I Gauntlet Rule arrivano dalla Svezia e si sono formati nel 2019 per iniziativa del chitarrista Rogga Johansson (famosissimo in campo Death Metal) e del bassista Peter Svensson; questo “The plague court” è il loro debut album, composto da dieci tracce per una durata di poco inferiore ai 50 minuti. Una copertina davvero piacevole ci introduce a “The Caneham house”, il primo pezzo dell’album e subito veniamo colpiti da quello che è il problema principale che rovina tutto: la voce di Teddy Möller! Monocorde, non espressiva, priva di mordente ed energia, con pochissima estensione e noiosa dopo pochi istanti. Per un genere come l’Heavy Metal (stranamente Rogga Johansson non suona Death questa volta!) è fondamentale un singer valido e capace di imprimere quel quid pluris che serve per emergere dall’underground; nel caso dei Gauntlet Rule purtroppo non è così, anzi il vocalist svedese (fratello di Tina Gunnarsson degli Hexed), nonostante la pluriennale esperienza (è sulla scena Metal svedese dagli anni ’80), si rivela essere il classico tallone d’Achille. Già, perché musicalmente i Gauntlet Rule non sono poi così malaccio; certo il loro Heavy infuso di Epic non è originalissimo, né particolarmente frizzante o coinvolgente, ma l’ascolto, almeno a livello prettamente strumentale, non è spiacevole; le chitarre della coppia Lynghaug/Johansson, ad esempio, hanno parti piacevoli, sia a livello di riff che di assoli. Purtroppo, però, resta l’handicap della voce di un cantante con cui madre natura non è stata particolarmente generosa e, del resto, ci sarà anche un motivo se, nelle tante bands in cui ha militato, il buon Teddy abbia cantato molto raramente…. A poco serve poi la presenza di Blaze Bayley sul pezzo “Dying for my dreams”, se non a sottolineare la differenza tra un buon cantante (non che Bayley mi abbia mai fatto impazzire!) ed uno meno dotato. Dispiace ma, nonostante un’evidente passione per le sonorità più classiche dell’Heavy, questo “The plague court” non consente ai Gauntlet Rule di raggiungere la sufficienza.