Purtroppo tra impegni lavorativi, la mia dedizione nello sbagliare strada, e tre quarti d’ora buoni per cercare un diamine di parcheggio, mi son perso i primi due gruppi della serata al Largo Venue. Mi spiace particolarmente per i nostrani Black Therapy, che in questi anni si sono giustamente guadagnati più di una stella di merito per i propri lavori.
Di solito non spendo molte parole sul luogo del concerto, ma visto che era la mia prima volta a Largo Venue, e visto che mi ha lasciato positivamente colpito questo spazio di Roma, riqualificato per ospitare eventi artistici, faccio i miei più sinceri apprezzamenti. C’è chi dice che Largo Venue non sia particolarmente adatto al metal sound, direi che invece l’acustica è abbastanza buona, così come la struttura dell’intero complesso.
EQUILIBRIUM
Gli ultimi scampoli della disastrosa semifinale di andata di Champions della squadra capitolina continuano a scorrere sullo schermo posizionato all'esterno, e parte dei metalhead rimangono a guardare la partita, tra colorite bestemmie, coniate per l’occasione.
Tuttavia la prima volta degli Equilibrium a Roma è un successo, La band tedesca trova una nutrita folla ad attenderla, e sa come scaldarla a dovere, soprattutto grazie al gigante buono Robse, che riesce con qualche parola, pronunciata in un inglese particolarmente teutonico, ad entrare subito in sintonia con i propri fan. Da parte sua, la folla si scatena più volte, con diversi circle pit e wall of death, fin dal primo blast beat del gruppo. Una vera e propria coreografia spontanea, incalzata dalle ritmiche sciabordanti e dalle musiche accattivanti della band.
Particolare entusiasmo esplode poi quando gli Equilibrium propongono “Blut Im Auge”, e la drammatica ed epica “Dammerung”, tratte dal fiore all’occhiello della loro carriera, intitolato “Sagas”.
Per quanto siamo avvezzi ormai da anni ad ascoltare tutto l’armamentario orchestrale delle symphonic metal band, riprodotto con dei sample durante i live, devo dire che la mancanza del bassista Mikka, si è fatta sentire. Gli Equilibrium, hanno dovuto rimediare aggiungendo alle basi anche il basso. Effettivamente tutti questi suoni campionati, unito al fatto che i due chitarristi in realtà fanno poco più che una buona ritmica sui brani (eh si che abbiamo il mastermind e guitar hero dei Nothgard a suonare una delle due ascie), ha dato un senso un po’ artefatto all’esibizione. Ma come si dice, di necessità si fa virtù, e gli Equilibrium sono stati comunque bravi a tenere botta alla delicata situazione. Facciamo tutti finta di niente, e ci godiamo comunque un bel momento di puro symphonic death metal dalle tinte folk. Il growling e lo screaming di Robse è potente, l’unico secondo in cui si pronuncia in clean è scandaloso, prende una stecca che sembra stesse cantando un altro pezzo, ma ci sta, è un growler dopotutto. La setlist è di tutto rispetto, purtroppo però si schianta sul finale, almeno per quel che mi riguarda. Gli Equilibrium infatti mettono da parte i brani più banalotti della loro discografia, ma non resistono e cedono proprio sul più bello, proponendo la tamarra e sciagurata “Born To Be Epic”, accolta comunque bene dal popolo romano, ma siamo sinceri: quanto è brutto ‘sto pezzo?
Setlist
01. Prey
02. Heimat
03. Waldshrein
04. Verbrannte Erde
05. Blut Im Auge
06. Dammerung
07. Unbesiegt
08. Apokalypse
09. Born To Be Epic
DARK TRANQUILLITY
Sono le 23 passate quando si abbassano le luci per l’ultima volta e comincia “Iron Man” dei Black Sabbath, che farà da intro agli headliner della serata, i Dark Tranquillity. Si accende anche il proiettore e, sullo schermo del palco, cominciano a scorrere le immagini, il logo, le parole dei brani dei Dark Tranquillity.
La band svedese, manca da Roma ormai da quasi 10 anni, ma non ha perso certo l’affetto dei propri seguaci, che accorrono numerosi all’evento. Se durante lo show degli Equilibiurm il capiente Largo Venue era pieno almeno per metà, adesso è gremito di metalheads desiderosi di rivedere finalmente, gli ultimi esponenti del sound di Gotherborg, o quanto meno, gli ultimi che riescono a creare ancora qualcosa di decente, al contrario di altre band della stessa zona, da tempo ormai alle prese con approcci modaioli, adolescenziali, o entrambi.
L’entrata del carismatico singer scandinavo Mikael Stanne viene salutata da un boato assordante. Le sue sono movenze da rockstar, che tra una canzone ed un’altra diventano quelle di un gentiluomo che ringrazia continuamente il proprio pubblico, e si emoziona davanti ad una folla esaltata. Non ha più il growling egregio degli anni d’oro, ma ha ancora quel piglio riconoscibile tra cento altri cantati estremi.
È dai tempi di "Projector" che i Dark Tranquillity, quando più, quando meno, hanno inserito le clean vocals nei propri pezzi, e Stanne ci sa fare anche dal vivo in questo senso. È abbastanza probabile anzi, che se dipendesse da lui, userebbe esclusivamente il cantato pulito ed un certo tipo di sonorità molto più soft, ma il pubblico suppongo si incavolerebbe parecchio, quindi si cerca di mediare tra volontà e dovere.
I Dark Tranquillity sono della vecchia scuola, per quanto abbiano modernizzato il proprio sound, per quanto anche loro usino dei sample qua e la, ma quel senso un po’ plastico che si avvertiva negli Equilibrium, qui scompare. Si sente e si vede che non c’è quasi alcuna accortezza tecnologica a sostenere i Dark Tranquillity, ma solo tanti anni di esperienza a calcare palchi di mezzo mondo.
Ovviamente è stato dato molto risalto ai brani dell’ultimo “Atoma”, ma anche “Fiction” è stato molto gettonato. Non possiamo certo parlare di una setlist imprescindibile, e questo è ben chiaro dalle reazioni del pubblico che si esalta e canta all'unisono i riff delle ottime “The Treason Wall” o di “The Science Of Noise”, o ancora della stessa title-track dell’ultimo album della band. Si canta a memoria in un efficace botta e risposta col cantante dei Dark, anche “ThereIn”, tratta dal controvesto “Projector”. Ma ci sono effettivamente momenti di stanca, in cui ci si addormenta un po’. I tempi più dilatati e non sempre dal buon tiro di alcuni brani, non si incontrano con la voglia di energia ed immediatezza del pubblico che più di una volta prova a chiedere qualcosa da “The Gallery”. Ma quei tempi son lontani, ed i Dark Tranquillity scartano del tutto i primi tre album dalla scaletta. In ogni caso, la data di Roma, rimane un qualcosa di estremamente gradevole, una volta tanto il pubblico ha risposto numeroso, lo facesse anche quando ci sono gruppi italiani o band dal nome un po' meno storico dei Dark Tranquillity, il metal vivrebbe degli anni d'oro. Rimaniamo con la speranza che Stanne ed i suoi non aspettino altri dieci anni per tornare a trovarci, e che la prossima regalino ai propri fans anche un paio di super classici.
Setlist
01. Encircled
02. Monochromatic Stains
03. Clearing Skies
04. The Treason Wall
05. The Science Of Noise
06. Forward Momentum
07. The Mundane And The Magic
08. Final Resistance
09. Atoma
10. Force Of Hand
11. Icipher
12. Terminus (Where Death Is Most Alive)
13. Inside The Particle Storm
14. The Wonders At Your Feet
15. When The World Screams
16. ThereIn
17. State Of Trust
18. Lost To Apathy
19. Misery’s Crown