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La malattia mentale fatta musica in questa nuova e marcissima fatica degli americani Pyrrhon La malattia mentale fatta musica in questa nuova e marcissima fatica degli americani Pyrrhon Hot

La malattia mentale fatta musica in questa nuova e marcissima fatica degli americani Pyrrhon

recensioni

gruppo
titolo
Abscess Time
etichetta
Willowtip Records
Anno

PROVENIENZA: USA

GENERE: Technical Death Metal

TRACKLIST:
1.Abscess Time =ASCOLTA=
2.Down at Liberty Ashes
3.Teuchnikskreis
4.The Lean Years
5.Another Day in Paradise =ASCOLTA=
6.The Cost of Living
7.Overwinding
8.Human Capital
9.Cornered Animal
10.Solastagia
11.The State of Nature
12.Rat King Lifecycle =ASCOLTA=

LINE-UP:
Doug Moore - vocals
Dylan DiLella - guitars
Erik Malave - bass
Steve Schwegler - drums

opinioni autore

 
La malattia mentale fatta musica in questa nuova e marcissima fatica degli americani Pyrrhon 2020-06-29 14:42:58 Luigi Macera Mascitelli
voto 
 
4.5
Opinione inserita da Luigi Macera Mascitelli    29 Giugno, 2020
Ultimo aggiornamento: 29 Giugno, 2020
Top 10 opinionisti  -   Guarda tutte le mie opinioni

Prendete fiato finché potete, perché il viaggio che stiamo per affrontare difficilmente lascerà mentalmente illesi. Oggi siamo in America per parlare della band più marcia, malata, borderline, nervosa e caustica del pianeta: i Pyrrhon.
Attivo dal 2008, il quartetto americano è senza dubbio una delle realtà più interessanti, strane e di nicchia nel panorama technical death, ed il perché risiede tutto nella particolarissima musica che Doug Moore e soci propongono: qualcosa di totalmente non catalogabile che mischia il death marcio, arzigogolato ed onirico di Gorguts e Ulcerate a elementi noise, sludge e drone che troviamo in band al limite della comprensione umana quali i nostrani Nibiru o i colleghi americani Melvins. Il tutto accompagnato da una dose generosa di follia nichilista che rende l'ascolto difficile e frustrante, quasi che il cervello, per non soccombere, si rifiutasse di elaborare un qualcosa che è al limite del puro caos. Eppure in questo gigantesco e folle calderone i nostri riescono nell'impresa di proporre forse la musica più unica e di nicchia al mondo. Con questa premessa vi presento questo esperimento malriuscito e caustico che si chiama "Abscess Time", quarto album in casa Pyrrhon firmato Willowtip Records.
Un'ora infinita, interminabile e vorticosa di dolore mentale, paura e crisi nevrotica, senza un minimo di respiro. Un'ora che vorresti passasse subito ma che allo stesso tempo ti trasporta nella disperazione primordiale degli inferi, in un posto in cui lo spazio e il tempo si dileguano e ogni punto di riferimento sparisce. Insomma, in questa nuova fatica i nostri hanno fatto un passo indietro rispetto al precedente "What Passes for Survival", più improntato su sonorità grind e prettamente death - badate, prendete con le pinze quanto ho appena detto -, e si sono concentrati maggiormente sulla potenza distruttiva e malata della musica, portando a compimento l'impresa di rendere tangibile il dolore mentale. Il risultato è un album molto più complesso, impossibile ed arzigogolato nel quale ogni razionale concezione viene presa, distrutta, smantellata e ricomposta come fosse un quadro di Picasso in cui mille prospettive si fondono su un unico piano esistenziale. Il buon Doug Moore alla voce, poi, è la coltellata finale alla testa: la sua performance è tranquillamente definibile come l'agonia di un folle che si dimena e dispera mentre è incatenato nudo in qualche fredda e claustrofobica cella. Con un growl cupissimo e tetro ed uno scream cadaverico, si rivela la mano scheletrica che con una mannaia tortura e fa a brandelli il cervello dell'ascoltatore.
Non c'è nessun punto di riferimento in questo "Abscess Time", né una nota azzeccata o una ritmica riconoscibile. Nulla che possa dare la minima parvenza di trovarsi su dei lidi sicuri e razionali. Qui si entra nella follia umana, ci si sente completamente nudi e spogli di fronte ad un mondi che ci costringe ad indossare una maschera di finto ottimismo o riverenza nei confronti della vita. I Pyrrhon invece, fregandosene completamente dei riflettori o della notorietà, ti rivoltano come un calzino, ti strappano via tutto, perfino la pelle, e ti mettono di fronte alla più barbara verità: che la vita è irrazionale, senza senso, né sopra né sotto... il caos più totale. La loro musica, difficilissima da ascoltare ed assolutamente non per tutti, annichilisce questo concetto borghese e superficiale di mondo e ci riporta alla brutalità primordiale, come un fuoco che tutto distrugge senza lasciare più nulla. Una tortura mentale di un'ora da ascoltare chiusi da soli in una stanza e isolati dal mondo intero. Saprà regalarvi un momento di folle riflessione o semplicemente non ne uscirete vivi, fate voi.

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