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Opinione scritta da Valeria Campagnale

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Opinione inserita da Valeria Campagnale    01 Giugno, 2024
Ultimo aggiornamento: 01 Giugno, 2024
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Bentornati agli Scheitan, che si sono fatti risentire dopo una pausa di 25 anni, pubblicando il nuovo album “Songs for the Gothic People” per l'etichetta discografica greca The Circle Music. Il nuovo full-length esplora ulteriormente l'atmosfera gotica che era presente nel loro album “Nemesis” datato 1999. Nel 2023/2024 sono stati pubblicati i seguenti singoli e video musicali: “Believe”, “Fire at Dawn”, “Lost in Time” e la cover di Billy Idol “White Wedding”, tra l'altro molto ben riuscita. “Songs for the Gothic People” è un disco oscuro ed esistenziale e le sonorità vanno a toccare gruppi come Him, Sister Of Mercy e Depeche Mode, giusto per dare un’idea generale. "The Last Time" apre in maniera egregia questo disco, con un buon ritmo e sonorità Darkwave, si tratta di un pezzo abbastanza danzereccio e molto orecchiabile, un ottimo riverbero della mia gioventù tinta di Goth e Dark e le emozioni che emana sono le stesse degli anni '80. Più malinconica la seguente “Hearse”, voce profonda e un ritmo cadenzato, mentre “Night" è cupa quanto basta per innamorarmene, un brano con richiami decisamente anni ’80, con la voce che rimane profonda e avvolgente. Bellissima la traccia che segue “Forevermore”, molto armonica ed oscura, un’oscurità che circonda con la aura quasi spettrale ed immancabilmente ti culla. Questo brano è veramente a metà tra Sisters of Mercy (ricordando la voce di Andrew Eldritch) e qualche sonorità synth dei Depeche Mode. Con “Lost In Time” si rimane nella tematica oscura, ma a tratti più ballabile; molto bello anche questo brano, forse il più variegato dell’album. "Believe" ha sempre di più radici ben radicate alla Darkwave con un accenno a Nick Cave nei vocalizzi, ma quello che sorprende sono le chitarre che tendono più all’Heavy Metal classico. Pioggia di synth nell’apertura di “Fire At Dawn”, che rispecchia pienamente il classico stile Dark, godibilissimo con mille sfumature che vanno dall’introspezione ad un sound più ballabile; anche in questo brano il ritmo è ben cadenzato, come se fosse una marcia. E’ come se “Songs for the Gothic People” rispecchiasse emozioni differenti, ma sempre di matrice oscura. “Erased” vede la partecipazione di Lotta Högberg alla voce, per un brano più morbido, ricco di buona musica synth, una chiusura in dolcezza dopo un carico adrenalinico nell’interezza dell’album. Gli Scheitan sono tornati davvero in grande forma, senza il bisogno di dover dimostrare nulla a nessuno, con un disco interessante, ricolmo di vibrazioni gotiche e ricco di emozioni. Se anche voi siete cresciuti con le atmosfere Goth Dark, “Songs for the Gothic People” è l’album per voi!

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Opinione inserita da Valeria Campagnale    29 Mag, 2024
Ultimo aggiornamento: 29 Mag, 2024
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“Centaurea” è il 29esimo album della band modenese Ataraxia, con il suo stile Darkwave/Neoclassico, pubblicato per The Circle Music. L’album è la seconda parte di una trilogia iniziata con il precedente album “Pomegranate” che prende spunto dall’antichità. “Centaurea” è poesia cantata in numerose lingue antiche e moderne, immersa in una musicalità spirituale d’avanguardia. L'album, diviso in due capitoli, "Aqua Mater" ed "Ignis Pater", svela un concept a metà tra onirico, Dark e Neofolk con momenti incisivi di musica celestiale; se con “Aetas Aurea”, gli Ataraxia si rivelano maestosi con momenti Ambient e apocalittici, con “Proselanae” ci regalano una versione sognante della loro musica. Notevole il solenne brano “Nox Incubat” radicato in una forma ombrosa, mentre più eterea la traccia “Aqua Mater”, che fonde il lirismo con canoni musicali più moderni, nonostante rimanga legata all’eterogenea linea onirica. Ancora più sognante “Galen“, in un intreccio musicale che porta a immaginare un mondo tra mitologia e fiaba; molto coinvolgente la chitarra acustica in “Viriditas”, brano con cui la band rende omaggio al Messico ed all’America Latina. La bonus track “Ignis Pater” è coinvolgente, sia per i vocalizzi di Francesca, sia per l’aura musicale che la compone, spirituale, quasi incorporea ma così tangibile al tempo stesso nel suo essere. “Of Snow and Sapphires” è un brano orientato verso il Neofolk che, come sempre, offre sonorità gradevoli e immaginarie, una traccia che riesce a regalare la sensazione di pace interiore. La splendida “Coelestis” termina l’album in maniera (scusate il gioco di parole) celestiale: la sua aria così impalpabile rende il brano coinvolgente e mistico, una chiusura perfetta per un disco di tale finezza. “Centaurea” è un album malinconico e romantico, visionario e complesso in cui gli Ataraxia fondono la propria visione in una musica sognante.

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Opinione inserita da Valeria Campagnale    23 Mag, 2024
Ultimo aggiornamento: 23 Mag, 2024
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La one man band Gothic/Doom Metal iraniana Shivered torna con il nuovo album “Existential Mourning”, dopo sei anni dalla pubblicazione di “Journey to Fade”, mitigando le sonorità aggressive per dare ampio spazio alla melodia. Nei dieci brani brani contenuti in questo nuovo disco, troviamo quindi un progetto diverso, ma realizzato sempre con i canoni Gothic/Doom a cui i Shivered ci hanno sempre abituati. Bello il piano nella traccia di apertura “Paranoiac”, sin dall’intro che ci accompagna all’aggiunta degli altri strumenti e alla voce, dando grazia alla melodia di questo pezzo malinconico che riesce a coinvolgere regalando emozioni e forse, ad esorcizzare i demoni interiori. “Ashes of Innocence” è un brano forte, il primo che Mohammad Maki ha composto per il nuovo album, in omaggio a tutte le vittime di abusi e crimini. Musicalmente un pezzo melodico con punte estreme di Metal e screaming in growl rabbioso. La pacatezza in “The Lighthouse” eccelle, bellissimo brano intenso e ricco di sfumature malinconiche, l’atmosfera che si respira è leggera e tranquilla grazie alla voce. Differentemente melodica è la seguente “Nihilistic Serenade”, anche in questa traccia si trovano le armonie, ma che si intrecciano ad un ritmo più serrato, sempre senza essere invasivo. Se fino ad ora le tinte melodiche e tenui hanno predominato, in “Pale Painted Black” l’intro più rabbioso lascia intravvedere un cambiamento e di fatti queste sferzate sonore si risentono in questo pezzo, mescolandosi in un vortice sensoriale, bilanciandosi alla perfezione. Forse è il brano che preferisco, dico forse poiché ogni singola canzone ha un espressione differente che cattura. “Unending Wait“ ha un fascino particolare, molto malinconica e struggente, è la canzone che, a mio avviso, può rappresentare l’essenza di “Existential Mourning”, molto bella davvero nel suo essere intimista. “Paradoxical Dread” è un’intrecciarsi di sonorità Heavy con momenti di pace, mi pare di scorgere il lato introverso di questo album, eppure riesce ad essere totalmente comunicativo. Con “Existential Mourning“, cupo e malinconico brano, gli Shivered riescono nuovamente a coinvolgere l’ascoltatore con una sequenza di emozioni intime. “Weary Toll of Time” mostra una batteria solida, un ritmo cadenzato che accompagna la consistenza di un altro brano mesto e malinconico, gli sprazzi di musica più Heavy incorniciano un brano già ricco. A terminare questo delicato lavoro, “As the Sunsets Me” aggiunge una nota ulteriormente inquieta e triste, un brano tanto solido quanto fragile, la fragilità dell’animo umano, racchiuso in sonorità ampliate. “Existential Mourning” è davvero un buon album in cui gli Shivered mostrano il lato più profondo della loro sfera interiore.

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Opinione inserita da Valeria Campagnale    20 Mag, 2024
Ultimo aggiornamento: 20 Mag, 2024
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David DerMinasian è l'artista solista dei Retched che, con questa nuova versione di “The Overlord Messiah”, anticipa il prossimo album in uscita per Sliptrick Records. Un progetto Thrash Metal vecchia scuola molto orecchiabile e apprezzabile, già a partire dal primo brano “Black Leather and Me”, con l’intro nostalgico di un vinile, che si rivela essere una ottima partenza con un Thrash classico che riecheggia in tutto il pezzo. La successiva traccia “Insane”, decisamente più granitica, amplia maggiormente il suono Thrash, grazie anche allo screaming, più convincente e duro rispetto al brano d’apertura. In “Lost in the Night“ la batteria è molto convincente, così come il riffingwork, per un altro pezzo vitale del lavoro; anche qui troviamo uno screaming parecchio old school - che riecheggia tra l’altro in tutto questo disco -; chiusura in stile Ambient con temporale che ci porta all’apertura della quarta traccia “Metal Knights“, con la voce di un capo militare e plotone d'esecuzione. Musicalmente più orientato ad un Heavy Metal classico, è un brano ancor più convincente dei precedenti, come se “The Overlord Messiah“ fosse un lavoro in crescendo, con sonorità sempre più massicce e serrate. Molto interessante la successiva “The Pharaoh's Curse” con un intro Ambient, in cui sentiamo aria di tempesta che annuncia un pezzo più vorticoso e tendente molto al Thrash Metal, anche se le cavalcate in stile Iron Maiden sono molto chiare e udibili. La drammatica title-track “The Overlord Messiah“ in chiusura, ci ripropone una intro Ambient, sempre in tema con tempesta e temporali, si discosta di poco dal brano precedente e quindi ritroviamo radici NWOBHM insieme ad impennate Thrash; bello l’assolo in stile quasi orientale, per un altro brano energico che si aggiunge agli altri pezzi fino ad ora ascoltati. Con questo EP i Retched ci mostrano che la genuinità ripaga, senza tanti orpelli, questa uscita è ‘grezza’ quanto basta per richiamare ed unire la vecchia scuola Thrash e Heavy.

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Opinione inserita da Valeria Campagnale    17 Mag, 2024
Ultimo aggiornamento: 17 Mag, 2024
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Con “Old Scratch Comes to Appalachia”, Dee Calhoun ci narra la storia dell'Oscuro che viaggia sulle rotaie per raccogliere le anime dai piccoli angoli del mondo, illustrando come il confine tra ciò che è bene e ciò che è male possa essere confuso. L’uscita dell’album è coinciso con l'uscita del quinto libro di Dee, “Old Scratch Comes to Appalachia (four devilish novelettes)”. Dieci brani scritti durante la pandemia, includono una serie di strumenti a corda non tradizionali come chitarre a scatola di sigari, chitarre a pala e archi diddley. A Dee si aggiungono il bassista Louis Strachan e il percussionista Rob Calhoun (che canta come voce principale in due brani). Questa quinta uscita acustica di Dee lo vede nuovamente utilizzare il basso di Iron Lou Strachan, oltre al figlio Rob Calhoun e alla figlia Nadia che fanno delle apparizioni vocali. La prima traccia è “The Day The Rats Came To Town”, che presenta la parte introduttiva con un tono maligno introducendo il lato più oscuro dell’album. Musicalmente, il suono Southern Rock la fa da padrone, con l’aggiunta di atmosfere horror e mantenendo un tono Blues Rock: singolare connubio convincente. “Verachte Diese Hure” prosegue tra suoni cupi che si orientano verso un Country alternativo, ma mantenendo sempre la vena Blues Rock, mentre il vocalizzo ci accompagna per lidi sempre più oscuri. “A Wish in the Darkness” ha un approccio più western ed è un brano che oscilla verso sonorità anni ’70 con degli ottimi assoli che fanno risplendere il ruolo della chitarra, a metà tra Hard Rock e sonorità più Folk. In “New Modern World” le linee sonore sono sempre trainate da un Blues Rock e ritmi psichedelici e, come detto, con la voce Rob Calhoun. Distorsione nell’intro dell’ottima “Conjured”, la traccia più cupa, intimista e Doom di questo album, a mio avviso quella che riesce a mettere in maggior risalto l’essenza stessa di “Old Scratch Comes To Appalachia”.
La voce stessa di Dee Calhoun si trasforma in modo più drammatico e intenso, così come la musicalità del brano, mostrando una vena, non eccessiva, di Prog. Se fino ad ora le tracce ascoltate evidenziano un mondo misterioso e lugubre, con “Conjured” si accentua il concetto di atmosfere arcane, marcando il concetto di musica Doom. “Pulse” prosegue sullo stesso stile, le linee oscure e Doom si fanno ancor più pressanti per un altro brano sinistro, cupo e molto diretto. Proseguiamo in ambito oscuro con “Self-Inflicted”, bellissima e tetra composizione, in cui spicca il basso di uno straordinario Louis Strachan che sottolinea maggiormente la musicalità più dark del pezzo. “Stand with Me” è l’essenza americana di ciò che potrebbe essere l’immaginario collettivo, un viaggio musicale tra i nativi e le lunghe e polverose strade degli States. Tra Rock e Folk, il brano si differenzia dalle prime due tracce. Il suono del vinile fa da intro insieme alla chitarra acustica per “All I Need is One”, bel brano blueseggiante con distorsioni. Come poteva terminare un album simile se non con un tono acustico Doom e ombrosità, la title-track “Old Scratch Comes to Appalachia” è la chiusura perfetta per questo album così malinconico, oscuro e malvagio. Anche questa volta, Dee Calhoun ci ha deliziato con le sue creazioni Doom Metal accompagnandoci nell’oscurità tra sperimentazioni e contaminazioni musicali, come sempre in uno stile unico che, come ripeto sempre, riesce ad essere bizzarro quanto geniale.

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Opinione inserita da Valeria Campagnale    16 Mag, 2024
Ultimo aggiornamento: 16 Mag, 2024
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Nessuna scalfittura per il nuovo lavoro degli Ufomammut, che tornano con il nuovo album “Hidden”, in uscita il 17 maggio 2024 per Neurot Recordings e Supernatural Cat, l'etichetta discografica del collettivo grafico Malleus (di cui Poia e Urlo fanno parte). “Hidden” viene pubblicato in formato LP in edizione limitata a 500 copie, su vinile crystal (con artwork realizzato interamente a mano, utilizzando colori visibili solo se attivati dalla luce solare, e che estremizza anche visivamente il concept dell'album), ed in una edizione standard su vinile marmorizzato con copertina apribile, su CD digipack ed in versione digitale. Gli Ufomammut ci regalano una massiccia dimostrazione di Doom psichedelico schiacciante, celebrando appunto il venticinquesimo anno d’attività, offrendo un ventaglio di sonorità spettacolari per gli amanti del genere, poiché oltre all’effettiva presenza delle melodie opprimenti, in “Hidden” si aggiungono atmosfere trascendentali che offrono e completano questo nuovo lavoro in una sorta di evoluzione del gruppo. Si inizia con “Crookhead”, un brano impegnativo che attraversa l’animo tra disperazione e cupezza con leggeri bagliori, ma sempre in un’ottica oppressiva. La sezione ritmica è impareggiabile con differenti cambi di tempo, profondo il lavoro di basso di Urlo, schiacciante e greve la batteria di Levre, mentre Poia con un suono di chitarra impegnativa, riesce ad incarnare la natura stessa del pezzo. Più intensa la seguente traccia “Kismet”, secondo singolo estratto dall’album, che, seppur simile alla precedente, si districa in un susseguirsi di suoni pesanti dall’ effetto ipnotico in cui la psichedelia si intreccia con un sound pesante. “Kismet” è una spirale da cui si viene inghiottiti fino a portarci al terzo brano “Spidher” che, seppur differenziandosi per la sua massiccia sonorità, è un brano comunque ipnotico in crescendo di turbinio musicale ed emotivo. Se fino ad ora gli Ufomammut ci hanno regalato delle perle, con “Mausoleum” si superano, distaccandosi da quell’ inflessione angosciante che caratterizza i brani precedenti, con un pezzo convulso e pressante che riesce a mantenere pur sempre quell’ inquietudine irrequieta che caratterizza Hidden”. A mio avviso, “Mausoleum” è ciò che potrebbe descrivere la natura della band e le proprie radici musicali. “Leeched”, primo brano estratto da “Hidden”, è a mio avviso il proseguo di “Mausoleum”, ovvero la rappresentazione del nuova linea musicale degli Ufomammut, la continua ricerca di sperimentazioni tra la costante pesantezza, la profondità del Doom e la musica psichedelica che mantiene quella forma di inquietudine a cui il gruppo ci ha sempre abituati. “Soulost”, sesto ed ultimo brano di questo album, aggiunge un suono Stoner Doom ad un lavoro già meravigliosamente contaminato da sperimentazioni. Con “Hidden” gli Ufomammut ritornano davvero alla grande con elementi psichedelici oscuri, il perenne lato Doom penetrante le sperimentazioni, mai eccessive, dando vita ad un album drammatico ed ossessionante, enfatizzando quella dose di inquietudine insita in tutti noi. Bentornati Ufomammut! Sicuramente un album italiano che si annovera tra i migliori del 2024 della mia classifica personale.

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Opinione inserita da Valeria Campagnale    12 Mag, 2024
Ultimo aggiornamento: 12 Mag, 2024
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Gli ellenici Horrorgraphy tornano con il terzo album “A Knight’s Tale” per l’etichetta italiana WormHoleDeath, in cui sestetto si propone versatile tra creature fantastiche e mitologia. Un’introduzione cinematografica con “Reputation Aad Honour”, ci porta alla prima vera e propria traccia che ci avvolge con una cupa oscurità: “Prison”, con la partecipazione di Snowy Shaw (ex-King Diamond, ex-Mercyful Fate) alla voce, ha un intro di piano mutando in un pezzo con un ritmo pacato, melodie cupe e accordi orchestrali. Un brano interessante sia per la sezione sinfonica che per le voci maschili, più aggressive, e quelle femminili pulite. Ancora arrangiamenti orchestrali nella seguente “Theseus”, una mini-opera composta da differenti episodi, con parti cupe ed altre operistiche; ottime le chitarre così come le voci che si fanno nuovamente notare tra growl e vocalizzi puliti, rendendo il brano molto intenso. “Palamon” è un brano in crescendo, dopo un inizio lento con orchestra e voce, si aggiungono voci growl e riff di chitarra, strutturalmente un pezzo arricchito da punti orchestrali e voci intense. Bellissimo pezzo il seguente “Destiny”, con un tocco di Doom Metal, opprimente e buio quanto intenso, una musicalità che fa da tappeto alle voci, mentre con “Fate” la band ci accompagna alla semi ballad “Under The Sun”. “The Morning Gray”, invece, inizia con il delicato suono di pianoforte, archi e voce femminile a cui si aggiungono melodie di chitarra, archi e le voci femminili vengono raggiunte da quelle maschili, questa volta abbandonando il growl. Il pezzo cambia fino a raggiungere toni Death Metal interrotti dalla sezione orchestrale. La breve “The End” termina l’album con cupezza. “A Knight’s Tale” è una Metal Opera, un lavoro impegnato e indubbiamente ricco di sfaccettature che mostrano le varie radici e influenze degli Horrorgraphy, che riescono comunque a mantenere il proprio stile e alto l’interesse nell’ascolto di questo album.

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Opinione inserita da Valeria Campagnale    07 Mag, 2024
Ultimo aggiornamento: 07 Mag, 2024
Top 50 Opinionisti  -  

La band metal norvegese Ohmwork, nota per il suo sound distintivo, con il sesto album in studio “In Hindsight” porta l'ascoltatore in un viaggio Doom con otto brani in cui la band mostra la propria crescita e un’evoluzione sia come musicisti che come narratori, stravolgendo i canoni musicali dell’Heavy Metal, per lo meno quella a cui siamo abituati nel circuito mainstream. Molto intenso l’inizio con la bellissima “Trial Of The Witch, Pt. II”, in cui riff pesanti e la cupezza si intrecciano per un brano che lascia un senso di soddisfazione se si è alla ricerca di un Doom corposo e continuo. Ancora più cupa e tormentosa la seguente “17 Years”: anche qui ci troviamo davanti un suono deciso e penetrante con una musicalità così penetrante e solida che riesce ad entrare nell’anima, belle le chitarre, un ritmo ipnotico. Fantastica la chitarra acustica in "Welcome to My Insanity", seguita dalle altrettanto bellissime tastiere, che bel mood questo pezzo un po’ stile Uriah Heep. Differente il sound di “Turmoil”, i cui suoni Doom rendono la traccia appetibile, coinvolgente ed espressiva, così come la title-track “Hindsight” che rimarca la fantasiosa vena artistica degli Ohmwork. “The Web” è una sorta di inno, mentre “Adrift” è il gran finale, un po’ Psych Rock in stile Led Zeppelin, un brano in crescendo con chitarre serrate. In conclusione, “In Hindsight” è un album che seppure abbia forti richiami agli anni ’70, risulta un lavoro fresco e con idee innovative. Consigliato.

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Opinione inserita da Valeria Campagnale    05 Mag, 2024
Ultimo aggiornamento: 05 Mag, 2024
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Molto particolare questo combo polacco creatosi nel 2021: i Livevil suonano musica che loro stessi definiscono New Retro Wave fondendo Heavy Metal e synth tanto cari a chi è cresciuto negli anni ’80. "Alive to Live" uno stile personale di quello che fu il Post-Punk in generale, tra sperimentazioni e nuove bands. Intendiamoci, i Livevil poco hanno a che fare con l’Heavy Metal, infatti il loro orientamento è più un Rock melodico con elementi elettronici. “Radiation”, brano di apertura, è di una freschezza incredibile che, pur riportando al passato, offre vita nuova alla New Wave, la voce di Monika spicca spontanea e vivace, dando una marcia in più a questo pezzo di per sé accattivante, così pure la seguente “Game Over” che, restando sulla stessa linea, presenta un bel ritmo croccante e buone chitarre, inevitabile farsi travolgere da questo pezzo. Carino il finale alla Sigue Sigue Sputnik! Più alienante “Monday”, tra onde synth e chitarre piuttosto schiaccianti, i Livevil offrono un pezzo ancor più interessante rispetto a quelli precedenti, uno dei quattro brani che preferisco in assoluto. Secondo pezzo preferito è sicuramente “Anomalia”, cantato in lingua polacca, riesce a trasmettere un senso di serenità tra onde fluttuanti di sonorità elettroniche e Rock melodico. Bravi Livevil, molto bello davvero. Con “Fire” la band ci catapulta in un Rock molto melodico con un intro graffiante, Grzegorz alla batteria è davvero potente, un buon pezzo in cui Monika continua ad eccellere. Terzo brano che amo particolarmente è “Chocolate”, con la partecipazione di Damian JV Cunningham della band inglese Black Wendy, suggestiva ed intensa con un ritmo fresco e momenti di relativa quiete che si alternano con riff sferzanti. Più lenta ed elettronica la successiva “Freedom”, mentre con “Fear” le chitarre di Jakub e Tomasz tuonano tra sintetizzatori e vocalizzi, potrebbe essere un brano datato anni '80 poiché l’attitudine musicale è proprio quella. “Dust” ha un che di Metal, ma senza mai superare la linea e la sua predisposizione totalmente New Wave ben contrasta con un finale quasi epico grazie a dei bei riff di chitarra. Decisamente più soft l’intro del brano “Incentive”, che tanto morbido in realtà non è, anzi, un gran bel Rock inciso con un tappeto di synth da far invidia a qualsiasi gruppo degli anni '80. Se possibile, con “Up”, i Livevil ci fanno immergere ancora di più tra i neon (tanto cari alla band), capelli cotonati in stile New Wave e sounds così determinatamente colorati del Post-Punk, questo è quello che considero l’altro mio highlight di questo lavoro. Un brano festoso con un ritmo trainante ed un sound energico. La voce di Monika? A metà tra Chrissie Hynde ed una moderna Nena. Un finale molto coinvolgente con la relativa tranquilla “Solar Dream”, i Livevil regalano un gran finale ad un album che ci dona momenti melodici, sempre con una strizzata d’occhio agli anni della New Wave. "Alive to Live" è un album sorpresa, nel senso che davvero non ti aspetteresti una lavoro tanto intenso ed al tempo stesso luminoso. I Livevil sono una delle band emergenti da tenere sotto occhio nell’immediato futuro.

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Opinione inserita da Valeria Campagnale    05 Mag, 2024
Ultimo aggiornamento: 05 Mag, 2024
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Elle Tea è il progetto solista di Leonardo Trevisan, l’album “Fate Is At My Side” si basa sul sound degli anni '80 ed è nato essenzialmente dalla sua passione per l'Hard Rock e l'Heavy Metal classico: le influenze ci sono tutte, dagli Iron Maiden a Dio, passando dai Van Halen e Deep Purple. Sette brani molto gradevoli che rimandano al passato con una rivisitazione personale e nuova. La title-track che apre questo album, ha un suono epico e classico con belle melodie vocali e buone chitarre in uno stile piacevole e dal sapore old school, con tonalità atmosferiche. Nella seguente “An Awaited Sign” sono presenti degli ottimi cori, una sonorità fresca e tendente ad un Heavy Rock ben ritmato, un po’ stile Iron Maiden in alcuni punti, mentre più tranquilla è la successiva “Part Of The Devil", molto interessante quanto suggestiva, in cui l’Heavy Metal abbraccia un Rock leggermente più moderno. Con “Voice Of Time” Elle Tea ci catapulta negli States con un Rock che riporta al sound degli anni '60, è chiaramente una sorta di omaggio al Rock americano più spensierato, molto bella se tra l’altro la si immagini ascoltarla viaggiando lungo una delle strade assolate e polverose statunitensi. Il suono di ”Riding In The Dust” è più orientato al decennio successivo, con un accento Stoner in stile Kyuss. Se Elle Tea fino ad ora ci ha stupito, nonostante non proponga novità, con “Burning Soul” ci delizia ancor di più con questo ottimo pezzo Rock onesto e deciso. Bellissimo il finale “The Wanderer”, molto atmosferico, a volte con richiami che mi ricordano i Cream con il loro Psych Rock, a volte con un ritmo più martellante. Nonostante “Fate Is At My Side” non proponga nulla di nuovo, riesce a sorprendere piacevolmente portando alla luce un musicista che offre una varietà di old school ben intessuti tra loro.

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