Opinione scritta da Celestial Dream
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Ultimo aggiornamento: 26 Marzo, 2024
Top 10 opinionisti -
La Power Metal band più estrema del pianeta torna in pista con un attesissimo nuovo lavoro intitolato “Warp Speed Warriors”. Non sono più dei giovinotti pronti a sorprendere la scena musicale, ormai i DragonForce possono vantare una carriera ventennale che col tempo – dal nostro punto di vista – è cresciuta in termini di capacità nel creare brani maggiormente vari e diretti, senza cadere in interminabili sfoggi di tecnica e velocità di esecuzione. Anche qui troviamo diversi pezzi sparati a tutta velocità che ci riportano ai fasti del passato – e a dischi storici per il Power Metal europeo come “Valley Of The Damned” e “Sonic Firestorm”, lavori che hanno ispirato tantissimi musicisti -, alternati a momenti decisamente più controllati, costruendo così una tracklist ben bilanciata e piacevolmente ascoltabile. E così tra le tumultuose e rapide “Astro Warrior Anthem” e “The Killer Queen”, quest'ultima pronta a tuonare con arrangiamenti elettronici e ritmi indiavolati, troviamo le note intense e canticchiabili di ”Kingdom Of Steel”, power ballad capace di attirare l'attenzione fin dai primi ascolti, e la frizzante “Space Marine Corp”, una versione moderna e 'spaziale' del Pirate Metal, rivisto qui in una simpatica interpretazione in stile DragonForce con cori pirateschi uniti ad arrangiamenti moderni. Herman Li e Sam Totman confezionano i loro classici assoli sparati a tutta velocità ma si contengono sulla durata, mentre Marc Hudson appare sempre più a suo agio nel muoversi su linee vocali squillanti. “Burning Heart” non potrà che scatenare la carica più possente con il drumming furioso di Gee Anzalone e le note vocali altissime toccate dal cantante inglese. Con “Doomsday Party” si torna indietro alle sonorità 80's con influenze Sci-fi Pop, per poi chiudere sulle note inafferrabili - ma anche fin troppo scontate - dell'esplosiva power song “Pixel Prison” e, con risultati certamente più convincenti, con la cover di “Wildest Dream”, pezzo di Taylor Swift. “Warp Speed Warriors” è un lavoro piacevole anche per la presenza di qualche nuova sfumatura nel songwriting dei DragonForce. Sono infatti un paio di momenti “classici”, ovvero i brani sparati a tutta velocità, a risultare troppo ripetitivi rispetto al passato della band, ma è anche vero che è ciò che molti fan vogliono ascoltare quando inseriscono nel lettore – o più probabilmente direttamente (ahimè) da Spotify e simili - un nuovo disco firmato da Herman Li e soci!
Ultimo aggiornamento: 26 Marzo, 2024
Top 10 opinionisti -
Eccoli tornare gli Arkado, band che aveva debuttato nel 2020, ma che in realtà pone le proprie basi nel lontano 1983 nel paesino di Helsingborg, con un disco sorprendente all'interno della scena Melodic Hard Rock ed AOR come "Never Say Never". Il gruppo si è preso tutto il tempo necessario per comporre del nuovo materiale all'altezza ed ecco arrivare oggi questo “Open Sea”. Questi svedesi non verranno ricordati negli annali di storia del genere, ma non vi sono dubbi che abbiano del talento nel creare pezzi dal buon impatto melodico. Poca personalità forse, ma per il resto c'è poco da obiettare sulla musica proposta dal sestetto nordico. Un disco sinfonico e potente già in partenza con “Voyage”, possente opener che mette in mostra la voce del singer Philip Lindstrand, ma la tracklist passa con disinvoltura da brani più nel classico stile AOR, che rispondono presente con la vivace “Running Through The Night”, “Long Way To Go” - con i suoi coretti zuccherosi - e la melodica ballatona “You Make Me Feel”, dal ritornello altamente avvolgente, a momenti con maggior spinta come la scoppiettante “Rising Up”; il disco scorre via con piacere con assoli di chitarra sempre ben suonati e tastiere presenti senza prendere mai troppo il sopravvento. Nel finale poi i riff grintosi accompagnati da tappeti di tastiere danno vita ad uno dei pezzi più riusciti e ricchi di mordente all'interno della tracklist, ovvero “Like Something Heaven Sent”, che assieme al tocco romantico – che ricorda qualcosa dei Last Autmun's Dream – di “Her Mothers Lullaby” ci fanno capire quanto questa band abbia da dire all'interno della scena. Si confermano band di qualità gli Arkado, ancora una volta protagonisti con una decina di brani appassionati!
Ultimo aggiornamento: 21 Marzo, 2024
Top 10 opinionisti -
Non è stata certo una dipartita passata via senza lasciare dietro di sé qualche ferita, forse ancora aperta. Parliamo di Terence Holler, fondatore e membro storico della grande Prog Metal band italiana Eldritch, uscito dalla formazione solamente un paio di anni fa. La sua passione per la musica è più forte di ogni ostacolo e non avevamo dubbi che la sua sete di rivalsa lo avrebbe condotto ben presto verso qualche nuova avventura sonora. Ed eccolo Terence con questo progetto che prende il nome Holler e che si tinge di Classic Rock, Melodic Hard Rock ed AOR, riprendendo in parte ciò che in passato aveva fatto – e che i veri appassionati ricorderanno - sotto il nome di Vicious Mary. Le coordinate sono quelle USA, paese di origine per il cantante italo-americano nato a New York; echi quindi di Journey, Bon Jovi, Boston, Foreigner e perché no?, anche Bruce Springsteen si trovano qua e là lungo una tracklist ricca di sentimento. “Reborn” è il titolo del disco che spiega già tutto. Una rinascita per Terence che nei tredici pezzi che compongono la tracklist parla del suo grande amore per la musica. Canzoni orecchiabili sempre accompagnate da melodie intense e profonde, ma anche ben arrangiate grazie al livello elevato dei musicisti coinvolti ed all'esperienza degli stessi. Pochi compromessi, si passa dalle sonorità ottantiane in classico stile AOR di “I Don't Want” e “Music Is The One” - superlativo qui l'assolo di chitarra di Denis Chimenti - alle sentite ballate ricche di pathos come “Those Eyes” e “Yulia”, senza tralasciare qualche divagazione Funky con “Falling Apart”, dove il basso di Leonardo Peruzzi si fa più presente. E poi il Soft Rock di “Don't Walk Away” e “How Long”, malinconico e coinvolgente e qualche divagazione elettronica con le tastiere di Matteo Chimenti a condurre “Without You”. Un disco vario e altamente personale, quasi spirituale, durante il quale Terence Holler ci accompagna nella sua intimità attraverso brani appassionati e sentiti.
Ultimo aggiornamento: 18 Marzo, 2024
Top 10 opinionisti -
Con due buoni dischi alle spalle davvero interessanti come “The End Machine” del 2019 e “Phase2” del 2021, il super gruppo The End Machine - composto dagli ex-Dokken George Lynch, Steve Brown e Jeff Pilson - sono pronti a rimettersi in gioco con “The Quantum Phase”, nuovo lavoro che si porta dietro diverse attese e possiamo tranquillamente dire che, ad oggi, questo è uno dei dischi dal sound classico più soddisfacenti di questo 2024. Lynch e soci si sono potuti concentrare sulla stesura dei nuovi brani ben consapevoli di avere un gran potenziale pronto per essere detonato: e parliamo dell'ugola di Girish Pradhan, new entry in grado di fare la differenza! Il suo è infatti un timbro grintoso e dinamico capace di alzarsi su note alte continuando a mantenere energia e potenza non indifferenti. Il disco si muove su territori principalmente Hard Rock con ritmi spesso scoppiettanti che sono perfetti per esaltare l'ugola d'oro del cantante americano, che si lancia su un cantato poderoso nella tuonante “Silent Winter” e poi sulle note scroscianti del Rock vigoroso di “Hell or High Water”, aperta da un urlo vibrante dello stesso singer. Coretti ben assestati ed influenze Blues fanno di “Stand Up” un altro brano ricco di groove e carica trascinante, mentre il basso di Jeff Pilson spinge sulle note possenti della grintosa “Shattered Glass Heart”, brano nel quale l'ugola di Pradhan si fa ancora più rocciosa e vibrante mostrando un talento eccezionale. Il mood più melodico di “Stranger in the Mirror” è solamente una breve parentesi prima che il Rock'n'Roll energico dei The End Machine torni a colpire sulle note finali della conclusiva “Into the Blazing Sun”, sulle quali il sempre preciso George Lynch può farsi riconoscere con la sua chitarra. Un lavoro compatto ed energico; difficile trovare al giorno d'oggi un disco così ispirato, potente e suonato e cantato a tale livello restando all'interno di queste sonorità.
Ultimo aggiornamento: 18 Marzo, 2024
Top 10 opinionisti -
L'AOR a tinte tricolori non è più una sorpresa; da anni le uscite in arrivo dalla nostra penisola si sono dimostrate di livello elevato ed i Nightblaze partono subito con molte attese dovute al supporto di una sicurezza nel settore come la Art Of Melody Music & Burning Minds Music Group, ma soprattutto per la presenza di Dario Grillo (Platens, Violet Sun ed ex-Thy Majestie), mastermind, musicista e compositore che ha sempre dimostrato capacità degne di nota in ogni sua avventura musicale. Un esordio omonimo che in effetti possiede tutte le carte in regola per regalare sensazioni positive a tutti gli amanti di queste sonorità.
Tappeti di tastiere ad accompagnare delle chitarre dinamiche e sempre in movimento e poi l'ugola cristallina di Damiano Libianchiche che abbiamo già apprezzato con i Perfect View. Un tuffo negli 80's che non si fa attendere con l'opener “Sudden Blast” ed il suo sound retrò che apre le danze, ma è con l'impatto melodico di “Take On Me” che troviamo la prima hit del disco; echi di Work Of Art arrivano con decisione tra coretti ed aperture melodiche che si stampano subito in testa. In effetti da qui vengono inanellate una serie di canzoni davvero ricche di pathos e coinvolgimento alle quali è davvero difficile resistere. La chitarra di Dario apre la via della più rilassata “You're Gone”, dai chiari istinti AOR, e con l'irresistibile “Diana” arriviamo ad una composizioni sublime, un brano ruffiano ed elegante con un refrain che vi ritroverete a canticchiare all'infinito, così come la successiva “Tell Me”, che si destreggia su armonie raffinate alle sei corde per poi scorrere su un ritornello da 10 e lode ed una parentesi strumentale breve ma efficace, con tastiere e chitarra a muoversi con destrezza. Steve Overland e gli FM sarebbero fieri di un pezzo come “Hold On To Me”, carico di energia ed impatto melodico, un mix perfetto! Il cantato sentito di Damiano si fa vibrante sui ritmi spumeggianti ma intensi di “Fading Away”, ma la ciliegina sulla torta arriva proprio in chiusura con una delle ballate più emozionanti ascoltate negli ultimi anni e intitolata “Daughter”, con il pianoforte di Dario ad accompagnare il cantato sofferto e malinconico di Damiano che si muove interpretando melodie intense. Un esordio subito sopra le righe; Dario Grillo ed i Nightblaze piazzano una gemma di AOR e Melodic Hard Rock che non dimenticheremo in fretta!
Ultimo aggiornamento: 18 Marzo, 2024
Top 10 opinionisti -
Passaporto svedese ben visibile ancor prima di attraversare il confine nazionale per i Cruzh, che tornano in pista con un lavoro ricco di melodie nordiche e undici nuovi pezzi che si muovono tra Melodic Hard Rock e Glam. La novità principale risiede nell'ingresso del nuovo chitarrista Johan Öberg ed una formazione che quindi diventa a cinque componenti. “The Jungle Revolution” è il classico dischetto che gioca facile con composizioni easy e dall'impatto immediato, da memorizzare fin dal primissimo ascolto: la title-track, “Angel Dust” e “FL89” formano un terzetto iniziale che colpisce in maniera decisa, alzando subito i giri del motore! Echi di H.e.a.t sempre (troppo?) presenti – e a dire il vero anche la voce di Alex Waghorn non nasconde una forte ispirazione verso Erik Grönwall - anche se il sound dei Cruzh è spesso più soft rispetto ai cugini svedesi e si scatena solamente in alcuni episodi come nella della grintosa “Split Personality” e con le chitarre possenti e ruvide di della conclusiva “Gimme Anarchy”. Cori da stadio irrompono con “SkullCruzher” e si stampano subito in testa mentre la ballatona “From Above”, pur giocando su melodie abbastanza classiche, riesce a far breccia in maniera convincente. A parte il piccolo passo falso con la poco riuscita “At the Radio Station”, catchy e radiofonica che somiglia ad una brutta copia di qualche brano spensierato firmato Last Autumn's Dream, l'ascolto prosegue con le melodie canticchiabili di “Winner” e la già citata e possente “Gimme Anarchy “. “The Jungle Revolution” è un disco che fila via che è un piacere pur se con una dose minima di personalità, la band è capace di scrivere pezzi altamente coinvolgenti che siamo sicuri avranno un impatto notevole anche in sede live!
Ultimo aggiornamento: 26 Febbraio, 2024
Top 10 opinionisti -
Settimo (!) lavoro in studio per il progetto Arcane Tales, condotto dal leader Luigi Soranno che ancora una volta ci conduce con passione e maestria su territori Fantasy e cavalcate epiche attraverso paesaggi fiabeschi. Inutile negare che le tracce che compongono questo disco prendono a mani basse dai grandi Rhapsody, assoluto ed ultra-riconoscibile riferimento per Luigi, ma la qualità compositiva che troviamo in questo disco non è affatto trascurabile. Meno certamente la produzione, con la doppia cassa fin troppo galoppante (drum machine?) con un suono secco che ricorda alcune produzioni del passato (fine anni '90). Ma ciò non impedisce di apprezzare questo "Until Where The Northern Lights Reign", con il quale ci si tuffa all'interno di un viaggio di purissimo Symphonic/Epic Power Metal. E se pensiamo che il bravo Luigi si occupa di tutti gli strumenti e persino delle registrazioni, non possiamo che complimentarci con lui anche perché, rispetto al passato, qui sembra che la sua musica abbia una marcia in più. Tra brani sparati a tutta velocità come “King Of Kings”, “Against The Legions Of Darkness” e la spettacolare e tiratissima “Dwarven Storm”, tastiere e voce che accompagnano la partenza teatrale di “We Will Meet Again”, la strumentale “Last Shàranworld's Hope” e qualche momento più dinamico con voci demoniache a duettare con quella pulita e squillante di Luigi in “The Dark Portals Of Agony” (ricordando quella “When Demons Awake” dei Rhapsody), ce n'è un po' per tutti i gusti! Non poteva ovviamente mancare la classica suite che compare in ogni disco di questo genere e che qui troviamo con la conclusiva title-track attraverso oltre nove minuti di orchestrazioni, accelerazioni, cori e atmosfere oscure. Da segnalare le ottime divagazioni chitarristiche dello stesso Luigi, capace di esplodere in notevoli assoli. Infine una splendida copertina come ulteriore punto di forza di un lavoro che potrà essere pura gioia per gli amanti di queste sonorità, in attesa del ritorno in pista, tra qualche mese, dei Maestri Rhapsody Of Fire!
Ultimo aggiornamento: 26 Febbraio, 2024
Top 10 opinionisti -
Sprizzano energia gli Striker, ma mica lo scopriamo ora! La band canadese da sempre ha caratterizzato i propri brani con ritmi scoppiettanti e linee vocali vibranti, correndo così lungo tracklist sempre elettrizzanti. E nonostante il quintetto nordamericano pare sia giunto sulle scene da poco, la realtà è che con questa release arriva al settimo disco pubblicato in carriera, mica poco! E “Ultrapower” sembra seguire la strada delle precedenti uscite con brani fatti apposta per avere un impatto sonoro - soprattutto in sede live - davvero infuocato. Per capirlo basterebbero le prime note della prorompente “Circle Of Evil”, che esplode dallo stereo con decisione: ritmi elevati, chitarre scintillanti ed un coretto da stadio piazzato lì durante il ritornello che conquista fin da subito. Heavy Metal, Speed, Hard Rock, Hair Metal ed AOR si fondono con sapienza attraverso questi 40 minuti; “Best of the Best of the Best” è un inno di chiara scuola scandinava, che segue le lezioni impartite dai grandi H.E.A.T, mentre un tuffo diretto negli anni '80 è assicurato con sax e coretti che conducono la spassosa “Give It All”. A volte la sensazione è che i Nostri superino anche il limite cercando soluzioni quasi estreme per stupire l'ascoltatore, ma ciò è anche un buon modo per non cadere nella trappola di riproporre la solita minestra. “Sucks To Suck” e “Ready For Anything” sono altri due brani ricchi di adrenalina, mentre le sonorità sci-fi e dal tocco moderno di “City Calling” non ci convincono appieno. Colpisce con decisione invece la roboante “Live To Fight Another Day”, mentre il titolo della conclusiva “Brawl At The Pub” dice già tutto! Non tutto funziona al meglio, certo, ma gli Striker sono la classica band che va presa così com'è e i quaranta minuti di “Ultrapower” potrebbero essere i più divertenti e coinvolgenti che potrete incontrare – musicalmente parlando - in questo 2024!
Ultimo aggiornamento: 06 Febbraio, 2024
Top 10 opinionisti -
“Century Tales” è il disco di debutto dei Mistyfica, duo musicale che nasce dall'unione di Max Molodtsov e Valerie Chudentsova. Come si può intuire dall'artwork e dal nome scelto dalla band, la musica che troviamo addentrandoci nell'ascolto dei dieci pezzi che compongono il disco, è certamente catalogabile all'interno di un Symphonic Metal con orchestrazioni imponenti e la voce limpida e a tratti lirica della brava cantante. In un genere così affollato come questo negli ultimi anni – anche se la moda pare stia cambiando - non è certo semplice farsi riconoscere e possiamo già partire dicendo che i Mistyfica non sono certo la band che farà risplendere questo genere musicale nei prossimi anni. Ma “Century Tales” è un disco onesto al quale è difficile trovare dei veri e propri difetti, se non appunto la non troppa personalità, che però è un po' tipica in questo filone musicale. Le chitarre sono spesso belle presenti come si può ben sentire nell'opener “Scarlet Reign” e le tastiere, seppur in primo piano, non vanno mai a coprirle completamente. Echi di Within Temptaion, Nightwish e Xandria sono evidentissimi, anche nel modo di cantare di Valerie - una voce di formazione classica e cantante d'opera – che sembra prendere come riferimento proprio l'indimenticata Tarja. Troviamo però qualche passaggio più oscuro e deciso in cui compare il growl eseguito da Max Molodtsov. Non mancano passaggi più powereggianti come nell'accoppiata formata dalla più estrema “When the Beauty Forms the Beast” e subito dopo con la spedita “ From the Ancient Legends”, o momenti che si affacciano con decisione verso sonorità più gotiche come “Winter Elegy” e “The Promised Land”, con atmosfere malinconiche a farla da padrone. Trova spazio il violino per aprire la strada della più spensierata “Lunar Player”, per poi chiudere con la voce lirica prorompente nell'orchestrale “My Revenge”. La band dimostra di aver lavorato duramente per ottenere un risultato così professionale; gli arrangiamenti sono eseguiti con cura così come i cori che esplodono dalle casse con decisione. Dall'Ucraina un disco di symphonic metal fatto molto bene e che gli amanti di queste sonorità non potranno che apprezzare.
Ultimo aggiornamento: 29 Gennaio, 2024
Top 10 opinionisti -
Vogliamo parlare di debutti interessanti nel 2023 restando su territori powereggianti? E allora ecco i Sons Of Eternity, band esordiente in arrivo dalla Germania con “End Of Silence". Non immaginiamoci però quel sound tutto in doppia cassa di vecchio stampo; la band teutonica trova soluzioni più ragionate ottenendo un Melodic Metal dalle tinte moderne e dal tocco progressive, con buone melodie e senza per forza gettarsi sulle classiche chitarre potenti che vanno di moda ultimamente. Matthias alla voce è certamente una carta interessante da giocarsi: la sua ugola non certo di stampo Power caratterizza le composizioni con un cantato ruvido e armonico, probabilmente più rockeggiante come approccio. Si parte col piede giusto grazie a “In Silence”, pezzo roccioso che si apre su un refrain tutto da cantare e che ricorda certamente qualcosa degli Axxis, storica band tedesca. “Stand Your Ground” è un ottimo esempio per catalogare la musica della band; un pezzo che si muove su ritmi sornioni e conquista con rimandi prog e melodie vocali eleganti. Coretti e melodie che prendono da subito con l'accoppiata “Before The Day Will End” e “Travellers In Time”, mentre ritmi più elevati si fanno strada spinti dalla doppia cassa con la conclusiva “Horizon”, che esce dalle casse decisa dopo la raffinata “The End” e la buona lenta “Ruins”. “End Of silence” è un buon lavoro che merita attenzioni da parte di chi si ciba quotidianamente di Melodic Metal, tra qualche passaggio più powereggiante ed altri prog il tutto funziona piuttosto bene!
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