Opinione scritta da Celestial Dream
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Top 10 opinionisti -
Una splendida copertina ed un nome fantastico a volte possono bastare per attirare la nostra attenzione e spingerci alla scoperta di un disco. I Dreamstoria arrivano dal Giappone e questo omonimo album non è altro che il loro primo passo nel mondo del music business e contiene 10 tracce di melodic metal con richiami al hard rock melodico, il tutto ben composto e registrato, anche grazie al lavoro in fase di mastering e mixaggio del noto Dennis Ward.
La band, formata solamente da tre elementi, dimostra classe da vendere anche se (ed è una costante per i gruppi Giapponesi) di originalità non vi è traccia in questo disco. Ma come ripeto spesso, in certi casi se ne può anche fare a meno. E i Dreamstoria, anche se probabilmente mai entreranno nella storia della musica, hanno del talento che ben viene canalizzzato nella stesura di dieci pezzi tutti molto validi. Tra melodie zuccherose e chorus di facile presa, la proposta di questi Giapponesi farà la felicità dei fans più sfegatati di Fair Warning, Leverage, H.e.a.t, Stratovarius e Freedom Call (quelli più hard rock degli ultimi album). Non pensate di trovare sfuriate in doppia cassa però, ma brani cadenzati e mid tempos dall'enorme impatto melodico come "Burning love" e "Nightless night". Non potrete certo rimanere indifferenti all'ascolto di "Another way", e anche i più timidi di voi si apriranno a canticchiare i cori ruffiani di "Never Ever Say Goodbye" e "Fly away". Unica pecca la pronuncia non certo Oxfordiana del cantante ma si sa, con i gruppi Giapponesi va così.
Un album orecchiabile che vi piacerà sin da subito. Dopo il bel ritorno dei Galneryus (già recensiti su Allaroundmetal) ecco un altro bel lavoro direttamente dal Giappone. Non v'è dubbio che "Dreamstoria" sia uno dei migliori debutti usciti durante il 2012 appena concluso.
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Arrivano al debutto i brasiliani Symbolica, band conosciuta soprattutto per la presenza di Gus Monsanto, singer noto ai più attenti per aver cantato con i progster francesi Adagio e con i Revolution Renaissence di Timo Tolkki. Non ho mai considerato Gus tra i migliori cantanti del mondo e non mi posso dichiarare innamorato del suo timbro ma d'altro canto non si può certo negare che la sua voce non sia affatto male.
Power-heavy bello compatto quello contenuto in "Precession", che mi ricorda le ultime (e appena discrete) produzioni dei Thunderstone o i Symphorce autori di un paio di buoni dischi. Parliamo quindi di quel power metal roccioso, senza accelerazioni, pieno zeppo di mid tempos, con riff abbastanza pesanti, ed una voce aggressiva. Il problema di questo disco è che le canzoni contenute non riescono mai ad accendere una scintilla, nè con un ritornello, nè con un assolo, nè con un riff. Si salvano alcuni brani, su tutti la melodicissima "Awakening 999" ma tutto il resto è piuttosto banale e piatto. La cover dei Queen messa in chiusura è molto ben eseguita, ma non si può salvare un disco per una canzone rifatta.
Non ci siamo proprio, "Precession" scivola via senza un sussulto, e arrivati alla fine non credo vorrete tornare all'inizio. Bocciati!
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Concordo sul voto, bel disco.. non mi aspettavo un capolavoro e quindi sto apprezzando tantissimo questo bel disco che non delude nonostante i Mago siano il mio gruppo preferito in assoluto!5-6 supr pezzi e gli altri discreti.. Bravo Zeta!
Ultimo aggiornamento: 02 Gennaio, 2013
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Direttamente da Copparo (Ferrara) arriva "BeMind" degli Ophiura, album uscito ormai più di un anno fa, passato colpevolmente inosservato un po' da tutti ma che, consigliato dalla mia cara amica Alessandra (che ringrazio), ho scoperto ed apprezzato non poco. I 14 brani che lo compongono ci narrano una storia nata dalle menti di Tommaso ed Alex, nel "lontano" 2005, che ci racconta di Christoph, sindaco della città, forse troppo perfetta per essere vera, di Noliar. A seguito di una scoperta inizialmente comprensibile, successivamente sconcertante, si trova di fronte ad un bivio cruciale per la sua vita. Ad impreziosire i brani troviamo Michele Luppi, che ha anche prodotto le voci del disco (ed il suo tocco è ben riconoscibile), ed il suo ex compagno di avventure Michele Vioni (ex Killing Touch e Mr.Pig).
Gli Ophiura ci propongono una buona oretta di musica di classe, ben studiata, un prog metal dove a farla da padrone sono le melodie, sempre sorrette da una certa abilità tecnica di tutti i membri della band. Nonostante la produzione pecchi un po' in potenza, l'album si lascia ascoltare che è un piacere e senza annoiarvi facendo un track by track, vi posso segnalare solo alcuni dei momenti che più mi hanno colpito, come "Picture Of The Gods", brano di prog-power metal esemplare, o la veloce ed aggressiva "Figures Pt.2 - my family". La melodica "Crossroads" vede la partecipazione del grande Michele Luppi, ad impreziosire un brano già di per sè molto valido. E così, tra pezzi ben riusciti, ottime aperture melodiche e alcune parti narrate, per accompagnare l'ascoltatore ad immergersi nel concept del disco, si arriva alla fine di questo bel debut album, che sicuramente piacerà ai fans dei Dream Theater di "Metropolis pt. 2", o dei Seventh Wonder di "Mercy Falls".
"BeMind" dovrebbe vincere il non ambitissimo premio come "miglior disco meno considerato" nella storia recente. Responsabilità della band o dell'etichetta che non hanno pubblicizzato molto questo album o forse solo sfortuna, ma qui siamo di fronte ad un lavoro di assoluto livello che meritava tutt'altra visibilità. Un debutto fuori dal comune per gli Ophiura, sistemando qualche dettaglio e forti dell'esperienza maturata, potranno ben presto dar vita ad un vero e proprio prog power metal masterpiece. Aprite gli occhi amici di Allaroundmetal ed entrate nel mondo degli Ophiura!
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Conosco Pastore grazie ai Soulspell, la metal opera brasiliana in cui il singer ha partecipato in vari episodi. Ora posso finalmente ascoltare un disco intero cantato da lui e devo dire che come prima cosa, la sua voce è sicuramente di primissimo livello. "The end of our flames" è il suo secondo disco, un album di purissimo Heavy Metal, un vero must se siete fans di Judas Priest, Iced Earth e Steel Phophet.
"The end of our flames" è composto da undici brani granitici accompagnati da riff rocciosi ed una sezione ritmica potente e precisa. Tra le hits del disco citerei la title track messa in apertura e la veloce "Brutal storm" con Pastore che prende spunto dalla voce heavy per eccellenza, quella del grande Rob Halford, uscendone peraltro a testa alta. Il singer brasiliano infatti ci delizia con una prestazione impeccabile durante tutto il disco, anche quando si fa grintoso come nella strofa di "Empty world". Richiami ai Primal Fear vengono fuori con le più melodiche "When the sun rises" e "Unreal messages" mentre si avvicina quasi al thrash il riff di "Bring to me peace", altro pezzo degno di nota.
Un album diretto unicamente ad una certa fascia di pubblico metal, ma se amate l'heavy massiccio e le bands sopra citate, questo disco è pane per i vostri denti!
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Arrivano da Madrid gli Argos che dopo un demo "Alma negra" del 2006, tornano a farsi sentire con un disco di 9 tracce, autoprodotto, e scaricabile gratuitamente dal loro sito internet. La proposta della band spagnola si può riassumere in un metal melodico tra Warcry e Avalanch, con la voce di Arias che ricorda proprio quella del grande Victor Garcia (Warcry) e di Miguel Franco (Saurom). Il problema di questo lavoro sta principalmente nella produzione che penalizza il risultato finale, che sarebbe decisamente migliore se supportato da suoni registrati in maniera migliore.
C'è un pò di tutto in questo disco; il melodic metal di "Tu final", che cattura con un bel chorus ed alcuni inserti tribali molto Angra style, e l'heavy metal in stile Tierra Santa di "Invisible", forse il miglior pezzo del disco. Molto appassionante e ricca di pathos la ballata "Post Scríptum", mentre i ritmi alti e spensierati di "Y sonar" ci fanno scuotere la testa. Dopo la veloce "Adiys", puro brano power metal con tastiere in evidenza, a chiudere ci pensa la strumentale "Renacer" con delle belle melodie di piano e chitarra (come mi piacciono questi brani).
Come avrete capito gli Argos dimostrano una certa predisposizione nel comporre buoni pezzi con melodie ben costruite, come è di tradizione per l'heavy spagnolo. La produzione però penalizza questo "No mires atras", che comunque rimane un buon punto di partenza, che vi consiglio di ascoltare, sperando la band possa tornare presto con un'etichetta alle spalle ed un prodotto più professionale.
Ultimo aggiornamento: 25 Dicembre, 2012
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Mancano solo pochi giorni alla fine di questo 2012 ma c'è ancora tempo per uno dei dischi dell'anno; gli spagnoli Saurom tornano a farsi sentire dando alla luce "Vida". La band Andalusa lavorava da un bel pò su questo disco che finalmente è qui tra le mie mani, dopo ben quattro video molto belli girati per quattro diversi pezzi (credo sia un record) messi disponibili ai fans come anteprima. Già da queste canzoni si poteva notare un certo ritorno al sound di un tempo, con un impatto maggiore del lato folk. L'ascolto dell'intero disco non ha fatto altro che confermare le impressioni iniziali. Rispetto ai due dischi che lo hanno preceduto, due concept di enorme complessità come "Once romances desde Al-Andaluz" e "Maryam", "Vida" è un album più semplice e diretto, con brani di breve durata ma di grande impatto melodico.
Mi verrebbe da citarvi una ad una le songs che vanno a comporre questo enorme lavoro, che già dimostra grande classe dalla splendida copertina. Quello che voglio dirvi è che ogni canzone contenuta in "Vida" mette in mostra la classe della band e rende il disco compatto ed esente da cali e pecche, ed il voto che vedete qui sotto dimostra tutto questo. Il lato folk è messo in mostra soprattutto con "Noche de Halloween" e "La Leyenda De Gambrinus", mentre "El hada & la luna" vi cullerà durante i 3 minuti di durata: pelle d'oca! Narci Lara, leader della band, è ispiratissimo, e costruisce brani avvincenti, supportati come sempre da ottimi testi. "El principe" è un altro pezzo degno di nota dove Miguel Franco interpreta magistralmente un pezzo speciale che fa della teatralità il suo punto forte. Una voce femminile compare in "Se Acerca El Invierno", pezzo sinfonico e complesso con un coro maestoso degno dei migliori Blind Guardian.
"Vida" è un disco incredibile, ispirato, allegro e malinconico, a tratti dolce, a tratti potente, un album che vi terrà incollati allo stereo per giorni e giorni.. I Saurom dopo tanti buonissimi dischi, a mio modo di vedere hanno composto finalmente il loro capolavoro. Magico!
Ultimo aggiornamento: 19 Dicembre, 2012
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Lo ammetto, gli Eyefear sono una band che adoro; gli ultimi due loro dischi sono veramente ottimi, soprattutto "The unseen" uscito ormai 4 anni fa, di conseguenza attendevo impazientemente questo nuovo album. Non so bene la ragione per cui sia trascorso così tanto tempo per ritrovare il gruppo Australiano di nuovo in pista, ma sicuramente qualche problemino l'hanno dovuto attraversare. Prima di tutto i cambi di line-up che hanno senza dubbio pesato visto l'abbandono di Sammy Giaccotto, tastierista ed importante songwriter della band. Inoltre gli Eyefear erano rimasti a piedi con l'etichetta, vista la chiusura della defunta Dockyard1, ex label di Piet Sielck degli Iron Savior. Seb Schneider (di chiare origini teutoniche) è stato scelto per coprire il posto, piuttosto delicato, lasciato libero alle tastiere mentre la storica Limb Music si è accaparrata la pubblicazione di questo disco.
Le tastiere hanno sempre giocato un ruolo fondamentale nella musica degli Eyefear, un gruppo di prog melodic metal, decisamente oscuro (come lo sono i testi), suonato con grande talento, enorme originalità e una spiccata capacità di creare ottime e tutt'altro che banali melodie basate sulla voce del singer australiano per eccellenza: Danny Cecati (Ex Pegazus). "The inception of darkness" si muove sulle coordinate stilistiche a cui la band ci ha abituato negli anni anche se con qualche novità come ad esempio l'utilizzo del growl in un paio di pezzi e della voce femminile in un brano. "Redemption" ci dà il benvenuto nel migliore dei modi; un brano favoloso giocato su melodie di pianoforte e riff potenti che accompagnano l'ugola di Cecati. Un pò piatta invece "Shadowdance" mentre con "Eyes of madness" si ritorna sui binari giusti. La title track divisa in due parti presenta a mio modo di vedere alti e bassi (soprattutto la seconda parte non convince appieno), mentre "Immortals" è un brano spettacolare che parte con un riff spezza ossa che accompagna per tutto il brano le ottime melodie disegnate dall'ugola di Danny, protagonista assoluto del brano e del disco. La sezione ritmica è precisa e potente ed il solo di chitarra convince appieno. Il livello rimane altissimo in chiusura con "Perfect images" e "Legions" dove chitarra e tastiera la fanno da padrone. Peccato invece per le inutili 3 bonus tracks messe lì solo "per far numero".
Con una delle copertine migliori dell'anno in corso, la band di Danny Cecati torna con un disco di indubbio valore. "The inception of darkness" è un album tutt'altro che banale che va assaporato pian piano per scoprirne ogni sfumatura e riesce ad unire i suoni potenti della chitarra quasi thrash di Kosta, al piano del neo arrivato Seb, il tutto accompagnato dalla voce favolosa di Cecati. Pur non riuscendo a ripetere i livelli del recente passato, gli Eyefear si confermano una band di classe superiore, veri e propri porta bandiera e motivo di vanto del metal australiano insieme agli altrettanto grandi Voyager.
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Sesto album per i DarkSun che nascono dalle ceneri dei Northwind, band che pubblicò un paio di dischi senza infamia nè lode ad inizio millennio. Conosco di nome i DarkSun da parecchi anni, ma mai avevo ascoltato sul serio un loro disco, forse, anche se non so su che base, non li avevo mai considerati una band abbastanza valida per meritare il mio interesse ed i miei quattrini. In realtà l'ascolto attento di "Memento mori" si è rivelato tutt'altro che deludente e devo quindi ammettere di aver sbagliato a riporre così poca fiducia verso questa band.
"Memento mori" è epico e power, è un disco che mi è piaciuto sin dai primi ascolti e che unisce il sound di Warcry e Kamelot, quelli di "Epica" e "Black Halo" per intenderci. Infatti pur essendo barocchi, inserendo cori e molte tastiere che creano un atmosfera epica, questi spagnoli sanno spingere sull'acceleratore, e rimangono ben ancorati al genere power metal con una produzione ben fatta che ne esalta il sound. Inoltre sono da segnalare alcuni ospiti di un certo peso che come potete vedere dalla tracklist han preso parte nelle due bonus tracks del disco e parlo di Ralph Scheepers (Primal Fear) e Peavy Wagner (Rage). Tutto positivo quindi? Non proprio perchè l'esaltazione dei primi ascolti si affievolisce un pò con l'andare del tempo; le canzoni di questo disco infatti piacciono ma non conquistano, viaggiano piuttosto bene ma poi quando è ora, non riescono ad ingranare la marcia decisiva per superare la concorrenza! Così dopo la bellissima (anche se un pò banale) "Rompe el hechizo", sono pochi i brani che emergono con decisione. La potente "La ultima esperanza" è senza dubbio una delle song più riuscite, così come la veloce e sinfonica "De hielo & fuego".
La band Asturiana ha esperienza da vendere, dimostra di possedere ancora una certa ispirazione e tutte le songs di "Memento mori" sono degne di rispetto. Come già detto, manca sempre qualcosa però per rendere ogni singolo brano qualcosa di memorabile e la voce di Dani G, pur non meritando una bocciatura, non è certo tra le migliori che si possono incontrare in giro. Questo è comunque un buon disco, solido e interessante, senza grossi cali; i DarkSun meritano la nostra attenzione ed io andrò probabilmente a recuperare qualche loro vecchio lavoro!
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Tornano i Trick or Treat a distanza di 3 anni dal bellissimo "Tin soldiers" che li aveva confermati tra le grandi band del genere power metal dopo il già buon debutto "Evil needs candy too". Si dice sempre che il terzo album di una band sia quello più importante per consacrarla e capirne il vero valore. La band emiliana ha lavorato duramente su questo disco che si divide in due capitoli e ci racconta il concecpt ispirato al famoso romanzo di Richard Adams "Watership Down".
Il power metal degli esordi, ispirato soprattutto agli Helloween dell'era Kiske, si è ormai evoluto in un sound che il quintetto modenese ha modellato e raffinato, riuscendo ad ottenere qualcosa di unico che, supportato dalla voce sublime di Alessandro Conti, non può che accontentare ogni ascoltatore dal palato fine. Pur presentando quindi qualche episodio veloce come "Prince With A 1000 Enemies" con Andrè Matos come ospite, o la favolosa Title Track (che goduria il ritornello con il cambio di tempo), "Rabbits' Hill" è un lavoro molto vario, che spazia dal metal al hard rock, sempre dimostrando grande qualità in ogni pezzo, con melodie ben studiate e sicuramente vincenti. "Spring In The Warren" e "False Paradise" vi terranno incollati alle cuffie, trasmettendo gioia pura con il loro incedere e dei splendidi ritornelli. La chiusura è affidata a "Bright Eyes", ballata che fa pieno centro grazie all'interpretazione maestosa di Alle.
In attesa della seconda parte di questo concept, "Rabbits' Hill pt. 1" consacra i Trick or Treat nell'élite dell'universo power metal. Probabilmente non venderanno mai 1 milione di copie, ma penso che con la maggiore visibilità ottenuta grazie alla fama che ormai Conti si è creato in giro per il mondo, con il suo ingresso nei Rhapsody di Luca Turilli, la band emiliana potrà sicuramente accrescere i già numerosi fans.
Top Album!
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