Opinione scritta da Gaia Micatovich
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Ultimo aggiornamento: 25 Aprile, 2020
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Il 24 aprile 2020, a quasi tre anni dall’uscita dell’album omonimo “(0)” l’enigmatica band danese rilascia il secondo progetto, "SkamHan", prodotto dalla Napalm Records.
Con questo album la band danese esplora le diverse sfaccettature del più oscuro lato della musica. Il loro stile varia in un tormentato viaggio fra tracce rapide e violente fino al più semplice dei ritmi, senza abbandonare mai la cupa essenza delle melodie black e aggiungendo una poderosa suspance che ci lascia senza fiato.
Praticamente un inferno dantesco dalle sfaccettature scandinave.
L’album ci conduce col primo brano ("Tyndere end Hun") in una scena lenta, tetra, nervosa, pronta ad esplodere, ed è qui che i riff si intrecciano con un ritmo prepotente, spingendoci con rabbia all’interno di un alterco, privo di gioia, intriso di rancore, rabbia, facendoci apprezzare il pessimismo universale presente in ogni singola nota.
E’ inebriante l’equilibrio e l’armonia che la band è stata capace di amalgamare in un contesto mordace, un ossimoro presente in brani come “Sortfugl” e che svelano il lato più progressivo del black metal in “Sjælstjæler”.
“SkamHan”, omonimo brano, è sicuramente la traccia più arcana di tutto l’album; comune denominatore del progetto è la voce nervosa, eppure melanconica, dove il growl è potente, inebriante, perfettamente in linea con le due chitarre dalla melodia che potrebbe tranquillamente ispirare un genere musicale più fresco e seppur elaborato, meno impegnativo del classico progressive;la batteria dai ritmi aggressivi ma calcolati, un basso rapido che avvolge il tutto nella morsa dell’oscuro tema della vergogna e dell’umiliazione. Un boccone amaro questo album, che mandiamo giù con il più forte degli entusiasmi.
Ascoltando attentamente l’album, non sfugge l’idea di una remota ispirazione a band quali ISIS, Opeth, e seppur meno probabile, Mastodon.
Persino la scelta della cover dell’album lascia intravedere le cupe intenzioni e il messaggio tetro che questa band dai musicisti anonimi ci vuole trasmettere. Una scelta calcolata che apre all’ascoltatore un mondo ben conosciuto ma con tratti rinnovati. Non ci stupisce che una casa di produzione gigantesca come la Napalm Records se li sia rubati immediatamente dal mercato musicale.
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