Sono nove i “passi pesanti” che ci portano al distacco definitivo dai nostri amici bergamaschi: la data del 23 Ottobre all'Alcatraz è il quarto di questi. Un “amore” durato quindici anni, che è stato celebrato a Milano con tutti gli onori del caso.
Questo live report non vuole soffermarsi su i singoli brani proposti, bensì, sulle emozioni vissute nel corso della serata e della carriera dei Folkstone.
Il locale apre le porte alle 19.30 e vede un lento affluire di spettatori, sempre più “carichi” ed in trepida attesa dell'evento; il culmine si ha solo pochi minuti prima dell'inizio dello show: 21.30 circa. La scaletta è un mix perfetto che ripercorre tutta la lunga carriera artistica della band, tralasciando solo “Sgangogatt” (album perfetto per qualche interludio musicale ed ormai appartenente al passato ndr.). La partecipazione dei fans è sempre stata corale, costante ed ai massimi livelli; nonostante lo show cada infrasettimana (Mercoledì' ndr.), l'affluenza è massiccia e la “carica” è sempre alta. Ad ogni canzone si canta a squarciagola, stretti l'uno contro l'altro, stipati, ma con la voglia di fare festa; sudore, lacrime ed emozioni, sono queste le componenti che rendono unico e memorabile ogni live dei Folkstone. Ho vissuto questa data sia nel pit fotografi che tra la folla, nelle “retrovie”a causa dell'eccessiva “calca” creatasi, ma posso assicurarvi che nell'aria si respirava una “magia” incomparabile. Era tangibile e ben “stampata” nelle menti di tutti i presenti che questa sarebbe stata l'ultima data a Milano ed una delle poche restanti che precedono la fine, pertanto la commozione sia sopra che sotto al palco era tanta, così come il desiderio di fare festa per un'ultima notte. I brani scelti sono stati il sunto perfetto di questo “lungo amore”: da “Diario di un Ultimo”, a “Nebbie”, “Mare Dentro”, “Terra Santa” (inserita di recente in scaletta per accontentare i fans, ndr.), fino a “Non Sarò Mai”, e così via. Ventisei canzoni, una dopo l'altra, procedendo con “passo spedito”, quasi come a non voler perdere nemmeno un minuto, tenendo sempre elevata la qualità dello show. Rapidi saranno i passaggi tra un brano e l'altro, nei cambi di strumenti o di voce a dimostrazione che la “macchina Fokstone” ha raggiunto l'apice della perfezione. Proprio in questa perfetta sintonia artistica e musicale, si ineriscono le due “nuove leve”: Marco Legnagni e Giancarlo Percopo, ultimi “acquisti” che si mostrano ben integrati nel gruppo e capaci di eseguire pezzi anche del repertorio meno recente.
Poco più di due ore di spettacolo in cui l'Alcatraz “trasudava” (anche nel vero senso della parola ndr.) energia, forza, rammarico, nostalgia, voglia di divertirsi ed un forte legame che da sempre unisce il pubblico alla band. Varie sono state le dimostrazioni di affetto, non solo attraverso la partecipazione attiva dei fans durante le canzoni, ma anche mediante striscioni dapprima esposti in transenna e, successivamente, mostrati sul palco. Un rapporto fatto di stima reciproca e profonda fiducia, è quello che li lega alla gente, così “solido” che, immancabile, sarà il crowd surfing di Lorenzo; voi, se non vi fidaste, vi lancereste tra le braccia di perfetti sconosciuti?
I Folkstone sanno di essere stati sempre accompagnati da persone che li amano non solo per la loro musica, ma anche umanamente, disposti a seguirli ovunque, “macinando” chilometri pur di far sentire loro l'affetto che meritano. Sebbene l'addio per alcuni sia stato duro da accettare (a volte quasi impossibile ndr.), siano state fatte molteplici illazioni o millantato le più strambe teorie, la partecipazione a questo “tour finale” è stata sempre “alta” in tutte le date finora svolte.
La serata milanese, insieme a quella capitolina, rappresentano le due tappe più importanti, volte a coprire e riunire Nord e Sud, pertanto ci si aspettava un'affluenza sì abbondante, ma non a questi livelli. I “numeri” e le “ammaccature” nel pogo parlano chiaro: i Folkstone non hanno lesinato sul divertimento! Cercando di accontentare un po' tutti i gusti, ripercorrendo la propria storia con anche qualche piccola sorpresa: l'arrivo sul palco di Mario Monzani. Il cantante è ospite speciale sul brano “Con Passo Pesante” (memori del Druso ndr.), offrendo una versione rivisitata in chiave Growl del brano. L'emozione è palpabile e riesce a “colpire” anche lui che al termine della sua esibizione, con fare commosso, ringrazia i Folkstone e tutti i presenti.
Uno show, come già detto, altamente emotivo, da “occhietti lucidi” e sentimenti contrastanti: la voglia di far festa se la “gioca” duramente con il pensiero di esser di fronte ad un tour di addio. Sebbene non siano mancati gli attimi di goliardici, fatti di canti “popolani” e “sfottò” vari, più volte abbiamo sentito la voce di Lorenzo “rompersi” per la commozione.
Sono sicura che tutte quelle “goccioline” che ho visto sul viso della gente in sala, non fossero solo sudore ma, anche, qualche lacrima.
La serata si conclude presto, alle 23.30 (regola del locale o dell'amministrazione? Ndr.), orario abbastanza insolito e che fa un po' “storcere il naso”. Informato il pubblico (in evidente disaccordo ndr.), Lorenzo decide di tornare sul palco improvvisando un vecchio classico della band: Luna. Un brano raro in sede live e che, per l'occasione, viene riproposto un po' “a braccetto” in versione acustica. Chitarra alla mano, faro puntato e tutti gli sguardi puntati sulla sua figura, l'Alcatraz si riempie di magia.
C'è quasi silenzio, solo qualche tenue accenno in bergamasco dalla platea e un “timido” battere di mani a tempo, ma l'atmosfera si fa rarefatta; sento i brividi e ho la pelle d'oca per quanto tutto ciò risulti splendido. La degna chiusura di una serata stupenda e ricca di emozioni.
In conclusione, sotto la Madonnina, in una piovosa serata d'autunno, si è ripetuto l'incanto chiamato Folkstone. Passo dopo passo ci si avvicina alla conclusione di un progetto che, nel corso dei suoi tanti anni, è entrato nei cuori di tutti noi, segnando molteplici momenti di vita. Come recita Omnia Fert Aetas (e diventato un po' il “sottotitolo” di questo tour): “Certo che tutto andrà, senza me”.
Siamo tutti consapevoli dell'abbandono delle scene da parte dei Nostri ma, anche, che saremo sempre accompagnati dalla loro musica. Un indiscutibile corollario che vede una massiccia partecipazione e molteplici stime di affetto in ogni tappa, segno che questa “favola”, sebbene non avrà un lieto fine, resterà sempre parte di noi.
La setlist proposta a Milano è stata una esplosione di emozioni e sudore da parte di tutti i fans, generando un'energia sopra e sotto al palco, davvero unica nel suo genere! La “chiusa unplugged” scelta per l'occasione è risultata perfetta: una sorta di dedica di amore da parte dei Folkstone a tutti i presenti.
Non ci resta che salutarli ed augurare loro il meglio, sperando di vederli in una ultimissima data italiana last minute, dopo Monaco.
Non dimenticheremo mai questa serata all'Alcatraz e tutti i live vissuti insieme a loro.
Lunga vita ai Folkstone!