Opinione scritta da Celestial Dream
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Ultimo aggiornamento: 23 Novembre, 2022
Top 10 opinionisti -
Ruvido come una roccia ed oscuro come una buia notte invernale, il nuovo album firmato Ruxt intitolato "Hell’s Gate" si abbatte sull'ascoltatore con veemenza già dall'opener, la title-track "Hell's Gate", con ritmi lenti, chitarre cupe e la voce roca di Davide Dell’Orto (Drakkar) a far vibrare le casse. Il gruppo attivo ormai dal 2016 e con quattro dischi già alle spalle, si dimostra più diretto e possente rispetto al recente passato. Batte con energia il nuovo arrivato Maurizio De Palo alla sua batteria, dando gas ad un pezzo come “The Mask I Live In”, in cui i Ruxt continuano a graffiare. Ritmi controllati che continuano con la più melodica “I’ve Been Losing You”, pezzo che potrebbe essere definito come una ballata anche se, quando si ha a che fare con questi Ruxt, anche una lenta può diventare corposa e pungente. Si spinge (finalmente) un po' sull'acceleratore con i ritmi leggermente più alti della buona “Free”, anch'essa caratterizzata da un refrain maggiormente impattante sul quale trovano spazio dei buoni spunti chitarristici firmati da Stefano Galleano. Si continua sulla linea tracciata fin qui con le resistenti e vigorose “Pegasus” e “What Will It Be”. E' infine la duratura e dinamica “Vikings” a chiudere il discorso con una lunga parte iniziale strumentale che prosegue con sfuriate metalliche alternate a passaggi più delicati, il tutto superando gli undici minuti di durata.
Manca probabilmente un pizzico di varietà in questa proposta sonora firmata Ruxt ed all'interno della tracklist di "Hell’s Gate", disco ruvido e graffiante capace di trasmettere una buona dose di adrenalina.
Ultimo aggiornamento: 01 Giugno, 2022
Top 10 opinionisti -
Ritornano in pista gli olandesi Cobra Spell, band che si rifà alle sonorità più classiche degli 80's e che alla voce presentano il nostro Alexx Panza, già in formazione con gli inossidabili spagnoli Hitten. “Anthems of the Night” è un nuovo EP di quattro pezzi segnato da chitarre frizzanti e melodie sempre dall'impatto deciso. Leader e chitarrista della band è Sonia Anubis (ex-Crypta, ex-Burning Witches), musicista che segna i nuovi brani con un buon lavoro alle sei corde. La scoppiettante “Addicted to the Night” apre le danze spinta dal cantato pulito e vibrato di Alexx, frontman ormai di esperienza internazionale che si trova a proprio agio all'interno di queste sonorità. Semplice ma d'impatto il refrain che segna una buona partenza. Riff stoppati conducono la successiva “Steal My Heart Away”, brano che si stampa ancora una volta grazie a buone melodie vocali. Più ariosa e pimpante “The Midnight Hour” punta su coretti e melodie catchy più di stampo Glam e Hard Rock di scuola americana, mentre la successiva “Accelerate” - come ci dice il titolo – alza i ritmi e scorre rapida con le note alte di mister Panza che colpisce con la sua ugola d'acciaio dimostrandosi autentico protagonista di questo EP.
I Cobra Spell confezionano un mini album interessante, ma dimostrano che ai loro brani manca ancora qualcosina per riuscire ad elevarsi ai massimi livelli. Li attendiamo presto alle prese con un vero e proprio full-length.
Ultimo aggiornamento: 30 Mag, 2022
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Favoloso ritorno per gli Epic/Heavy metallers Mirror. Il gruppo continua sulla via del metallo più classico con questo nuovo "The Day Bastard Leaders Die", un lavoro sopraffino pensato dalla mente del musicista greco Tas (Tasos Danazoglou). Nati nel 2015 da una sua idea, il gruppo diede subito alle stampe il disco di debutto replicando solamente nel 2019 con “Pyramid of Terror”.
Stavolta sembra che il gruppo abbia fatto pieno centro; già dalle prime note, quelle dell'opener “Infernal Deceiver”, si respira un atmosfera magica, una sensazione di essere tornati ai fasti della NWOBHM con forti tinte epiche. L'ugola del frontman ellenico Jimmy Mavrommatis si muove tra passaggi più evocativi ed altri in cui raggiunge note maggiormente elevate, accompagnando così le chitarre esplosive che irrompono dallo stereo prima con le note esplosive della già citata opener e, poco dopo, con l'epico incedere di “All Streets Are Evil”, pezzo quest'ultimo in grado di incollarsi subito in testa, grazie ad un grandioso refrain. L'ascolto continua esplodendo sui ritmi vorticosi di “Sleepy Eyes of Death”, mentre le atmosfere battagliere di “Souls of Megiddo” colpiscono con bordate di acciaio puro e assoli di chitarra che ben si intrecciano aprendo la via ad un buon ritornello vecchia scuola. L'incedere del mid-tempo finale della title-track colpisce con un coretto tutto da cantare e qualche vago riferimento all'epic di Manowar e Omen.
Con “The Day Bastard Leaders Die” i Mirror viaggiano ispirati e carichi attraverso sonorità classiche ed epiche. Un disco che entra senza dubbi tra gli highlights di questa prima metà del 2022.
Ultimo aggiornamento: 29 Mag, 2022
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La super band formata dal cantante e chitarrista Jim Wilson (Mother Superior), il chitarrista Scott Ian (Anthrax), il bassista Joey Vera (Armored Saint), il batterista John Tempesta (White Zombie, The Cult) e la cantante Pearl Aday (Pearl, moglie tra l'altro di Ian), dopo il disco di debutto “Ride” del 2015 che era più una raccolta live di alcune cover che la band proponeva a inizio carriera, ora si rifà sotto con un disco formato completamente da inediti. Ci si muove tra Hard Rock classico (Whitesnake, Kix..) ed un tocco groove e più moderno alla Alter Bridge con una produzione pulita e potente. Il risultato è un lavoro ben riuscito, dinamico, grintoso ed allo stesso tempo melodico.
Brani spinti dalle sonorità classiche che poggiano le loro fondamenta nell'Hard Rock ottantiano colpiscono sulle note frizzanti di “Coming for You” e “1,000,000 Miles” con riff energici che conducono la strada accompagnati da un drumming che colpisce con fervore e precisione lungo tutto l'ascolto. La malinconica lenta dalle tinte blues “Pain” è un brano ricco di emozioni ma la dose massiccia di Hard Rock torna a colpire nella seconda metà del disco con i ritmi elevati di “Bulletproof” che lasciano poi spazio al Rock'n'Roll frizzante di “Time’s Up”.
Dietro ad una release come “Get Off” è evidente la professionalità e l'esperienza dei cinque musicisti coinvolti. Un disco vario e ricco di energia che farà la felicità dei tanti rockers sempre affamati di buona musica!
Ultimo aggiornamento: 24 Mag, 2022
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Uscire con una nuova release a solamente dodici mesi di distanza dalla precedente, il bellissimo “Escape of the Phoenix”, potrebbe sembrare una forzatura. Ma la dark Heavy/Prog Metal band svedese che risponde al nome di Evergrey non è certo una realtà ordinaria e con le composizioni presentate in questo nuovo “A Heartless Portrait (The Orphean Testament)” prova ad esplorare nuovi orizzonti sonori anche se pur sempre molto legati al proprio sound. Lo fa enfatizzando ulteriormente le componenti malinconiche ed epiche, con una produzione maggiormente cupa e brani a tratti ancor più introversi rispetto al passato.
Tutto questo si fa sentire soprattutto in partenza; “Save Us” è un pezzo evocativo avvolto da tastiere che circondano riff decisi e voci che si sovrappongono. La successiva “Midwinter Calls” conquista con cori possenti che non lasciano scampo. La più tradizionale “Ominous” gioca con disinvoltura tra atmosfere tetre e melodie eleganti e ricercate, mentre riff possenti e incisivi accompagnano la tenebrosa “Call Out the Dark”, che si incendia con i raffinati assoli di chitarra – opera di Tom S. Englund e Henrik Danhage – durante il break centrale. La potente title-track si dilunga per oltre sei minuti tra riffoni pesanti e assoli di tastiere che lasciano presto spazio ad un ritornello efficace. Nel finale si incontrano prima le note esplosive di “Blindfolded” a seguire la voce profonda di Tom che regala emozioni forti esprimendosi nella dark ballad “Wildfires”.
Gli Evergrey giocano attraverso schemi già ben oleati inserendo solamente qualche piccolo nuovo elemento. Ma la band scandinava ha ormai raggiunto un livello compositivo ed esecutivo di altissimo livello e questo tredicesimo album in studio si conferma tra le uscite discografiche più interessanti del momento.
Ultimo aggiornamento: 22 Mag, 2022
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Atto terzo per i CoreLeoni, act nato nel 2018 dal membro fondatore dei Gotthard, Leo Leoni, con l'intento di riprendere alcuni classici del passato firmati dalla storica Hard Rock band svizzera e ripresentarli in una nuova veste con Ronnie Romero alla voce. Questo nuovo “III” è però ricco di novità; in primis al microfono troviamo una novità con l'ingresso del talentuoso singer albanese Eugent Bushpepa, cantante che dimostra di sapersi muovere con disinvoltura sia nelle parti melodiche e limpide sia in quelle più ruvide e rocciose. Inoltre i dieci brani che compongono la tracklist sono tutti nuovi di zecca e composti per l'occasione dal biondo chitarrista d'Oltralpe. Si tratta di un Hard Rock classico e sanguigno, a tratti più grintoso – vedi il mid-tempo “Purple Dynamite” - a volte maggiormente scoppiettante – come dimostrano “Guilty Under Pressure” e “Wake Up Call” -, ma sempre altamente melodico e che tanto deve agli anni '80. Gli amanti dell'Hard Rock classico e non solo dei Gotthard ma anche di Whitesnake, Aerosmith e Great White troveranno brani ispirati spinti da una produzione limpida e potente ma certamente non plasticosa come succede in - ahimè - troppe uscite di questi tempi. Leoni è riuscito a creare un buon mix tra i suoni più classici e la potenza delle registrazioni più moderne. “Sometimes” conquista con melodie dal buon gusto che ci rimandano a gran dischi firmati Gotthard come “Domino Effect” e “I Need To Believe”, mentre il basso di Mila Merker apre la strada alla grintosa “Sick & Tired”, song che dal vivo farà smuovere tutti i presenti a suon di Hard'n'Heavy! La dose di sano e puro Hard Rock non smette di risuonare dalle casse e si esalta sui ritmi scoppiettanti di “Would You Love Me”, prima di lasciar spazio alle note dolci e malinconiche di “Deep In My Soul”, con Eugent che cerca di far rivivere la voce del compianto e storico singer dei Gotthard, Steve Lee. A chiudere ci pensa invece “Jumpin' Jack Flash”, storico brano firmato The Rolling Stones qui rivisto con chitarre più possenti. “III” si può davvero considerare come il vero e proprio debutto dei CoreLeoni, che con questo lavoro iniziano un nuovo percorso distaccandosi almeno in parte dall'ombra di Gotthard e danno vita ad uno dei dischi migliori, all'interno del genere, di questa prima parte dell'anno.
Ultimo aggiornamento: 17 Mag, 2022
Top 10 opinionisti -
Tornano a farsi sentire i Saffire, da sempre ottimo act in grado di dare alle stampe dischi di buon Hard Rock melodico dalle sonorità potenti e moderne. “Taming the Hurricane”, quarto capitolo della loro carriera e disco che vede la new entry Efraim Larsson alla batteria, si muove continuando su questa via come dimostrano subito in partenza i primi brani come la robusta “Triumph of the Will” e la maggiormente melodica “Mr. Justified”. Difficile resistere all'impatto melodico di “The Rapture”, che cattura con melodie catchy all'interno di un brano comunque tutt'altro che banale. Più solida la title-track, che presto lascia spazio ai riff decisi di “Silver Eyes”, song che alza un po' i ritmi e scorre con vigore spinta dall'ugola vibrante del cantante Tobias Jansson. Le influenze nordiche sono ben riconoscibili, dalle atmosfere malinconiche all'uso delle tastiere dal suono moderno fino al buon gusto per le melodie. Ottimo esempio in tal senso è il mid-tempo “Read Between the Lies”, che viaggia con eleganza, e “Fortune Favors the Bold”, pezzo costruito sul buon lavoro alla chitarra di Victor Olsson che viaggia sulle sue sei corde tra riff e assoli ben confezionati. Infine le melodie più raffinate di “Light of a Thousand Wings” prendono il sopravvento per chiudere un disco che farà la felicità di ogni seguace delle sonorità nordiche a cavallo tra Hard Rock e Melodic Metal.
Ultimo aggiornamento: 02 Mag, 2022
Top 10 opinionisti -
Un salto indietro nel tempo fino al fulcro degli anni '80 con questo"T.M.T.T.80", acronimo di "Take Me To the 80's" (“portami agli 80's”), nuovo lavoro firmato dai rockers italiani Reckless. La band, dedita ad un classicissimo Hair Metal di scuola statunitense, si dimostra carica ed ispirata lungo le dodici tracce che compongono il disco, traendo forte ispirazione da act storici come WASP, Mötley Crüe e Quiet Riot, ma non solo. Riffoni scoppiettanti e coretti tutti da cantare; il party può iniziare sulle note dell'adrenalinica “Take Me To The 80’s” e della grintosa “Contach”. Le melodie si fanno più catchy e soft accompagnando le tastiere nella più 'Aor-eggiante' “One Night Together”, ma si torna presto a rockeggiare con ardore sulle note delle festaiole “Chic & Destroy” e “Rock Hard (In My Party!)” spinte dall'ugola ruvida di A.T. Rooster e da assoli frizzanti di chitarra suonati dal duo Dany Rockett e Alex Jawbone. La più metallica e aggressiva “Red Lips” lascia spazio alla power ballad “Tonight” ed alla conclusiva e quadrata “Scandalo!”, quest'ultima song che in sede live saprà accendere i presenti.
“T.M.T.T.80” è un lavoro professionale, suonato con passione ed in grado di rockeggiare per quasi sessanta minuti tirati senza alcun filler. Gli amanti di queste sonorità dovranno certamente dare una chance ai Reckless!
Ultimo aggiornamento: 01 Mag, 2022
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Ci sanno fare eccome i Bleeding Zero, progetto nato dalla mente di Rachele “Olympia” Manfredi (ex-Deuxvolt), artista che si occupa di tutte le voci del disco. Metal sinfonico ed orchestrale dalle tinte gotiche, forse non originale, ma certamente ben concepito; nei dodici brani che compongono “Pain And Fiction” troviamo un impatto teatrale consistente, con brani dinamici e ricchi di molte sfaccettature. La bella voce di Rachele ben si amalgama attraverso composizioni che cercano di trasmettere forti sensazioni all'ascoltatore, grazie ad un buon lavoro in fase di arrangiamento. Il risultato è un disco da ascoltare dall'inizio alla fine e che farà la felicità di ogni seguace di queste sonorità e di bands come Sirenia, Tristania, The Gathering e, perché no?, Therion. I cori imponenti di “Parnassus” e “Bliss Of The Sea”, il flauto ed i ritmi ariosi che aprono il disco con “Terra Nova”, le tediose atmosfere che circondano “Life And Death Of Sybil Vane”, le maestose orchestrazioni di “Romanticynicism” e le intense melodie folkeggianti di “Sappho's Leap” sono alcuni dei migliori momenti che si incontrano durante l'ascolto.
“Pain And Fiction” è un disco maturo, che fissa subito il nome dei Bleeding Zero in alto, non molto lontano dai grandi nomi internazionali del genere. Vietato ignorarlo!
Ultimo aggiornamento: 29 Aprile, 2022
Top 10 opinionisti -
Il quartetto finlandese Scars of Solitude torna a farsi sentire dopo l'unico full-length della loro storia, quel “Deformation” del 2017, con un EP di sei brani a nome “If These Walls Could Talk”. Il gruppo finnico mostra di avere le idee ben chiare con una proposta che mette insieme diverse influenze tra Melodic Metal di matrice nordica ed un sound moderno e melodico che trova un buon equilibrio. Nei ventidue minuti a disposizione troviamo le malinconiche atmosfere di “Left on Read” che potrebbe ricordare qualcosa degli ultimi Sentenced - prima dello scioglimento -, mentre le accelerazioni di “No Riddance” ci consegnano sonorità più aggressive ma sempre ben equilibrate con sapienti e melodiche linee vocali. Coretti e chitarre che prendono spunto dalla scena estrema nordica e ancora un'aria tediosa circondano “If These Walls Could Talk”, brano versatile che mostra tutto il potenziale della band, la quale continua a testa bassa con l'impatto oscuro di “Lullaby of the Ill-Fated” ed infine con la plumbea “Burden”, semi-ballata che funge da chiusura del disco.
Malinconici e versatili: un mix riuscito per gli Scars Of Solitude che non vediamo l'ora di incontrare con un intero, nuovo full-length.
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