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Opinione scritta da Celestial Dream

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Opinione inserita da Celestial Dream    18 Ottobre, 2013
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Tornano, dopo un anno dal debutto, gli Impera super band formata da musicisti di primo piano come Matti Alfonzetti e Tommy Denander oltre al leader e drummer J. K. Impera. Se il loro primo lavoro "Legacy of life" è stato accolto molto bene dalla stampa (e io stesso l'ho rivalutato in positivo col tempo), da questo "Pieces of eden" ci si aspettava un ulteriore passo avanti, e così è stato! Una cosa che mi piace di questa band è che i loro dischi contengono 10 songs, nessun riempitivo, nessuna intro,, ma dieci canzoni dieci di puro hard rock ruvido e allo stesso tempo melodico.

Gli impera ci sanno fare, a differenza dei compagni di etichetta Coldspell (freschi anche loro di release); songs vincenti come la potente opener "Beast within" o la veloce e melodica "These chains" sono chiari esempi di una certa classe sia in fase compositiva che in quella prettamente esecutiva. Matti Alfonzetti si dimostra cantante di lusso con un ugola d'oro mentre il sempre presente Tommy Denander si muove alla perfezione tra riff e ottimi solos. Altri brani degni nota sono "Since You´ve Been Gone", tipica song che ti fa innamorare al primo sguardo, una semi ballad con un coro che si appiccica in testa ed un bel solo di chitarra, ma come non citare la rocciosa ma ruffiana "Goodbye"? Altra nota a favre di questo platter è la produzione, bella pulita e potente, capace di valorizzare le prestazioni dei musicisti coinvolti. A chiudere il disco invece ci pensano la bella e melodica "You and I" aperta da un bel solo di Tommy, ed il bel mid tempo "Fire and the flame" anch'esso giocato su un riff di chitarra in primo piano e belle melodie vocali.

Gli Impera non inventano l'acqua calda con questo "Pieces of eden", ma danno alle stampe un lavoro compatto, potente e melodico, degno seguito del bel debutto di 12 mesi fa e che i seguaci di questo genere non potranno far altro che apprezzare.

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3.5
Opinione inserita da Celestial Dream    12 Ottobre, 2013
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Ennesima band proveniente dalla Svezia e questa volte autrice di un power/melodic metal con un deciso uso di tastiere ma abbastanza potente. "I don´t Live To Fall", uscito nel 2012 tramite Sliptrick Records, viene pubblicato ora dalla Pure Steel ed è il loro secondo passo discografico dei Thyreos, a distanza di tre anni dal poco conosciuto disco di debutto ("Sound of Destruction").

Registrato in Svezia con l'aiuto di una garanzia come Ronny Milianowicz, questo disco suona piuttosto professionale e parte subito bene con "I see you" song che ricorda gli Stratovarius ma che per le linee melodiche mi ha portato alla mente anche gli Angel Dust. La title track si avvicina a ritmi più heavy rock ma non dispiace grazie ad un buon chorus. Ma i Thyreos piazzano qua e là ottimi brani come "Follow the Road", "Overdrive" o "Depression dimension" che band anche piu blasonate si sognano di comporre.

Che sorpresa questi Thyreos! La Svezia continua a stupirci con band validissime che spuntano come funghi. Un consiglio? Aggiungere, come ho fatto io, "I don´t Live To Fall" alla lista dei prossimi dischi da comprare!

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4.5
Opinione inserita da Celestial Dream    12 Ottobre, 2013
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Grandissimo, grandissimo disco di US power - heavy metal in arrivo dagli Stati Uniti con il ritorno degli Aska. Voce favolosa e canzoni fresche capaci di risultare potenti e melodiche allo stesso tempo. Avevo già sentito nominare la band in precedenza ed infatti gli Aska non sono dei principianti; band storica degli anni 80 proveniente dal Texas con in formazione un certo George Call al microfono (ex-OMEN) e alcuni dischi di un certo peso per il genere come “Nine Tongues” e “Avenger”. 6 anni dopo il loro ultimo disco ("Absolut Power") eccoli tornare con "Fire eater", un lavoro composto da 11 brani mozzafiato che uniscono il sound di Judas Priest, Iced Earth e Jag Panzer, con una produzione di assoluto livello.

Songs come l'opener "Everyone dies" sono dei macigni sonori che vi faranno agitare la testa con riff granitici ed una sessione ritmica spaccaossa. Inoltre la band riesce sempre ad inserire dei bei ritornelli melodici che rendono i brani completi e adatti sia ad un pubblico prettamente heavy che a tutti quelli che hanno bisogno di buone melodie da canticchiare, come il sottoscritto. "Dead again" segue il sound del pezzo d'apertura anche se meno tirato, e con la voce roca e potente di George vera protagonista. L'epica "Valhalla" piace con il suo incedere, ma gli Aska continuano imperterriti per la loro strada con la convincente "Son of a god" altro ottimo pezzo heavy. C'è spazio anche per una power ballad come "Angela", mentre uno splendido riff ci accompagna attraverso "The ripper" cover dei Judas Priest. L'altro lento del disco è la splendida "Year Of Jubilee" autentica perla, prima della chiusura affidata alla grandisosa heavy song "Eye of the serpent", gran testimonianza del sound Aska.

L'avete capito, questo è un disco imperdibile, una piccola gemma di heavy-US power metal come se ne sentono di rado. C'è davvero da inchinarsi dinanzi il nuovo disco degli Aska!

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Opinione inserita da Celestial Dream    11 Ottobre, 2013
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Tornano con una specie di Ep gli "A hero for the world" band proveniente dalle Filippine (ma di origini Svedesi) che ha esordito ad inizio anno con un dischetto niente male di power metal tra Edguy e Hammerfall. "On fire" presenta cinque nuovi pezzi a cui vengono aggiunte diverse versioni di brani contenuti in questo o nel disco di debutto. Insomma forse (!?) hanno un pò esagerato con 15 songs e ci si poteva limitare ad un ep di circa 7-8 brani (e come vedremo songs a cui rinunciare ce n'erano) ma la band Euro-Asiatica ha voluto regalare parecchio materiale ai propri fans e allora eccoci qui.

Partiamo naturalmente dalle nuove songs, e si inizia con le marce alte e con il mid tempo "Save the world on fire" che sarà banale quanto volete, ma quel ritornello vi sfido a non canticchiarlo! Dopo "The chase" una specie di intro che riprende un pò le note della precedente canzone, troviamo la power song "Die (if you stand on my way)", pezzo che convince poco e riesce a decollare solo grazie ad un buon chorus. La produzione non è eccelsa anche se questo aspetto non penalizza troppo i brani. L'ottima ballata "Mahal Kita" strizza l'occhio a band Aor come i Journey e viene cantata in Taglish, una lingua filippina che fa uso di qualche termine in inglese. Jacob alla voce sembra aver fatto passi in avanti rispetto al debutto e viene accompagnato in questa canzone dalla voce femminile di Louiebeth Aratan mentre "The memory will remain" è un pezzo acustico di solo piano che ricorda un pò i grandi Skylark di Dragon's Secrets. Arriviamo così al contorno ovvero le altre 10 songs che accompagnano i 5 inediti. Tra queste troviamo pezzi riusciti e che risultano piacevoli come "Eternal shadows" e "Free forever" in versione acustica e l'orchestrale "A hero for the world theme", ed altri che si potevano anche evitare come alcune versioni strumentali di brani come "Die (f you stand on my way)" o edit version che poco cambiano dalla versione originale (per esempio della bellissima hit "We are forever").

Un ep che quindi ci regala un paio di buone songs e qualche brano rivisitato ma niente più. Gli A hero of the wrld saranno banali, beceri, per qualcuno addirittura inutili, ma agli intrammontabili appassionati del power metal classico possono piacere non poco, quindi se siete tra questi, dateci un ascolto!

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Opinione inserita da Celestial Dream    07 Ottobre, 2013
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Tornano i WarCry di Victor Garcia in un finale d'annata che rivede il metal spagnolo protagonista con l'imminente ritorno dei grandi Dragonfly oltre ad Alquimia, nuovo progetto del leggendario chitarrista e compositore Alberto Rionda. La band asturiana arriva con "Inmortal" al suo ottavo album in studio forte di un successo sempre crescente soprattutto nei paesi centro-sud americani dove il gruppo effettua spesso lunghi tour. Ritornati al power heavy degli esordi con il precedente e bellissimo "Alfa", dopo alcuni dischi che strizzavano l'occhio a sonorità più hard rock, "Inmortal" va a percorrere strade sicure aggiungendo solamente un pizzico di epicità in più rispetto al passato, con l'artwork ed un paio di brani tinti da una lieve ispirazione di origine egiziana.

Si parte subito con le marce alte e "Quiero oirte", brano dedicato ai propri fans e protagonista del video messo a disposizione dalla band già da qualche tempo, è un'autentica hit, un brano che in sede live farà cantare tutti i presenti! Come detto il sound segue spesso la scia del precedente disco così "Venganza" è un pezzo che suona 100% WarCry che unisce sapientemente hard rock e power metal, mentre con la splendida "Siempre" troviamo l'altra grande super song del disco, con un chorus capace di creare dipendenza. In realtà "Inmortal" non concede pause e "Huelo el miedo" è un altro brano ben composto, potente e melodico. Victor Garcia (autore di musica e testo di tutti i pezzi) è sempre più a suo agio, negli anni ha affinato la sua voce e dimostra tutta la sua maestria in questo ultimo lavoro. Ma è tutta la band è suonare compatta e unita, risultato di parecchi anni di stabilità. Si chiude il disco con la power song "Como un mago" ed il mid tempo "Mi tierra" dedicata, come facilmente deducibile dal titolo, alla terra d'origine.

Probabilmente "Inmortal" non raggunge il livello eccelso del suo predecessore, ma di sicuro è un altro buonissimo disco che va ad aggiungersi alla lunga discografia della band Asturiana. L'ottavo sigillo dei WarCry è un altro disco imperdibile per ogni fans del heavy spagnolo.

Ps- molto bella l'edizione in mega digipack con cui si presenta il disco.

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Opinione inserita da Celestial Dream    05 Ottobre, 2013
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L'ennesima Melodic Rock band proveniente dalla Svezia risponde al nome Degreed. Formati nel 2005 arrivano al debutto solo nel 2010 con “life, love, loss”, ed ora tre anni più tardi tornano in pista con questo “We Don’t Belong” che esce per Aor Records. Prodotto e mixato da Erik Lidbom, che si è anche dedicato alla stesura di un paio di brani, questo nuovo lavoro dei Degreed punta a conquistare nuovi fans grazie ad un ottimo impatto melodico ed una qualità dei brani che rimane sempre piuttosto elevata.

Songs brevi (praticamente sempre sotto i 4 minuti di durata) capaci di dare tutto in poco tempo. Melodie ruffiane e cori ben composti, con una produzione pulita e potente. Buono anche il lavoro strumentale con ottimi solos come nell'iniziale “Black cat” pezzo dal riff quasi heavy metal, dove Micke Janson si sbizzarrisce alle keys. Bello il coro tra ultimi Harem Scarem e Diamond Dawn. Robin Ericsson si dimostra un ottimo singer sia nei pezzi più decisi che in quelli più rilassati come nella conclusiva e piacevole ballata “We don't belong” mentre spiccano nella tracklist alcuni brani come la semi ballad "Follow her home" e la happy "Access denied".

I Degreed non sono nuovi H.E.A.T ma sono riusciti a scrivere alcuni brani di buon valore e nel suo complesso “We Don’t Belong” si dimostra un album solido e ispirato. Insomma niente di eccezionale ma un altro buon dischetto proveniente dall'inarrestabile Svezia.

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Opinione inserita da Celestial Dream    18 Settembre, 2013
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Interessante new entry nel mondo dell'aor melodico e spensierato (e la copertina dice tutto) con questi The Theander Expression, uno dei nomi più brutti dell'intera scena e che deriva dal leader Andrèe Theander, chitarrista svedese che si è occupato di tutte le musiche e i testi. Per questo lavoro ha chiamato con sé altri musicisti appartenenti alla scena nordica come i singers Göran Edman (Street Talk, Glory, Y. Malmsteen) ed il promettente Christian Hedgren che si dividono i compiti al microfono. Inoltre completano la line-up Herman Furin (Work Of Art, Fergie Frederiksen) alla batteria, Linus Abrahamson al basso e Michael Ottosson alle keys.

Pezzi dal buon tiro, con un impatto melodico di livello elevato; il songwriting di Andrèe è ispirato e segue la scia di bands come Work of Art, Lionville, Last Autumn's Dream con canzoni di facile presa come l'opener “Conception of life”. Melodie a volte zuccherose che mettono di buon umore e che sarebbero state perfette durante le vacanze estive, altre più riflessive ma comunque easy listening. Splendida anche "Insanity cell" che potrebbe far cantare anche vostra nonna, la title track rallenta i ritmi ma possiede un buon tiro e si contraddistingue con un bel chorus, mentre la lenta “Like a chamelion” gioca bene su coretti e sulla voce cristallina di Göran Edman con il solo di chitarra di Theander come ciliegina sulla torta. Con “Sanguine” si ritorna su sonorità più hard rock mentre “Masterpiece in the dark” potrebbe piacere non poco ai fans dei grandi Toto, visto come ne prende spunto.

Insomma “Strange nostalgia” è un primo passo niente male per il mastermind Theander che sono sicuro, saprà fare ancora di meglio in futuro. Un nome da segnarsi nell'agenda!

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Opinione inserita da Celestial Dream    18 Settembre, 2013
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Conosco Lars Eric mattson solo per alcuni suoi lavori, ma questo musicista svedese che ci crediate o no arriva con questo “Epicentre” a pubblicare il suo 23esimo disco in carriera. Carriera che comprende i suoi album solisti e quelli con bands quali Book Of Reflections, Vision, Condition Red or Astral Groove. Insomma Lars si dà da fare e non resta con le mani in mano, su questo non c'è dubbio e a testimoniarlo troviamo anche questo nuovo disco composto da ben 18 canzoni, un'infinità... faccio davvero fatica a comprendere come si possa produrre un disco così lungo.. 18 pezzi (per fortuna di breve durata) dove Mattson si prende cura di ogni strumento (compreso il microfono) tranne la batteria. Onore a lui che dimostra di essere un artista davvero completo e preparatissimo, sfido chiunque a suonare chitarra, basso, tastiere, voci etc etc..

Ed il sound? Impresa ardua definire il sound di quest disco.. neoclassic modern prog metal? Potreste passarmi questa definizione visto che le composizioni suonano moderne con inserti di elettronica, hanno sfuriate strumentali che prendono sicuramente spunto dalla scuola Malmsteeniana e dalla scena neoclassica ma le melodie sono piuttosto prog. E poi Lars inserisce un pò di tutto in questi brani, senza dubbio esagerando infatti se non siete open mind questo "Epicentre" non fa per voi. Insomma un lavoro impegnativo che diciamolo subito non è ben supportato dalla produzione che risulta poco pulita.In questo miscuglio sonoro troviamo quindi tanti spunti e inserti speciali, dal violino che si unisce alla chitarra acustica ottenendo il prog jazz di “Andalusia” a “Cimmanon” songs giocata tutta su note basse e acustiche. La prestazione di Lars dietro al microfono invece si aggira attorno alla sufficienza; è chiaro che non è un singer di razza e questo suo primo esperimento alla voce si può considerare positivo fino ad un certo punto.

Tirando le somme è davvero complicata questa recensione su un lavoro personale di un musicista che ha composto un disco senza porsi limiti. Questo va apprezzato, ma se guardiamo al risultato finale troviamo un lavoro che a mio avviso può piacere solamente ad una piccolissima fetta di metal fans. Troppa carne al fuoco, troppe divagazioni, troppi elementi inseriti tutti assieme ed il risultato è un disco senza filo conduttore che si perde dopo pochi brani (pensate arrivare alla fine dei 18 qui presenti, auguri!).

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Opinione inserita da Celestial Dream    18 Settembre, 2013
Top 10 opinionisti  -  

La musica non ha confini e l'Aor arriva fino all'Olanda con questi Sparklands, quintetto capitanato dai fratelli Riekerk che hanno composto le musiche e i testi di questo debutto spinti dalla passione verso questa musica e bands come Bad English, Giant, Toto and Foreigner tramandata addirittura dai genitori. Ed ora che il padre è venuto a mancare qualche anno fa i due fratelli pubblicano questo album, con in particolare la song “Tomocyclus” dedicata proprio al papà scomparso. Una storia triste ma che rappresenta la passione vera verso queste sonorità.

In realtà sia Thomas che Robert bazzicano il music business da diversi anni collaborando con alcuni artisti del mondo rock e pop quind non aspettatevi dei musicisti alle prime armi. Il sound di “Tomocyclus” si rifà agli storici ed indimenticabili anni '80, a bands come Foreigner e Toto e niente ha a che fare con la scuola scandinava tanto in voga ultimamente. Un album che si lascia ascoltare senza però convincere particolarmente a causa di alcuni pezzi che scivolano va senza esaltare. Tra le songs che spiccano bisogna citare senza dubbio la splendida ballata “Shattered dream” esempio di gran classe, la strumentale "Sparklands", l'iniziale "The game" e poco altro. I brani nel complesso non graffiano, risultano scialbi e poco incisivi anche nelle linee vocali.

Nonostante le buone premesse questo debutto degli Sparklands non può che lasciare luci (poche) e ombre (tante). Un lavoro non indimenticabile, un po' noioso e che si ferma sotto la sufficienza.

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Opinione inserita da Celestial Dream    13 Settembre, 2013
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Terzo disco per gli svedesi Coldspell che dopo due buoni album, “Infinite Stargaze” del 2009 e “Out from the cold” del 2011, giungono alla prova del 9 come si usa dire. “Frozen paradise”, mixato ancora una volta da Tommy Hansen, è un lavoro solido che presenta riff potenti accompagnati da melodie sempre in primo piano ed immancabili tastiere ad accompagnare il tutto. Possiamo dire che i Coldspell suonano quel hard rock melodico di scuola scandinava ma in maniera forse un po' più “metal” rispetto ai colleghi nordici.

I buoni brani non mancano come “Paradise”, “On the run” e “Angel of the world”, e Niklas Swedentorp alla voce è il cantante giusto, dotato di una voce e di un timbro inattaccabili. Tutto perfetto quindi? Non proprio, visto che la band si presenta molto bene con brani esteticamente ineccepibili e ben presentati, ma song dopo song ci si accorge che in realtà sotto sotto, nella sostanza, mancano dei veri pezzi da 90, quei brani che ti conquistano e ti mandano in ecstasy. Quello che voglio dire è che gli undici pezzi del disco in questione sono tutti più o meno validi ma praticamente nessuno riesce a distinguersi e in questo modo è dura reggere il confronto con tutti gli ottimi dischi che sono usciti ultimamente (N.O.W., Fergie Frederiksen, Newman, Arc Angel, Niva...).

Chi si attendeva la definitiva consacrazione dei Coldspell dovrà probabilmente aspettare un altro po'; “Frozen paradise” è un buon disco a cui manca però la marcia in più, quei 3-4 brani irresistibili che ti fanno restare a bocca aperta e con la bava alla bocca.

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