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Opinione scritta da Valeria Campagnale

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Opinione inserita da Valeria Campagnale    03 Gennaio, 2024
Top 50 Opinionisti  -  

Per i trent'anni della loro carriera, gli Evergrey ci regalano un ottimo album con brani dal vivo registrati in vari concerti dell'ultimo tour europeo, demo e versioni differenti dei propri brani ed è con estrema gioia che ho il piacere di recensire "From Dark Discoveries To Heartless Portals", pubblicato proprio nel mese di dicembre per Napalm Records, insomma un regalo per i fans che potranno gioire di queste perle contenute.
Dal 1998 ad oggi la band ci ha sempre deliziato con composizioni di spessore, interessanti ed è incredibile, fortunatamente, come la voce di Tom S. Englund non si scalfisca mai, basta ascoltare i brani live per rendersi conto che la potenza vocale sia rimasta intatta.
Oltre alle versioni dal vivo di brani recenti come ‘Call Out The Dark’ e ‘Where August Mourns’, il disco ripercorre il la storia della band con ‘My Allied Ocean’, ‘A Touch Of Blessing’, ‘Recreation Day’ e ‘King Of Errors’.
Notevoli le versioni di “Save Us”  in versioni con pianoforte e voce, così come "Call Out The Dark", che risulta un po’ più cupa rispetto all’originale, “Blindfolded" e "Midwinter Calls” vengono riprese in modo molto dolce e melodico.
La versione strumentale di ‘A Silent Arc’ riesce a trasmette sensazioni emozionanti in questa veste completamente rivisitata.
“From Dark Discoveries To Heartless Portals” è molto di più di una autocelebrazione, è la testimonianza di quanto sia solida e longeva la carriera deli Evergrey e pur non contenendo nessun nuovo brano è tuttavia un lavoro dal sapore nuovo in cui ritrovare e scoprire nuove sonorità.
L'album, è disponibile in vari formati, tra cui con un libro con copertina rigida di 112 pagine ad edizione limitata, storie dietro le quinte e molto altro, in cui si racchiude la storia della band di Göteborg.

Valeria Campagnale

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Opinione inserita da Valeria Campagnale    03 Gennaio, 2024
Ultimo aggiornamento: 03 Gennaio, 2024
Top 50 Opinionisti  -  

“Fukushima” è il titolo del terzo album della band italiana Levania, un egregio lavoro che ci fa attraversare le atmosfere articolate del Metalcore e quelle eteree del Goth (queste ultime tra l’altro ne hanno caratterizzato proprio gli esordi), in grado di coinvolgere e trasportare, insomma un intreccio di sonorità moderne e old school Goth che, da quanto traspare, è la vera natura del gruppo emiliano. “Genesis”, il brano di apertura, è apprezzabilissimo con un suono dinamico, mentre “Skinless”, a mio avviso, è quello che meglio tratteggia lo spirito dei Levania, tra una innegabile furia e il lato più raffinato rappresentato dalla voce di Elena. Più aggressiva è “Hopeless”, con la voce di Marco "Still" nella strofa e la voce femminile di Elena "Taby" nel ritornello. Più Industrial la seguente traccia “Atelophobia”, tra una venatura di Black Metal ed altre marcatamente Gothic con un accenno di elettronica, mentre “Broken” risulta essere più raffinata nei cori ma potente, grazie alla presenza della voce maschile. Bellissimo l’intreccio dei vocalizzi in “Relief”, così come “Resilience” che, tra elementi Goth ed elettronici, sono brani che si differenziano dal resto dell’album, dando un’impronta a mio avviso più personale. L’album si chiude con il brano più bizzarro, “Fukushima”, che vede sonorità molto orecchiabili, a volte più eteree ed altre in chiave rap. Questo disco, nella sua interezza, è un buon lavoro dark a metà tra la ‘vecchia scuola’ e accenni piuttosto marcati di modernità che attraversano l’Hardcore e il sempiterno Goth.

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Opinione inserita da Valeria Campagnale    20 Dicembre, 2023
Ultimo aggiornamento: 20 Dicembre, 2023
Top 50 Opinionisti  -  

Per i trent'anni della loro carriera, gli Evergrey ci regalano un'ottima raccolta con brani dal vivo registrati in vari concerti dell'ultimo tour europeo, demo e versioni differenti dei propri brani, ed è con estrema gioia che ho il piacere di recensire "From Dark Discoveries To Heartless Portals", pubblicato proprio nel mese di dicembre per Napalm Records; insomma un regalo per i fans che potranno gioire di queste perle contenute. Dal 1998 ad oggi la band ci ha sempre deliziato con composizioni di spessore, interessanti ed è incredibile, fortunatamente, come la voce di Tom S. Englund non si scalfisca mai: basta ascoltare i brani live per rendersi conto che la potenza vocale sia rimasta intatta. Oltre alle versioni dal vivo di brani recenti come "Call Out The Dark" e "Where August Mourns", il disco ripercorre il la storia della band con "My Allied Ocean", "A Touch Of Blessing", "Recreation Day" e "King Of Errors". Notevoli le versioni di "Save Us" in versioni con pianoforte e voce, così come "Call Out The Dark", che risulta un po' più cupa rispetto all’originale, "Blindfolded" e "Midwinter Calls" vengono riprese in modo molto dolce e melodico. La versione strumentale di "A Silent Arc" riesce a trasmette sensazioni emozionanti in questa veste completamente rivisitata. "From Dark Discoveries to Heartless Portals" è molto di più di una auto celebrazione, è la testimonianza di quanto sia solida e longeva la carriera degli Evergrey e pur non contenendo nessun nuovo brano è tuttavia un lavoro dal sapore nuovo in cui ritrovare e scoprire nuove sonorità. L'album, è disponibile in vari formati, tra cui con un libro con copertina rigida di 112 pagine ad edizione limitata, storie dietro le quinte e molto altro, in cui si racchiude la storia della band di Göteborg. Grandi come sempre gli Evergrey ci trasmettono mille emozioni.

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Opinione inserita da Valeria Campagnale    20 Dicembre, 2023
Ultimo aggiornamento: 20 Dicembre, 2023
Top 50 Opinionisti  -  

Sono tornati i Sirenia con l’undicesimo album intitolato “1977”, che vede la band sperimentare differenti stili del Pop Rock anni '70/'80 intrecciandoli con Synthwave in uno stile sinfonico: scelta coraggiosa, oserei dire, poiché si allontana di parecchio dal Symphonic Gothic a cui ci eravamo abituati e, purtroppo, “1977” non rende giustizia alla band norvegese. La direzione scelta, ovvero più melodica, già la si poteva ascoltare nel precedente "Riddles, Ruins & Revelations”, ma quest’ultimo album è decisamente più ‘easy listening’, trovando quindi i Sirenia quasi ad un compromesso tra la loro indiscussa capacità sia compositiva che esecutiva, ed un lavoro che strizza l’occhio ad un mercato più ampio, sempre che la band ne abbia bisogno.
La cosa positiva è che nel suo minimalismo, il suono che riecheggia rimane improntato su di un sound tetro e malinconico che possiamo trovare già in "Deadlight" in apertura dell'album, con una interpretazione suggestiva e drammatica. La successiva "Wintry Heart" è ricca di chitarre potenti, pianoforte ed archi, e l'assolo di Nils Courbaron rafforza l’energia che il brano riesce ad esprimere. Passiamo alla successiva "Nomadic”, un ottimo risultato musicale con la batteria davvero sferzante e ottime chitarre con ritornello molto orecchiabile. Sapore anni ’80 in "The Setting Darkness”, mentre in “Fading to the Deepest Black" emergono melodia e ritmo con i vocalizzi di Emmanuelle Zoldan e Morten Veland che incarnano il brano.
"Oceans Away" è ricca di archi e alle musicalità profonda: questo è un brano che riesce a reincarnare le radici cupe della band convincendo appieno ed è, a mio avviso, il vero e proprio highlight dell’intero album. "Dopamine" approccia una sonorità incline al Funk, "Delirium", invece, lascia spazio alle urla di Veland e al liricismo di Zoldan in un'atmosfera di Symphonic Metal.
Con "Timeless Desolation" si assaporano ottimi giri di basso vibranti e chitarre melodiche, che ci fanno nuovamente apprezzare la voce di Zoldan in un tripudio sinfonico. Molto bello il brano di chiusura "Twist in my Sobriety", presentato come bonus track e pubblicato originariamente da Tanita Tikaram nel 1988, con una atmosfera molto malinconica sul quale Emmanuelle Zoldan ricama un ottimo lavoro con sua la voce. Tirando le somme, “1977” è un lavoro che si distanzia dalla sonorità gotica degli altri album ed è, per i miei gusti, troppo orecchiabile; ma c’è da ammettere che anche questa volta i Sirenia propongono un disco di sicuro successo e per certi versi con sonorità molto drammatiche.

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Opinione inserita da Valeria Campagnale    13 Dicembre, 2023
Ultimo aggiornamento: 13 Dicembre, 2023
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I Tragedy hanno pubblicato il 3 marzo 2023 via Napalm Records l’album “I Am Woman”, che celebra la femminilità in tutte le sue forme e presenta interpretazioni Heavy Metal di classici che vanno dagli Chic di Nile Rodgers a James Bond, passando per Gloria Gaynor; una varietà insomma di generi che si racchiudono sotto l'ala Heavy. E’ proprio con il famoso brano "Le Freak" degli Chic che inizia l’album: anche in questa versione il pezzo rimane molto orecchiabile e rinverdisce questo classico degli anni '70. A Gloria Gaynor spetta la seconda posizione nella tracklist con "I Will Survive" in chiave Blues e Rock, accompagnato da un video di stampo anni ’80, rimane sempre un brano con un buon appeal anche in questa versione dei Tragedy, che mi ha ricordato il mio film preferito “Priscilla la regina del deserto” del 1994.
Con la terza traccia facciamo un salto nel tempo di dieci anni ed ecco che “She Bop” di Cindy Lauper si affaccia differente dall’originale; bella anche questa versione, ma i Tragedy si superano con "Memory”, facente parte del musical “Cats” di Andrew Lloyd Webber. A questo punto esce la mia passione per questo musical e per i gatti e devo dire che ho apprezzato molto questa rivoluzionaria versione di uno dei classici senza tempo, molto coraggiosa come scelta ma riuscita benissimo. Seguono “Lay All Your Love On Me” degli Abba, “Venus” degli Shocking Blue; accennavo a James Bond, ebbene è con “Goldfinger” del 1964, un'ennesima versione dell'originale di Shirley Bassey ed anche qui la band centra l’obiettivo. I Tragedy, insieme all'attrice di Broadway Marcy Harriel, ripropongo Aretha Franklin con "Respect", molto ben riuscita così come la cover di "Flashdance... What A Feeling" di Irene Cara. Molto bella la versione delle Pointer Sisters "I'm So Excited", che contagia con la sua verve, anche qui troviamo un video molto simpatico con un inizio tipico dei Mötley Crüe ed prosieguo in stile Strypes con tanto di fuochi d’artificio, il tutto molto ironico. "Here You Come Again" di Dolly Parton è il momento più tranquillo dell’album che anticipa una brillante interpretazione del brano di Sheryl Crow ”All I Wanna Do" e per terminare troviamo la title-track, “I Am Woman”, cantata originariamente da Helen Reddy, e una brevissima cover di “Roar” di Katy Perry. Che dire? Questo album è veramente spassoso e frizzante e ci accompagna attraverso dei brani indelebili della storia musicale che personalmente ho avuto il piacere di vivere e ascoltare un po’ per ereditarietà fraterna riguardo gli Chic e Gloria Gaynor, un po’ per le gioie ed i dolori della mia età tra glitter, tanto Glam e Rock’n’Roll. Album apprezzatissimo!

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Opinione inserita da Valeria Campagnale    11 Dicembre, 2023
Ultimo aggiornamento: 11 Dicembre, 2023
Top 50 Opinionisti  -  

I Visions of Atlantis hanno pubblicato l’1 dicembre 2023 per Napalm Records, una versione esclusivamente orchestrale dell'album “Pirates” (2022), intitolata “A Pirate's Symphony”, un album di melodie trascinanti molto accurate, notevole l’apporto di Ben Metzner con flauti e cornamuse in "I will be Gone”, tra l’altro il polistrumentista lo possiamo ascoltare anche nei brani "In My World", "Master the Hurricane" e "Heal the Scars". Nessuna chitarra, nessuna tastiera, solamente l’orchestra a farci viaggiare tra un brano e l’altro rendendo questo album davvero molto appetibile rendendo l’intero lavoro un viaggio emotivo. Se l'album precedente"Melancholy Angel" risultava già persuasivo e più radiofonico, questa versione risulta ancor più convincente e ricca, anche senza la voce di Clementine Delauney. Brani come "Pirates Will Return" e "Master the Hurricane" mostrano una versione che pare più rielaborata, ma in realtà è solamente questa versione orchestrale a renderle più magiche. Non c'è dubbio che anche questo sia un album eccellente, pur non presentando delle vere e proprie novità. I fan di lunga data della band ameranno questo lavoro, mentre quelli che si aggiungeranno non potrebbero trovare un album per iniziare a seguire la band. Con la prossima uscita, i Visions of Atlantis potrebbero portare l'album a un livello superiore.

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Opinione inserita da Valeria Campagnale    06 Dicembre, 2023
Ultimo aggiornamento: 06 Dicembre, 2023
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“Reflections”, il nuovo EP degli inglesi Dark Alternative The Medea Project, è sicuramente un lavoro che riesce ad ispirare e ricordare quell’atmosfera cupa che abbiamo assaporato nell’album di debutto “Sisyphus” di quattro anni fa, ed è con "The Ghosts of St. Augustines", tratto proprio da quell’album, che la band apre “Reflections”; in realtà la prima versione di due contenute in questo nuovo lavoro, infatti “The Ghosts of St. Augustines MMXXII” è la prima traccia che ci fa apparire i Medea in una versione gotica e molto accattivante per i cultori del genere, decisamente la versione migliore, quella più intensa e ricca di pathos. La seconda traccia 'Warhead' riprende il brano d’apertura, ma con doppia voce ed un ritmo più deciso che ne aumenta l’aggressività, intenso e ammiccante, sicuramente più interessante della seconda versione di “The Ghosts of St. Augustines (Video Edit)”. Non me ne vogliano i membri della band ma questa versione con un piccolo taglio al brano, non rende giustizia né all’originale, né tantomeno alla prima versione dell’EP. Passiamo alla cover del brano dei Tiamat “Cain” che rinfresca l’originale pur mantenendo lo stile, lasciando che questo pezzo si lasci ascoltare senza rimpiangere il brano originale, anzi, se quella dei Tiamat risulta più lenta, questa versione è più sferzante. A terminare “Reflections” troviamo un’altra cover, questa volta dei Motörhead con “Nightmare/The Dreamtime” tratta dall’album “1916” e pubblicato nel 1991. La versione che possiamo ascoltare è piuttosto differente e ricorda lo stile dei The Sisters Of Mercy, specialmente nel cantato, gotico e decadente come piace a me, questo brano è il tocco di classe dell’intero EP e sono certa che chi ha amato Lemmy e continua ad ascoltare i Motörhead, rimarrà favorevolmente colpito. Tutto sommato “Reflections” è un buon lavoro, forse sarebbero bastate solamente quattro tracce senza inserire la versione video di “The Ghosts of St. Augustines”, che a mio personalissimo parere rimane superfluo nella completezza del lavoro. Attendendo il nuovo album, godiamoci questo EP.

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