Opinione scritta da Andrea B.
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Top 50 Opinionisti -
Amanti delle sonorità più sincere fatevi avanti, l'esordio dei bresciani E.G.O.C.I.D.E. vi lascerà senza respiro. Dentro questo disco domina lo spirito Hardcore dei tempi migliori, regolato da un Metal di derivazione Thrash. L'insieme di questi elementi produce effetti devastanti sulla psiche umana. Mi trattengo dallo scagliarmi contro qualsiasi cosa io abbia davanti, ma prometto di scatenarmi se dovessi recarmi ad un loro concerto. La durezza del Metal più aggressivo si unisce in queste tracce ad un Hardcore altamente contagioso. Alex è urticante con la sua voce ed incita alla presa di coscienza contro le basse forme di esistenzialismo che dominano la società moderna. La ritmica è forsennata come un martello pneumatico impazzito, ma s'inserisce nel marasma chitarristico quasi a voler duellare con le parti di chitarra. Nico è un tornado dietro la batteria e mostra di saperci fare con i tempi. Gab ha il compito di affondare i fendenti chitarristici ma tutto è amalgamato idealmente. Il piano di battaglia portato avanti da questi pezzi vede infatti Andrea sincronizzato alla grande con la sua gang. L'allarme di denuncia è lanciato, adesso tocca a voi raccogliere la provocazione per gettarvi nella mischia. La causa è comune, combattere contro l'esistenzialismo più materiale e porre l'attenzione sui valori umani ormai andati persi. La rabbia di questi ragazzi ha innescato una miccia pericolosa, chiunque ami le sonorità veloci ed abrasive prenda parte allo spettacolo. Bel colpo E.G.O.C.I.D.E., mi avete tolto trent'anni di età per affrontare un'altra vita di concerti.
Ultimo aggiornamento: 03 Dicembre, 2018
Top 50 Opinionisti -
Finalmente arrivati al debutto discografico, i cosentini Necrospell ci fanno capire subito di che pasta sono fatti. Il loro riferimento musicale è il Death Metal di vecchia scuola. Attraverso uno stile diretto e incisivo riesco ad emozionarmi all'ascolto. D'altronde non c'è bisogno di particolari giri di note per catturare l'attenzione. Andando a vedere il tutto, il growl appare senz'altro un punto di forza. Non vi è in effetti alcun segnale di cedimento nel modo di cantare del vocalist. Le chitarre fanno un'ottima parte, dando la netta impressione di viaggiare all'unisono. I pochi assoli presenti impreziosiscono la struttura dei pezzi, ma non c'è ombra di leziosi virtuosismi. La batteria martella doverosamente e si concede anche alcuni controtempi degni di nota. Magari nelle linee di basso noto un apporto privo di particolare fantasia, ma il suo lavoro è più che onesto. Non pensate però che manchi l'atmosfera in questo album, perchè non è così. Le pennellate oscure dipingono, a conti fatti, un quadro fosco e minaccioso che risveglia le coscienze. L'insieme del disco è legato da una coerenza stilistica che rende "Awakening Of Tyrants" fluido e godibile fino in fondo. Sono giunto all'ultima traccia senza notare cadute di stile. Posso solo dire che mi aspettavo un esordio di maggiore minutaggio. Ad ogni modo, hanno ormai stuzzicato la mia fantasia. Chissà se manterrano questa purezza nell'approccio compositivo, certamente veglierò sulle loro prossime mosse.
Ultimo aggiornamento: 30 Novembre, 2018
Top 50 Opinionisti -
I Decembre Noir sembrano provenire dall'estremo Nord d'Europa, invece sono tedeschi e di buona razza musicale. Non nascondo di essere attratto fatalmente dal Death Metal di stampo melodico. Quì dentro regna la pesantezza unita alla malinconia più seducente. In "Barricades" avviene già di cadere nel precipizio dell'amore più incondizionato verso questa band. Il growl è accompagnato da struggenti e profonde sonorità. Il tessuto musicale avvolge l'ascoltatore in una spirale di vibranti melodie che colpiscono al cuore. Tutto è legato da un impasto atmosferico riuscito. Con " A Weeping Sunrise" si acuisce il sapore decadente di quest'album ma ha un effetto incredibilmente vitale su di me. C'è una continuità perfetta tra un brano e l'altro, merito ai Decembre Noir che mostrano soprattutto di avere un'identità musicale ben precisa. Il talento è innato nel DNA di questa band, personalmente rimango stupito da tanta grazia compositiva. I brani suonano freschi e di limpida ispirazione. Le parti strumentali risultano ben bilanciate e scorrono uniformemente al cantato. A tratti mi attraversano impeti di follia perchè "Autumn Kings" mi fa perdere la testa dall'emozione. Non mi capitava da tempo di essere trascinato da così tanta passione! Mi accorgo che il disco è scorso oltre la metà e non ho perso un attimo di attenzione verso questa meraviglia. Le note sono entrate nella mia mente passando per il cuore. Non c'è niente da fare, il potere ammaliante dei Decembre Noir ha una forza sovrannaturale su di me. Continuo a godere della loro bravura, mi auguro abbiano sempre maggior visibilità in futuro perchè la meritano tutta. Il loro maestoso passo Doom sta per giungere alla fine. Mi ritrovo con questi musicisti in una terra fantastica, popolata da creature dotate di enorme sensibilità. Immediatamente mi accorgo che ciò che stavo cercando è descritto magnificamente dallo splendore di "Autumn Kings". Signore e Signori, siamo davanti ad un album strepitoso. I Re dell'Autunno potrete essere voi, dopo aver assaporato appieno i profumi unici di questo capolavoro!
Quando si avvertono emozioni così forti, si è certi che rimarranno per sempre...
Ultimo aggiornamento: 06 Novembre, 2018
Top 50 Opinionisti -
Ci troviamo davanti una band tedesca che mette in campo un Death Metal atmosferico dalle forme tutt'altro che inconsistenti. In effetti i teutonici affondano i colpi con rasoiate di chitarra molto incisive, accompagnate da una voce al vetriolo. Le ritmiche hanno un sapore Industrial per la geometricità che le contraddistingue. Quando vogliono i Dark Millennium sanno incantare l'ascoltatore con cavalcate sonore dall'ampio respiro. Quello che mi convince è la compattezza dei brani proposti, ciascun elemento è collegato all'altro in funzione del risultato finale. Vengono fuori anche trame oscure ed oblique che interrompono la struttura dura e regolare dei brani precedenti. Il massiccio incedere del Doom fa da apripista a sfuriate di natura Thrash Metal. Quindi compaiono dei brevi stacchi che profumano di Post Rock, ma non vi è niente di fuori luogo. Le teste di questi musicisti sono colme di idee e non possono limitarsi ad un asciutta stesura compositiva. S'incontrano pure dei brevi ritornelli incastrati ad arte nei momenti meno cupi del disco. Accenni di Grindcore si scorgono, senza che risultino banali. Traspare comunque la sensazione che il combo tedesco miri ad espandere le nostre menti, facendoci superare i soliti luoghi comuni del Metal. Ecco che comincio a pensare di poter sognare ascoltando "Across Oceans Of Souls", vero capolavoro dell'album. Ho i brividi addosso per l'estrema poesia che mi trasmette questa composizione. L'orchestrazione è sublime e ci fa sentire dentro un film di emozioni sconfinate. Dove volete portarmi cari Dark Millennium? Sono finito tra le vostre braccia e potrei ritrovarmi in un'altra galassia. Il pianoforte mi fa uscire le lacrime, gli archi mi cullano come il dolce vento della notte. Cresce l'emozione dentro me e alla fine ho accumulato la voglia di abbracciare le cose più vere della vita. Grandissima perla finale per un disco complessivamente ottimo.
Ultimo aggiornamento: 04 Novembre, 2018
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Le mie orecchie hanno ormai assimilato questo album dei portoghesi Painted Black. Bisogna vedere se il processo di attento ascolto porta a risultati significativi o meno. Devo confessare a Lor Signori che in questo caso "Raging Light" non ha lasciato tracce nel mio cuore. Siamo di fronte ad una band che vorrebbe dire tante cose, questo lo s'intuisce. Il problema è che non è capace di prendere alcuna direzione musicale. Si assiste ad una sterile ricerca di stili musicali che non arriva mai a compimento. Non si può dire che questo sia un album Prog perchè non lo è, i Painted Black non sono in grado di sintetizzare linguaggi musicali che non appartengono loro. C'è un tentativo di dare a "Raging Light" un taglio Gothic, ma manca il fascino della sottile decadenza tipica del genere. Non mi si venga a dire che ci sono spunti di Doom, perchè non ci crederebbe neanche un visionario del settore. Il cantato è deprimente nel senso più negativo del termine, La chitarra si esprime in forma circolare, ma risulta inconcludente. Si salva la batteria che cerca per lo meno di spezzare con i soliti tempi. I suoni non sono neanche male, ma si ripetono fino a produrre delle nenie insopportabili. Il buonsenso doveva suggerire ai Painted Black di scrivere un disco più breve nella durata, ma evidentemente hanno puntato sulla quantità. A fatica sono arrivato ad ascoltarlo tutto, ma almeno so di cosa sto parlando. Regna la confusione nella testa di questi giovani musicanti ma non è dato sapere se si trovino a loro agio in tale condizione. In sintesi questo è un capitolo discografico assolutamente anonimo per mancanza d'ispirazione. Se cercavate qualcosa per cui emozionarvi, non riponete speranze in "Raging Light". Sento di aver sprecato tempo nell'ascolto di questo album. Ho bisogno di rifarmi presto con una perla da mettere in luce.
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I miei orecchi hanno ormai assimilato questo album dei portoghesi Painted Black. Bisogna vedere se il processo di attento ascolto porta a risultati significativi o meno. Devo confessare a Lor Signori che in questo caso "Raging Light" non ha lasciato tracce nel mio cuore. Siamo di fronte ad una band che vorrebbe dire tante cose, questo lo s'intuisce. Il problema è che non è capace di prendere alcuna direzione musicale. Si assiste ad una sterile ricerca di stili musicali che non arriva mai a compimento. Non si può dire che questo sia un album Prog perchè non lo è, i Painted Black non sono in grado di sintetizzare linguaggi musicali che non appartengono loro. C'è un tentativo di dare a "Raging Light" un taglio Gothic ma manca il fascino della sottile decadenza tipica del genere. Non mi si venga a dire che ci sono spunti di Doom perchè non ci crederebbe neanche un visionario del settore. Il cantato è deprimente nel senso più negativo del termine, La chitarra si esprime in forma circolare ma risulta inconcludente. Si salva la batteria che cerca per lo meno di spezzare con i soliti tempi. I suoni non sono neanche male ma si ripetono fino a produrre delle nenie insopportabili. Il buonsenso doveva suggerire ai Painted Black di scrivere un disco più breve nella durata ma evidentemente hanno puntato sulla quantità. A fatica sono arrivato ad ascoltarlo tutto ma almeno so di cosa sto parlando. Regna la confusione nella testa di questi giovani musicanti ma non è dato sapere se si trovino a loro agio in tale condizione. In sintesi questo è un capitolo discografico assolutamente anonimo per mancanza d'ispirazione. Se cercavate qualcosa per cui emozionarvi, non riponete speranze in "Raging Light". Sento di aver sprecato tempo nell'ascolto di questo album. Ho bisogno di rifarmi presto con una perla da mettere in luce.
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Gli Eternal hanno deciso di intraprendere un cammino lungo ma scorrevole che li porta inevitabilmente a conquistare il cuore dei romantici del Metal. I cinque musicisti in questione possiedono il dono dell'eleganza che tramutano in composizioni davvero commoventi. Il tocco che possiedono è ricco di grazia ma questa viene sfoderata per introdurci magicamente in un mondo da sempre sognato. Una volta dentro si viene catturati da spirali Progressive che ci conducono verso sussulti Doom di pregevole intensità. I suoni sono molto curati, ne viene fuori un viaggio musicale affascinante per l'atmosfera evocata. Lo spirito metallaro emerge attraverso lenti e densi momenti gotici. Il timbro chitarristico sa essere vibrante e melodioso all'occorrenza.. La voce mi lascia incantato per la capacità di donarmi un senso di liberazione. A tratti Mark Kelson mi ricorda Andy Kuntz dei Vanden Plas ma siamo su territori musicali ben differenti. In effetti il suo modo di cantare risulta più suadente rispetto al vocalist tedesco. Questo per dirvi che le sfumature vocali qui non mancano. Il contributo al violino di Erica Kennedy è funzionale all'atmosfera che regna nel disco. La malinconia permea questi solchi ma essa viene convogliata su un piano di ricerca della propria felicità interiore. Quando prende forma il growl mi emoziono ancora perchè non è altro che un'altra sfaccettatura della nobile anima vocale di Mark Kelson. Sull'apporto degli altri musicisti coinvolti posso solo dire che assecondano a dovere le trame musicali del gruppo. Degna di nota però è la chitarra solista di Richie Poate che sa ritagliarsi spazi di pregevoli assolo. Sono in preda all'emozione dal momento in cui ho scoperta tale band. "Waiting For The Endless Dawn" vi accarezzerà dolcemente per poi conquistarvi con ammalianti melodie. Tutto ciò senza dimenticare l'indole Metal che si nasconde dietro questa meravigliosa gemma musicale. Concedetevi un po' di tempo per abbracciare gli eternal, sarete ripagati con autentiche emozioni.
Ultimo aggiornamento: 03 Novembre, 2018
Top 50 Opinionisti -
I The Eternal hanno deciso di intraprendere un cammino lungo ma scorrevole che li porta inevitabilmente a conquistare il cuore dei romantici del Metal. I cinque musicisti in questione possiedono il dono dell'eleganza che tramutano in composizioni davvero commoventi. Il tocco che possiedono è ricco di grazia, ma questa viene sfoderata per introdurci magicamente in un mondo da sempre sognato. Una volta dentro si viene catturati da spirali Progressive che ci conducono verso sussulti Doom di pregevole intensità. I suoni sono molto curati, ne viene fuori un viaggio musicale affascinante per l'atmosfera evocata. Lo spirito metallaro emerge attraverso lenti e densi momenti gotici. Il timbro chitarristico sa essere vibrante e melodioso all'occorrenza. La voce mi lascia incantato per la capacità di donarmi un senso di liberazione. A tratti Mark Kelson mi ricorda Andy Kuntz dei Vanden Plas, ma siamo su territori musicali ben differenti. In effetti il suo modo di cantare risulta più suadente rispetto al vocalist tedesco. Questo per dirvi che le sfumature vocali qui non mancano. Il contributo al violino di Erica Kennedy è funzionale all'atmosfera che regna nel disco. La malinconia permea questi solchi, ma essa viene convogliata su un piano di ricerca della propria felicità interiore. Quando prende forma il growl mi emoziono ancora perchè non è altro che un'altra sfaccettatura della nobile anima vocale di Mark Kelson. Sull'apporto degli altri musicisti coinvolti posso solo dire che assecondano a dovere le trame musicali del gruppo. Degna di nota però è la chitarra solista di Richie Poate, che sa ritagliarsi spazi di pregevoli assolo. Sono in preda all'emozione dal momento in cui ho scoperta tale band. "Waiting For The Endless Dawn" vi accarezzerà dolcemente, per poi conquistarvi con ammalianti melodie. Tutto ciò senza dimenticare l'indole Metal che si nasconde dietro questa meravigliosa gemma musicale. Concedetevi un po' di tempo per abbracciare i The Eternal, sarete ripagati con autentiche emozioni.
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