Opinione scritta da Celestial Dream
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Ultimo aggiornamento: 21 Marzo, 2013
Top 10 opinionisti -
I The unripes vengono da Modena e si definiscono una band Sleaze-core, un nuovo genere che dovrebbe unire il Glam e l'Hard Rock degli anni 80 con il Metal moderno. Forse di metallo moderno se ne sente poco in questo disco, ma le belle canzoni non mancano.
“This is not america” parte bene con “Track n° 1”, ma è con la successiva “Reload” che il disco entra nel vivo con dei coretti ben composti ed ottime melodie. La scuola nord europea di Crazy Lixx e Treat è ben riconoscibile in questi brani e non fa eccezione la bellissima e veloce “Get on this rollercoaster”, mentre la successiva semi ballad “You are the one” non è altro che la perla del disco con delle melodie deliziose. L'album non ne vuole sapere di calare di livello e “My muse is called rock and roll” e la ballata conclusiva “The star beyond the wall” ne sono l'esempio più lampante.
Un gran bel dischetto che farà la felicità di ogni amante del genere e delle bands descritte in queste righe. Anche in Italia sappiamo suonare del Glam/Hard Rock di altissimo livello, siete avvisati! Bravi ragazzi.
Top 10 opinionisti -
I SuperHorrorFuck sono una band italiana a me nuova, lo ammetto, ma ha già all'attivo due full lenght. In questo caso però si rimette sul mercato con un Ep di 4 pezzi, in attesa del nuovo album.
Brani niente male, anche se la partenza con la veloce "Death Becomes Us" non convince appieno. Ottima invece "Voodoo Holiday" che unisce il Glam Rock al Punk dei Rancid, per un pezzo iper melodico ben scritto che anche in sede live avrà un certo impatto. Altro brano valido è "Down at the Graveyard", semplice nella struttura, ma facile da assimilare con un chorus di impatto che catturerà l'attenzione di molti amanti di queste sonorità. Niente male neanche "Ante-Mortem Pictures", che costruito su un riff pesante, si apre poi in un ritornello melodicissimo come da abitudine per la band.
Ottimo demo per i SuperHorrorFuck, e sono piacevolmente contento di aver scoperto una nuova (per me) interessante band. Il nuovo disco sarà decisamente da non perdere!
Top 10 opinionisti -
"Introspective" è l'album d'esodio di questo gruppo australiano che in realtà è una one man band, ovvero un progetto da parte del polistrumentista Jordan Foster che ha scritto e suonato i pezzi e si è avvalso di Blaze Bayley per quanto riguarda la voce su 5 di questi brani.
Ma passiamo al disco in sè: lo dico con sincerità, "Introspective" non contiene nessun motivo per cui dovrei consigliarvelo, nessun singolo pezzo davvero degno di nota, in poche parole è un disco fragile e piatto dal punto di vista del songwriting e anche Blaze con una prestazione più che buona, non riesce ad alzare il livello generale. Difficile anche parlare di genere proposto; possiamo dire che si tratti di heavy metal ma la musica dei Vessel non è nè potente nè veloce. Brani da salvare? Sicuramente "Masterpiece" buon pezzo che si muove su interessanti melodie, mentre è carina anche la ballata messa in chiusura "Love is a catastrophe". Poco altro, l'album si trascina fino alla fine e vi assicuro che riascoltarlo più volte come ho dovuto fare io, non è certo il massimo.
"Introspective" è un disco piuttosto mediocre che non farà certo parlare di sè. Sarà per la prossima, almeno spero..
Ultimo aggiornamento: 21 Gennaio, 2013
Top 10 opinionisti -
Arrivano all'atteso appuntamento con il Dvd Live anche i Folkstone, band sempre più sulla cresta dell'onda grazie ad una grande e crescente qualità delle produzioni e ad un numerosissimo numero di seguaci sempre pronti a supportare il gruppo in sede live. Reduci dal bellissimo "Il confine", un capolavoro di Folk Rock/Metal pubblicato lo scorso anno, i Folkstone si sono imbattuti in un lunghissimo tour che ha riscosso enorme successo e che li ha portati fino a Villafranca di Verona a festeggiare tutto questo davanti ai propri fans e diverse telecamere. Un concerto di chiusura, teneutosi il 3 Novembre scorso, in cui noi di Allaroundmetal eravamo presentissimi nelle prime file, e che è stato una goduria sonora per tutti i presenti.
Per oltre 2 ore di musica, i Folkstone hanno alternato tutti i loro brani migliori, e per il report dettagliato del concerto vi rimandiamo all'articolo già pubblicato:
http://allaroundmetal.com/live-concerts/item/901-folkstone-live-festa-di-fine-tour-2012-palacover-di-villafranca-vr
Quello che invece vi interesserà sapere ora è qualcosa in più su questo dvd che si presenta in bel cofanetto digipack contenente 3 dischi: il concerto intero da gustarsi in video (disc 1) o in mp3 (disc 3), inoltre l'immancabile dvd bonus che contiene parecchio materiale tra cui i videomessaggi lasciati dai fans prima dello show, ma anche i videoclip ufficiali della band, alcune riprese fatte durante il lungo tour, fino al concerto tenutosi al Tanzt di Monaco. Per quanto riguarda il piatto forte, ovvero il primo disco, bisogna dire che ho apprezzato moltissimo la presenza del pubblico, ripreso continuamente dalle telecamere, come per dire: "è la festa dei Folkstone ma è anche la festa vostra, di voi fans senza i quali non saremmo arrivati qui". Inutile dire che l'esecuzione dei brani è stata perfetta, ormai il gruppo è affiatato ed esperto, e questo dvd riesce a trasmettere calore facendoci rivivere quella magica serata. Unica pecca del lavoro è la qualità video, non certo eccelsa soprattutto se paragonata ad altri prodotti impeccabili da questo punto di vista.
Nonostante questo, "Restano i frammenti" è un prodotto da avere per ogni fans dei Folkstone, ma anche un ottimo modo per chi vuole entrare, per la prima volta, nel mondo della band Bergamasca.
Ultimo aggiornamento: 17 Gennaio, 2013
Top 10 opinionisti -
Ancora un viaggio nella nostra amata Spagna per un altro disco interessante che andiamo a scoprire insieme. L'aereo virtuale di Allaroundmetal ci porta questa volta a Bilbao ad ascoltare "Requiem for a dead planet", quarto disco per la band, che ammetto, arrivo a conoscere solo ora. In realtà dovrebbe trattarsi di una specie di progetto ad opera di Jevo, chitarrista dei Valhalla che qui si occupa di batteria, basso, chitarre, tastiere, un pò di tutto e arriva a registrare il disco avvalendosi di alcuni personaggi della scena metal underground tra cui spiccano alla voce Lorenzo Mutiozabal (dei Nightfear, recensiti recentemente) e Morton (dal gruppo Morton) più altri chitarristi della scena spagnola che si sono occupati dei solos del disco.
Quel che importa è che questo ultimo lavoro del musicista Basco, è composto da 10 buone tracce di power metal melodico, di scuola teutonica però, che possiedono un buon tiro e già dal primo ascolto possono attirare la vostra attenzione. I Gamma Ray sono la band più facile da accostare ai Soulitude che anche inserendo qualche elemento extra come la voce growl (non sempre positivo) o qualche suono moderno di tastiera (a tratti interessante), non riescono a rendere il risultato molto originale. Le canzoni più riuscite sono sicuramente la melodica "We Are Not Alone", la veloce e superba "Lost In The Grandeur Of Time" ed il mid tempo "Lair Of God".
"Requiem for a dead planet" è un album onesto, a cui mancano delle vere e proprie hits per poter davvero attirare l'attenzione di chi di dischi di questo genere ne ha ascoltati già a decine e centinaia. In ogni caso rimane un buon prodotto che vi consiglio di ascoltare dal sito della band, tanto... è gratis!
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Ricordo ancora bene il demo "Demotion" dei Veneti Twintera che ho recensito ben 3 anni fa. Cinque tracce ben composte che mettevano in mostra una giovane e promettente band che, era facilmente prevedibile, presto si sarebbe presentata con un vero full lenght. Infatti a fine 2012 ecco a noi "Lines" album di debutto che vede la luce sotto l'etichetta logic(il)logic.
Rispetto al demo recensito in passato devo ammettere che la band ha attuato qualche cambiamento tutt'altro che lieve al proprio sound che si è spostato decisamente verso territori più Hard Rock ed infatti (stranamente per un debutto) nessuna delle songs contenute nel demo “Demotion” è presente in questo “Lines”. Quindi poco a che vedere con il Prog-Power Metal che mi ricordavo, ora i Veronesi puntano su un Melodic Metal/Hard Rock dai ritmi rilassati e dalle belle melodie come “Oversight”, pezzo splendido, ruffiano ma tutt'altro che banale, che mette in mostra il talento della band e viene esaltato dalla presenza di Tom S. Englund (Evergrey) alla voce. L'apertura del disco è più consone a ciò che mi aspettavo visto che "By Hand of Justice" può essere catalogata nel filone Prog-Power ma già le successive "Where we land" e "On the Edge of..." risultano decisamente più heavy. "Lines" contiene parecchi brani ben composti e piacevoli da ascoltare, e tra questi fa parte “Cool 18”, pezzo di puro Rock 'n' Roll di scuola americana, con tanto di armonica mentre emoziona la ballata “Waves”, che sa di progressivo. Si chiude il disco in maniera più metallica con la discreta “Killing Your Feelings” e soprattutto la grintosa "Bunch of Motherfuckers".
Insomma c'è un pò di tutto in questo bel disco d'esordio per i Twintera che dimostrano un certo talento, presentando un album non banale con un songwriting vario e vincente. Si può migliorare certo, ma come inizio non c'è male! Bravi ragazzi.
Ultimo aggiornamento: 17 Gennaio, 2013
Top 10 opinionisti -
Altra band tedesca nel roster della Massacre Records che presenta questo disco come Sludge/Doom Metal con parti Blues e Shoutern Rock. La storica etichetta si è specializzata ormai in queste uscite Heavy Metal-Hard Rock, dal sound decisamente grezzo e può essere che in Germania ci siano parecchi sostenitori di questo genere. Io senza dilungarmi troppo devo constatare invece che anche questo disco non regala un singolo momento degno di nota, tutte cose già sentite e risentite, un album piatto e noiosetto composto da canzoni fotocopia che non emozionaano neanche un po'.
Sì, va bene, ci sono dei bei riffoni che potrebbero far agitare qualche testa (come in "Fast Lane"), ma questo non basta a salvare un disco. La voce del singer non è male, tutt'altro, ma non l'ho mai sentito cambiare tonalità in tutta la durata dell'album. Si salvano un pochino "Never change my ways" dal sound blues e soprattutto la ballata "One step away", con il suo bellissimo assolo.
La Massacre, che fù grande etichetta, ora continua a stampare dischi di cui faccio onestamente fatica a comprenderne l'utilità. Consiglio? Statene alla larga!
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Arrivano al debutto i liguri Geminy attivi dal 2006 e che finalmente rompono il ghiaccio dopo 2 demo pubblicati. A differenza di tante bands che dopo 10 giorni di vita pubblicano già un disco, il sestetto Genovese un pò di gavetta l'ha fatta, e questo serve sempre per accumulare esperienza ed arrivare pronti al passo importante.
Non è facile descrivere il sound della band che ci propone in questo debutto un concept che si articola in parecchi brani melodici ma non banali e che necessitano di alcuni ascolti per essere apprezzati. Si può parlare di un power-heavy progressivo ma in realtà a noi delle etichette importa poco. La sostanza è che "The prophecy" contiene buone idee alternate a qualche soluzione meno incisiva, mettendo in mostra quindi un certo talento del sestetto genovese, che però paga un pò il fatto di essere al debutto. Inoltre la voce del singer Francesco Filippone, possiede un timbro particolare che a tratti mi ricorda Klaus Maine (Scorpions) e che potrebbe non piacere a tutti soprattutto ad un primo impatto. I brani più riusciti dell'intero lavoro sono senz'altro la superlativa "My fellow prisoner" impreziosita dalla prestazione esemplare dell'ospite di turno, il grande Roberto Tiranti, oppure la splendida ed emozionante lenta "Abyss" con un Francesco che ci regala una performance vocale di grande livello. Ma anche "Running away" possiede un refrain che colpisce, e la title track messa in chiusura è davvero una song di classe . Non tutti i pezzi però riescono a conquistare e questo è colpa a mio parere delle melodie vocali che in qualche caso faticano ad "accendere" il brano. Dal punto di vista strumentale invece è ottimo il lavoro di tutta la band ma ho apprezzato soprattutto l'impronta che ha dato ai brani Ivano Lavazzini alle tastiere che incidono alla grande sui pezzi pur restando "nell'ombra", senza cioè sovrastare gli altri strumenti.
Interessante questo atteso debutto dei Geminy ma, anche solo restando entro i nostri confini nazionali, la concorrenza è spietata e per riuscire ad emergere la band Ligure dovrà rimboccarsi le maniche. Per ora buona la prima!
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I Madrileni Nightfear arrivano al debutto autoprodotto e scaricabile grauitamente dal loro sito. La band è degna di nota per alcuni aspetti, in primis l'utilizzo della lingua inglese per i testi delle proprie canzoni, cosa un pò contro corrente rispetto alla maggior parte delle altre compagini spagnole. Inoltre è da segnalare l'ottimo lavoro di Xabier Amezaga per l'artwork del disco. "Inception" è un lavoro che poco ha a che vedere con la terra di provenienza dei Nightfear, piuttosto va a riprendere le sonorità di scuola inglese ricordando il sound della scena NWOBHM e dei Maiden su tutti pur con qualche episodio maggiormente heavy o più powereggiante.
Diciamo subito che la produzione del disco non è eccelsa, come in quasi tutti i lavori autoprodotti, ed il suono del disco risulta un pò "sporco" ed impastato ma questo riporta alla mente alcune produzioni di almeno 15 anni fà e, visto il sound della band, non è una cosa negativa. L'heavy classico dei Nightfear non è affatto male, e soprattutto dal punto di vista strumentale, alcune soluzioni piacciono come nelle prime songs della tracklist. Ascolto dopo ascolto "A new beginning" convince sempre più, ed è degno di nota il lavoro di chitarra ritmica in "Storm watcher" che piace anche nell'assolo senza dubbio di scuola Maiden, e persino la voce cerca di riprendere lo stile di Bruce Dickinson. Qualche eco anche degli Accept in Immortal, vera e propria hit del disco, che parte alla grande trasmettendo una certa carica. La più dura "Steel warrior" e la melodica "Nightmare" sono altri brani tutt'altro che da disprezzare con il singer iberico Lorenzo Mutiozabal decisamente sugli scudi. Sale di colpi il finale con il pezzo power "Pride" e la melodica e più hard rock "Neverending lie", segno che la band ha le capacità di variare la propria proposta, e dovrebbe a mio parere farlo maggiormente.
Passione e dedizione non mancano di certo ai Nightfear ma non sempre questo va a braccetto con un songwriting di un certo livello, soprattutto per quanto riguarda le melodie vocali. Debutto positivo comunque e sono sicuro che la band potrà crescere e fare molto meglio in futuro.
Ultimo aggiornamento: 09 Gennaio, 2013
Top 10 opinionisti -
Nuovo acquisto per il roster della nostrana e sempre più attiva Scarlet Records, con i Kill Ritual. La band nasce dalle ceneri dei defunti Imagika, gruppo dalla lunga carriera (ben 7 dischi pubblicati) che non ho mai troppo considerato. Steven Rice (chitarra) e Wayne DeVecchi (batteria) decidono quindi di selezionare dei nuovi membri per registrare il disco di debutto, dedito a sonorità riconducibili alla loro ex band ma con inserti più aggressivi e potenti, e con Roberto Proietti (ex Eldritch, chitarra), Danyel Williams (ex Dark Angel, basso) ed il cantante Josh Gibson a completare la formazione.
Si muovono sapientemente tra heavy metal, thrash e hard rock di vecchia scuola i Kill Ritual, che lungo le undici tracce ben prodotte, ci fanno riassaporare sonorità ormai andate, riportandoci alla mente bands come Metal Church, Overkill, King Diamond, Slayer e Motorhead. E così questo debutto è un susseguirsi di pezzi aggressivi come l'iniziale ed ottima title track, "Old School Thrasher" dal grande impatto sonoro e via via tutte le altre canzoni del disco, con menzione particolare per "Cold Hard Floor" e "Law Of The Land". Riff spacca ossa e solos al fulmicotone: le due asce sono assolute protagoniste in questo disco. A cambiare leggermente rotta troviamo la più articolata e lunga "Coat Of Blood" che inzia con un arpeggio e vede una approcio più melodico del cantato da parte di Josh Gibson.
Probabilmente Steven e Wayne hanno trovato linfa nuova con questa formazione e un gruppo tutto rivoluzionato e piuttosto ispirato. Non sarà un capolavoro ma gli amanti del thrash melodico e del heavy di scuola '80s troveranno ben più di qualche spunto interessante in "The serpentine ritual".
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