Opinione scritta da Celestial Dream
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Top 10 opinionisti -
Dove eravamo rimasti con i Dreamtale? Al 2011 e a quel gran disco di power metal scandinavo, a nome "Epsilon", senza dubbio uno dei migliori lavori nel genere degli ultimi tempi. Due anni esatti più tardi, ecco il ritorno della da sempre sottovalutata band finnica con "World Changed forever", concept album ben rappresentato dalla splendida copertina.
I Dreamtale han sempre composto ottimi dischi sin dall'esordio ("Beyond reality", 2002) ma solo con le ultime uscite han trovato un sound riconoscibile, senza andar troppo a pescare qua e là tra Nightwish, Sonata Arctica e Stratovarius come in passato. Nella loro musica troviamo tastiere super protagoniste e dal tocco "dance", ed anche le melodie vocali hanno un loro trademark ben preciso. Inoltre la voce particolare del buon singer Erkki Seppanen è un altro segno di riconoscimento. L'imponente intro iniziale "The shore" apre le porte ad un disco ricco di autentiche gemme di power metal nordico. Dovrebbero erigere una statua in Finlandia in onore a questa band o dedicargli un'intera via di Tampere per ringraziarli di ritornelli come quelli presenti in "Tides of war" (che somiglianza però con "Send me a sign" dei Gamma Ray nella parte iniziale) e "We have no god", quest'ultimo un anthem da cantare a squarciagola. "Island of my heart" è un brano perfetto, con una bellissima strofa giocata su doppie voci sovrapposte, così come la mega hit "Join the rain" che va a prendere per certi versi il posto a "Fly away", quell'autentico gioiellino contenuto in "Epsilon". E come non citare la favolosa "The signs were true" altro brano favoloso in pieno stile Dreamtale?! Parliamoci chiaro, se tutto il disco si mantenesse sui livelli delle songs iniziali, staremmo parlando di "World Changed forever" come di un capolavoro assoluto, senza nessun punto debole. In realtà si nota un leggero calo nella seconda parte del disco che risulta più dispersivo rispetto a "Epsilon" e contiene probabilmente 2-3 brani di troppo. Brani che alcune bands si sognerebbero di comporre, ma che per i Dreamtale diventano invece dei piccoli riempitivi e parlo di "Back to the stars" e "My next move". Ma si può chiudere un occhio o forse anche entrambi mentre si ascoltano songs di indiscutibile classe come le conclusive "Dreamtime" e l'acustica "Destiny's change".
Non è mai facile ripetersi soprattutto quando le aspettative sono veramente altissime ma i Dreamtale dimostrano ancora una volta di essere dei veri e propri maestri del power metal scandinavo e tornano con un disco che rasenta la perfezione. Siamo quasi a metà 2013 ed è ora di assegnare il mio secondo 5/5 dell'anno; signore e signori "World Changed forever" è un disco obbligatorio per chi ama questa musica. Buy or Die!
ps- come successo già per gli ultimi lavori dei Dreamtale, il disco è attualmente disponibile solo in Finlandia e nel mercato Asiatico mentre per il resto d'Europa si dovrà attendere ancora un pò..
Ultimo aggiornamento: 01 Mag, 2018
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Secondo album per i Circle of Silence che ritornano sulle scene dopo 2 anni dal buon "The blackened Halo" con una dozzina di nuovi brani di chiaro stampo heavy/power metal tra Brainstorm, Iced Earth e Savatage. La band da Heilbronn, Germania, continua dritta per la propria strada ripresentando ancora una volta delle songs che suonano come dei veri e propri macigni alle nostre orecchie, con riff di puro granito e tanta grinta ed energia.
Avrete capito quindi di che tipo di power metal parliamo, se cercate il sound scandinavo con voce acuta e tastiera in evidenza (Stratovarius, primi Sonata Arctica) oppure il symphonic progressive power di scuola italiana (Labyrinth, Rhapsody, Vision Divine) cambiate pagina, questo disco non fa per voi. In caso contrario, se siete fans del power più massiccio alla Brainstorm o Mystic Prophecy troverete pane per i vostri denti già dall'iniziale "Blood of enemies" che bene sa miscelare potenza e melodia. Stesso discorso per la successiva "Eyes of anarchy" che aggiunge anche maggiore velocità ricordando vagamente i Primal Fear più incazzosi e colpisce nel segno anche "One moment of hate" anche grazie ad una parte strumentale davvero valida. E così il disco continua riff dopo riff con l'unica pecca (ma non da poco!) che con l'andare dell'ascolto si rischia di perdersi un pò a causa della poca varietà della proposta.
"The rise of resistance" è quindi un disco molto valido, che son sicuro riceverà pareri positivi dalla critica e dai fans. Se quello che cercate sono 50 minuti di buon power metal "vecchia scuola" allora questo disco fa per voi!
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In attesa del nuovo disco previsto entro la fine di quest'anno i Bonfire ci regalano l'ennesimo live, questa volta direttamente dalla Germania, andando a rivivere la loro performance al Wacken Open Air del 2012.
I motivi per comprare questo disco sono essenzialmente due: se siete fans sfegatati della band avete la possibilità di trovare qualche sorpresa qui come nuove versioni di brani storici come "SDI", "Champion" e "Ready 4 Reaction" e alcune bonus tracks esclusive come "Thank you" canzone inedita o brani dalla rock opera come "Bells Of Freedom“, "Let Me Be Your Water“ and "Black Night“ (queste tre registrate ad Ingolstadt). L'altra ragione potrebbe essere se non conoscete lo storico gruppo hard rock tedesco che ha ben una dozzina di dischi in studio alle spalle, e in quest modo potrete conoscere alcuni dei loro anthem storici. La tracklist come potete vedere è interessante mentre la qualità del live non è eccelsa visto che non si tratta di un vero e proprio disco live programmato ma solo di una registrazione ripresa dopo un pò di tempo e resa disponibile ai fans. Questo però rende il prodotto sincero, a differenza dei live album che ultimamente vengono pubblicati e che sembrano registrati in studio, tanta è la pulizia del suono (grazie a correzioni in studio).
Insomma "Live in Wacken" è un live godibile, ma essenzialmente non molto utile. Sta a voi decidere se vale l'acquisto o se è meglio aspettare qualche mese per il prossimo album di inediti.
Ultimo aggiornamento: 28 Mag, 2013
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Ogni volta che si ha tra le mani una ristampa viene da chiedersi se era proprio necessaria. E allora, ci voleva una ristampa di "Gasoline" degli svizzeri Sideburn? Si e no; si perchè immagino il disco sia ormai di difficile reperibilità, no perchè pur contenendo alcuni classici che ancora oggi vengono eseguiti dal vivo dalla band, come "Gangster Lover", "Giov in LA" e "Black sheep", l'album in sè non è poi così indimenticabile. Il disco contiene alcune bonus tracks di brani registrati in versione live (ed esattamente il 27 Ottobre 2012 al Brise Glace of Annecy in Francia), che i fans della bands saranno curiosi di ascoltare ma anche questa aggiunta non è (parere personale) abbastanza succulenta.
"Gasoline" già dalle prime note mette subito in chiaro la proposta dei Sideburn, un hard rock senza fronzoli ma bello tosto come dimostra la Gotthardiana "Baby don't care", o la title track che si muove su territori tipici di bands come Def Leppard e AC/DC. Tra i brani di maggior impatto, senza dimenticare quelli elencati sopra e così importanti nella carriera dei Sideburn, mi sento di segnalare "Rip it up e "Boots for hire" entrambi brani esaltanti e dai ritmi veloci. Chitarre protagoniste quindi insieme alla voce roca e tagliente del bravo Roland che ben si adatta al sound della band e si dimostra capace di cambiare tonalità in base a quello che la canzone richiede.
"Gasoline" non è un disco malvagio, tutt'altro, però non lo ritengo un capolavoro assoluto tale da meritare una ristampa dopo solo 10 anni dalla sua prima edizione. Ma il mio è solo un parere personale..
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Arriva dalla fredda Norvegia questo disco di prog-power metal firmato dai Tellus Requiem, una giovane band che si ripresenta con il secondo disco cercando di essere abbastanza originale ma inevitabilmente seguendo i comandamenti del genere scritti anni addietro dai Symphony X e già riproposti alla perfezione da DGM e Pagan's Mind o, senza citare i mostri sacri, dai finlandesi Anthriel che i più attenti si ricorderenno per quel fantastico "The Pathway". Formati nel 2007 da Stig Nergard, chitarrista della band, i Tellus Requiem nella loro breve vita han dovuto affrontare tantissimi cambi di line up che non hanno aiutato la loro carriera. Fortunatamente ora il quintetto scandinavo sembra essere piuttosto unito e stabile con il nuovo singer Ben Rodegers che ben si adatta al genere proposto.
Mixato da Tommy Hansen, "Invictus" è un disco ben suonato e composto, e vede la partecipazione del grande Thomas Ewerward all'artwork. Un album che va ascoltato interamente visto che ogni brano si dimostra valido e tutto ciò che vorreste trovare in un disco del genere è contenuto in questo platter come ottime aperture melodiche, perfetti e tecnicissimi assoli di chitarra e tastiera, riff potenti e momenti più cadenzati. Tra le songs spiccano la sinfonica e potente "Eden burns" (ottimo il lavoro alle drums, sentire per credere) e la dolce "Reflections Remain" (ecco qui qualche somiglianza con i più melodici Anthriel) oppure la bella e dolce "Tranquility" che mette in luce il lato più romantico della band, e la favolosa title track dal chorus da 30 e lode.
Sapete quindi cosa attendervi: "Invictus" non inventa nulla ma è un disco di ottima fattura e ci presenta una promettentissima band. I Tellus Requiem sono solo all'inizio della loro carriera e possono crescere ancora molto. Una nuova stella nascente nel panorama prog-power?
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Pellek ritorna! Dopo il buon debutto del 2012 "Bag of tricks" ed il grande primo album con i symphonic power metallers britannici Damnation Angels, recensiti entrambi nelle nostre pagine, il biondo singer scandinavo approfitta del momento ispirato della sua giovane carriera per lanciarsi ancora più in alto, e "Ocean of Opportunity" è un disco che ha tutte le carte in regola per far acquisire a questo artista un maggiore numero di fans e far accrescere la propria notorietà. A differenza del disco d'esordio non ci sono ospiti ad accompagnarlo in quest'opera che viene inoltre distribuita in maniera autonoma senza una casa discografca a supportarla come la Doolitle fece per "Bag of tricks" (e infatti per ora il disco è disponibile solo dal sito dell'artista). Pellek si occupa praticamente di ogni brano e non vi è più traccia (per fortuna!) di Tommy Reinxeed che invece figurava, come co-songwriter e strumentista, praticamente in ogni pezzo del debutto.
I nove nuovi brani contenuti in "Ocean of Opportunity" suonano meno scontati rispetto al debutto e presentano un passo in avanti anche per quanto riguarda la produzione. Il giovane cantante Norvegese si muove sempre attraverso il power metal sinfonico che lo ha caratterizzato finora ma questa volta accentuando il lato barocco e presentando una valanga di tastiere ed orchestrazioni. E' difficile rimanere indifferenti ascoltando songs come le veloci e sinfoniche "Northern Wayfarer" e "Brigantine of Tranquility" che formano un'accoppiata di altissimo livello, oppure l'ottima opener "Elucidation" o "Stars and Bullet Holes" che conquista con il suo chorus di gran classe, il migliore del disco probabilmente, che mette in evidenza la classe canora di Pellek. La ballata "Sky odyssey" piace così come la suite di oltre 9 minuti posta in chiusura, quella "The Last Journey" che presenta tante soluzioni forse troppe (aperture melodiche, accelerazioni, bridge di piano in stile Skylark, orchestrazioni...), ma in certi momenti soprattutto, convince eccome.
E' evidente che Pellek ci sa fare e riesce a confezionare a distanza di pochi mesi un altro disco di ottima fattura che troverà consensi tra i fans del melodic e symphonic power metal. Un passo avanti rispetto all'esordio, ma rimangono diversi margini di miglioramento su cui il singer scandinavo potrà lavorare!
Ultimo aggiornamento: 20 Mag, 2013
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Il secondo disco dei The Arrows uscito ormai quasi 3 decadi fà è finalmente ristampato in modo da essere reperibile a tutti i fans del genere. La band canadese, formata nel 1981, dopo il fortunato album di debutto "Stand back" del 1984, pubblicò "The Lines Are Open" un anno più tardi ma la band a causa delle forti pressioni della casa discografica si sciolse due anni più tardi. Così la Yesterrock ha deciso di rispolverare queste opere e dopo la pubblicazione del disco di debutto nel 2011 (per la prima volta in versione cd), ora è tempo della nuova versione di "The Lines Are Open".
L'album è must per gni amante di queste sonorità perchè è continuo susseguirsi di hits che vi lasceranno col fiato sospeso, come l'opener "Heart Of The City" o la ballata "Wild one" che sembra uscita da Benny Bardones vista la somiglianza con la voce del singer Dean McTaggert. Il sound è quell'Aor di scuola canadese con brani cadenzati, accompagnati da tastiere sempre in primo piano e ottime linee vocali. Inoltre viene impiegato il sax in alcuni brani e la scelta si rivela decisamente azzeccata. Tra i pezzi consigliati è doveroso citare la melodicissima "Chains", la favolosa "Bad reputation" e la popeggiante "Tell It To My Heart". Il finale è affidato alla splendida "Hampton Avenue", fantastico esempio di hi-tech aor ai massimi livelli.
Insomma, inutile star qui a girarci troppo attorno; "The Lines Are Open" è un disco da recuperare approfittando di questa ristampa offerta dalla sempre attenta Yesterrock.
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Ottavo disco per i sottovalutati Bai Bang che pur non riuscendo mai a sfondare sul serio hanno sempre pubblicato dischi di un certo valore, magari un pò "simili" l'uno all'altro e sempre legati a quel party rock come molti lo definiscono, ma capace di catturare con brani energici e super coinvolgenti. La band che muoveva i primi passi già nei lontani anni 80, ora è composta da Diddi Kastenholt (voce), Pelle Eliaz (chitarra), Joacim Sandin (basso), Jens Lundgren (chitarra) e Johnny Benson (batteria). Dopo i due recenti ed ottimi album pubblicati di recente (“Are You Ready” nel 2009 e “Livin My Dream” 2011) questo 2013 riporta sulle scene la band con il nuovo "Allaround the world", disco compatto composto da dieci brani per circa 35 minuti di musica complessiva.
Si parte alla stragrande con "Everybody Everywhere" brano fantastico che vi farà canticchiare all'infinito, ma non è da meno "Gonna make it" accompagnata da un riff serrato e da un coro da stadio che farà fatica a non catturare la vostra attenzione. Si continua senza sosta con la potente "Bai Bang" e la canonica ballata "How about now". I livelli rimangono altissimi con la melodicissima "Raise your hands", brano che farebbe smuovere anche i rockers più freddi del pianeta e "Summertime" che contiene un altro chorus non indifferente. Il disco si chiude senza calare mai le marce con la ritmata title track, sicura hit assoluta, e la potente "Get it on".
Sfrontati, arroganti, energici e melodici, i Bai Bang fanno centro assoluto con "Allaround the world" e compongono uno dei migliori dischi in campo melodic rock in questo 2013. Il tipico album da avere in cuffia stando sotto l'ombrellone tra qualche settimana, in una tipica giornata estiva.
Ultimo aggiornamento: 16 Mag, 2013
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Da Napoli arrivano gli In Aevum Agere, al debutto con questo "The shadow tower" , che si affacciano sulla scena metal tramite la Pure Steel Records presentando 10 tracce (più intro) di doom melodic metal di ottima fattura.
La band campana, formata dal terzetto Masulli-Ruggiero-Cannata colpisce subito nel segno con un album ben composto che possiede la giusta dose di melodia per essere digerito facilmente da ogni amante del metal classico in generale. Il leader Bruno Masulli ha creato delle composizioni fresche, certo debite ai gruppi storici del genere come i Candlemass, ma capaci di non annoiare con lunghi brani piatti come a volte accade, piuttosto, come nell'opener "The Shadow Tower" colpisce nel segno grazie a riff potenti accompagnati da arpeggi e belle melodie vocali. I solos non mancano e puntano sull'impatto sonoro. Bruno si destreggia bene tra parti strumentali e voce; in quest'ultimo aspetto piace per la potenza che riesce a trasmettere ma sa anche cambiare registro ed interpretare molto bene altre parti come la più cadezata "The Last Farewell", brano tra i migliori del disco. Altro pezzo ineccepibile è il successivo " Act of Faith", capace di cambiare ritmo più volte che presenta un bel coro. In "Dominio" troviamo il cantato in lingua italiana, accompagnato da una voce femminile, per una song dai ritmi molto lenti ma piuttosto evocativa. Il disco prosegue ma non senza qualche altra piccola gemma come "Silent" breve pezzo accompagnato da un arpeggio, prima della più complessa "Il Poema Illusorio". La conclusione è affidata alle due bonus tracks, entrambe molto potenti, che rispecchiano quanto di buono già descritto per questo disco.
Un lavoro che dimostra per l'ennesima volta come in Italia ci sia metal di qualità per tutti i gusti. Non ci resta che aspettare i prossimi passi degli In Aevum Agere, intanto "The shadow tower" è un disco consigliatissimo per chi ama queste sonorità.
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Il Glam Rock-Metal è tornato piuttosto di moda e dal nord europa (Reckless Love, Danger Danger, Crazy Lixx) ma anche da casa nostra (The Unripes, Hell in the club) son sempre di più le uscite interessanti in questo settore. Uscite numerose ma spesso ispirate, come è il caso dei Santa Cruz, band piuttosto pompata dalla Spinefarm Records e da cui gli appassionati del genere si attendono molto.
Questo gruppo-fenomeno hard rock proveniente dalla finlandia, si è formato nel 2007 si è fatto conoscere con l'ep "Anthems For The Young ´n´ Restless" un paio d'anni fa suonando oltre 100 concerti e attirando le attenzioni della nota casa discografica Scandinava. La band ci riporta indietro di alcuni anni con il proprio sound che strizza l'occhio a Skid Row e Motley Crew, e nonostante la giovane età dimostra di sapersi muovere sapientemente, ottenendo songs ineccepibili sotto ogni punto di vista.
I Santa Cruz hanno il look e la sfrontatezza dei migliori Glam Rocksters ma anche della buona musica dalla loro parte, alternando brani più ruvidi come la title track in apertura od il singolo "Relentless Renegades" ad altri più catchy come "Sweet Sensation" o la lenta "Nothing Compares To You" che piaceranno ai cuori più teneri ed agli amanti delle melodie. La forza di questo disco è che le 11 songs che lo compongono sono tutte di un certo livello, non registrano evidenti cali ed è da sottolineare la bellissima "Anthem For The Young 'N' Restless" che vi farà esaltare durante l'ascolto. La seconda parte del disco continua su livelli più che buoni, grazie a pezzi di ottima fattura come "High On You", la party rock "Anthem For The Young 'N' Restless" e la potente "Aiming High".
"Screaming For Adrenaline" è un disco che non inventa nulla, ma piace e proietta i Santa Cruz tra le bands da tenere d'occhio nel panorama Glam Rock. A differenza di alcuni gruppi nordici eccessivamente pompati, questi giovani finlandesi ci sanno fare!
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