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Opinione scritta da Celestial Dream

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Opinione inserita da Celestial Dream    19 Settembre, 2023
Ultimo aggiornamento: 19 Settembre, 2023
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In arrivo dalla Germania, i Kerrigan sembrano avere le carte in regola per entrare di diritto tra gli act più interessanti all'interno di questo nuovo movimento legato al Metal più tradizionale. Il gruppo di Friburgo è formato da Bruno S. che si occupa di chitarra e basso e Jonas W. alla voce e chitarre (i due suonano già insieme nella Doom Metal band Lone Wanderer). I Nostri sono subito supportati da una garanzia in termini di label come la High Roller Records per un debutto intitolato “Bloodmoon”, che prende molto dalla scena NWOBHM con chitarre sempre presenti, ma anche melodie vocali che non mancano affatto e colpiscono fin dai primi ascolti. La band predilige probabilmente i ritmi scoppiettanti che irrompono già in partenza con “Eternal Fire” e che ritroviamo durante la tracklist con la tumultuosa “Forces Of Night” e l'infuocata “Pull the Trigger”, in cui le chitarre viaggiano rapide e senza sosta ricordando band come gli inglesi Trespass. Ma sono i momenti più ragionati, i mid-tempo, che forse riescono a trasmettere ancora più carica; la title-track ad esempio ha un buon tiro, ma perfetta in tal senso è certamente “Against the Westwind”, brano che colpisce con epicità grazie a linee vocali intense ed un'andatura coinvolgente. I Kerrigan non inventano nulla di nuovo ma mettono sul piatto otto brani per quaranta minuti di Heavy Metal classico composto e suonato con ispirazione. E per gli amanti di queste sonorità ciò basta e avanza.

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Opinione inserita da Celestial Dream    14 Settembre, 2023
Ultimo aggiornamento: 15 Settembre, 2023
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Le sorprese che non ti aspetti: in una scena quella Power Metal che sembra accusare un po' di crisi compositiva, ecco arrivare una band che esce un po' dagli schemi presentando un sound maturo, potente, melodico, epico. Gli Stygian Fair arrivano da Umeå, piccolo paese situato al nord della Svezia, anche se ad ascoltarli li avremo posizionati verso territori ellenici proprio per questa loro propensione verso un sound ricco di pathos che in questo disco, "Aradia", il quarto in carriera, si fa ancora più evidente. L'ugola tagliente di Andreas Stoltz (Binary Creed, Hollow) – appena entrato in formazione - accompagna riff decisi che aprono subito la strada dell'opener “Ancient Lies” con un tocco US Power alla Tad Morose che non si fatica a riconoscere. Il mid-tempo granitico “Masters Of The Sea” e la title-track alzano il livello di epicità con l'ugola dello stesso Andreas che si fa più piena e teatrale durante il bel refrain. Echi di Arrayan Path sono piuttosto evidenti con chitarre pesanti e sonorità quasi Doom che circondano l'ascolto durante le note oscure di “Panoptikon”. Finalmente i ritmi si accendono con “Grief Collector” pezzo che alterna momenti possenti a sfuriate in doppia cassa con ottimi spunti melodici ed un bel ritornello. Infine la compatta e melodica “Devil in the Details”, che con il suo tocco progressivo si stampa in testa grazie ad un refrain di impatto. Un ascolto intenso, niente di miracoloso, ma un buon sound capace di appassionare. Un paio di brani più spinti e rapidi e magari un pezzo lento ricco di pathos avrebbero reso la tracklist ancora più gustosa. Ma tant'è, la band sembra avere il potenziale per fare un ulteriore passo in avanti nel prossimo futuro. Epici e possenti, bravi Stygian Fair!

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Opinione inserita da Celestial Dream    13 Settembre, 2023
Ultimo aggiornamento: 13 Settembre, 2023
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Marc Hudson non è certo un nome nuovo o sconosciuto all'interno della scena Metal. Gli appassionati del Power hanno sentito nominare più volte il suo nome come cantante dei Dragonforce con i quali è ha condiviso la propria passione e professionalità per ben dodici anni. Ora il singer inglese, uscito dalla band ormai da qualche anno, si mette in gioco con un disco solista intitolato “Starbound Stories”, un lavoro che si rifà ad un Power melodico che strizza l'occhio al Pop ma anche raffinato e abbastanza vario, senza correre a tutta velocità come nei primi dischi della band britannica. Ispirato dagli anime e dalle influenze giapponesi tra musiche e videogiochi, l'ascolto si apre sulle note ariose e galoppanti di “Freedom Heart”, che dopo l'intro strumentale “As The Twilight Met The Sea”, può esplodere con accelerazioni e ritornelli sparati a note altissime. Special guest alla chitarra il virtuoso Syu (Galneryus) ed è proprio dai giapponesi Galneryus che Hudson sembra prendere ispirazione durante alcuni brani. Ryoji Shinomoto dei Gyze, altra band nipponica, invece si occupa di suonare strumenti tradizionali giapponesi e a prestare la sua voce come ospite in questo pezzo d'apertura. Riff possenti e dal tocco moderno e tastiere che scorrono come un fiume in piena spingono un brano scoppiettante come “Dracula X!”. Marc ancora su note elevate e sonorità che si muovono a cavallo tra Dragonforce e Rhapsody. Le dolci e sognanti melodie di “Stars”, con la presenza del violinista Mia Asano, si alternano con la fast-song “Astralive”, con la batteria che corre rapidissima e un ritornello tutto da cantare. Atmosfere sognanti tornano grazie a cori angelici durante “Swansong”, pezzo che sarebbe perfetto come colonna sonora di qualche film durante una scena emozionante. E si torna a pestare sull'acceleratore con le note eleganti di “Call of the Martyrs” prima che siano le sonorità Pop e sci-fi di “Starbound Stories” a conquistare grazie ad un refrain ancora indovinato. Infine “One More Sight of The Sun With You” cantata in giapponese con tastiere ariose e ritmi spensierati è la conclusione di questo disco. “Starbound Stories” è un lavoro piacevole per gli amanti del Power Metal di Dragonforce e Galneryus; una release che sembra chiaramente impostata per far breccia tra i fan giapponesi, amanti di queste sonorità, ma che potrebbe conquistare anche gli appassionati del Vecchio Continente.

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Opinione inserita da Celestial Dream    13 Settembre, 2023
Ultimo aggiornamento: 13 Settembre, 2023
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Con alcuni dischi leggendari alle spalle come “Skagarack”, “Hungry For A Game” e “A Slice Of Heaven”, tutti pubblicati negli anni '80, gli Skagarack sono diventati una vera leggenda del Melodic Hard Rock scandinavo. Ora dopo trent'anni esatti da “The Big Time”- ultima release edita nel 1993 – la band finlandese si rimette in pista e a sorpresa dà alla luce un nuovo disco intitolato “Heart And Soul“, una raccolta per certi versi di brani scritti durante queste tre decadi da parte del massimo compositore Torben Schmidt. Si parte subito decisi con il tocco Blues Rock di “Give It”, che assieme a canzoni come “Talkin’ Bout Jesus” e l'elegante incedere di “Peace Of Mind (To Have A Good Time)” con un assolo di chitarra davvero splendido, ci presenta senza filtri il nuovo sound del gruppo nordico che abbandona le sonorità scandinave più tastierose e melodiche abbracciando sonorità maggiormente di stampo americano. Tastiere presenti - ma solo come arrangiamenti e raramente in primo piano - e chitarre che la fanno da padrone con riff e solos di scuola Classic Rock. Il tutto ben si amalgama con il cantato intenso e malinconico di Torben Schmidt. Una tracklist dove si incontrano buoni momenti, come non segnalare l'appassionante ballata “Changing” o la ritmata “Cool To Be Old School” con l'hammond a farsi sentire, alternato a chitarre decise. Ancora un paio di pezzi lenti sempre ben riusciti, prima con la malinconica “Be With You Forever” poi con le calde melodie di “So Right” che presenta belle melodie strumentali ed un refrain tutto da cantare. Infine il tocco progressivo di “Anymore” che risulta essere una buona conclusione per un disco che ascolto dopo ascolto può rivelare alcune gemme nascoste. Dodici brani (forse pure troppi) per questo ritorno discografico che sorprende per un cambio di rotta che non ci aspettavamo. Ma in fin dei conti apprezziamo il fatto che la band abbia deciso di comporre spinta dall'ispirazione senza voler riprodurre a tutti i costi le sonorità del passato. E “Heart And Soul” è un disco davvero solido e piacevole.

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Opinione inserita da Celestial Dream    30 Agosto, 2023
Ultimo aggiornamento: 31 Agosto, 2023
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Tornano a farsi sentire i Noveria, band che aveva incendiato le orecchie di molti appassionati con un debutto infuocato ormai datato 2014 intitolato “Risen”, sorprendendo con un sound possente che portava il Power/Prog di DGM e Symphony X ad incontrare atmosfere oscure e passaggi di Metal estremo. La carriera della Progressive Metal band romana è poi continuata sui binari giusti con altri dischi di assoluto livello ed oggi eccoci a celebrare il nuovo “The Gates of the Underworld”, che arriva a quattro anni di distanza dal buon “Aequilibrium”. Poco cambia nel sound presentato in queste dieci composizioni che, dopo una introduzione orchestrale, entrano nel vivo con la lunga e dinamica “Origins”, brano ricco di vibrazioni con riff vigorosi come sempre, ma con maggior spazio lasciato alle tastiere e a cori mastodontici. Il basso di Andrea Arcangeli - membro storico anche nei cugini DGM – riecheggia sulle note robuste di “Descent”, brano che esplode su un ritornello altamente melodico e che vede la partecipazione di una vecchia conoscenza al microfono come Fabio Lione! Gli assoli di chitarra e tastiera si intrecciano correndo rapidi accompagnandoci fino a “Revenant” che, grazie ad aperture melodiche coinvolgenti, cattura fin da subito. Francesco Mattei alle sei corde mostra tutta la propria tecnica correndo a braccetto con il suo compagno ai tasti d'avorio Julien Spreutels. La lunga “The Gates of The Underworld” supera i dodici minuti di durata, tra passaggi epici ed orchestrali con parti narrate che fanno da introduzione alle classiche esplosioni Power/Prog che vengono detonate con determinazione, abbracciando ritmi serrati ed influenze classiche della scena nordica. E poi cori maestosi ad arricchire le linee vocali infuocate e grintose cantate dal sempre bravo Francesco Corigliano che non disdegna qualche nota alta. E ancora sotto a testa bassa con la possente “Overlord”, macinando riff senza sosta e con la Power song “Anima”, brani che – nonostante sonorità possenti e tanta tecnica – faticano a farsi riconoscere. Il Progressive Metal moderno ed estremo dei Noveria confeziona un lavoro più complesso rispetto ai suoi predecessori, con brani più lunghi e strutturati dove trovano spazio orchestrazioni maestose, ma mantenendo il solito impatto sonoro. Si dovrà forse cercare un po' di varietà in più nel futuro, ma “The Gates Of The Underworld” è certamente un disco che non può mancare nella discografia di ogni appassionato della buona musica.

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Opinione inserita da Celestial Dream    16 Agosto, 2023
Ultimo aggiornamento: 16 Agosto, 2023
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Si può suonare AOR o Melodic Rock in Francia? Pare di sì e lo dimostrano gli Heart Line, band che si ripresenta con questo “Rock ‘N Roll Queen”, secondo disco per il gruppo che aveva debuttato due anni fa via AOR Heaven con “Back In The Game”. Ciò che troviamo all'ascolto di queste dodici tracce è un Hard Rock ben equilibrato tra riff di chitarra e melodie di facile presa. La band capitanata da Yvan Guillevic non riesce certo a dimostrare un gran dose di personalità e sono pochi i momenti che rimangono impressi durante l'ascolto, ma è altresì vero che alcuni passaggi - come la partenza grazie alla convincente “I am The Night” - lascia soddisfatti. Tastiere sempre ben presenti che si concedono anche qualche breve assolo e poi la chitarra di stampo Classic Rock che conduce le danze prima nella già citata opener e poi sulle note frizzanti di “Till The End Of Times”. E se Emmanuel Creis al microfono non sarà un talento fuori dal comune, il suo compito lo svolge comunque bene meritandosi la sufficienza. Un pochino scontate le linee vocali che circondano “Call Of The Wild” e “Reach For The Stars” e qualche altro pezzo qua e là ma la robusta title-track mostra spunti interessanti e anche la seppur classica ballata “Call Me” che riesce comunque a svolgere il proprio compito. Per gli Heart Line la scalata verso le parti alte della scena Melodic Hard Rock è ancora lunga e difficoltosa e questo “Rock ‘N Roll Queen” è il classico disco 'nella norma' che, seppur risulti a tratti piacevole, non riesce nel complesso ad eccellere.

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Opinione inserita da Celestial Dream    15 Agosto, 2023
Ultimo aggiornamento: 15 Agosto, 2023
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Dal debutto omonimo del 2017, album dopo album, i Midnite City sono certamente migliorati. Si chiama esperienza, maturità o quello che volete. Fatto sta che questo nuovo “In At The Deep End” - quinto disco in studio per il gruppo inglese - è un gran bell'esempio di Melodic Hard Rock, ricco di brani patinati dal forte impatto melodico ed una certa dose di energia. Sembra di tornare a respirare l'aria degli 80's con la partenza affidata alla raffinata ma possente “Ready To Go”, o con il tocco più romantico dell'iper-melodica “Someday”, che si stampa in testa con un coretto catchy. Poison, Danger Danger e, perché no?, un tocco alla Def Leppard, sono i riferimenti sonori di questa band che viaggia con decisione cavalcando le tastiere sornione di “Hardest Heart To Break”, prima di concedersi alle sonorità più malinconiche e struggenti della ballatona “It’s Not Me It’s You”, passando per la calorosa e vellutata “Beginning Of The End”. L'ugola secca di scuola Hair Metal di Rob Wylde colora la musica firmata Midnite City, che continua alzando i decibel con la grintosa “Raise The Dead” e poi virando sulle note canticchiabili di “Like There’s No Tomorrow”, con bei coretti che accompagnano le tastiere di Shawn Charvette ed il breve ma indovinato assolo di chitarra suonato da Miles Meakin. Gli amanti delle sonorità melodiche ed ottantiane, i romantici dell'Hard Rock melodico e delle bands sopra elencate non potranno che apprezzare la quinta fatica in studio dei Midnite City: “In At The Deep End”.

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Opinione inserita da Celestial Dream    15 Agosto, 2023
Ultimo aggiornamento: 15 Agosto, 2023
Top 10 opinionisti  -  

I Later Sons calcano le scene da un po', ma non sono mai riusciti a pubblicare il loro disco d'esordio che arriva solamente ora. Sapranno farsi riconoscere fin da subito destando l'interesse dei tanti appassionati con questo debutto intitolato “Rise Up”? La risposta è in parte negativa. Non che questo lavoro sia insufficiente, ma il gruppo capitanato dal singer Thorsten Bertermann e dal batterista Torsten Landsberger (entrambi ex-Lioncage) punta su brani ricchi di facili melodie ed un sound abbastanza corposo, grazie alle chitarre sempre ben presenti e suonate da Markus Knubbe le quali si fanno sentire nella quadrata e spigolosa “Family Affair”, pezzo più Power/Heavy che si fa subito memorizzare. Sarà che un po' la voce di Thorsten che non ci convince appieno, sarà un po' il fatto che alcuni brani possono risultare scontati, ma il disco fatica ad accendersi. La lenta “Heaven” non riesce ad appassionare e non si può che constatare come le poco emozionanti “Follow Your Dream” e “Last Freedom” si limitino appena a fare il proprio compitino.
Meglio quando la band si immette con decisione su territori più corposi, come con “Eye Of The Storm”, in cui un refrain altamente zuccheroso ben si sposa con un sound deciso e ben impreziosito anche dal bel solo di chitarra. Lo stesso succede in partenza con il tocco alla Journey di “We Better Run” e con uno dei brani più esaltanti dell'ascolto come “Lady Rock” che, senza far gridare al miracolo, usa le unghie lasciando i segni. Con “Rise Up” i Later Sons entrano nel mercato, ma il loro Melodic Hard Rock manca ancora di un pizzico di verve. Ora che si è rotto il ghiaccio si può solo che migliorare!

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Opinione inserita da Celestial Dream    13 Agosto, 2023
Ultimo aggiornamento: 15 Agosto, 2023
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Il Canada è sempre stato terra prolifica per quanto riguarda i generi classici dall'Hard Rock al Metal ed, in particolare, per l'AOR. I Fatal Vision tornano dopo una breve pausa con il loro secondo disco intitolato “Twice”, ancora sotto il radar dell'etichetta tedesca Pride & Joy Music. Un lavoro che non balzerà in testa ai migliori dischi dell'anno in ambito Melodic Hard Rock, ma che ha buone carte da giocarsi. Il quintetto canadese - che è stato fondato nel 1988 - punta su melodie di impatto lungo i tredici brani che compongono la tracklist. E se l'approccio vocale un po' nasale e monocorde del cantante Simon Marwood non sempre convince, nel complesso questo lavoro mostra buoni spunti. Merito appunto di linee vocali catchy che colorano fin da subito l'ascolto sulle note ariose di “Dominoes” o con il singolo ufficiale, ovvero la scoppiettante “In My Fantasy”, con un refrain tutto da cantare e che si stampa subito in testa.
Influenze di Loverboy, Night Ranger e REO Speedwagon che escono qua e là attraverso un sound che punta certamente più sul lato emotivo che sulla potenza. Tutto ciò anche grazie all'aiuto della voce femminile di Christine Corless che compare più volte donando un tocco più raggiante a brani come l'elegante ballata “Time Has left Us as Strangers” (con ottimi spunti alla chitarra da parte di Juan Miguel Gomez Montant) e sulla malinconica lenta “End of the Dream”. La presenza di numerosi ospiti cerca di elevare il risultato finale, anche se spesso molti di loro passano abbastanza inosservati, pur parlando di nomi del calibro di Alessandro Del Vecchio (Hardline, Sunstorm), Harry Hess & Derry Grehan (Honeymoon Suite), Mark Holden (Boulevard), JK Northrup (King Kobra, XYZ), Marc Lafrance (Loverboy, Mötley Crüe), Paul Laine (Danger Danger, The Defiants) e Jeff Scott Soto. La veloce “Welcome to My Nightmare“ sfreccia su ritmi medio-alti puntando su un ritornello di facile ascolto ma che funziona, mentre la trionfante “The Last Summer Night” prova ad appassionare con un coro ricco di pathos. Allo stesso tempo bisogna ammettere che qualche brano risulta fin troppo prevedibile e lineare, come nel caso di “Ghosts of Yesterday” e “Thick as Thieves”, composizioni che poggiano il loro destino solamente su melodie canticchiabili senza un pizzico di estro. Un disco spensierato e ricco di melodie canticchiabili; questo è “Twice” dei Fatal Vision.

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Opinione inserita da Celestial Dream    19 Luglio, 2023
Ultimo aggiornamento: 19 Luglio, 2023
Top 10 opinionisti  -  

Dodicesimo disco per i Necronomicon, cult band che suona un Heavy Metal dalle tinte oscure, grezzo e diretto. La voce ruvida di Freddy – leader indiscusso della band - è una caratteristica decisa che si fa subito riconoscere fin dalle prime note di "Constant To Death" durante le influenze Thrash della title-track e della successiva "They Lie", brano violento che si muove rabbioso con qualche innesto Punk Rock. Un sound tetro, indemoniato e inferocito che che non ha alcuna intenzione di fermarsi e che scorre via tra le sonorità demoniache di “Black Rain” e “The Blood Runs Red”, in cui il sangue scorre a fiumi ricordando qualcosa dei Venom anche se i Nostri mostrano qualche venatura più powereggiante. La più classica “Children Cry Alone” presenta un'andatura epica che prosegue spinta dagli assoli ben assestati da parte di Glen Shannon. E se all'ascolto di “Down From Above” troverete qualche collegamento con King Diamond sappiate che non sarete gli unici. Necronomicon: Heavy, Thrash e Punk in un vortice sonoro intenso ma anche poco vario, dedicato certamente agli appassionati delle sonorità più grezze e agguerrite all'interno della scena.

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