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19 Ago

Isola Rock 2017 - Prima serata (Kaledon - Constraint ed altri)

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Complice la presenza di una delle band italiane da me preferite in assoluto, venerdì 18 agosto mi metto in viaggio verso Isola della Scala, ridente località alle porte di Verona, famosa in campo culinario per i suoi risotti. Arrivo a Villa Boschi, splendida location dove ha luogo il festival “Isola Rock”, verso le ore 21 circa; a causa di impegni familiari, infatti, sono arrivato un po’ in ritardo e mi sono perso le prime due bands della serata. I Silenzio Profondo sono una heavy metal band (a me sconosciuta) della provincia di Mantova, con all’attivo solo alcune autoproduzioni risalenti a diversi anni addietro; dei progsters Echotime da Urbino, invece, avevo sentito parlare proprio ad inizio agosto, quando sul nostro sito è stato recensito positivamente il loro secondo album “Side”. Mi sono quindi trovato ad assistere allo show dei modenesi Constraint, capitanati dalla singer Beatrice Bini con la sua impostazione lirica. Avevo recensito proprio io il loro debut album “Enlightened by darkness” lo scorso anno, trovando che la band aveva notevoli margini di miglioramento, specialmente se avessero asservito la liricità della singer alle necessità dei singoli brani. Ne ho avuto conferma anche in sede live, in cui la cantante mi sembra quasi sovrastare gli altri musicisti, mentre credo dovrebbe rendere più calda la propria prestazione che, a questa maniera, può risultare un po’ fredda e stucchevole. Oltretutto, avrei preferito un po’ più di verve e presenza scenica dai vari musicisti, con il solo bassista che si dimena come un matto (anche se il suo strumento è troppo relegato in sottofondo). La musica dei Constraint non dispiace, anche se in alcuni casi sarebbe servito un po’ più di ritmo (specie della batteria) ed un po’ meno liricismi, ma qui sono solo gusti strettamente personali. Comunque sia, al termine del concerto, sembra che il poco pubblico presente (la maggior parte se ne sta tranquillamente seduto a mangiare e bere purtroppo...) abbia gradito la performance e la band esce tra gli applausi. Mentre si prepara il palco per l’ingresso dei Kaledon, gironzolo per il pubblico e noto la presenze di Giacomo Voli (cantante dei Rhapsody of Fire e dei Teodasia). Mi chiedo anche come mai siano stati scelti quali headliner i faentini Witchwood (con alle spalle solo due dischi) e non i romani Kaledon, autori di ben 9 album (10, contando anche il best of) e sulla scena metal italiana da quasi 20 anni.... ma per me è un vantaggio, dato che sono qui proprio per i Kaledon, così non sono costretto a tirare fino a tardi. Con la mia piccola metallara di 9 anni (diventata una fan sfegatata del chitarrista Alex Mele dopo che le ha regalato un plettro tempo addietro) mi porto a ridosso del palcoscenico per assistere al concerto che inizia sulle note dell’intro “Tenebrae venture sunt”. I primi pezzi vengono estratti dall’ultimo tostissimo album “Carnagus – Emperor of the darkness” e sono una vera e propria bomba dal vivo. Bisogna subito evidenziare che nella band non c’è lo storico bassista Paolo Lezziroli, sostituito temporaneamente dal bassista dei Setanera Enrico Sandri; detta sinceramente, sono rimasto colpito molto favorevolmente dalla prestazione dell’ospite e, se proprio i Kaledon dovessero aver bisogno di un nuovo bassista, mi auguro vivamente che possa esserlo proprio Enrico Sandri! Alla terza canzone, “The two bailouts”, cominciano i problemi sulla chitarra di Alex Mele che a volte sparisce improvvisamente e che lo tedieranno fino alla fine del concerto.... posso solo immaginare come un perfezionista come Alex si sia innervosito di fronte a questi sfortunati contrattempi! E meno male che ci ha pensato il buon Paolo Campitelli con le sue tastiere ad improvvisare qualche breve assolo, tra un pezzo e l’altro, mentre si cerca di risolvere i problemi alla chitarra di Alex... persino un cambio di strumento, non ha giovato particolarmente, dato che le accordature erano differenti. A parte questo problema, l’esibizione è stata maestosa: Michele Guaitoli è un grandissimo singer e se ne è avuta conferma, quando si è dedicato senza alcun problema anche al repertorio dei precedenti cantanti dei Kaledon, molto diversi dal suo stile come Claudio Conti e Marco Palazzi. Chi mi ha sorpreso è stato il nuovo batterista Manuele Di Ascenzo, vera e propria macchina da guerra! La scaletta è stata la seguente:

 

- Tenebrae venture sunt

- The beginning of the night

- Eyes without life

- The two bailouts

- Evil beheadead

- The end of the green power

- The angry vengenance

- Into the fog

- The evil witch

- The God beyond the man

- In search of Kaledon

 

Avrei sperato una conclusione con la mitica “The new kingdom”, ma al termine del concerto ero comunque rimasto molto contento, dato che i Kaledon hanno dimostrato ancora una volta di essere una grande band e che probabilmente avrebbero meritato di essere loro gli headliner della serata! Mi è dispiaciuto notare che comunque si era in pochi sotto il palco e che la maggior parte del pubblico era rimasta seduta nell’area gastronomica o divisa fra i tanti stands presenti nella vasta area del festival. Intanto si era fatto abbastanza tardi e, complice un piccolo problema di salute, nonché anche per la presenza della mia bimba che cominciava a sonnecchiare su una panca; non sono riuscito a vedere il concerto dei Witchwood, lasciando l’area dell’Isola Rock durante il cambio della strumentazione sul palco, conscio comunque di aver trascorso una bella serata in una location fantastica!

Ninni Cangiano

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