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Blood Of Indigo: non sempre esagerare porta buoni risultati

recensioni

titolo
Dawn of the Shaded World
etichetta
Autoproduzione
Anno

TRACKLIST:
1. Mimesis
2. Resurrection
3. Corpse Bride
4. Anne Marie Indigo
5. Jade and Her Quiet Place
6. Angelus, the Faceless Vampire
7. Sphynx, Collector of Eyes
8. The Hunter’s Nightmare
9. Novice Pyromancy
10. Dawn of the Shaded World 

LINE UP:
Alex Centorame (Sen-Tor-Ah- Mee) - voce
Nathan Gross (Grr-Oh-Ss) - tastiere, orchestrazioni
Mariusz Syposz (Suh-Pose) - chitarre, batteria elettronica

opinioni autore

 
Blood Of Indigo: non sempre esagerare porta buoni risultati 2022-09-20 15:19:26 ENZO PRENOTTO
voto 
 
3.5
Opinione inserita da ENZO PRENOTTO    20 Settembre, 2022
Ultimo aggiornamento: 20 Settembre, 2022
Top 10 opinionisti  -   Guarda tutte le mie opinioni

Fresco fresco di pubblicazione è il debutto di un “particolare” trio americano chiamato Blood Of Indigo, che esordisce con questo mastodontico disco a nome "Dawn of the Shaded World", in quanto supera l’ora di durata ed è pieno fino all’inverosimile di dettagli. La band combina molti elementi provenienti dal Metal estremo (Dimmu Borgir e Behemoth saltano spesso in mente), dal mondo sinfonico (Nightwish e Dark Moor) e pure dalla complessità del Prog Metal (Dream Theater), oltre che a prendere ispirazione da numerosi videogiochi. Ciò che ne deriva è un disco stratificato e complesso (si presume sia un concept album, ma non ci sono molte informazioni a riguardo) che metterà a dura prova molti appassionati.
I quattordici minuti della traccia di apertura “Mimesis” spiazzano sia perché il brano è interamente strumentale, sia per la scelta di puntare tutto su orchestrazioni senza avvalersi della controparte metallica che arriverà nei brani successivi. Le orchestrazioni dai toni tragici si susseguono in un avvincente mosaico curatissimo dall’animo cinematografico. Molte le stratificazioni presenti con passaggi marziali, atmosfere celestiali e cori apocalittici che richiamano la grandiosità dei greci Septicflesh. Si entra poi nel vivo con la tempestosa “Resurrection”, una vera e propria esplosione di elementi: fin troppi a dire il vero, mostrando un’anima cervellotica forse eccessiva. Le bordate metalliche sono serrate ed aggressive al punto giusto, ben supportate da screaming vocals feroci e mostrando una tecnica sicuramente di alto livello, come pure un livello compositivo notevole (“Corpse Bride”). I brani sono farciti di atmosfere e venature tutte da scoprire (“Sphynx, Collector of Eyes”), però con il passare dei minuti il sound comincia a mettere il pilota automatico appesantendo l’ascolto. Dopo la metà dell’album si fatica a tenere alta l’attenzione nonostante un buon groove chitarristico (“Angelus, the Faceless Vampire”), però a volte la componente tecnica si fa troppo opprimente come nel Prog esasperato di “The Hunter’s Nightmare” o nel virtuosismo masturbatorio di “Novice Pyromancy”. La altrettanto lunga traccia finale “Dawn of The Shaded World” soffre di manie di grandezza che sarebbero dovute essere tenute più a bada, seppure la presenza della vocalist Lindsay Schoolcraft (ex-Cradle Of Filth) doni una certa solennità ammorbidendo un po’ il risultato finale.
Un ascolto molto difficile e che necessita parecchia costanza. Potrebbe offrire non poche soddisfazioni, ma non è per tutti.

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