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I Frozen Hell chiudono la loro carriera con un album dal retrogusto amaro I Frozen Hell chiudono la loro carriera con un album dal retrogusto amaro Hot

I Frozen Hell chiudono la loro carriera con un album dal retrogusto amaro

recensioni

titolo
Frozen Hell
etichetta
Autoproduzione
Anno

PROVENIENZA: Italia

GENERE: Melodic Death Metal

TRACKLIST:
1. Sorrow Strikes Back
2. Endure The Past
3. Back For You
4. Ruined Path
5. Ghost Of My Past
6. Last Breath Of Sunlight
7. Lonely Man Stands Alone
8. Lies
9. Lost
10. Helpless
11. Frozen Hell
12. Bonus track - Il grezzo è voluto

LINE-UP:
Tazzo – vocals
Omar Schiavetto - guitars
Patrick - drums
Tech – bass

opinioni autore

 
I Frozen Hell chiudono la loro carriera con un album dal retrogusto amaro 2021-06-13 14:49:28 Luigi Macera Mascitelli
voto 
 
3.0
Opinione inserita da Luigi Macera Mascitelli    13 Giugno, 2021
Ultimo aggiornamento: 13 Giugno, 2021
Top 10 opinionisti  -   Guarda tutte le mie opinioni

Quella che sto scrivendo non è una recensione facile. I motivi sono fondamentalmente due. Primo: si tratta di un album di fine carriera; il cosiddetto "canto del cigno". Secondo: stiamo parlando dei nostrani Frozen Hell, i quali dopo uno splendido debutto nel 2016 - trovate la recensione in questo portale - si presentano con un secondo disco che, ahimè, non mi ha fatto impazzire come il primo. Entrambe le componenti, dunque, rendono difficile scrivere in maniera obiettiva, ma è altresì vero che bisogna riconoscere che per questo album omonimo, "Frozen Hell", vale il proverbiale: "Il troppo stroppia". Mi spiego. Il quartetto veneto non è mai stato avvezzo alla brevità dei brani, tant'è che il disco del 2016, "Path to Redemption", sforava tranquillamente l'ora di durata ma mantenendo sempre alta l'asticella dell'attenzione. Questo per un semplice motivo: i Nostri sono degli animali dietro gli strumenti. Tecnici, veloci, virtuosi e sempre pronti ad esplorare territori musicali diversi. Il loro melodeath è moderno, fresco e audace: tutte qualità che diedero vita ad un gran disco. Ma, come direbbe un certo zio Ben in Spiderman, da un grande potere derivano grandi responsabilità. Questo perché dal mostrare i muscoli a presentare un prodotto quasi fine a se stesso è un attimo. Ed è proprio qui che si colloca "Frozen Hell": un album complicato nel quale la band ha buttato dentro tutte le sue qualità migliori ma facendolo senza cognizione di causa. L'ascolto risulta quindi difficile e noioso già dopo le prime 3-4 tracce. Complice una struttura dei brani tendenzialmente uguale che per quanto avvincente e grintosa possa essere, ed unitamente all'aver impostato il disco come fosse un'unica suite, fa calare drasticamente l'attenzione. Cosa che, al contrario, non avveniva nel primo lavoro, il quale risultava certamente tecnico e molto ricco di sfaccettature, ma che si manteneva sempre e comunque un passo prima dal baratro dello strafare. Nulla da dire sulla qualità sonora di "Frozen Hell": perfetta e bilanciatissima. Del resto si parla del 16th Cellar Studio, un sinonimo di garanzia e qualità.
Il grosso difetto di questo album finale sta proprio nel fatto che non si sa dove voglia andare a parare. Al di là di un livello tecnico eccelso e di un ventaglio compositivo di tutto rispetto, il quartetto veneto sembra navigare in mare aperto senza una meta precisa proponendo all'ascoltatore un prodotto di difficile comprensione e di conseguenza fine a se stesso. Una durata inferiore e magari un songwriting più leggero avrebbero certamente fatto la differenza, per quanto siano entrambe due imprescindibili firme dei Frozen Hell. Dispiace dover vedere la fine di un progetto con un album che lascia un certo retrogusto amaro.

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