Ci sono delle date di concerti che segno con largo anticipo e, sovente, la vita mi ricorda che ci sono cose più importanti della musica. Fortunatamente questa volta non è andata così. Raffaele “Raffo” Albanese con la sua RA Music ha portato gli Ancillotti al Titty Twister come headliner e la mia presenza era obbligatoria. Dopo il live report della presentazione del C.D. “Strike Back” e la seguente recensione ero curioso di sentire la resa dal vivo dei pezzi del nuovo album anche se avevo la certezza che i quattro, sul palco, non avrebbero tradito le mie attese. I gruppi di supporto della serata erano tutti da me musicalmente conosciuti visto che come prima band sono state chiamate le parmensi Wox mentre, in sequenza, dalla zona di Reggio Emilia si sono alternati sul palco Injury ed Explorer. La serata era prevista con inizio alle ore 21 e sia mai detto che il sottoscritto, sopra a tutto se è di live report, si lasci sfuggire uno dei gruppi di supporto. Mi presento in cassa alle 21 precise e ritiro il mio accredito e una maglia dei Motorhead che Raffo mi aveva gentilmente tenuto da una serata precedente alla quale non avevo potuto partecipare (grazie mille man). Le Wox stanno facendo le prove. Giusto il tempo di salutare Bud, Bid, Brian che compiva gli anni il giorno stesso, e Luciano “Ciano” Toscani, che stanno momentaneamente uscendo e le 6 ragazze cominciano lo show. Avevo un poco bistrattato le Wox quando avevano aperto il concerto di Pino Scotto tenuto al Titty Twister. Non era stata una grande serata per loro tra nervosismi, indecisioni e imprecisioni. Bene: sono contento che questa volta, complici forse alcuni cambi di formazione, il sestetto femminile abbia offerto una prestazione bella, precisa e matura, prendendo spunto dai classici dell’Heavy Metal come da tradizione e dispensando carica. L’inizio affidato a “Holy Diver” è stato convincente e se è pur vero che una cover è una riproposizione, andare a toccare certi mostri sacri può essere un’arma a doppio taglio.Quello delle donne parmensi è stato un breve set che ha pescato brani di Motorhead (Hellraiser), Wasp, Quiet Riot, Iron Maiden (“Flight Of Icarus”) e via discorrendo. Non sono mancate un paio di incursioni on stage di Raffo che, da par suo, ha movimentato la scena. Bella e incisiva la voce della nuova entrata Elisa Concas ma, parlando in generale, credo che questo nuovo assetto permetterà alle Wox di farsi valere ancora di più. Peccato solo per le tastiere che si sono udite poco o niente. Dopo tanta gentilezza ci hanno pensato gli Injury a elargire mazzate a destra e a manca e a proporre la loro musica. Come definire la musica degli Injury? Il fattore Thrash è presente a grandi dosi ma la voce urlata di Alle Rabitti, porta il tutto su coordinate Alternative – Punk – Hardcore. Pezzi veloci con la sezione ritmica di Mibbe, bassista anche dei Modern Age Slavery, e Pollo alla batteria, pronti a fare “scarmazzo” come direbbe Montalbano. Artio e Paul alle chitarre, invece, hanno rifilato riffs taglienti su un pubblico, poco in verità, che, complice il volume, rispondeva a scapocciate. Non è mancata un’incursione di Emiliano (Stonedrift) alla voce per una cover dei Pant… ahem Testament (vero Emiliano?) set corto che ha lasciato tutti, pubblico e band, senza energie, “merito” anche del caldo che nel piccolo Titty Twister si è fatto sentire. Come detto volume alto, ma suono udibile e ben fatto dal fonico Luca Cocconi (AudioCore Studio, Modern Age Slavery, Amassado) che, preso come era, correva a sentire in ogni angolo e a rifinire i dettagli. Dopo la violenza degli Injury è la volta dei grezzi Explorer. Dico così perché conosco Niki (bt) e Jack (ch) e so quello che suonano e come lo suonano. I quattro vanno sul palco, attaccano gli strumenti agli amplificatori e, se sono in palla, sparano fuori un set a base di Speed Metal anni ’80 senza troppi fronzoli né ammiccamenti. Nella serata del Titty Twister gli Explorer mi sono sembrati in forma, diretti come al solito, e volti a fornire uno show energico. Poco importa se alcuni stacchi non sono stati precisi al millesimo. Gli Explorer sono fatti così; prendere o lasciare. Tra i pezzi pescati dai due C.D’s all’attivo, ma esiste anche un promo, “Hidden In The Dark” e l’omonima “Explorer” hanno fatto breccia e gran parte del merito va ascritto ai ritornelli memorizzabili. Arriva il turno degli Ancillotti e mi fa strano vedere Bud e Bid parlare amabilmente con conoscenti e/o amici fino all’inizio dello show. Ancillotti non sono solo una famiglia ma, viste le “solite” facce presenti tra il pubblico, formano un tutt’uno con la famiglia che è sotto al palco. Al mix c’è Samuele Sarti che riesce quasi subito a trovare la alchimia del suono adatta; il maggior tempo c’è voluto per trovare la via giusta per la voce del Bud ma, dopo tre brani, tutto è andato per il meglio. Vicino al mixer era presente anche Fausto “Tino” Tinello dei Wyvern, coproduttore di “The Chain Goes On” e “Strike Back”, che mi è parso più teso dei musicisti stessi. Il concerto è cominciato a velocità supersonica con “To Hell With You” e “The Beast Is Rising”; pezzi contraddistinti da subito dalle tonanti cannonate di Brian. Sinceramente, come al solito, mi aspettavo una maggiore affluenza di pubblico (i presenti erano una sessantina circa) e una partecipazione emotiva più forte. L’occhiata che Ciano mi ha dato ad un certo punto come per dire: “Ma quanto è difficile smuoverli” è stata indicativa. Comunque sia una decina di “fedelissimi”, tra i quali il sottoscritto, hanno cercato di dare un supporto adeguato. Aspettavo con una certa “ansia” la mia canzone preferita ovvero “Life Is For Livin’” da “Stike Back”ma, complici la sordità e il rimbombo del posto, piccolo e dai volumi assordanti, Il riff di chitarra mi è parso cambiare qualche cosa nel pezzo; sto parlando di dettagli per puristi. Si prosegue a suon di mazzate, intervallate dalla triste “Lonely Road” dove la “dedica” del solo di Ciano va a segno su delle note perfette. Si arriva così in prossimità della fine del concerto. Bud istiga la folla con un “Siete pronti guerrieri del metallo?” ripetuto più volte e via che parte “Warrior”. Le note finali, invece, spettano a “Legacy Of Rock” che, come da copione, serve a presentare il gruppo. Un concerto di questo genere andrebbe vissuto da tutti i veri appassionati di Heavy Metal italiano perché le parole non possono raccontare tutto ciò che prova il cuore. Finita questa avventura ripenso a quante cose succedono al mondo d’oggi e, come spesso dico, pensate se tutta l’energia positiva che buttiamo fuori in questo tipo di concerti fosse usata là fuori; già ma queste sono parole da sognatori e non da guerrieri.
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