E’ con noi Enrico Pistolese, fondatore e leader dei Derdian; ecco cosa ci ha raccontato sul ritorno della “New era”.
AAM: Ciao Enrico, in primis grazie di essere qui con noi di allaroundmetal.com! Partiamo a bomba: perché riesumare la “New era”?
EP: Ciao a te, Ninni e ai lettori di Allaroundmetal.com! Grazie dello spazio concessoci. Diciamo che riprendere la New Era Saga era già previsto da prima che finissimo la parte 3. Avevamo ancora cartucce da sparare, la storia era rimasta in sospeso. Una città che affonda negli abissi, un Dio maligno e il suo demone vassallo non sconfitti… c’erano tutte le carte in regola per riprendere in mano la saga a distanza di anni. Perciò quando abbiamo sentito che era arrivato il momento, lo abbiamo fatto e basta.
AAM: Facciamo un punto della situazione della storia, cosa si narra in questa parte quarta?
EP: Sono trascorsi tremila anni dall’epilogo di parte 3 in cui avevamo assistito allo sprofondamento negli abissi oceanici e magmatici della città di Derdian resa benevola dal regno di re Golstar. Il dio Mohzer infatti non poteva sopportare che il suo avamposto del male diventasse la capitale di un regno buono e democratico con le regioni confinanti. Nella parte 4 si narra che il Dio Mohzer, dopo aver assistito allo sviluppo tecnologico della città di Astar, da sempre antagonista di Derdian, decide di intervenire risvegliando il suo pupillo demone guerriero Troghlor e la sua orda di demoni alati e indirizzandoli a distruggere Astar. Tutto il racconto dell’album si basa su questo fino a culminare con la distruzione della città e la fuga dei sopravvissuti nel rifugio sotterraneo vicino al nucleo di quel pianeta disperso in una Galassia lontana lontana (Cit.)
In questa parte quarta oltre al Dio Mohzer e a Troghlor, della vecchia saga ritroviamo anche il mago astariano Dorian che, grazie ai suoi poteri straordinari, è riuscito a vivere 3.000 anni e a diventare la guida e la memoria storica di Astar.
AAM: Il sound è cambiato alquanto, con l’abbandono delle parti sinfoniche per un power metal più diretto e schietto. Quanto ha influito l’uscita di Marco Garau in questa modifica?
EP: Beh, direi che ha influito moltissimo e, anzi ne è stata la causa scatenante. Garry è sicuramente un tastierista unico nel suo genere e cercarne un altro con le sue caratteristiche, dalle nostre parti e ancora appassionato a questo genere, sarebbe stato pressoché impossibile nel breve periodo. Perciò ne abbiamo approfittato per seguire la deriva cupa che stava prendendo la saga già preannunciata un paio di anni fa con la pubblicazione di Black Typhoon e abbiamo deciso di rimanere in cinque, con il solo aiuto dal vivo di un tastierista che poi si è rivelato essere Stefano Nusperli dei Beriedir. Registrando e arrangiando il disco ci siamo accorti che il sound ci garbava molto. Sembrava quasi di ascoltare un qualcosa di primordiale e sicuramente molto più metal, che era da sempre insito nelle sonorità della band, ma che non era mai uscito a sufficienza, quindi lo abbiamo incoraggiato e il risultato è stato pienamente soddisfacente, devo dire. Almeno per noi. Anche la gente è sembrata reagire bene ai singoli pubblicati e ne siamo veramente entusiasti!
AAM: A proposito di cambiamenti, ci presenti il nuovo batterista Roberto Gaia e cosa è successo con Salvatore Giordano?
EP: Salva ha preso il suo posto nel cerchio della vita, ahahah! È diventato innanzitutto papà e poi non riusciva più a coniugare le esigenze musicali con il suo lavoro che era diventato sempre più impegnativo e gli portava via la maggior parte del suo tempo. Non potendosi quindi più dedicare a sufficienza ai Derdian, ha deciso di lasciarci con questa ultima fatica. Quale modo migliore per congedarsi? Noi gli vogliamo naturalmente ancora bene come ad un fratello e lo ringraziamo tantissimo per questi oltre venti anni insieme… è incredibile, ma è passato veramente tutto questo tempo! Ad ogni modo io e lui continueremo insieme con i Sick Society, il nostro progetto parallelo thrash metal, perciò almeno io, musicalmente, non l’ho ancora salutato del tutto. Lo ha sostituito Roberto Gaia, ex Airborne e Lou Seriol, un vero fenomeno delle pelli e animale da palco. Le prime prove con lui sono state da brivido. A breve posteremo sui nostri social qualche video delle prove insieme a lui. Sono convinto che chi ci segue apprezzerà molto
AAM: Chi ha suonato le tastiere nel nuovo album?
EP: Le tastiere sull’album sono state suonate da Ivan (Giannini, ndr) e da un nostro caro amico Sudamericano di nome Pablo Nieto, un grandissimo musicista polistrumentista il quale, oltre ad aver risuonato Black Typhoon con un sound più vicino a quello dell’album, ha anche svolto un ottimo lavoro di arrangiamento per tutte le altre tastiere suonate da Ivan.
AAM: Ancora una volta vi siete autoprodotti l’album; possibile che non ci sia una label che vi offre un contratto serio per la vostra musica?
EP: Non lo cerchiamo decisamente più. Ogni volta che pubblichiamo un nuovo album riceviamo diverse offerte dalle case discografiche, ma ormai dopo anni di pratica di autoproduzione e grazie ai nostri amatissimi fans in tutto il mondo che ci supportano da decenni, con i quali esiste ormai un filo diretto, economicamente non ci conviene proprio. Nel migliore dei casi le etichette offrono una advance che a stento basta a coprire la metà delle spese che una band affronta al giorno d’oggi per registrarsi il disco, nel peggiore dei casi la forbice si è rovesciata ed è addirittura l’etichetta che si fa pagare dalla band per il “servizio di pubblicazione” dell’album e trattiene addirittura l’80% delle royalties!. Inutile dirti che siamo in profondo disaccordo con questa filosofia. L’etichetta che abbiamo in testa noi è fatta da gente che investe su nuovi e vecchi talenti, chiamami nostalgico e antiquato… sarà così, ma è il mio pensiero. Inoltre la nostra vecchia etichetta è pure sparita del tutto violando importanti clausole del contratto e non si è nemmeno degnata di avvisarci che avrebbe chiuso i battenti e ceduto i diritti del suo catalogo a uno sconosciuto. Capisci il perché della nostra diffidenza per le etichette? Per fortuna evidentemente non sono tutte così, il discorso non vale per esempio per i ragazzi della King Records che ci distribuiscono in Giappone dai tempi di DNA. Loro lavorano bene e sono affidabili. Siamo stati fortunati a trovare una spalla come loro.
AAM: Chi ha realizzato l’artwork e quale legame ha con il concept dell’album?
EP: L’artwork è stato realizzato da Ivan Zanchetta della Bookcoversart. Abbiamo voluto rappresentare finalmente Troghlor, il protagonista della saga. Dopo 4 album che parlavano di lui, era doveroso assegnargli un volto. Sotto di lui ci sono i soldati caduti della nuova tecnologica Astar. Abbiamo voluto rappresentare il collegamento tra la vecchia trilogia e la nuova con il contrasto guerriero antico/guerriero moderno
AAM: Siete sempre stati una band poco presente in quanto a concerti; ci sarà modo di vedervi in giro per qualche concerto di supporto a “New Era part IV – Resurgence” ed, in caso positivo, puoi svelarci qualcosa?
EP: Si è vero, i concerti sono sempre stati il nostro tasto dolente. Stranamente è per noi decisamente più facile organizzare tre tour di fila in Giappone piuttosto che suonare nel locale sotto casa. Nemo profeta in patria, si suol dire… Con questo nuovo album stiamo cercando di invertire la tendenza e ci stiamo informando in giro. Per ora abbiamo una data in Spagna vicino a Bilbao il 24 Novembre che a questo punto, data la vicinanza, credo che sarà la prima dopo la pubblicazione dell’album, poi ci stiamo informando per un tour sudamericano, poi stiamo attendendo conferma per una data in Sardegna per i primi di Agosto 2024, infine forse a fine Agosto si torna in Giappone. Per il resto se c’è qualche locale o festival interessato che ci legge, si faccia avanti.
AAM: Avete realizzato un video per la title-track, cosa ci racconti al riguardo? C’è qualche aneddoto che ci puoi raccontare sulle riprese?
EP: E’ stato molto divertente, siamo andati a girarlo vicino a Pisa nello studio del batterista dei Deathless Legacy che è anche un videomaker di grande esperienza. Salvatore ci aveva già lasciati perciò abbiamo deciso di presentare il nuovo batterista proprio in questa occasione. Tra le luci puntate addosso e l’essermi sbattuto come un animale non credo di aver mai sudato così tanto in vita mia. Il momento migliore è stato quando Ivan è andato a comprare focaccia e birra per tutti. In realtà particolari aneddoti, a parte Ivan e Roberto che parlavano in Piemontese e non si capiva un cazzo, non ce ne sono stati.
AAM: Dobbiamo aspettarci un altro video più avanti ed, in caso affermativo, cosa puoi svelarci?
EP: No, per il momento non è proprio in programma. Per questo album abbiamo già realizzato tre lyrics video e un video ufficiale. Credo che per il momento sia tutto. Mi piacerebbe registrare un DVD live, quello ancora ci manca. Vedremo se sarà possibile realizzarlo in Giappone.
AAM: Cosa dobbiamo attenderci adesso nel futuro dei Derdian, dovremo aspettare altri 5 anni per un nuovo album? E sarà un “New Era part V”?
EP: Si, sarà un New Era pt. V. Siamo all’inizio di una nuova trilogia. Altri 5 anni non saprei, considera che ci sono stati i tre anni di covid in mezzo in cui il mondo si è bloccato. Anche i Derdian si sono bloccati purtroppo. Adesso è sicuramente volontà di tutti non far passare così tanto tempo. Sinceramente per il momento mi piacerebbe che ci dedicassimo un po’ di più ai concerti. Vedremo cosa salterà fuori.
AAM: Sei rimasto l’unico tra i membri fondatori dei Derdian; guardandoti all’indietro, con l’esperienza accumulata in questi 25 anni, c’è qualcosa che non rifaresti o che vorresti fare in maniera diversa?
EP: I Derdian li ho fondati nel ‘98 con un paio di compagni nella mia classe del liceo e un compagno delle medie, è incredibile per me pensare che sia passato tutto questo tempo. In qualche modo i Derdian hanno sempre fatto parte della mia vita, un po’ come Spiderman per Peter Parker o Batman per Bruce Wayne. Negli anni ho visto andare via gente che non pensavo se ne sarebbe mai andata, questo in qualche modo mi fa sentire un po’ nostalgico. Io non saprei in effetti se sarei in grado di fare a meno dei Derdian. Sapere che esistono ancora, nonostante abbiamo famiglie, figli, lavori e vite impegnatissime, mi fa stare bene e mi fa sentire anche forte per essere stato in grado di resistere in tutto questo tempo. Ne abbiamo viste di cotte e di crude in un quarto di secolo, tipo quella volta che siamo finiti a suonare su uno sperduto atollo alle Maldive un concerto privato per un magnate Ucraino che si era innamorato delle nostre canzoni, oppure quella volta che abbiamo suonato in Transilvania alle pendici del castello di Dracula, l’ultima è stata sicuramente due settimane fa, quando il nuovo tastierista Stefano che era da me per provare, mentre ci gustavamo una carbonara fatta con le ottime uova delle mie galline, mi faceva notare che quando ho fondato i Derdian lui aveva 1 anno…. Sicuramente il mio cruccio sono i concerti. Troppo pochi, se tornassi indietro, imposterei sicuramente la band in modo diverso, più seriamente dal punto di vista dei live. Per il resto credo che rifarei tutto uguale.
AAM: A proposito, avete in mente qualcosa per festeggiare i 25 anni d’attività dei Derdian?
EP: In realtà no, in questo periodo siamo stati così impegnati a finire l’album, curare l’uscita dei singoli e la promozione dell’album che ai 25 anni di attività non ci ha pensato nessuno. Personalmente non sono mai stato a guardare il calendario che passa. Il tempo trascorre ma a me, che sono sempre strapreso di cose da fare, sembra sempre di vivere una sola lunghissima giornata.
AAM: Credo di aver abusato anche troppo della tua pazienza, ti ringrazio e lascio come consuetudine uno spazio finale per un tuo saluto ai fans dei Derdian ed ai lettori di allaroundmetal.com
EP: Molti di voi lettori ci seguono fino dagli esordi della nostra carriera. Noi vi ringraziamo per il vostro supporto costante senza il quale non saremmo più qui già da anni. Quest’anno avete visto due figure importanti come Garry e Salva che sono andati via. Noi siamo ancora qui, per ora ancora ce la facciamo e andiamo avanti a denti stretti. Come sapete si invecchia e le energie sono sempre meno, ma il fatto che con questo nuovo lavoro le nostre sonorità siano cambiate così tanto, ci dà la sensazione di avere una nuova missione da compiere, Anche l’abbigliamento delle foto non è stato casuale, per noi questo album è un inno al metal, l’inizio di una nuova era, una Nuova Era pt. 4-Resurgence!