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Tecnica superlativa e tracce assassine non salvano questa terza prova dei To The Grave dal rischio monotonia Tecnica superlativa e tracce assassine non salvano questa terza prova dei To The Grave dal rischio monotonia Hot

Tecnica superlativa e tracce assassine non salvano questa terza prova dei To The Grave dal rischio monotonia

recensioni

titolo
Epilogue
etichetta
Unique Leader Records
Anno

PROVENIENZA: Australia

GENERE: Deathcore

TRACKLIST:
01. Holocaustralia
02. Ecocide =OFFICIAL VIDEO=
03. Pest Control
04. Hell Hole
05. Slaughter Forever
06. Gristle Blower
07. The Devil in Sheepskin
08. Wastage =OFFICIAL VIDEO=
09. Skin Like Pigs
10. Lips & Assholes
11. Seven Billion Reasons Why
12. Hear Evil, See Evil (The Haunting of 2624 Dog Trap Rd)
13. Miserable Summer =OFFICIAL VIDEO=
14. (•rec) =OFFICIAL VIDEO=
15. Terrorist Threat =OFFICIAL VIDEO=
16. Kill Shelter =OFFICIAL VIDEO=
17. Death by a Thousand Cuts
18. Recoil in Horror (活き締め)
19. The Ghost of You

LINE-UP:
Dane Evans - vocals
Josh Booth (RIP) - bass
Tom Cadden - guitars
Jack Simioni - guitars
Simon O'Malley - drums

opinioni autore

 
Tecnica superlativa e tracce assassine non salvano questa terza prova dei To The Grave dal rischio monotonia 2021-04-29 15:04:26 Luigi Macera Mascitelli
voto 
 
3.0
Opinione inserita da Luigi Macera Mascitelli    29 Aprile, 2021
Ultimo aggiornamento: 02 Mag, 2021
Top 10 opinionisti  -   Guarda tutte le mie opinioni

Ormai è qualche anno che il Deathcore ha preso piede in maniera devastante, e non è raro vedere una miriade di band al loro esordio. E, come tutte le cose che fanno della quantità, anziché della qualità, il loro cavallo di battaglia, è molto facile incappare in dischi che suonano tutti più o meno uguali, o quantomeno fedeli a determinati stilemi e pattern. Poi, invece, c'è chi ci prova a dare quella sferzata di originalità in più, magari aggiungendo tecnicismi vari o melodie dissonanti e caustiche in sottofondo. Ecco, questo è il caso degli australiani To The Grave che giungono al loro terzo album "Epilogue" licenziati dalla celeberrima Unique Leader Records. Un disco che conta ben 19 tracce: le prime 9 sono una versione rimasterizzata del disco di debutto del 2019, mentre le restanti 10 sono degli inediti. Insomma, un titolo che lascia ben intendere la questione.
Ora, l'Australia è sicuramente uno dei paesi maggiormente fertili in ambito Deathcore, e non mi stupisco che la gente di quelle parti sappia il fatto suo in materia. Basti pensare ai Thy Art Is Murder per capire subito di cosa sto parlando. Ed ecco quindi che i To The Grave non ci pensano minimamente a tentennare o a battere la fiacca: il loro Deathcore è monolitico, imponente, selvaggio e distruttivo. Diciannove tracce che suonano perfette dall'inizio alla fine, ricchissime di tutti gli stilemi che rendono tale il genere: breakdown a rotta di collo, chitarre pesantemente distorte che spesso si coordinano con il blast beat a tappeto della batteria. E poi ancora ritmiche martellanti e pesanti o sparate e frenetiche dall'altro, accompagnate dalle esplosioni del basso. In questo enorme calderone, poi, trovano posto anche delle melodie dissonanti e malatissime in sottofondo che potrebbero ricordare vagamente il Deathcore/Downtempo degli olandesi Distant. In generale ci troviamo di fronte ad un certo tipo di musica ben riconoscibile che troverà non pochi estimatori tra i die-hard fans del genere.
Ed è però qui che "Epilogue" mostra il suo più grande difetto. Mi ricollego a quanto detto all'inizio, ossia a quelle band che cercano di dare la loro firma alla proposta musicale. Ecco, questo è il caso in cui un eccessivo "voler fare" fa implodere su se stesso questo mastodontico disco. Mi spiego meglio. I To The Grave musicalmente e stilisticamente sono mostruosi, inarrivabili a volte: le loro tracce squarciano lo spazio-tempo e nonostante tutto scorrono bene. Ma è proprio qui che queste inciampano, perché tutte risultano bene o male le stesse, rischiando quindi di incappare nel peggiore incubo di un album siffatto: la noia. Eh sì, avete capito bene. Durante tutto l'ascolto si avverte un certo contrasto che vede da un lato un'esecuzione perfetta e mastodontica, ma dall'altro dei pattern tendenzialmente uguali ed una formula che alla lunga potrebbe distrarre l'ascoltatore. Insomma, si fa fatica ad arrivare alla diciannovesima traccia senza nel frattempo distrarsi. Un difetto non di poca rilevanza che fa del prodotto del quintetto australiano un lavoro indicato solo ai fan accaniti del genere. E badate bene, non mi sto riferendo alla prolissità dei brani o a degli eccessivi giri che rendono caotico e senza senso il tutto. Mi riferisco proprio ad un'esecuzione così imponente e massiccia che alla fine implode su se stessa, rendendo di fatto i diciannove pezzi delle bombe nucleari uguali fra loro. Da qui, infine, il rischio di annoiarsi a cui facevo riferimento.
Insomma, la terza prova dei Nostri si conclude con una sufficienza piena e più che meritata che però non va oltre a causa di un'originalità un po' fiacca. Del resto bisogna comunque riconoscere che, nel bene e nel male, questa è una particolarità dei To The Grave, e di certo non ci aspettavamo chissà quale sconvolgimento stilistico. Se, quindi, siete particolarmente interessati a determinati pattern allora troverete il disco di vostro gradimento. Altrimenti passate oltre se non volete annoiarvi.

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