Opinione scritta da Roberto Orano
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Ultimo aggiornamento: 07 Giugno, 2016
Top 10 opinionisti -
Tornano alle stampe i Beartooth sempre per Red Bull Records. Già visti nelle nostre pagine con una sorta di sei politico, la band dopo i non positivissimi riscontri del precedente disco, sicuramente torna a rifarsi sentire nel mercato con una certa pressione, pressione che ha decisamente smussato certe imperfezioni nelle sei corde, in un sound che, sin dalle prime songs, si dimostra ben più fluido e scorrevole ed a tratti un pochino più aggressivo, seppur la ricetta sia la medesima: un hardcore-punk-emo che punta ad un pubblico molto giovane.
Tra le influenze che mi vengono in mente ci sono sicuramente gli ultimi lavori degli A Day To Remember, per questo "Aggressive", un disco che non sconvolgerà certo il mondo della musica alternative, ma che dopotutto si lascia ascoltare ed accenna a delle migliorie piuttosto percettibili nel sound della band, che speriamo coi prossimi lavori possa alzarsi di livello.
Ultimo aggiornamento: 30 Aprile, 2016
Top 10 opinionisti -
Direttamente dalla Svezia sbarcano tra le nostre "pagine" questi giovani ragazzi il cui quintetto prende il nome di Acidiun.
Partendo dal presupposto che il logo della band mi piace parecchio, andando poi ad esaminare le tre songs incluse in questo EP intitolato "9 Circles", scopriamo un gruppo che, nonostante la poca esperienza, con un solo mini-CD alle spalle, riesce in sole tre canzoni a sputare fuori una rabbia vorticosa scandita per bene dallo screaming logorante del vocalist, che si lascia andare ad un semi-pulito graffiante e frustrato (leggera pecca il growling), il tutto confezionato con un riffing compatto e massiccio, spalmato tra i vari cambi di tempo, mai davvero inaspettati, ma comunque riusciti.
Forse qualche refrain e alcuni stacchi meno prevedibili, avrebbero giovato al sound del gruppo, ma in ogni caso gli Acidiun dimostrano di saperci fare e di avere tutte le carte in regola per poter far parlare di sé nel prossimo futuro, sperando trovino una buona label a supportarli!
Ultimo aggiornamento: 10 Aprile, 2016
Top 10 opinionisti -
Omonimo debut autoprodotto per i milanesi Law 18. La band, sin dalle prime note, mette assieme un ensemble vagamente definibile nu-metal ma che, per la precisione, pesca le sue carte tra l'hardcore più intransigente, il thrash ed il crossover dei primi 2000, il tutto suonato con grandissima carica e attitudine, e guidato da una sessione ritmica che stende un tappeto rumoroso e violento che stupisce per impatto e sfrontatezza, come del resto le chitarre, specialmente nei frangenti più HC.
Il problema, però, è che dalla voce ne ricaviamo poco di buono, tra screaming monocorde e refrains che non riescono proprio a catturare l'ascoltatore, non bastano nemmeno qualche buon solos e dei cambi di tempo ben riusciti per far spiccare un sound che, pur essendo ben costruito, manca di una sua rotondità e personalità e che, di conseguenza, andrà affinato per la prossima uscita. In ogni caso, un buon inizio per i lombardi Law 18.
Ultimo aggiornamento: 18 Marzo, 2021
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Direttamente dalla Toscana i The Weaver si presentano con questo EP di cinque tracce, intitolato "Moonlight". La band, che si definisce post-hardcore/metalcore, in cinque tracce mette in piedi un sound che sa pescare qua e là nella scena alternative, con sensazioni variegate e quasi contrastanti tra loro, ma messe assieme in modo sapiente, tra melodie alternative rock, un ricordo di At The Drive In, un vago accenno al crossover, refrains in screaming che ricordano i vicentini Dufresne e melodie ai limiti del prog rock. Un ensemble che sicuramente denota un bel lavoro in termini di songwriting ed una certa cura nella pulizia dei suoni, in un sound che ci mostra una band ormai nel pieno della propria maturità compositiva.
L'unica pecca, a mio avviso, è il fatto che un pelino più di tiro, di riffing graffiante, di cattiveria in your face, in certi frangenti, non avrebbe fatto altro che giovare nell'insieme. In ogni caso, una bella prova per questa band!
Ultimo aggiornamento: 26 Marzo, 2016
Top 10 opinionisti -
Primo EP per i nostrani What We Lost. La band si presenta sin dalle prime note di questo "Shades", demo di quattro tracce, con un metalcore moderno che fa delle melodie emozionali il proprio punto di forza, tra refrains veramente ben riusciti che ricordano a tratti bands ben conosciute quali Misery Signals, August Burns Red e i Darkest Hour di "Undoing Ruin", in un vortice di bellissimi fraseggi di chitarra di netta influenza post-hardcore. Il problema è che, se dal lato melodico la band sembra avere tutte le carte in regola per affondare molti rivali nello stesso genere, nelle parti più violente manca sicuramente quel riff graffiante, specialmente per quanto concerne gli stacchi, che dovrebbero essere davvero letali, visto l'impianto melodico che il combo è riuscito a mettere in piedi, proprio per donare al sound quell'imprevedibilità ed aggressività necessaria, se non indispensabile.
In ogni caso una bella prova per questa giovane band, da cui aspettiamo un seguito!
Ultimo aggiornamento: 26 Febbraio, 2016
Top 10 opinionisti -
A seguito di un EP datato 2007 e del debut "The Crack" del 2011, tornano alle stampe sulla lunga distanza (ben quattro anni) gli emiliani OneLegMen con questo disco dal titolo lunghissimo "Do You Really Think This World Was Made For You?" supportato dalla connazionale Buil2Kill Records.
La band nostrana sin dalle prime note mette in luce un'ottima tecnica, ma soprattutto una grandiosa ispirazione in termini di songwriting, con canzoni semplici ma al contempo mai banali, in riff vorticosi e compatti che ricreano nel platter un sound vario dalla giusta linea a metà tra l'aggressività e la melodia. Tra riff quasi Meshuggah-iani che ricordano i danesi Mnemic, strofe riflessive alla Adema, vocalizzi e atmosfere di spunto Alice In Chains e refrains alla Taproot, in un modern metal che arriva come una ventata di aria fresca. Tutto ciò anche per via dei nettissimi meriti del vocalist C. Ceccardi, il quale, oltre ad esaltare ogni singolo riff, dimostra un'enorme bravura in termini di arrangiamenti, e poi c'è la sessione ritmica, potente e precisa, amplificata da una produzione impeccabile. Davvero ben fatto!
Ultimo aggiornamento: 26 Febbraio, 2016
Top 10 opinionisti -
Tornano col questo nuovo "Grey Heavens" i nordici Omnium Gatherum, portandosi appresso la consueta ispirazioni sulle sei corde che li contraddistingue, eh si, perchè se i paradisi sono grigi, questo disco è davvero uno spiraglio di fitta luce in una scena metal che raramente negli ultimi tempi riesce a sfornare dischi di un'alta qualità media.
Seppur in "Grey Heavens" gli OG non ci mostrino nulla di nuovo, continuando pertanto il percorso segnato dai precedenti due dischi, la band, con le proprie melodie pseudo-maliconiche, ci trasporta canzone per canzone, cominciando con l'opener "The Pit", una veloce alla Dark Tranquillity che lascia spazio ad un bridge in clean vocals ed un solo di chitarra da lacrime agli occhi. Si procede con i ritmi cadenzosi e la semplicità di "Skyline", che funge da transizione verso una delle track migliori del disco, ovvero "Frontiers", dal ritornello epico e la vorticosa grancassa che ci accompagna per gran parte della song. Decisamente più riflessiva la seguente "Majesty and Silence" che fa di riff cadenzosi e melodie sognanti la propria forza. Si riparte a mille con "Rejuvenate!", che però ancora una volta si ferma in un bridge stracolmo di pathos. E ancora le chitarre imponenti di "Foundation" accompagnate da tastiere sognanti, e un solo di chitarra da pura goduria. Tra death e prog in riff vorticosi e grancassa a palla si passa a "The Great Liberation", dal ritornello catchy, per poi fermarsi a pensare con "Ophidian Sunrise", le cui chitarre sanno disegnare qualcosa di inimmaginabile. Piacevoli melodie che si riscoprono anche nella strumentale "These Grey Heavens", per poi chiudere con la potente e sfrontata "Storm Front", sicuramente il tallone d'Achille del disco, ma ormai pretendiamo troppo da questa band, perchè in definitiva, questo disco è davvero un gran bel disco da far proprio e tenere stretto. Un grazie a questi ragazzi per le emozioni che ci trasmettono!
Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 2016
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Follia, follia purissima per gli statunitensi Punching Moses, che da Cleveland nell'Ohio e attraverso la sempre statunitense Seeing Red Records, ci sputano addosso un mix di violenza e cazzeggio allo stato brado con un sound che pesca qua e là tra il death metal old school, il thrash e il punk, con uno screaming scarno e da punkettone isterico che fa decisamente al caso nell'insieme. Le chitarre, invece, spigolose e intransigenti, ci sparano in fronte un riffing death'n'roll divertente e parecchio piacevole che ci accompagna per tutto il disco senza lasciarci mai fermi sulla sedia.
Un bell'EP, dunque, questo "Humanity Pandemic" dei Punching Moses, che sono sicuro risentiremo presto e che dal vivo devono esser dannatamente spassosi!
Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 2016
Top 10 opinionisti -
Nonostante siano attivi solamente dal recente 2013, i Krobos, un quartetto tutto nostrano, si presentano nel 2015 con questo disco autoprodotto intitolato Path con l'intento di creare un sound originale.
Ebbene, obiettivo riuscito. Si, perchè la band riesce a mettere assieme, sin dalle prime note del disco, un buon ensemble tra thrash metal dalle tinte sia heavy che moderne, con ottime melodie dalle sei corde ed un nettissimo approccio progressive tra cambi repentini di tempo talvolta seguiti da un ottimo screaming, e poi stop, ripartentenze, frangenti riflessivi, riff che si ripetono in maniera vorticosa e di nuovo in palla tra melodia e potenza. Su tutto questo giocano un ruolo fondamentale la sessione ritmica precisa e potente, e la voce del vocalist, che comunque sa adattarsi ai vari umori contenuti in ogni singola song, in un mix tra i mostri classici e bands quali Opeth e Pain Of Salvation (piccola forzatura, lo ammetto).
Bravi, li aspettiamo con un nuovo disco e magari vedendoli dal vivo per confermare quanto detto sopra!
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EP di debutto decisamente brutale per il quartetto di Monopoli, che con Encyclia ci presenta una manciata di songs stracolme di odio e rabbia sputati tramite un sound volutamente scarno e diretto, su cui gli amanti delle registrazioni moderne storceranno il naso, ma in cui vi è contenuto un ensemble di hardcore oscuro dalle tinte dark che si avvicina, seppur vagamente, al crust.
Chitarre slabbrate e dissonanti si divincolano da una sessione ritmica semplice ma di impatto, in cui forse ci si poteva aspettare qualche cambio repentino in più, il tutto accompagnato da uno screaming qua acido e lì più aggressivo. Ma quel che colpisce di questo EP, registrato davvero come un tempo, come un vecchio demo hardcore, è la violenza messa in atto dalla band, in tracks corte (2.30 minuti di durata media) ma letteralmente in your face, che ricordano i friulani The Secret. Mica male come inizio!
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