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Come sempre, gli Incantation non deludono le aspettative Come sempre, gli Incantation non deludono le aspettative Hot

Come sempre, gli Incantation non deludono le aspettative

recensioni

titolo
Sect of Vile Divinities
etichetta
Relapse Records
Anno

PROVENIENZA: U.S.A. 

GENERE: Death Metal 

SIMILAR ARTISTS: Immolation, Dead Congregation, Disma, Funebrarum, Cruciamentum 

LINE UP: 
John McEntee - vocals, guitars 
Sonny Lombardozzi - guitars 
Chuck Sherwood - bass 
Kyle Severn - drums 

TRACKLIST: 
1. Ritual Impurity (Seven of the Sky Is One) [03:15] 
2. Propitiation [04:31] =ASCOLTA= 
3. Entrails of the Hag Queen [04:33] =VIDEO= 
4. Guardians from the Primeval [02:20] 
5. Black Fathom's Fire [04:00] 
6. Ignis Fatuus [02:23] 
7. Chant of Formless Dread [02:40] 
8. Shadow-Blade Masters of Tempest and Maelstrom [04:07] 
9. Scribes of the Stygian [04:35] 
10. Unborn Ambrosia [06:03] 
11. Fury's Manifesto [02:25] =VIDEO= 
12. Siege Hive [04:51] 

Running time: 45:43 

opinioni autore

 
Come sempre, gli Incantation non deludono le aspettative 2020-08-22 11:00:28 Daniele Ogre
voto 
 
4.0
Opinione inserita da Daniele Ogre    22 Agosto, 2020
#1 recensione  -   Guarda tutte le mie opinioni

Arriva senza tante fanfare di presentazione "Sect of Vile Divinities", dodicesimo studio album dei leggendari Incantation; diciamo questo perché l'annuncio della nuova fatica di John McEntee e soci è arrivato un po' "out of nowhere", ma non di meno l'attesa è divenuta da subito spasmodica. E' dagli inizi degli anni '90 che gli Incantation si sono fatti sin da subito portabandiera di un certo modo d'intendere il Death Metal, in cui la pesantezza del Doom/Death è protagonista assoluta; uno stile che, come abbiamo più volte ripetuto negli ultimi tempi, sta avendo un vero e proprio revival grazie a giovani leve che hanno ripreso gli insegnamenti degli Incantation mostrandosi degni eredi dei veterani statunitensi. Il punto è che gli Incantation non ci tengono minimamente a mollare il loro scettro, e "Sect of Vile Divinities" ne è la sostanziale riprova, con 3/4 d'ora in cui i Nostri mettono sul piatto tutto quello che li ha resi una vera e propria leggenda vivente del Death Metal, proseguendo però quel lavoro di scrittura che ha reso, nel tempo, in qualche modo più "digeribili" le loro composizioni. Da qui a dire che i pezzi degli incantation siano diventati orecchiabili ce ne passa eccome, ma ad esempio una reale novità in "Sect..." la ritroviamo in alcuni passaggi thrashy - potrebbero ai più portare alla mente i Vader -, che danno un taglio diverso ad alcuni dei brani presenti in tracklist. Gli Incantation dell'anno domini 2020, insomma, sembrano scrivere i loro pezzi con la mente sgombra, dato che il loro status permette loro di fare, sostanzialmente, quel che gli pare: pur restando oltranzisti nel loro modo d'intendere il genere, con un sound che fa della più malsana oscurità il proprio vessillo, gli Incantation hanno avuto la brillante idea e la capacità di non restare fossilizzati in uno stile di cui loro stessi sono i Maestri assoluti.
"Sect of Vile Divinities" difficilmente lascerà scontanti i tanti fans di McEntee e compari, ma d'altra parte è pur vero che gli Incantation in trent'anni di carriera non hanno mai deluso le aspettative, dimostrando come i grandi gruppi siano come il buon vino: invecchiando, migliorano pure.

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