Gerassimos Evangelou - vocals, all instruments
1. The Prophecy
2. The Walls Of Nowhere
Lord Agheros, è il moniker di una one man band siciliana, arrivata al sesto album. “Koinè”, questo il titolo del lavoro, è una parola che rappresenta l’unione e la crescita di tutte le lingue di provenienza greca, quindi, ovviamente, anche lo stesso dialetto siculo e l’italiano stesso ne sono stati contaminati, così come tutte le lingue mediterranee. Il primo brano “The Prophecy”, è una vera e propria carezza musicale. Una melodia tenue e malinconica, estremamente evocativa. Mi vengono alla mente i paesaggi gelidi di scogliere desolate, con un mare in burrasca, che ancora attende di scatenare la sua furia! Il brano si colora e si arricchisce di elementi sempre più maestosi e delicati, si tratta di un velo in musica, un dipinto ad acquerello che nasconde un bisogno represso che si fa fatica persino ad esprimere. L’entrata in scena della chitarra che, per quanto distorta, resta delicata e controllata, non fa altro che aumentare questo senso di bisogno di espressione, queste immagini evocative ed il tutto è assolutamente meraviglioso! Inizio col botto quindi per “Koinè”, che prosegue con “The Walls Of Nowhere” quasi sulla stessa riga, ma qui il Metal inizia a scalpitare, soprattutto quando pare contaminarsi con ritmi inaspettati, provenienti persino dall’elettronica. L’animo legato al mondo ellenico del nostro, non tarda a manifestarsi ed ecco che il Black Metal si fonde, con ciò che è mediterraneo, che è terra, acqua, fuoco e aria e, con questa mistura, dar vita a qualcosa di assolutamente magnifico ed inaspettato. Canti del Sud Italia, che portano con sé immagini di danze afose in mezzo ai fuochi con tuniche bianche, arricchite dall’arte che amiamo, sono il succo su cui mette le radici quest’album, che mi sta sorprendendo sempre di più. “Hold The Line”, non è una cover di un brano famosissimo, ma è il primo pezzo più propriamente legato al Metal estremo che sto ascoltando fino ad ora. Non mancano le scelte evocative e maestose, con cori in lontananza ed il tutto si tinge di sinfonico, ma restiamo su basi molto solide, anche proseguendo con “Sow”, in cui la produzione non eccelsa (il che è un bene), rende il brano molto ferale, discostandosi totalmente dall’aria mistica dei pezzi precedenti, ma dando quella botta di potenza che personalmente sto apprezzando non poco. Tornano le carezze acustiche di un dolcissimo sussurro femminile con “Same Blood”, già un titolo potente e pregno di significato. Immediatamente la mente corre a quella splendida (a dir poco) esperienza mistica che è “Caurus” degli Anamnesi, in cui ritrovo la stessa maestria, la stessa voglia di raccontare, di rendere la musica Metal non solo una scarica di adrenalina (che per carità, avercene!), ma anche qualcosa di alto a livello artistico e culturale. “Same Blood” è un crescendo, un progressivo splendere che non può lasciare indifferenti! Ancora frastornato da una simile visione interiore, mi lascio cullare dal pianoforte di “Sleep Among The Stars”. Un brano totalmente strumentale, che spazia in campo folkloristico, con contaminazioni di svariati generi, dove tutto è onirico, spaziale, un viaggio addormentati tra le stelle, è esattamente il titolo di cui questo brano aveva bisogno. Un organo perenne, archi delicati e dei cori dosati con eleganza sono il motore che dona linfa ad una composizione alta ed inarrestabile, qualcosa che deve assolutamente essere ascoltato! Mi avvicino purtroppo alla fine di questo viaggio da brivido con “...Of May”, in cui, è inutile dirlo, l’intensità è tale da divenire quasi dolorosa. Chitarra acustica a fare da apripista ad uno strumento a fiato (credo), in secondo piano, a preparare una strada lunga e sicura per il grosso che sta arrivando. Si tratta infatti della canzone più lunga dell’album, che sa di doversi prendere il suo tempo per esprimersi pienamente; infatti, l’inserimento quasi progressivo dei vari strumenti, è come un voler preparare l’ascoltatore, un componente alla volta. Cosa a cui non si sottrae neanche il poderoso ed oscurissimo scream. Urla mostruose che paiono trattenere la disperazione, per tirarla fuori nel momento giusto, sul limite del DSBM. Mi sento particolarmente toccato da questo brano, perché ricorda molto le atmosfere malsane a cui puntava il sottoscritto con la sua band quando ancora militava tra le fila del metallo nero e per me, tutto ciò è assolutamente meraviglioso! Saluto, purtroppo, questo capolavoro con “Litany Of The Hermit”, che è una outro sussurrata in latino, troppo breve per farci sognare, ma che è perfetta, come carezza finale, dopo una tale scarica di emozioni!
“Koinè” è un album dall’altissimo livello artistico ed emotivo, un Black Metal pregno di sentimento, storia, natura e voglia di raccontare. Fatevi un regalo, non lasciatevelo sfuggire!