Line up:
Maelstrom - Drums, Vocals
Lord Bane – Guitars
Blitz - Bass, Synth Programming
Anharat - Guitars, Lead Guitars
Tracklist:
1. Act I – Introspection
2. Act II – Admission
3. Act III – Castigation
4. Act IV – Sufferance
5. Act V - Repentance
Line up:
Maelstrom - Drums, Vocals
Lord Bane – Guitars
Blitz - Bass, Synth Programming
Anharat - Guitars, Lead Guitars
Tracklist:
1. Act I – Introspection
2. Act II – Admission
3. Act III – Castigation
4. Act IV – Sufferance
5. Act V - Repentance
Dopo cinque anni di oblio tornano gli australiani Wardaemonic con il loro nuovo capitolo dal titolo "Acts Of Repentance" per la Transcending Obscurity, label che ormai naviga l'estremo a 360°. Come da consuetudine per la label di base in India, la produzione gioca un aspetto importantissimo per le releases che vengon stampate. In questo caso, come del resto, la produzione é semplicemente annichilente. Il riffing catchy, la batteria maggiormente vicina al comparto death/brutal che a quello black e la voce che urla in maniera particolarmente simile a ciò che centinaia di altre band tiran fuori. Si tratta di un disco imperdibile? Forse no... eppure in tutto e per tutto i Wardaemonic han tirato fuori un album di ritorno distruttivo. La pecca, se così si vuol chiamarla, sta nel fatto che la durata medio lunga dei brani si sarebbe potuta amministrare in maniera differente. La band sembra soffermarsi maggiormente su stop'n'go piuttosto che variazioni sul tema che rimangan ben salde nel cervello ascolto dopo ascolto. Il trigger in certi frangenti risulta quasi troppo appuntito e specialmente nelle parti in cui la cassa viaggia a suon di triplette, si nota una leggera disfunzione nel mix tra il suono delle chitarre comunque "datato" ed il mix del comparto ritmico che gode di un suono di rullante piacevolissimo ed una cassa così digitale che non si inserisce, per i miei gusti, nell'insieme con grazia. Ci son brani interessantissimi (vedi la seconda "Admission") ed altri un po' più ingenui/classici (come la successiva "Castigation"). Ci son però poi anche brani particolarmente irritanti (vedi le conclusive "Sufferance" e "Repentance") con un potenziale assurdo, ma che non riescon a colpire nel segno tra il voler per forza suonare "differenti" ed il girare su se stessi senza né capo né coda. Si tratta di un lavoro valido, che possibilmente colpirà ascoltatori provenienti da background diversi, ma che alla lunga rimane scontato, anonimo, per niente al di sopra di ciò che potenzialmente altre mille band suonano. Complice la produzione professionale ma standard, complice il fatto che in fin dei conti il tutto nasce e muore senza lasciar voglia di premere il tasto Play nuovamente, i Wardaemonic fanno la loro ricomparsa in questo 2020 rimanendo paradossalmente nell'anonimato più completo.