Opinione scritta da Roberto Orano
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Ultimo aggiornamento: 18 Mag, 2012
Top 10 opinionisti -
C'è chi pensa che il metal sia solo rumore, cattiveria e gente trasandata che prende in mano degli strumenti senza saperli suonare, c'è chi, invece, pensa che il metal sia un genere così vario da non potersi permettere di sparare generalizzazioni così ampie; la stessa ampiezza che permette di rendere molto varia una proposta musicale all'interno del "metal" stesso, che tra l'altro, è forse il genere musicale, assieme al rock, che si presta meglio ad asportare svariate influenze da altri generi, ne è un esempio, seppur degli scorsi due decenni, il tanto acclamato (e odiato) nu-metal / crossover.
Ma passiamo a quel che interessa maggiormente ai lettori, ovvero, questi Ram-zet, un gruppo che, proprio per quanto detto precedentemente nella lunga e noiosa introduzione, prende spunto da tante influenze e stilemi musicali diversi, tanto da non poter essere catalogato altrimenti che "avantgarde progressive metal", un progressive, dunque, che sta avanti una ventina d'anni al novantanove per cento delle band che oggi si ritengono progressive, prendendo spunto da death e metal melodico, passando per un pò tutti i generi, compresa la musica classica, con un buon connubio tra voce femminile e maschile, melodie di ottima fattura e stacchi che apparentemente potrebbero centrare ben poco, ma collegati tra loro con grande sapienza. E lo sapete ormai che al sottoscritto piace chi esce dagli schemi.
Ne vien fuori un disco di sole otto tracce, ma che tracce. Con la T maiuscola. Un platter decisamente complesso, che richiede molti ascolti, ma che alla fine saprà lasciarsi apprezzare da tutti gli ascoltatori, tranne da quelli rimasti al metal anni '80 o coi paletti fissati ai confini dei diversi generi. Questo è il metal vivo, il futuro, il resto ormai si sta affossando nella monotonia.
Stare lontani da "Freaks In Wonderlans" se si ha una certa ristrettezza mentale!
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Ritorno sulla scena in grande stile per i liguri Will'o'wisp, attivi dagli inizi degli anni novanta, al quarto album con questo "Kosmo", accompagnati da Nadir Music che stavolta ha fatto davvero il colpo grosso.
Dopo circa quattro anni di lavoro, a volte ci si impasta e si rischia di dare alle stampe un disco strampalato, invece i WW, con la loro esperienza passata, realizzano un lavoro tecnico e complesso, che prende spunto dal technical death dei Death, fino a passare per un riffing nevrotico e dei controtempo tipici di band come Meshuggah e Gojira.
Un death metal, quindi, a tratti aggressivo, ma anche melodico e, in varie occasioni, di impatto, seppur il genere in sè sia complicato. Ed è questa la forza della band, non stufare con "piri piri" tanto tecnici ma anche futili.
Tra le tracce possiamo pescare l'incalzante titletrack e la buonissima "Om Mani Pad Me Hum", dalle belle melodie.
Un disco che farà sicuramente felici gli ascoltatori del death metal più melodico e più studiato. Un album insapettato.
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