Opinione scritta da Luigi Macera Mascitelli
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Top 10 opinionisti -
Nati nel lontano 1994, attivi dal 2000, sono tedeschi e rasentano la perfezione musicale: signori, con orgoglio vi presento i Burden Of Grief ed il loro meraviglioso "Eye Of The Storm". Prendete la cattiveria del thrash metal e la leggiadria del melodic death, unite il tutto insieme ed otterrete un prodotto a dir poco spettacolare, unico ed innovativo. Se poi aggiungete un'esecuzione impeccabile ed una spiccata capacità di far emozionare, ecco che il tutto si eleva a livelli che vanno ben oltre una recensione a pieni voti. Già dalle prime note dell'omonima "Eye Of The Storm" si capisce che questi ragazzi mangiano pane e cemento a colazione: un riff cattivo, pesante e cadenzato ma, contemporaneamente, accompagnato da un incrocio di chitarre liquido e cristallino... Exodus ed Insomnium Insieme, tanto per darvi una vaga idea di quello che vi aspetta ascoltando questo capolavoro. E vogliamo parlare dell'incantevole "Angel"? la mia traccia preferita in assoluto, ascoltata mille volte ed altre mille l'ascolterei: brividi lungo la schiena per tutti i 4 minuti di brano, un senso di freddo glaciale e di acqua cristallina accompagnato da stacchi potenti e pesanti... un continuo oscillare armonico tra thrash e melodic death.
Un doveroso applauso, oltre che al magistrale lavoro di post produzione, voglio farlo alla voce di Mike che ci regala un growl pieno, naturale e potente che ben si amalgama con tutto il contesto e che dà ancora più forza alla mia tesi: "Eye Of The Storm" è la formula perfetta dell'album perfetto.Neanche se mi sforzassi riuscirei a trovare qualche imperfezione e, se anche ci fosse, sarebbe sovrastata dalla forte capacità di saper emozionare che questo album porta con sé. State sicuri che i brividi lungo la schiena vi accompagneranno da inizio a fine.
Voglio personalmente ringraziare i nostri amici tedeschi per averci regalato un pezzo di anima fatto musica che, come detto sopra, va oltre una semplice recensione, il saper suonare bene o il tirare fuori un prodotto innovativo. Quando un album colpisce dritto al cuore basta questo per far passare tutto in secondo piano . In bocca al lupo per tutto, aspetto con ansia l'ottavo album. You Rock!
Ultimo aggiornamento: 07 Aprile, 2018
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Mi dispiace dover bocciare un lavoro di una band, soprattutto perché so quanta fatica ci sia dietro. Tuttavia, per quanto uno possa sforzarsi nel cercare i lati positivi di una produzione, l'obiettività è sempre doverosa. Con questa premessa, oggi vi parlo dei cechi Death On Arrival e del loro EP "Death Is Coming": 4 tracce che spaziano tra il thrash e il death ma che, alla fine, si rivelano molto piatte ed eseguite male in alcuni punti.
Parto subito dalla voce che proprio non mi è piaciuta: un cantato troppo sporco che lascia intuire la poca preparazione in merito e che poco si incastra con tutto il resto. A seguire veniamo alla nota più dolente di questo EP: le tracce stesse. Se da un punto di vista di sonorità e pesantezza, il lavoro tutto sommato non è affatto male, a livello di esecuzione e di originalità dei riff non ci siamo proprio: una traccia più scontata dell'altra che sfocia in un senso di piattume disarmante. Per tutta la durata dell'ascolto c'è sempre un qualcosa che non permette ai pezzi di impennarsi e di esplodere in vera violenza. Se, oltre a questo, si aggiunge che in alcuni punti si sentono dei grossolani errori di esecuzione, ecco che il piatto diventa davvero non digeribile: ok che si tratta di un EP (cosa che tengo sempre in considerazione), ma gli errori di esecuzione in alcune parti degli assoli e, soprattutto, la parte di basso che non ci azzecca niente, è suonata male ed è estremamente fastidiosa, proprio non sono riuscito a passarle.
Consiglio a questi ragazzi di mettersi sotto e di trovare una formula più convincente perché, con tutta l'umiltà possibile, non credo che questa sia la strada giusta per loro. In bocca al lupo!
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Sono italiani, al loro secondo full-length e spaccano come delle macchine da guerra: con orgoglio vi presento i nostrani Adversor ed il loro ultimo mostro "The End Of Mankind". Per gli appassionati di band come Sodom, Slayer, Obituary, Kreator ed Exodus, questo lavoro fa assolutamente al caso vostro perché è una summa di tutta la cattiveria che si può tirare fuori dalle band sopracitate.
4 ragazzi che in soli tre anni di attività (ovviamente ognuno viene da esperienze passate) hanno partorito due lavori eccellenti che li portano di diritto tra le migliori band underground del nostro paese. Appena mi sono tuffato in "The End Of Mankind" sono stato letteralmente travolto dalla potenza devastante della serratissima "Psychotropic Nightmare": una vera bomba nucleare dritta in faccia che mi ha ricordato in mezzo secondo gli Exodus e la loro cattivissima "Shovel Headed Kill Machine". Eppure in questa traccia, come nelle altre, c'è quel tocco di personale che non abbassa il tutto a becera emulazione e ciò ha un nome: sperimentazione. Esatto, anche con il thrash metal, se opportunamente compreso e denudato dei classici luoghi comuni di stampo anni '80-'90, si può tirar fuori un prodotto innovativo e i nostrani Adversor l'hanno fatto proponendo dei riff di una bestialità disumana che hanno il sapore di band ben più grandi, che il genere lo hanno praticamente fondato, ma conservano l'esperienza di ciascun membro. Il risultato sono brani come "Evil Impulse" o l'omonima "The End Of Mankind" che prendono elementi un po' di qua, un po' di là e alla fine tirano fuori un sound ed un approccio molto caratteristici.
Complice di tutto ciò è l'ottimo lavoro svolto in post produzione e la spettacolare voce del buon Dado che, ad un primo impatto, è paurosamente vicina allo stile canoro di Mille Petrozza (Kreator) e ciò non può far altro che far decollare l'asticella della qualità di questo capolavoro.
Ragazzi, avete trovato una ricetta a dir poco perfetta, continuate così. La scena metal italiana ha molto da imparare (ed invidiare) dal vostro "The End Of Mankind". Compimenti!
Ultimo aggiornamento: 19 Marzo, 2018
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Quando mi sono approcciato a questo "Hybrid" dei rumeni Krepuskul, mi sono trovato inizialmente abbastanza disorientato: non riuscivo a trovare un filo logico tra le varie canzoni, come se queste facessero parte ognuna di un lavoro differente. La spiegazione a questo iniziale senso di smarrimento è presto detta: si tratta di un progetto davvero difficile che va studiato ed ascoltato con attenzione al fine di riuscirne a carpire le migliaia di sfaccettature. Complice di questa poliedricità è sicuramente il genere proposto, in quanto siamo davanti ad un metal sperimentale che riesce ad unire, devo dire anche in maniera intelligente, varie influenze provenienti dal thrash, dal death, dal melodic death e sono riuscito a percepire anche una spolveratina di black metal. Un minestrone di roba direte voi! Ebbene, mi duole dissentire da un'affermazione del genere. Questo, signori miei, è un album che spacca di brutto, per nulla scontato ed estremamente pieno di personalità. Certo, come anche detto sopra, ho dovuto fare uno sforzo non indifferente per riuscire a gustare ed apprezzare al meglio "Hybrid" e confesso che il primo approccio non mi aveva lasciato una buona impressione.
Invece, dopo vari ascolti, sono rimasto letteralmente allibito di fronte a brani come "Hybrid High Breed" e "The Limits Of Hate": una più di stampo thrash e death con riff pesanti e cadenzati, l'altra più cristallina di stampo black con incroci di chitarre alla Amon Amarth. Un mix letale e ben strutturato per non sembrare un becero accostamento di generi, ma una vera e propria fusione ben amalgamata.
Il mio voto a questa band spettacolare, tuttavia, non è il massimo per un semplice motivo: l'eccessiva personalità di ciascun pezzo può portare a non riuscire a vedere il tutto come un unico progetto e quindi a non comprendere l'intero lavoro. Perciò consiglio ai nostri amici Krepuskul di essere più comprensibili in futuro, ma di restare ASSOLUTAMENTE su questa strada!
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Prendete un carro armato corazzato con dei cingoli spessi che distruggono sotto il loro peso qualunque cosa abbiano a tiro. Fatto? Perfetto. Ora trasformate in musica un'immagine del genere ed otterrete il disumano Ep "Starved And Hanging" degli americani Eye Of The Destroyer: un tritacarne cattivissimo di puro death metal massiccio e pesante come non ne sentivo da tempo... il matrimonio perfetto tra la cattiveria dei Dying Fetus e la lentezza e il macabro degli Obituary. 4 tracce che vi schiacceranno letteralmente la testa facendovi schizzare fuori il cervello...tanto è cattivo, rozzo e pesantissimo questo lavoro. E vogliamo parlare della voce assurda di Christopher? O si è fatto sostituire le corde vocali con dei pezzi di ferro,oppure ha stretto un patto con il diavolo: un growl cavernoso, potente, gutturale e rugginoso e uno scream acido, disperato e corrosivo.
Ragazzi qui siamo di fronte a qualcosa che è al limite dell'umano possibile: un EP spettacolare pieno di sonorità estremamente cupe, riff lentissimi e pesanti come macigni (ma non mancano certo le parti più veloci e blastate senza pietà per l'ascoltatore), una pienezza totale che regala al lavoro completo quell'ulteriore senso di potenza indistruttibile davanti alla quale si è impotenti. Per descriverli in poche parole: gli Eye Of The Destroyer sono come un treno fatto di solo metallo pesantissimo che avanza lento ed inesorabile schiacciando qualunque cosa gli si pari davanti. Valuto questi ragazzo 4 stelle e mezzo su 5 solo perché si tratta di un EP e perché sono impaziente di ascoltare un lavoro completo, sempre che poi ne riesca ad uscire intatto. Complimenti mille volte ragazzi!
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Ultimamente mi sono capitate diverse band italiane, ciascuna delle quali è sempre stata promossa con ottimi voti: segno che il nostro paese ha una propria scena metal più che valida. Oggi non siamo da meno, infatti vi presento i toscani Vexovoid ed il loro primo full-length "Call Of The Starforger": un mix letale di thrash metal anni 80-90 e progressive per dare quel tocco di virtuosismi che non guasta affatto.
Nonostante questo sia il loro primo lavoro completo, devo dire che i nostri amici sanno fin da subito quello che vogliono e, cosa più importante, ci tengono affinché il prodotto abbia una propria personalità, un qualcosa che dica al mondo "Hey, noi siamo i Vexovoid!". Beh, ragazzi miei, ci siete riusciti, complimenti! Già l'opening, "Omega Virus", o la mia traccia preferita, "Galaxy's Echoes" che, tra l'altro, è quella che più di tutte vi dà un'idea esaustiva di ciò che i Vexovoid propongono, vi fanno capire che la band non scherza affatto: riff taglienti, spediti e martellanti (vagamente dal sapore primi Testament) assoli e qualche ghirigoro qua e là davvero ben eseguiti... un mix affatto banale che riesce a fondere piuttosto bene l'aggressività e la crudezza del thrash con la morbidezza ed elasticità del progressive. Un ottimo connubio che tira fuori la cattiveria ma anche il talento dei nostri amici.
Punti negativi di "Call Of The Starforger"? Ce n'è uno solo: il lavoro di post produzione, purtroppo, ha fatto emergere troppo le sonorità acute degli strumenti e ciò è andato inesorabilmente ad influire sulla qualità generale dell'album. Avrei preferito di gran lunga un miglior bilanciamento se non una miglior accentuazione dei bassi, sia per una questione di pienezza delle sonorità (che rendono l'ascolto più immersivo e meno piatto e monotono) sia per un discorso di esaltazione dei singoli strumenti (in questo modo i bei giri di basso perdono forza e grinta e la chitarra risulta troppo acida). Nonostante questo difetto mi ritengo complessivamente soddisfatto e sono sicuro che in futuro si avrà l'accortezza di curare meglio anche questi frangenti. Da parte mia auguro ai Vexovoid di continuare su questa strada che hanno iniziato a battere con "Call Of The Starforger". Mi aspetto grandi cose, mi raccomando!
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Vengono da Savona, nati nel 1997 e suonano un thrash/death da lasciare a bocca aperta... sto parlando dei nostrani Last Rites e del loro ultimo lavoro "Nemesis". Un album, questo, che celebra i 20 anni di attività della band e lo fa in maniera impeccabile con una cattiveria disarmante: oltre al genere proposto,infatti, tutto l'album ruota attorno al tema del dolore e dell'angoscia che sono parti essenziali dell'uomo, il quale deve trovare il proprio equilibro tra bene e male, luce e buio, forze positive e negative... insomma, un lavoro dal sapore nietzschiano in chiave thrash/death. Un ottimo connubio!
Già dall'opening "Paradox Of Predestination" si viene letteralmente travolti da un'ondata di violenza disumana fatta da riff serratissimi che arrivano direttamente dagli anni 80/90, il tutto accompagnato dalla voce di Dave che riesce a spaziare tra growl e scream in maniera brillante. E che dire del lavoro di post produzione?! Eccellente è l'unica parola che mi viene in mente: suoni ben calibrati, volumi perfetti, pienezza delle sonorità... c'è poco da fare: quando un album è ben fatto lo si sente a 360 gradi! Inoltre si capisce già dalle prime note che i Last Rites non sono dei novellini alle prime armi ma dei veterani del genere (20 anni di esperienza non sono briciole!) e lo si intuisce da una semplice considerazione: l'album non è banale e stereotipato (per intenderci: il classico "tu-pa-tu-pa" tra rullante e piatti e i soliti riff in 4/4 che andavano bene quando il thrash era agli albori) ma perfettamente studiato e ricercato e, contemporaneamente, di una scorrevolezza allucinante. Per intenderci, prendiamo la traccia che mi è piaciuta più di tutte, "Fallen Brother": sarebbe addirittura riduttivo dire che si tratta solo di thrash e death...qui siamo ben oltre le etichette che un genere impone: riff taglienti come lame, un blast distruttivo, una voce disperata e "gracchiante", un incrocio di chitarre che a tratti ricorda il melodic death scandinavo e poi, alla fine, così a sorpresa, una parte di tastiera meravigliosa che accompagna il restante minuto di brano. Da qui il richiamo al concept dell'album che descrive la ricerca di equilibrio tra le forze oppressive e distruttive e quelle positive e benigne (quindi anche a livello di idea "Nemesis" è da 100 e lode).
Tanti complimenti ai nostri amici Last Rites che meritano di diritto dei palchi di notevole importanza. E voi mi raccomando, procuratevi la vostra copia di "Nemesis" ed ascoltate come si suona del vero thrash/death!
Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 2018
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Quando si parla di thrash metal tedesco, 9 volte su 10 è sinonimo di garanzia. Questa volta non è da meno e, con sommo orgoglio, vi presento lo storico gruppo Accuser, una pietra miliare del genere che vanta una carriera trentennale fatta di violenza e cattiveria allo stato puro. La band ha da poco partorito il suo nuovo album, "The Mastery", che definisco con una semplice parola: mostruoso. Ragazzi, parliamo di una band che milita al fianco di titani come Kreator, Destruction e Sodom e dovrebbe bastare questo per darvi un'idea di che cosa vi aspetta con questo capolavoro.
Se c'è una cosa che i tedeschi ci hanno insegnato, ebbene è proprio come suonare del vero thrash metal old school ricco di sonorità pesanti, potenti e taglienti come lame arruginite. Prendiamo la traccia "Time For Silence" o l'opening "Mission-Missile": dei tritacarne per le vostre orecchie, riff serratissimi e gutturali, una batteria martellante e piena... e poi c'è la voce del mitico Frank: cattiva, sporca e sempre azzeccatissima per il genere proposto...la classica ciliegina sulla torta che fa fare il salto di qualità al prodotto finale.
Eccezionale è anche il lavoro di post produzione, d'altronde si parla di un prodotto firmato "Metal Blade Records" che non poteva non essere perfetto ed il risultato lo si sente già con le prime note di "The Mastery". Inutile dire che il grosso del lavoro è stato svolto dalla band stessa che può vantare un bagaglio di esperienza di tutto rispetto: si capisce subito che è un album studiato e frutto di alta professionalità (trent'anni di carriera direi che siano abbastanza per avere gli attributi).
Quindi ragazzi, se amate il thrash, quello vero fatto di pane, cemento e cattiveria, non avete scuse: gli Accuser sono una band che deve CATEGORICAMENTE far parte del vostro background musicale e fidatevi, con questo capolavoro non rimarrete neanche lontanamente delusi!
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Vengono dal Bangladesh, senza fronzoli e suonano un Thrash metal pauroso: ecco a voi gli Exalter ed il loro primo full-length "Persecution Automated". Poche parole per descrivere questo album: spettacolare, cattivo e titanico. Mai avrei pensato che una band proveniente dall'estremo oriente potesse proporre un thrash metal di quelli che ti prendono a calci in faccia per la violenza e crudezza dei riff, e mai avrei detto che questi sono solo tre ragazzi con una singola chitarra presente nella formazione per il semplice fatto che il muro sonoro creato è tra le cose più massicce che abbia mai ascoltato. Brani come "Reign Of The Mafia State" e "The Dreaded End" vi faranno letteralmente accapponare la pelle e vi giuro che, se non li avessi mai ascoltati, avrei tranquillamente detto che si tratta di brani degli Exodus: sembra quasi che lo stesso Gary Holt (Exodus) abbia partecipato al progetto per quanto si sente la sua influenza a livello di approccio alla chitarra.
Davvero non so cosa altro dire perché sarei semplicemente ripetitivo: se amate band come Slayer, Exodus, Sodom, Violator e Sepultura, dovete assolutamente reperire una copia del mastodontico "Persecution Automated" e fidatevi che non ne rimarrete delusi. Complimenti ragazzi,avete tutta la mia stima per questo capolavoro e vi auguro una brillante carriera. Ci avete appena dimostrato che la buona musica non conosce nazioni o confini!
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Vengono dal Bangladesh, senza fronzoli e suonano un Thrash metal pauroso: ecco a voi gli Exalter ed il loro primo full-length "Persecution Automated". Poche parole per descrivere questo album: spettacolare, cattivo e titanico. Mai avrei pensato che una band proveniente dall'estremo oriente potesse proporre un thrash metal di quelli che ti prendono a calci in faccia per la violenza e crudezza dei riff, e mai avrei detto che questi sono solo tre ragazzi con una singola chitarra presente nella formazione per il semplice fatto che il muro sonoro creato è tra le cose più massicce che abbia mai ascoltato. Brani come "Reign Of The Mafia State" e "The Dreaded End" vi faranno letteralmente accapponare la pelle e vi giuro che, se non li avessi mai ascoltati, avrei tranquillamente detto che si tratta di brani degli Exodus: sembra quasi che lo stesso Gary Holt (Exodus) abbia partecipato al progetto per quanto si sente la sua influenza a livello di approccio alla chitarra.
Davvero non so cosa altro dire perché sarei semplicemente ripetitivo: se amate band come Slayer, Exodus, Sodom, Violator e Sepultura, dovete assolutamente reperire una copia del mastodontico "Persecution Automated" e fidatevi che non ne rimarrete delusi. Complimenti ragazzi,avete tutta la mia stima per questo capolavoro e vi auguro una brillante carriera. Ci avete appena dimostrato che la buona musica non conosce nazioni o confini!
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