I bolognesi Kalah si sono prestati per una piacevole chiacchierata con noi di allaroundmetal.com, a pochi giorni dall'uscita del loro secondo album "And yet it dreams". Eccovene il resoconto.
AAM: Partiamo come è iniziata la recensione: cosa è successo ai Kalah? Nel senso come spiegate questo grande cambiamento nel vostro sound?
Mario: Beh, che dire… in qualche modo il nostro stesso nome ci esorta a fare sempre cambiamenti, non ci piace avere un suono o fare delle scelte che possano essere facilmente etichettabili o riconducibili ad un genere piuttosto che un altro. In questo caso abbiamo voluto adattare il nostro sound al concept del disco e osare per far storcere il naso a qualche purista (ride). Aspettatevi cose ancora più strane nel futuro!
Alessio: sicuramente c’è la volontà di non cullarsi su quanto già fatto. Dal mio punto di vista, il cambio di sound non è così drastico. Le parti di extreme-vocals possono spiazzare, ma sono comunque una componente abbastanza ridotta. A mio avviso questo è un album dove si sente maggiormente la componente “progressive”, che era solo latente nel nostro precedente lavoro.
AAM: Chi si occupa delle vocals estreme che affiancano Claudia in alcuni pezzi e perché questo largo uso di questa tipologia di canto?
Claudia: me ne occupo io. Era già da tempo che pensavo di spingermi anche in questa direzione, ma ho deciso di aspettare il secondo album perché lo ritengo più adatto a questo tipo di sonorità. “And Yet It Dreams” è un racconto sci-fi in cui la trama è forse canonica a un livello più superficiale. Se si scava però dentro alla storia e agli eventi narrati c’è una gamma di emozioni variegata. Lo stesso protagonista si trova a un certo punto davanti a una scelta tragica. Volevo dare una voce diversa a ognuna di esse.
AAM: Mi sembra ci siano molti più effetti, sia sulla voce che sugli altri strumenti, rispetto al passato; da cosa è dipesa questa scelta?
Dario: E' una scelta stilistica. Raccontando una storia ambientata in un futuro distopico di automi la musica doveva essere in linea coi temi trattati. Tutto il disco è frammentato, nervoso ed estremamente elettronico ed i suoni di synth sono volutamente molto presenti, invadenti ed aggressivi come aggressiva è la realtà descritta. Solo in Helicrysum c'è spazio per la natura, e quindi per i violini, per una apertura quasi lirica della voce, come un ricordo di quello che era, ma che ora (nel finale della canzone) si è trasformato in qualcosa di sintetico ed artificioso. Non a caso i suoni di violino qui diventano sempre più distorti fino a diventare completamente elettronici. La narrazione della storia è alla base della scelta compositiva di ogni brano. Il nostro scopo era quello di descrivere una storia nel modo più coerente ed efficace possibile ed ogni suono ed effetto nel disco è stato pensato in funzione di questo.
AAM: Canzoni come “Full metal monsters” e “XLV” sono piene zeppe di effetti ed elettronica; volete strizzare l’occhio ad altri tipi di audience diverse dal classico metallaro?
Mario: Come detto in precedenza, non ci piacciono le categorie o le etichette. È chiaro che tutti noi proveniamo dal Metal, ma siamo sicuri che un modo per mantenerlo vivo è sicuramente quello di contaminarlo o quantomeno provarci, visto che le contaminazioni esistono da sempre e quasi tutte le combinazioni sono state già sperimentate. In questo caso, l’utilizzo di effetti ed elettronica è fortemente funzionale al concept, serve a valorizzare alcuni momenti o alcune scene della storia. Il nostro sogno è di vedere i metallari purosangue scapocciare con la cassa dritta.
Alessio: No, non credo che questo album sia nato con l’intenzione di proporlo ad audience diverse da quella metal. E’ pur sempre una proposta alquanto pesante, certamente melodica, ma le ritmiche ed il riffing è tutt’altro che easy listening. Siamo consapevoli che l’audience “classica” può avere qualche riserva in più, ma non facciamo niente di sconvolgente rispetto a tanti acts metal moderni.
Dario: La musica è cambiamento, evoluzione, scoperta. Spero in un futuro in cui il classico metallaro si apra all'ascolto anche di altri generi molto distanti e ne apprezzi la contaminazione col metal.
AAM: Veniamo al concept di “And yet it dreams”, cosa ci raccontate al riguardo?
Claudia: Una cosa che abbiamo in comune nei Kalah è l’interesse per la fantascienza. Il concept nasce proprio ispirandoci a scrittori come Asimov, Dick o i fratelli Strugackij. “And yet it dreams” nasce e si sviluppa da questa frase: “quando dormo non so nulla di me”. Questo è il primo passo di un androide verso la ricerca di ciò che la società ha perso da secoli e che può salvarla da una imminente catastrofe: l’umanità. Ciò che vogliamo raccontare in questo concept con un forte stampo ecologista, non è la classica storia del robot che vuole essere umano. Il nostro protagonista non desidera questo. Vogliamo raccontare le sensazioni e le emozioni che lui prova. La meraviglia nel vedere per la prima volta un bosco e la disperazione che lo consuma quando prende consapevolezza che è solo lui a voler proteggere quel piccolo fazzoletto verde.
AAM: Chi si è occupato dell’artwork e cosa rappresenta per il concept dell’album?
Claudia: Per essere coerenti con il nostro concept che tratta di AI, l’artwork (e tutto il booklet) è stato eseguito proprio dalla intelligenza artificiale a cui è stato chiesto fondamentalmente di rappresentare se stessa nel contesto indicato. Sembra molto facile raccontato così, ma giuro non lo è. Abbiamo passato ore e ore a comunicare con l’AI.
AAM: Nella nostra precedente intervista, si era parlato di un accordo con Pure Steel Records per un secondo album, cosa che non si è concretizzata; cosa potete raccontarci in merito?
Alessio: Purtroppo, come è noto, la Pure Steel ha interrotto le attività per le nuove uscite con tutte le bands all’interno del proprio roster. In questo momento, se non erro, mantiene solo le attività di spedizione dei dischi che ha ancora a catalogo. E’ triste che un’etichetta storica come Pure Steel sia in questa situazione, ma d’altronde il mercato discografico comporta sempre meno introiti, sia per le bands che per le label.
AAM: “And yet it dreams” è uscito per la barese Nova Era Records, come siete entrati in contatto con loro?
Alessio: Ovviamente quanto accaduto con Pure Steel non ci ha scoraggiato e ci siamo quindi subito messi a lavoro. Nova Era ha subito dimostrato interesse nel prodotto e dopo numerosi scambi e comunicazioni, abbiamo deciso di intraprendere questa nuova avventura.
AAM: Dove avete registrato l’album e cosa ci raccontate delle sessioni di registrazione? C’è qualche episodio simpatico da ricordare?
Mario: Come per il precedente “Descent into Human Weakness”, anche le voci di quest’ultimo cd sono state registrate da PRI Studio a Bologna con il grande Roberto Priori. Per quanto riguarda gli altri strumenti, questi sono stati registrati in autonomia e inviati allo studio per fare che ciò che viene chiamato “reamp”. Sicuramente un episodio divertente è stato cercare di rendere una voce robotica in “Full Metal Monsters” pur non avendo mai registrato né cantato in vita mia, mi sentivo carichissimo, ma totalmente spaesato. (ride).
Alessio: Si è trattato di un lavoro molto più impegnativo rispetto a “Descent…”, la cui lavorazione era comunque la somma di 3 EP (di cui 2 già pubblicati in precedenza) e che quindi aveva beneficiato di tempistiche molto più dilatate e carichi di lavoro minori. In questo caso, vista anche la notevole complessità dei brani e stato più complicato registrare tutto.
AAM: Argomento live, avete suonato parecchio in giro per promuovere il precedente album; cosa ci dobbiamo aspettare questa volta?
Mario: Per ora possiamo dirvi che abbiamo un release party all’Alchemica il 23 Marzo assieme a Logical Terror, Miara e Inner Code, ne vedrete e sentirete davvero delle belle… non vi anticipiamo altro, altrimenti ci giochiamo l’effetto sorpresa!
AAM: Avete girato il video di “And yet it moves” (di gran lunga il pezzo migliore dell’album); cosa ci raccontate al riguardo?
Enrico: Eravamo molto sicuri anche noi del brano e volevamo farne il cavallo di battaglia per il lancio dell'album stesso. Il video è nato dalla collaborazione con il bravissimo Carlos Reyes Vergara che già aveva firmato alcuni video del precedente disco (Aphelion e Mermaid’s Cry), a cui ci lega una grande amicizia, oltre alla stima professionale. L’idea di base era la fusione tra un video classico e gli elementi grafici futuristici che sono alla base dell’immaginario visivo di tutto And Yet. Lascio a voi decidere quanto questo connubio renda bene.
AAM: Avrete in programma di girare un secondo video per promuovere l’album ed, in caso affermativo, cosa potete svelarci?
Claudia: Si, è previsto un secondo video e non vediamo l’ora di pubblicarlo. Dietro c’è stato il grande lavoro di un artista straordinario. Per ora non posso dirvi di più, ma spero di aver stimolato la vostra curiosità.
AAM: Siamo arrivati alla conclusione di questa intervista, vi ringrazio per essere stati qui con noi e lascio, come consuetudine, uno spazio libero a vostra disposizione per aggiungere un vostro messaggio per i lettori di allaroundmetal.com e per i vostri fans.
Alessio: Ringraziamo caldamente Allaroundmetal, che ci ha dato grandissimi incoraggiamenti mentre muovevamo i nostri primi passi e le cui critiche sono per noi sempre un grande spunto di riflessione!