Gli Elvenking con il recente "Secrets of the Magick Grimoire" hanno fatto centro ancora una volta. Siamo andati a sentire il loro leader e chitarrista Aydan per scoprire qualche curiosità dietro questa release.
Ciao Aydan eccoci qui a parlare del nuovo “Secrets of the Magick Grimoire”, un disco complesso che mi ha spiazzato al primo ascolto ma che è cresciuto col tempo. Ma questo era anche il vostro obiettivo iniziale giusto? Mi hanno colpito molto le tue parole in fase di presentazione del disco dove affermi appunto che questo non è un lavoro da un singolo ascolto distratto ma è un disco da capire con calma seguendo i testi, ascoltandolo molte volte.
Aydan: Credo che “Secrets of the Magick Grimoire” sia un album che necessiti molta attenzione per essere compreso. Non era nostra intenzione fare un album di singoli, e di canzoni facili da assimilare al primo ascolto. Oggi giorno probabilmente sarebbe la scelta più corretta, poiché in un era in cui la musica viene vissuta tramite Spotify e stremaing app simili, dove conta più la canzone simile da ascoltare al volo all’interno della compilation più che il lavoro di un album, la nostra è una scelta commercialmente suicida...ma per chi ci conosce sa che le nostre scelte artistiche sono sempre state disastrose dal punto di vista commerciale ahah! Noi volevamo invece costruire un album totalmente ispirato agli anni 90, ai grandi album di quel periodo, che necessitano di essere ascoltati dalla prima all’ultima canzone, seduti e concentrati con il booklet dei testi, cercando di comprendere l’essenza di ogni canzone, e poi il senso generale di un album intero che comprende 12 canzoni come se fosse un unico grande libro da leggere. Se mi chiedi quante persone oggi giorno siano in grado di fare questo, probabilmente ti risponderei che le puoi contare sulle dita di una mano. Ma qui torniamo al punto di partenza…non abbiamo mai fatto musica per guadagnare soldi o diventare famosi.
Quanto tempo vi è costato comporre e arrangiare dei brani così complessi e vari, con così tante sfaccettature?
Molto tempo. Come dici tu questo è un album che ai primi ascolti sicuramente spiazza l’ascoltatore perché è un lavoro con tantissimi strati, uno sopra l’altro, e miriadi di diversi arrangiamenti, che difficilmente possono essere compresi con un ascolto distratto. Quindi direi che è un album adatto a chi ha veramente voglia di comprendere la musica che ascolta cercando di scoprire tutte le varie sfumature che essa contiene.
Questo nuovo lavoro mette assieme tante influenze diverse e ci riporta per la prima volta (a mio parere) davvero al sound di Heathenreel, almeno in certi momenti (ad esempio con la favolosa “The Wolves Will Be Howling Your Name”). Rispetto al vostro debutto però sono presenti a tratti atmosfere più oscure, dopotutto non avete mai nascosto il vostro amore anche per sonorità più estreme che arrivano fino al black metal.
Sono d’accordo. Considero “Secrets of the Magick Grimoire” l’album filosoficamente più vicino al nostro debutto “Heathenreel”, con cui vedo molto similitudini, soprattutto a livello di songwriting e di concept lirico. “Heathenreel” stesso ero un album molto influenzato da sonorità estreme, ma “Secrets…” lo è ancora di più. Oltre a molto influenze death metal anni 90 che sono sempre state presenti nella nostra musica, come hai correttamente individuato il nuovo album ha anche influenze derivanti dal Black Metal del periodo, sempre nascoste all’interno di strutture molto melodiche, ma per un orecchio attento non sarà difficile cogliere delle sfumature di band come Satyricon, Naglfar, Emperor, Dimmu Borgir, Bathory ecc.
In tal senso gli ospiti che avete in questo disco vanno in questa direzione. Puoi presentarceli e raccontarci qualcosa riguardo a queste collaborazioni?
Ogni volta che sentiamo la necessità di avere un qualcosa di più, o di diverso per sottolineare una certa parte di una canzone immediatamente cominciamo a pensare chi potrebbe darci questo qualcosa in più, senza interessarci se il nome scelto e posto in copertina possa o meno farci vendere 10 copie in più. Nel nuovo album hanno partecipato alcuni dei nostri musicisti preferiti e per cui abbiamo massimo rispetto, come ad esempio Snowy Shaw che è uno dei nostri artisti preferiti in assoluto o Jonny Maulding dei Bal-Sagoth e collaboratore dei My Dying Bride, che ritenevamo perfetto per lavorare su alcune orchestrazioni dell’album. Angus Norder dei Witchery ha cantato le parti growl perché volevamo una voce assolutamente aggressiva e dirompente su determinate sezioni delle nuove songs.
Ricordo che con l'uscita di The pagan Manifesto ti eri un po' lamentato perchè arrivati a questo punto della carriera, nonostante la pubblicazione di dischi sempre ottimi, riconosciuti a livello mondiale, che vengono accolti con il massimo dei voti dappertutto, alla fine rimane sempre il problema vendite. Pensi che l'essere una band italiana faccia davvero la differenza in negativo come molti sostengono? Tra l'altro voi con una forte etichetta straniera e moltissimi tour all'estero conoscete piuttosto bene la situazione al di fuori della nostra penisola.
Non ricordo di cosa mi fossi lamentato esattamente. Di solito sono proprio l’ultima persona che si lamenta (risata) Di sicuro forse era un discorso generale sulle vendite, ma questo non è un segreto per nessuno. Per farti un esempio i Nightwish stessi per esempio vendono ora la metà esatta delle copie che vendevano 10 anni fa o meno. Quindi credo che la lamentela possa essere fatta all’intero sistema musicale. Vorrei sapere quanti dei lettori li fuori comprano ancora un CD. Ed è ovvio che questa mancanza toglie alle band una fonte di sostentamento importantissimo. Oggigiorno una band per sopravvivere deve suonare 250 date all’anno e avere il proprio incoming dall’attività live. In ogni caso la AFM ci ha comunicato che nella prima settimana il nuovo album ha venduto il doppio del precedente quindi se il trend rimane questo non potremmo proprio lamentarci. Ma non crediamoci nemmeno troppo ahah.
Il songwriting della band è sempre stato principalmente opera tua e di Damna. Stavolta come vi siete divisi i compiti e le songs? Prima di comporre un nuovo lavoro vi trovate per cercare di capire che direzione prendere? In generale poi come nasce una vostra canzone (la scintilla arriva da una melodia vocale, da un riff di chitarra...)?
Questa volta questa cosa è stata addirittura accentuata e portata alla collaborazione completa visto che tutte le songs dal punto di vista musicale sono state scritte da me e Damna insieme. Questa volte tutte le songs sono state scritte da me e lui dall’inizio: ci siamo seduti per diversi mesi e abbiamo portato a compimento tutte le musiche per il disco, ad eccezione del breve acustico “A cloak of dusk” che è invece stata scritto da Rafahel. Mai come in questo album quindi la collaborazione tra me e Damna è stata così completa e sinergica. Tutti i nostri pezzi sono costruiti attorno ad una linea vocale, quindi se alcune metal band vedessero come noi scriviamo i pezzi si spaventerebbero probabilmente. Noi abbiamo solo chitarre spente senza amplificazione e voci per comporre: quello che a noi interessa nel songwriting è avere una corretta melodia vocale, una strofa od un chorus che ci convince al 100%: spesso lavoriamo su questa piccola melodia vocale per settimane prima di essere soddisfatti, mentre altre volte viene al primo tentativo. Tutta la parte strumentistica e di band viene a seguire: quindi riff, lead, groove di batteria e idea di forma canzone compiuta arriva solo in un secondo momento.
Siete arrivati al traguardo di 9 dischi in studio. E la vostra forza a mio parere è che ogni disco è di grande qualità nonostante tutti siano diversi tra loro. Uno dei miei preferiti rimane Red Silent Tide. E' stato criticato un po' visto che svolta verso un sound più hard rock che avete subito abbandonato. Cosa pensi ora di quel lavoro? Possiamo dire che Red Silent Tide è poi un po' proseguito (senza il lato folk ovviamente) con Damna negli Hell in the Club?
Si credo che la varietà della nostra discografia sia stata allo stesso livello un punto di forza e una dannazione per noi. Ma come abbiamo sempre dichiarato a noi è sempre più interessato dimostrare qualcosa a noi stessi come scrittori, piuttosto che incontrare il favore del pubblico. “Red Silent Tides” lo considero come il tassello forse più esterno alla nostra discografia, anche maggiormente rispetto all’altrettanto criticato “The Scythe” che era pur un album molto estremo ma molto metal. Adoro “Red SIlent Tides”, non fraintendermi: è un album prezioso, e contiene un feeling così romantico da risultare unico a mio avviso: lo considero il nostro album più passionale. Ma come dici tu lascia un po’ in disparte la nostra essenza musicale e lirica. Gli Hell In the Club di Damna hanno poi estremizzato il lato Hard Rock tanto caro a lui, ma io trovo che Red Silent Tides sia un album molto più basato su romanticismo, tormento e sofferenza.
Il filone viking metal sta ricevendo grandi attenzioni nella scena metal negli ultimi anni, voi volendo o no, vi ci siete un po' trovati dentro pur essendo molto diversi da band come Ensiferum, Turisas etc... Avete mai pensato di spingervi verso quelle sonorità?
Come dici correttamente ci siamo trovati un po’ dentro questo filone senza volerlo. Quando siamo nati nel 1997 non esisteva nessuna band che fosse catalogabile come Folk Metal o simile e l’unica band che suonava una musica simile erano gli Skyclad. Nel corso degli anni poi ci siamo ritrovati dentro la scena Folk e Viking. Ti dico la verità però che è l’accostamento che preferisco. Sono molto più a mio agio a suonare con band estreme piuttosto che con band melodiche o power metal, perché in ogni caso mi sento più vicino alla scena più estrema.
Pochi mesi fa siete volati fino in Messico, cosa ci puoi raccontare di questa esperienza? Tra l'altro tra poco suonerete anche in Brasile.
Siamo rientrati da pochi giorni proprio dal Sud America dove abbiamo suonato insieme agli Ensiferum. Preferirei evitare qualsiasi tipo di paragone rispetto a come gli Elvenking siano considerati a migliaia di kilometri da dove viviamo rispetto ai nostri luoghi di origine. E’ stata un’esperienza semplicemente incredibile.
Un'altra cosa che mi piace molto di voi è che siete prima di tutto fans di questa musica, ad esempio è facile incontrarvi a qualche concerto o trovare qualche vostro post su facebook che mostra i vostri acquisti musicali. Avete ancora dentro la passione per questa musica. Sei d'accordo con me che questo sia uno dei vostri segreti per comporre grandi dischi?
Non so se sia un segreto per farlo, ma di sicuro personalmente non nascondo di essere prima di tutto un fan di questa musica e solo dopo un musicista della scena. Conosco anche molta gente che questo fatto lo nasconde, come se fosse una vergogna, e per esempio veste magliette di gruppi di genere estranei alla scena perché forse fa più figo. Sinceramente non mi interessa, io prima di tutto sono nato e cresciuto con questa musica, sono un fan assoluto, ho quasi 1000 album originali e ancora oggi compro tutte le uscite nuove che mi aggradano. Inoltre mi troverai sempre ai concerti delle mie band preferite perché questa è semplicemente la mia passione e voglio supportarla per quanto possa farlo.
Vorrei spendere due parole su Damna. Credo che sia cresciuto tantissimo come singer negli anni e questo naturalmente dona una marcia in più ai vostri brani. Sei d'accordo?
Assolutamente d’accordo. Per molti anni siamo stati criticati perché il suo approccio vocale era lontano dagli stereotipi dei gruppi power o melodic metal. Io ho sempre detto “per fortuna!” e sicuro che questo nel tempo poi sarebbe stato apprezzato. Damna è un interprete eccezionale, che può passare attraverso diversi stili senza problemi, e soprattutto ci permette di suonare melodici ed estremi allo stesso momento: ha un approccio rock al cantato ma è anche estremamente dinamico e volendo aggressivo. Inoltre è un frontman invidiabile quindi direi che non lo cambierei per nessun altro nome famoso della scena (risata)
State già pianificando delle date a supporto del disco... dobbiamo aspettarci qualche sorpresa?
Saremo in un piccolo tour italiano a partire da Dicembre e abbiamo già fissato molti festival europei in Inverno e primavera , tra UK, Germania, Austria, Francia ecc. Saremo in tour in Spagna a Maggio e stiamo chiudendo molte altre date. Insomma pare ci sia molto interesse intorno alla band.
Grazie Aydan. Complimenti ancora per questo nuovo lavoro e ci si vede presto on stage!
Grazie infinite per l’intervista e a prestissimo!