Goldenseed, una sperimentazione non sempre riuscita Hot
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Ultimo aggiornamento: 21 Aprile, 2013
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Goldenseed, o meglio Gabriele Pala è una one-man band. Come scritto nelle note da lui stesso (o chi per lui) pervenutemi, questo progetto è nato con l'idea di non poter essere suonato da musicisti reali data la natura avanguardistica (non so se si può dire così) del progetto.
La produzione di The War Is In My Mind (titolo del album) è buona, ma personalmente trovo l'uso dell'elettronica non poi così interesante (ovviamente non parlo in generale, ma parlo di questo particolare disco).
La musica è complessa, ma senza una reale ragione di esserlo, non ci trovo molta ispirazione musicale, non riesco a sentire belle melodie, né tantomeno un disco di musica potente ed “incazzusa”, se mi permettete il termine. Sia chiaro non dipende dal fatto che sia un disco di musica sperimentale, ma credo che la sperimentazione in questo caso non sia stata delle migliori.
Perchè? Bé, faccio un esempio per cercare di spiegarmi, poiché il discorso è delicato e non voglio vanificare certamente gli sforzi che questo musicista avrà certamente fatto per tirare fuori questo lavoro. Quindi, qual è il motivo di utilizzare una batteria elettronica, programata (non benissimo) se poi il suo ruolo è quello di una batteria tradizionale? Immaginando un batterista che suona con le spazzole, bene, non avrebbe molto senso se suonasse un groove da hard rock.
Spero di essere stato chiaro abbastanza, ma è davvero un discorso difficile e delicato e sto cercando di esprimere al meglio le motivazioni per il quale non riesco ad apprezzare questo lavoro.
Gabriele sulla chitarra è certamente virtuoso ma, appunto, è un virtuosismo che non viene giustificato dalla musica intorno a lui, per me sono solo un sacco di assoli veloci (permettetemi, con qualche nota “sbagliata” di troppo). Con questo non dico che non ci siano momenti, sporadici, nel disco dove chiaramente si denota un po' di conoscenza e consapevolezza, ma troppo pochi per giustificare la totalità di quello che mi viene sottoposto e proposto come “sperimentazione”.
Infatti devo dire che probabilmente se avessi avuto la possibilità di fare due chiacchiere con l'autore, prima, probabilmente mi avrebbe delucidato su alcune sue idee, magari cambiando la visione del mio punto di vista. Putroppo solo dalla musica non riesco a cogliere esattamente qual è il senso di molte cose di questo disco e a livello emozionale non credo sia riuscito benissimo. Se avessi dovuto recensire una serie di canzoni (nel senso più classico del termine) come per esepio il brano di chiusura di The war is in my mind, allora sarebbe tutto stato diverso, ma qui devo dare “ascolto” all'emotività della musica e mi spiace continuare a dirlo ma non è stata centrata. Consiglierei l'ascolto di questo disco a tutti, in modo tale che ognuno possa ricercare l'emozione di cui parlo, su un piano personale e valutare personalmente il lavoro di Gabriele.
Diciamo questo: in musica, di qualsiasi genere, abbiamo bisogno di emozioni. Le emozioni non dipendono dalla tecnica o dalla “fantasia”, ma nascono tutte dallo stesso punto e poi prendono strade diverse e reazioni diverse. Questo punto dal quale nascono è fondamentale per la buona riuscita di essa, la musica. La “tensione ed il rilassamento” sono ciò che crea movimento e non esiste buona musica senza tensione e rilassamento. Questo disco mi suona come una tensione continua e quindi ne risulta una mancanza di movimento, di emozione. Lo stesso vale per l'opposto. Un disco (o brano o canzone che sia) tutto in rilassamento non avrebbe movimento. Un po' come lo Yin e Yang. Qui manca proprio quello, è tutto Yin o tutto Yang....fate voi.