Opinione scritta da Roberto Orano
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Ultimo aggiornamento: 04 Settembre, 2015
Top 10 opinionisti -
Direttamente da Terracina (Latina - Lazio) sbarcano sulle nostre pagine con questo EP di debutto gli Overactive.
La band sin dall'opener "Blackout" ci mette di fronte ad un thrash/death melodico che fa dei cambi di tempo (e non solo) la propria forza, tra grancassa continua ed un pre-ritornello che dal crossover arriva quasi al melodic death, e poi un bridge tecnico ed esaltante che ci porta verso la chiusura del brano.
Si prosegue con la veloce "Destroyin' Is The Way", una song dall'incipit tremendamente thrash che successivamente parte con delle sfuriate di swedish melodic death, e nel finale si concede un buon bridge acustico con insapettato assolone ed una violentissima aggressione con uno screaming tirato a mille.
Arriviamo a "Cerebral Cage", la titletrack del disco, una song decisamente più thrash che mi ricorda per il riffing i Machine Head, infuriata, senza fronzoli e sicuramente d'impatto, anche se forse si esagera un attimino con i solos.
Chiudiamo il platter con "Mass Psychogenic Illness", una sorta di tributo ai Sodom, dritta, aggressiva, da headbanging, ma forse la track più scontata e ripetitiva all'interno di questo demo, quella song che abbassa un po' il voto finale, quando magari si poteva puntare su un po' più di melodia nel finale.
Bravi comunque questi ragazzi, con un bel thrash moderno che sa di aria fresca, speriamo che si possano ripetere e migliorare con un prossimo full-lenght, perchè le carte in regola per far bene ci sono eccome!
Ultimo aggiornamento: 04 Settembre, 2015
Top 10 opinionisti -
Esce per la statunitense 20 Buck Spin questo nuovo disco degli Aevangelist intitolato "Enthrall To The Void Of Bliss".
La Band, fautrice di un black metal scarno e dissonante, considerato originalissimo da una schiera di fans incalliti, vuole oggi ripercorrere quanto già fatto in passato in maniera imperterrita; il problema è che, se queste atmosfere così lugubri, oscure e discordanti possono anche piacere, poi bisogna fare i conti con una qualità audio volutamente pessima che non lascia trasparire nulla di buono da questo disco, torturando l'ascoltatore con un black metal che sembra puzzare di sentito e risentito e che, di sicuro, non può essere esaltato solamente da qualche growl ruttato o pianti di donne e inserti di tastiere.
Inoltre, ascoltando il disco, si ha la netta sensazione che ogni singola frase sia stata piazzata a caso in riff tutti uguali e spesso insensati; per fortuna qualche cambio di tempo c'è, ma la band dimostra maggiori capacità nelle parti rallentate che non sono certo la maggioranza all'ìnterno del platter.
Dispiace dirlo, ma siamo di fronte ad un disco evitabile!
Ultimo aggiornamento: 07 Agosto, 2015
Top 10 opinionisti -
Che macello di disco questo "Knives Out Everybody" (e già dal titolo si percepiscono molte cose) del sestetto francese General Lee, un vero e proprio attacco frontale suonato con gli occhi squadrati dalla rabbia cieca in stile mathcore e post-hardcore, con soluzioni fresche e cambi vertiginosi tra stacchi violentissimi accompagnati da uno screaming furente e ruvido come la morte, e poi ancora stop & go brutali e rullate, chitarre che fischiano, dissonanze... Un sound che rischia di far impazzire l'ascoltatore, con cui è impossibile star fermi. Ma il bello, stilisticamente parlando, dei General Lee è che, nonostante la dose di attitudine presente nel disco sia inaudita, la band non cade mai nella violenza gratuita, ma sta sempre in linea con un sound vario, rabbioso e aggressivo come pochi, suonato in maniera sapiente, con fonti di ispirazione tra Converge e War From A Harlots Mouth.
A quanto detto, si aggiunge una produzione al contempo martellante e quadrata, ma anche ruvida e acida quanto basta per rendere questo platter ancor più "in your face".
Un gran bel lavoro, e non si può che aspettare di vedere questi ragazzi su un palco a spaccare tutto quel che li circonda!
Ultimo aggiornamento: 07 Agosto, 2015
Top 10 opinionisti -
Direttamente da Copenahgen arrivano finalmente ad un contratto discografico i Killing Gandhi; la band, capitanata e fondata da Martin Arendal e Kasper Gram nel 2011, duo già visto in passato con nomi ormai conosciuti quali Manticora, Wuthering Heights e Evil Masquerade (oltre a T. Jensen ex-Sickseed e R. Schmidt ex-Illdisposed), infatti, aveva già dato luce a questo album nel 2013 ma senza aver trovato alcun riscontro positivo nel mondo discografico. Oggi, così, il disco viene dato ufficialmente alle stampe dalla Crime Records
E se già il contesto si presenta in modo piuttosto interessante, con lyrics ricreate in un concept ispirato (e re-interpretato) da uno dei film preferiti di Arendal, e con missaggio e mastering affidati a Jacob Hansen (Volbeat, Amaranthe, Pretty Maids, TÝR, Evergrey a.o)., è poi il sound a colpire, figlio dell'ispirazione compositiva nata da pane e At The Gates in un melodic death metal di pura matrrice scandinava, chiaramente non originalissimo, ma suonato davvero bene, con soluzioni che ci rtimandano subito ai primi Soilwork, agli In Flames moderni e agli Arch Enemy.
In tutte le composizioni, piuttosto varie tra loro, troviamo riff pesanti, talvolta di purissimo stampo melo-death, altre volte più attuale, infarcito da delle linee di chitarre melodiche ispirate e catchy, e soluzioni moderne come un filo di elettronica. Il tutto messo in piedi con grandissima sapienza, in un vortice di giusta aggressività, ma con una grande attenzione per la melodia. Ad arricchire il concept anche degli intermezzi strumentali piacevoli.
Un bel disco questo "Cinematic Parallels", debutto che lascia ben sperare, anche se non siamo del tutto sicuri che questo sound possa pagare alla lunga senza finire nella ripetitività, ci auguriamo il contrario ovviamente.
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Esordio discografico per i francesi Voron, accompagnati dalla loro connazionale Dooweet, label che sta davvero sfornando una marea di dischi nell'ultimo periodo, di generi molto diversi tra loro.
Stavolta, con questo "Propaganda", siamo alle prese con un (a detta loro) progressive death metal che però, prenderei con le pinze, perchè si, di prog qui ce n'è, ma troviamo influenze variegate e ben messe assieme tra cui un industrial metal che ricorda i Pain, una sana dose di metal classico e accenni a soluzioni old school death e crossover pescando dal metal di più moderna creazione..
La band ci delizia tra solos tecnici ma al contempo molto melodici e studiati per coinvolgere a pieno chi ascolta, riff cadenzosi, stoppati e a volte più di matrice death, melodie macchinose e synths, mid-tempos a bizzeffe e aperture melodiche davvero riuscite... l'unica pecca vera resta forse il growl scarno e un pò monocorde.
Sicuramente un disco ben confezionato da questo trio d'oltralpe, una band che sarà curioso vedere live visto il numero dei componenti e la complessità di suoni di questo platter, e che aspettiamo per un seguito altrettanto interessante.
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Ma quante recensioni negative ho letto per questo disco dei britannici Crowned In Earth, ma il fatto è che forse solo in pochi riescono a farsi catturare da questo sound eclettico, psichedelico e a tratti davvero old school.
La band viene fondata nel 2008 dal multi-strumentista Kevin Lawry che coinvolge fin da subito il batterista Darin McCloskey ed il bassista Pug Kirby, iniziando subito a sfornare del sano progressive rock con l'autoproduzione "Welcome to the Brotherhood of the Crown”, per poi arrivare alle stampe di “Visions of the Haunted” nel 2010 come debut e in seguito nel 2012 l'album “A Vortex of Earthly Chimes”.
Il trio inglese torna oggi sotto i riflettori della critica con questo impronunciabile "Metempsychosis", che ripercorre a pieno tutto quel che i Nostri ci hanno dimostrato con le precedenti releases, ma con un tocco ancor più psichedelico che rimanda indietro nel tempo verso gli anni sessanta/settanta. Melodie stravaganti, infatti, si lasciano andare verso bridges psichedelici, per poi conquistare l'ascoltatore con aperture quasi eteree, colme di pathos. Il tutto registrato in maniera un tantino old-school, penso volutamente.
Davvero un buon disco questo dei Crowned In Earth, non semplicissimo da interpretare, ma sicuramente piacevole sulla lunga distanza, un sound fantastico per passare una giornata al parco fumacchiando e cazzeggiando alla grande.
Top 10 opinionisti -
Già visti di supporto a band del calibro di Trivium e Obituary in palchi piuttosto importanti, tornano alle stampe sotto Beyond Prod. i connazionali Arcadia, dopo il concept "Roy Philip Nohl" uscito ben cinque anni fa.
La band mette in piedi un sound vario e modernissimo che ricorda dannatamente "Digimortal" dei Fear Factory, ma con soluzioni più estreme di netta matrice hardcore, tra sfuriate rabbiose, ritmiche cadenzate e aperture melodiche di buonissima fattura, che arrivano poi a sfociare su refrains in voce pulita mai troppo scontati, e poi frangenti acustici infarciti di synths.
Ne esce fuori un disco ben studiato, in cui il songwriting incide nettamente rendendo l'ascolto molto piacevole, anche per via della varietà. Sicuramente una realtà nostrana che meriterebbe qualcosa in più e che sarebbe pronta per uscire dall'underground, a discapito di tante altre bands d'oltreoceano che suonano sempre le stesse cose.
Ultimo aggiornamento: 21 Luglio, 2015
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A seguito di un disco uscito nel 2014, tornano alle stampe per House Of Ashes Productions i doom-deathsters britannici My Silent Wake, fieri della registrazione e post-produzione ad opera di Greg Chandler (Esoteric) nei Priory Recording Studios.
La band sin dalle prime note di questo nuovo lavoro intitolato "Damnatio Memoriae" mette in piedi un impianto sonoro cupo e dissonante che si lascia scappare solo raramente alcune sfuriate dal sentore death old school, anche se traspare un buon senso per la melodia che talvolta ha ben poco di doomeggiante.
Superbo il lavoro dietro le quattro corde, che ci accompagnano imperterrite per tutto il disco, dando più profondità ad una sessione ritmica mai davvero complessa, costituita per lo più da mid-tempos. Lo screaming resta, infatti, quasi l'unica parte death di questo sound, un sound che varia di canzone in canzone, fin troppo alle volte, ma sicuramente va dato atto alla band di saper destreggiarsi in soluzioni ben diverse tra loro.
Un buon disco, piacevole da ascoltare. D'altronde nessuno si aspettava un capolavoro.
Ultimo aggiornamento: 06 Luglio, 2015
Top 10 opinionisti -
Arrivano con questo "Youth" al secondo disco i teutonici Unleash The Sky. La band, dopo aver smussato leggermente il sound del debutto "Hopes", torna oggi con un orecchiabilissimo mix di post-hardcore, metalcore e frangenti pop, con la netta sensazione che ci sia dietro una sorta di scelta commerciale studiata a tavolino a priori. Certamente non si può parlare di "flop"; infatti, con un buon lavoro nell'elettronica, cori e soluzioni che tendono a rendere il sound sempre vario, i Nostri riescono comunque a coinvolgere l'ascoltatore, specialmente con i refrains "commercialozzi", ma in ogni caso, con belle melodie riuscitissime, in un platter decisamente ben confezionato.
Non aspettatevi, dunque, screaming, growl e vocalizzi rabbiosi, nè tantomeno cambi di tempo vorticosi e riff brutali, ma se avete voglia di una buona dose di emozioni intagliate in melodie clamorosamente catchy, beh dategli una possibilità!
Ultimo aggiornamento: 30 Giugno, 2015
Top 10 opinionisti -
Dopo "The Devils You Know", tornano alle stampe in questo duemilaquindici i tedeschi The Other con "Fear Itself", che esce in doppia versione, una addirittura con doppio LP e CD.
La band sin dalle prime note ci rimanda indietro di due o tre decenni, con un heavy metal infarcito di melodia e ritornelli dannatamente orecchiabili, accompagnati da cori e riff catchy, calpestando qua e là territori non proprio usuali come dimostra una lieve ma ispirante venatura punk, talvolta quasi Ramones style, se me lo concedete; fino ad arrivare ad aperture nettamente più verso l'hard rock, e con ritmi incalzanti che definirei quasi thrash.
Questo dunque il mix dei Nostri, un curiosissimo ensemble che colpisce subito per energia (da aspettarsi grandi serate live) e sfrontatezza, ma anche per un'ignoranza compositiva di fondo, che forse è la vera e propria arma della band. Tra le songs possiamo pescare il bel duo "Bloodsucker" e "Black Sails Against A Midnight Sky" che inquadrano alla perfezione cià che si è detto qualche riga fa: energia, sfrontatezza, un approccio da teenager ed un songwriting "spensierato". La tamarrissima ed epica "Funeral March", e sicuramente, tra le più heavy nel riffing, la conclusiva "Mephisto".
Un buon disco questo dei The Other, la band pur non sfoderando capolavori immensi, riesce a divertire e a tenere incollato l'ascoltatore per tutta la durata del disco, il che al giorno d'oggi è comunque rimarchevole, complice in senso positivo il sound abbastanza banale che però non finisce mai nel buio della noia.
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