shows che stiamo facendo: quello mi ha cambiato davvero. Siamo costantemente in tour e non ho più una vita privata!
D. Infatti la cosa che volevo chiederti è se ogni tanto è stressante una vita del genere!
R. Guarda, fisicamente sicuramente, ma emotivamente invece sono sempre felice! Essere su un palco a suonare è sempre stata la cosa che ho desiderato di più sin da bambino, che di fronte al palco ci fossero 50 persone o 50000. Per me l'importante è sempre stato suonare dal vivo.
D. ... Ma ogni tanto rivorresti la tua vita primata! *ridiamo*
R. Si ogni tanto mi manca stare a casa o anche solo vedere la mia ragazza! Ti stanchi in tour, specialmente quando tutti si ammalano o quando attraversando le alpi ti si tappano le orecchie e non senti più niente... Ma lo dobbiamo fare.
D. Ma è divertente e quindi si fa!
R. Assolutamente si. A volte ci si annoia durante il giorno, perché magari si fa solo il soundcheck e non si fa nient'altro... Per quello sono contento che qualcuno mi intervisti *ridiamo*
D. E a volte, come oggi, siete troppo lontani dal centro città per quantomeno visitarlo!
R. Esattamente, a volte capita, altre volte no. Ma va bene così, spesso cerchiamo di organizzare anche le sessioni di autografi.

D. Parlando di te proprio come musicista: hai in mente qualcosa come un progetto solista per il futuro?
R. Eheheh, ci sto lavorando proprio in questi mesi! A dire la verità sono due: uno è giusto per divertimento e sarà una cosa hard rock/sludge ispirata da Marylin Manson e Rob Zombie, l'altro sarà un disco symphonic death metal. Sarà sicuramente un mix di diversi stili e generi musicali che mi piacciono e come tematica userò le trame dei film horror! Tra l'altro sarà una one man band: suonerò tutto quanto, inclusa la tastiera col sintetizzatore per fare le parti orchestrali... Canterò e disegnerò pure la cover dell'album! Se poi non sarò soddisfatto del risultato a quel punto mi rivolgerò a qualche produttore, magari proprio a Peter.
D. Avrai tempo per lavorarci dopo questo tour?
R. Si, sicuramente ci fermeremo un po'. Un po' di ispirazione sono riuscita a prenderla durante gli ultimi viaggi e al momento ho già dieci canzoni all'attivo. Spero di riuscire a pubblicarlo già quest'anno!

D. Siamo agli sgoccioli e ti faccio una domanda che mi piace porre abbastanza spesso: qual'è il palco dove ti sei divertito di più a suonare?
R. Cavolo, domanda difficilissima! Allora... Direi che il palco più assurdo su cui ho suonato con i Sabaton è sicuramente stato Woodstock, perché non avevo idea che saremmo stati ripresi e nemmeno che l'area concerti avesse una capacità di un milione di persone! Quella è stata una cose più fighe che abbia mai fatto nella mia vita. Ovviamente la seconda è stata Wacken, perché quando ero un bambino guardavo un sacco di dvd e mi dicevo "prima o poi arriverò anche io su quel palco!". E così è stato: ce l'abbiamo fatta e anche da headliner! Con i Sabaton ho suonato in tanti posti, ma quelle due date sono state qualcosa di favoloso.
D. C'ero anche io al Wacken... Ricordo benissimo la quantità di gente che faceva crowd surfing durante la vostra esibizione!
R. *ride* ogni volta che suono in un festival così penso un po' a voi poveracci che state lì sotto, poi a quel Wacken, col fango e col freddo!! *ridiamo*

D. Ti lascio con l'ultima domanda: in questi anni di odio e diffidenza verso il prossimo, lanciato soprattutto da politici e figure pubbliche, pensi che l'heavy metal sia ancora un mezzo possibile per unire le persone?
R. Ci spero: voglio dire, la musica è sempre stata qualcosa che ha unito le persone. Spero che l'heavy metal possa farlo, anche se esistono ancora un sacco di bigotti che sostengono che sia una musica da adoratori di Satana, da guerrafondai o da omicidi, specialmente la nostra! Spesso ci tocca rispondere che non cantiamo di queste cose, ma di persone che hanno dato la vita per qualcosa di più grande. Il nostro obiettivo dev'essere proprio far in modo che questi preconcetti spariscano: prima o poi capiranno che siamo solo persone pacifiche con cui si può tranquillamente bere una birra in giro!
D. Ti ringrazio Chris, buon concerto per dopo!
R. Grazie a voi!

Live report della serata qui.

Pubblicato in Interviste

The Last Tour @ Live Club (27/01/2017)

Martedì, 31 Gennaio 2017 15:52

Una serata di vecchio e nuovo heavy metal quella che si è svolta il 25 gennaio al Live Club di Trezzo. Il sottoscritto, per l'occasione, oltre a scrivere le righe che vi apprestate a leggere, ha anche intervistato il buon Chris Rörland, ascia solista dei Sabaton e fatto le foto durante il live. Insomma una giornata abbastanza impegnativa per questa tripletta iniziata con i tamarrissimi Twilight Force, sfociata negli storici Accept e finita con il "war metal" dei Sabaton.

La serata parte molto bene con i sopranominati Twilight Force, zarrissimo gruppo di gente vestita da elfo dedito a un power superbecero, il tutto, ovviamente, in senso buono. C'è persino chi è venuto solo per loro, cosa che non mi stupisce data la "stupidità" della proposta musicale.

I pezzi del nuovo Heroes of Mighty Magic (citazione non poco velata al famoso videogioco?) tirano un sacco e, nonostante siano letteralmente costretti a suonare a bordo palco, Chrileon e soci dimostrano di riuscire a tenere un pubblico che alle 19.30 è già numerosissimo. Con tanta gaiezza e buonumore, i Twilight Force riescono a far sorridere persino i metallari più musoni, dimostrando che il power metal ha ancora qualcosina da dire.

Inutile dire che il sottoscritto era al Live quasi unicamente per gli Accept. Dopo averli visti 2 anni fa sempre nello stesso luogo, ma da headliner, ero curioso di vedere se la nuova line-up avrebbe retto il confronto con i vecchi musicisti che ne hanno plasmato la storia.

C'è da dire che le mie aspettative non sono state per nulla deluse: Uwe Lulis e Christopher Williams reinterpretano perfettamente i pezzi sia dei nuovi album (aprono con Stampede e Stalingrad, e io già ero proiettato verso una dimensione fatta di corna e headbanging) che delle vecchie glorie. Quando partono London Leatherboys, Fast as a Shark, Princess of the Dawn e Metal Heart il Live è letteralmente in visibilio e c'è persino chi non disdegna i pezzi nuovi come Teutonic Terror.

Per motivi di tempo (i tedeschi hanno solo 1 ora per esibirsi) non ci sono intermezzi tra una canzone e l'altra: soltanto 60 minuti di buon vecchio heavy metal sparato in faccia. Inutile dire qualcosa su Wolf Hoffmann, che reputo essere uno dei migliori chitarristi di sempre, così come su Peter Baltes e l'ormai colonna portante Mark Tornillo, che come al solito si presenta con i suoi occhialetti da sole alla Ozzy Osbourne.

Non può mancare ovviamente Balls to the Wall in chiusura, con un live che esplode nel coro finale facendo la gioia dei fan più anziani di età. Continuo a sostenere che gli Accept siano di un altro pianeta e che vadano assolutamente visti dal vivo.

Setlist:

  1. Stampede
  2. Stalingrad
  3. Restless and Wild
  4. London Leatherboys
  5. Final Journey
  6. Princess of the Dawn
  7. Fast as a Shark
  8. Metal Heart
  9. Teutonic Terror
  10. Balls to the Wall

Quando è il momento degli headliner mi prendo un attimo per traslocare la mia roba, perché avevamo l'ordine tassativo di uscire dal pit dopo la sessione fotografica. I Sabaton irrompono sul palco con l'ormai conosciutissima Ghost Division, per poi suonare un po' di pezzi dall'ultima fatica The Last Stand.

Il morale del quintetto svedese è al top nonostante siano tutti mezzi influenzati e stanchi per un tour davvero mastodontico, così lo show si trasforma ogni tanto in cabaret, con il nuovo acquisto Tommy Johansson che studia e parla italiano. Non possono quindi mancare Swedish Pagans e Carolus Rex, per non parlare di una graditissima Union (Slopes of St. Benedict) direttamente da The Art of War.

Joackim e soci hanno sempre voglia di scherzare col pubblico, ma quando si tratta di tributare le vittime dell'Olocausto Nazista, dopo un divertente siparietto basato su una tastiera montata al volo sul palco e suonata da Tommy, la versione acustica di The Final Solution viene accolta con un boato dal Live Club, che la segue e la canta con grande trasporto.

Io sono lì più che altro per i vecchi pezzi, ma vengo accontentato anche con Resist and Bite e Night Witches, suonate l'una di fila all'altra. Il pubblico non dà nemmeno la possibilità di rientrare nel backstage agli svedesi, che così si lanciano sugli encores con Primo Victoria, la nuova Shiroyama e To Hell and Back, sancendo la fine dello show.

Ha fatto comunque molto piacere vedere molti giovani avvicinarsi per la prima volta alla musica degli Accept dopo essere stati in mezzo al pubblico aspettando i Sabaton, anche se personalmente ho preferito lo show dei tedeschi rispetto a quello degli svedesi. Comunque è stata una gran serata all'insegna dell'heavy metal: ora aspettiamo di vedere cosa succederà dopo questo The Last Tour.

Setlist:

  1. The March to War
  2. Ghost Division
  3. Sparta
  4. Blood of Bannockburn
  5. Swedish Pagans
  6. The Last Stand
  7. Carolus Rex
  8. Union (Slopes of St. Benedict)
  9. The Lion From the North
  10. The Lost Battalion
  11. Far from the Fame
  12. The Final Solution (Acoustic version)
  13. Resist and Bite
  14. Night Witches
  15. Winged Hussars

Encore:

  1. Primo Victoria
  2. Shiroyama
  3. To Hell and Back

Gallery completa qui.

Pubblicato in Live Report

Un gruppo che cavalca la cresta del momento, amato da molti, detestato da tanti.
Si può dire quello che si vuole dei Sabaton, ma un mesetto fa, quando ho incontrato il loro mitico frontman Joakim Brodén a Milano, le chiacchiere che abbiamo fatto non hanno riguardato solo loro quanto una visione generale sull'ambiente metal. E tra questo e altro battute, scherzi e altri aneddoti che il singer svedese ha voluto svelarmi, specialmente riguardo al loro ultimo album The Last Stand, di cui mi sto occupando per quanto riguarda la recensione.

Un ringraziamento speciale alla KezzMe music production. Buona lettura!



D: Ciao Joakim, sono molto contento di poterti intervistare! La prima volta che vi ho visti dal vivo è stato al Summer Breeze 2009 durante il tour di The Art of War, dopodiché avete calcato i palchi di tutto il mondo. La domanda è: quando vi vedremo suonare su una portaerei?" *risate* "No dai sto scherzando!
R: Ciao a tutti i lettori! Comunque spero presto e non scherzo! Il problema delle portaerei è che non tutte le nazioni ne hanno una, quindi la cosa più logica da fare sarebbe chiedere o a un commando americano o a uno inglese. Il fatto è che per salire su uno di quegli affari devi prima ricevere un addestramento specifico, che significa smettere di suonare per un po' e persino smettere di vedere le nostre famiglie per andare in un campo militare. Il che significa almeno 3 settimane solo dedicate a quello. Per cui non credo che sarà una cosa che faremo a breve!

D: A proposito di questo: prossimamente dove ci capiterà di vedere i Sabaton? Avete davvero calcato i palchi di mezzo mondo.
R: Beh, mi piacerebbe un sacco suonare con i Metallica, visto che non abbiamo mai suonato con loro. Insomma, siamo stati in tour con i Judas Priest, gli Iron Maiden, gli Scorpions... E tra l'altro i Metallica non li ho mai neanche visti dal vivo! Anche con gli AC/DC non sarebbe male... Ma in fondo lo show che vorrei davvero fare sarebbe suonare il 6 di giugno in una spiaggia della Normandia, la data dello sbarco. Sarebbe un evento unico: suonare i nostri pezzi su quella spiaggia con le persone dalla parte del mare, da dove arrivavano i soldati... Quello sarebbe il mio concerto dei sogni. Forse un giorno, chissà!

D: Siccome siamo in argomento: siete contenti del tour che state per intraprendere con gli Accept? Personalmente sono una band che ti piace?
R: Ammetto che mi sento un po' strano a parlarne: la mia testa è entusiasta di suonare con loro, ma il cuore mi dice "No no no tutto questo è sbagliatissimo essere headliner"! *risate*. Voglio dire: è uno dei miei gruppi preferiti di tutti i tempi e sono contento che continuino a pubblicare ottimi album. Ci sono molte band di quell'epoca che HANNO pubblicato grandi album: loro continuano a pubblicare ottima musica, tanti anni dopo! Penso che sia fantastico. Nel 2009 aprivamo al loro tour per Blood of the Nations, e io pensavo "Woah, sono tornati con un disco che è quasi al livello di Metal Heart!". Mi ricordo benissimo che ogni sera guardavamo ogni loro show, non come altre band che guardano l'headliner un paio di volte e basta.

 

D: Cambiamo argomento: a proposito del nuovo album, che significato ha il concetto dietro alle parole The last Stand?
R: Beh, il suo significato letterale! Puoi tentare un "ultimo slancio" per numerose ragioni. Ovviamente il concept dietro al disco tratta di battaglie vinte o perse in modo eroico contro un nemico numerosissimo. Ogni canzone sull'album rappresenta un ultimo atto di coraggio volto a spezzare un assedio o un'oppressione, oppure una difesa epica come in Winged Hussars, dove l'assedio di Vienna del 1683 fu vinto dagli assediati grazie agli ussari che erano in città. Per me conta il fatto che in questo disco abbiamo più di 2000 anni di storia: andiamo all'antica Grecia all'Europa, all'Asia, all'Africa, fino a andare nell'88 alla guerra afghano-sovietica. Forse The Last Stand lascia anche un altro messaggio: possiamo imparare solo una cosa dalla storia militare, cioè che l'umanità non impara mai dalla stessa, perché essa si ripete sempre.

D: Ho notato che in Blood of Bannockburn vi siete fatti influenzare molto da un bell'hard rock potente alla Rainbow/Deep Purple.
R: Assolutamente si! I Rainbow sono il mio gruppo preferito di tutti i tempi, non è strano che ci siamo fatti influenzare. Ultimamente sono io a occuparmi delle tastiere, pensa che il primo strumento che abbia mai suonato è stato l'organo Hammond. Nei Sabaton abbiamo una regola: ogni canzone che facciamo deve essere bella, divertente ed aspirare ad essere uno dei nostri classici. Dopo tanto tempo a suonare insieme ci siamo accorti che non importa in che direzione va la nostra musica: se andiamo verso l'hard rock, thrash metal o heavy... Prendi solo le differenze tra pezzi come The Final Solution o Cliffs of Gallipoli. Quindi, tutto ciò che c'è tra l'hard rock e il death metal può essere Sabaton.

D: Tra l'altro, visto che parliamo di death metal: com'è stato lavorare con Peter Tagtgren?
R: Ormai è tanti anni che ci conosciamo: io e Peter, prima di essere musicisti che lavorano insieme, siamo anche grandi amici. Metallizer e Primo Victoria sono stati registrati e prodotti insieme a suo fratello Tommy, mentre Peter si presentava ogni tanto in studio e ci dava qualche consiglio su come potevamo migliorare i pezzi, cose del tipo "Aggiungi quel compressore lì e sistema quel pedale là". Con Tommy abbiamo lavorato fino a The Art of War, dove Peter, poi, ha curato il missaggio. Avremmo voluto lavorare con loro anche per Coat of Arms ma alla fine non potemmo perché Peter andò in tour. La prima volta che siamo riusciti a lavorare dall'inizio alla fine con lui è stato per Carolous Rex.

D: Molte persone, tra l'altro, sostengono che sia il vostro album migliore.
R: Mah, forse buono ma non è il mio preferito, ha delle buone canzoni ma altre che a riascoltarle non mi convincono del tutto! *risate*

D: Organizzerete ancora un Sabaton Open Air?
R: Si, e sarà molto divertente. Anche quest'anno presenteremo lì il nuovo album e ne approfitteremo per chiamare un po' di amici e band giovani a suonare. La cosa che più mi piace, comunque, è vedere anche vecchi amici o band con cui non suoniamo da un po', senza contare che ci permette di chiamare nomi grossi come i Saxon. Sai cosa? Sinceramente ce ne freghiamo anche se rientriamo a malapena nei costi con i biglietti: abbiamo messo i Crimson Glory, il loro unico live in Svezia di quest'anno, pagandogli aereo dagli USA e tutto quanto. Siamo pazzi? Si, perché alla fine per noi non resta nulla, ma l'importante, nei Sabaton Open Air, è divertirsi. L'altro obiettivo è essere diversi da un festival grosso: prendiamo per esempio il Wacken, dove l'anno scorso abbiamo suonato una specie di best-of davanti a 70000 persone. Nel nostro festival vengono un sacco di persone che hanno visto decine di nostri concerti, per questo faremo una setlist con pezzi come Wolfpack, che non suoniamo mai dal vivo. Wacken è molto bello, ma se il pubblico non conosce una canzone se ne va a bersi la birra.

D: Mi ricordo l'anno scorso... Beh nessuno poteva andarsene comunque per colpa del fango! *risate* Senza contare che ho visto il 50% del vostro concerto perché il restante l'ho passato a sollevare gente che faceva crowd surfing...
R: Me lo ricordo benissimo, pioveva gente! No no, al Sabaton Open Air sono tutti molto più tranquilli.

D: A proposito della produzione del disco, una domanda che vorrei farti più in generale... Cosa ne pensi di quelle band che adottano uno stile appositamente anni 80' per i loro dischi?
R: Dipende sempre dal contesto in cui fai una cosa del genere. Personalmente a me non piacciono le produzioni anni 80' con quei suoni molto da garage... Molto meglio ispirarsi a BELLE produzioni anni 80', per esempio Operation Mindcrime che era dell'88 e aveva una produzione meravigliosa, oppure Metal Heart. Sono cresciuto con quei suoni un po' riverberati, però penso anche a quelle band che nell'84 facevano dischi con un budget molto ridotto. Non si può dire nulla ovviamente: con i pochi mezzi a disposizione era ciò che si poteva fare. Ma perché TU, OGGI, devi fare un disco con una produzione che già negli anni 80' era un compromesso?? Potresti farlo con un bel sound, e addirittura con i mezzi di oggi hai delle facilitazioni mostruose: basti pensare a certe app per iphone o semplicemente a un pc collegato a un mixer. Quindi: perché diamine devi fare un disco che suona male?" *risate*
D: Tra l'altro basti pensare a band come gli Accept e i Metal Church che con i nuovi dischi si sono davvero rinnovati, anche nella produzione.
R: Appunto, come dicevamo prima Blood of the Nations è un album di vero heavy metal con una produzione meravigliosa.

D: Rimaniamo un po' sul generale: ho sentito molte definizioni per il genere che fate... Che comunque secondo me resta molto vario. Cosa ne pensi di certe etichette che la gente dà ai Sabaton?
R: Beh, fondamentalmente, se sentiamo i primi dischi, eravamo davvero una band power metal, anche se negli anni abbiamo perso molto di quell'attitudine... Sostanzialmente, quando qualcuno mi chiede che genere facciamo, io rispondo heavy metal. Anche perché se rispondessi qualcos'altro probabilmente la gente penserebbe a altre cose: con power metal si immaginerebbero spade e draghi, voce acuta! Sarebbe una cosa completamente diversa da quello che siamo. Alla fine penso che abbiamo molto più in comune con band come Accept e Judas Priest che con altri... Comunque la gente può darci l'etichetta che vuole, anche "Epic symphonic metal from Scandinavia in the dark": per me è ok! *risate* Ma sostanzialmente noi suoniamo heavy metal.

D: A proposito di quello che dicevamo prima, non avete mai pensato di prendere un tastierista in formazione?
R: L'abbiamo fatto! Il nostro piano iniziale era avere un tastierista in formazione: Daniel Mÿhr, purtroppo, si era tirato indietro all'ultimo dopo averci aiutati a comporre The Art of War. A quel punto non avevamo altra scelta se non usare le basi, ma personalmente non importa se abbiamo quelle o un tastierista vero sul palco. Il problema è che per suonare dal vivo la nostra musica ce ne vorrebbero almeno due! Il che vorrebbe dire pagarli, senza contare che è difficilissimo sincronizzare alcuni nostri pezzi. Saremo sempre schiavi delle basi, ma per ora questa soluzione mi va bene... A meno di non organizzare un super concerto con effetti pirotecnici e riprenderlo dal vivo, magari suonando Cliffs of Gallipoli e The Hammer Has Fallen. Sfortunatamente quando porti dei lanciafiamme collegati con uno strumento, non puoi assolutamente sbagliare, sennò si vede subito!

D: Che mi dici dei tuoi vecchi compagni di band? Siete ancora in contatto anche con il loro progetto Civil War?
R: Si, siamo assolutamene in ottimi rapporti. Qualche mese fa siamo andati a vedere i Twisted Sister insieme, c'eravamo io, Daniel (ex tastierista) e Rikard (ex batterista) allo Sweden Rock. Siamo ancora amici, ma ovviamente non riusciamo a sentirci sempre... Non sento neanche mia madre per mesi a volte! *risate* anche se sarebbe bello fare un tour insieme. Quando capita che siamo magari vicini a suonare organizziamo, ma non è facile restare in contatto. Le uniche persone con cui mi sento regolarmente sono mia moglie e gli altri della band... Sai, fare duecento date all'anno è davvero faticoso. Finisci per avere tanti amici stretti, ma non riesci mai a parlare con gli altri conoscenti, che ormai per me si riducono a "quel ragazzo di Milano", "quell'altro di Londra"... È bello avere conoscenze in tutto il mondo, purtroppo però tanti miei amici li ho persi di vista: prendi solo quelli con cui andavo a scuola 15 anni fa! Ora c'è chi fa l'avvocato, chi l'ingegniere, chi ha famiglia... E io faccio la rockstar!

D: Dopo un carrarmato sul palco cosa dobbiamo aspettarci dai vostri prossimi live?
R: Due carrarmati sul palco! *risate*
D: Magari con uno che si muove e spara??
R: Si si e non scherzo! Vogliamo provare a portare degli show veramente grossi con video e effetti pirotecnici e ci stiamo chiedendo come fare. Vorremmo un format che possa essere esportato in qualunque paese, però ci sono troppe regole diverse: un gas che non va bene là, un lanciafiamme che non va bene là. Senza contare che in alcuni paesi non c'è abbastanza potenza per poter portare uno show completo con un pannello gigante a led. Altro problema è che a volte ci presentano delle location BELLISSIME, ma che sono troppo delicate per poterci fare uno show completo. Magari ci portano in un teatro col palco di legno e le quinte: niente lanciafiamme! *risate* Quindi stiamo cercando di progettare una produzione grossa e adattabile. Forse la più pazza che abbiamo mai provato a fare. Per ora non dò certezze, sapremo tutto a dicembre.

D: Immagino che siate già anche in contatto con gli organizzatori per i prossimi festival.
R: Si, qualche offerta ci è già arrivata, ma le vedremo con il nostro management dopo aver chiuso il tour di Heroes e inizieremo con quello di The Last Stand.
D: Spero tornerete al Rock Fest, è stato molto bello!
R: A me interesserebbe molto, ero andato a vedere gli Scorpions e mi è piaciuto come lavoravano.

D: Ok, siamo all'ultima domanda: come vedi il futuro dell'heavy metal dopo la scomparsa dei suoi più grandi rappresentanti come Dio e Lemmy?
R: Incerto. Incerto perché vedo che tutta l'industria musicale è basata sui cosiddetti "Big dragons", come AC/DC e Maiden. Ehi, io non voglio giudicarli perché fanno ancora degli ottimi show, ma nessuno nel business ha ancora capito che loro non ci saranno per sempre. Non voglio buttarla sul pessimismo, ma questa è la realtà. Se ci sono soldi facili da fare su questi nomi allora è ovvio che continueranno a suonare solo loro... E forse anche i Rammstein. Nessuno però aveva mai pensato, prima che la gente iniziasse a morire, come poteva essere il futuro. Pensa solo a chi ha una arena per grossi concerti e parla con un grande distributore come Live Nation: "Ehi ragazzi, avete pensato al futuro? Chi diavolo suonerà qui quando gli Iron Maiden smetteranno di farlo?", forse solo i Metallica che sono ancora giovani. Prova però a pensare tra 50 anni: nessuna di queste band sarà più attiva e nessuno, probabilmente, potrà sostituirle. Le grandi agenzie devono cominciare a investire per il futuro e non a fare solo soldi facili coi grossi nomi: è il business stesso ad essere malato. Anche se noi Sabaton non saremo mai un gruppo da arena a me va bene così, ma pensa cosa succederà quando non ci saranno più gruppi in grado di richiamare tanto pubblico: sarà l'inizio della fine. L'unica attenzione che i media dedicano all'heavy metal è proprio verso questi grossi nomi del passato: nessuna televisione farà mai un servizio su band che chiamano meno di 20000 persone.
D: Speriamo che il business si renda conto di questa cosa e cominci a investire anche sulle nuove generazioni.
R: Il fatto è che dovrebbero avere una visione più di insieme, mentre molti sono solo degli egoisti che pensano a loro stessi. Molti si arrabbieranno leggendo questo, ma devi sapere che i nomi grossi dell'organizzazione musicale sono persone che hanno scoperto band negli anni 80' e non cercano più nessuno per sostenerlo e incoraggiarlo, guardando solo la loro gallina dalle uova d'oro. Quando questi grossi nomi cominceranno a ritirarsi dovrà esserci per forza un ricambio generazionale, altrimenti che fine faranno le persone interessate a scoprire nuova musica? Come si potrà costruire nuovo pubblico?? Quindi... È tempo di silurare un po' di vecchiacci!" *risate*

D: Grazie mille Joakim, vuoi salutare i nostri lettori?
R: Grazie ragazzi, ci vediamo presto durante il tour di The Last Stand!

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