Cast:
Tobias Sammet – lead vocals
Joe Lynn Turner – lead vocals
Biff Byford – lead vocals
Michael Kiske – lead vocals
Cloudy Yang – lead vocals
Ronnie Atkins – lead vocals
Eric Martin – lead vocals
Bob Catley – lead vocals
Sasha Paeth – guitars, bass, keyboards
Bruce Kulick – lead guitars
Oliver Hartmann – lead guitars
Arjen Lucassen – lead guitars
Ferdy Doernberg – organ
Michael Rodenberg – keyboards, piano
Russel Gilbrook - drums
Tracklist:
01. Spectres
02. The Watchmaker's Dream
03. Black Orchid
04. Where Clock Hands Freeze
05. Sleepwalking
06. Savior in the Clockwork
07. Invoke the Machine
08. What's Left of Me
09. Dweller in a Dream
10. The Great Mystery
Tante luci e solo qualche ombra per il nuovo capitolo Avantasia
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Ultimo aggiornamento: 12 Aprile, 2013
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L'album più atteso dell'anno da una larga fetta di metal fans è ormai nei negozi da qualche giorno. Tobias Sammet colpisce ancora e "The mistery of time" è la nuova opera che vede la luce sotto il monicker Avantasia. Un nome che fa sognare, che solo pronunciandolo fa lievitare l'emozione. Merito di tanta musica di classe composta negli anni e soprattutto agli esordi, per chi come me era poco più che adolescente quando tornava a casa dal proprio negoziante di fiducia con in mano la copia di "The Metal Opera", questo incredibile disco che avrebbe radunato tanti grandi ospiti per formare un autentico capolavoro di Power Metal. Di anni ne son passati (ben 12!) e tutto questo tempo ha inciso anche nella persona di Tobias che ha cambiato la sua visione ed il suo modo di comporre musica e Edguy ed Avantasia indistintamente, hanno subito questi cambiamenti. Cambi di sound e per il sottoscritto, anche un deciso calo di ispirazione con alcuni dischi delusione, "Tinniitus Sanctus" su tutti, ma anche i non esaltanti "The wicked symphony" e "Angel of Babylon" targati Avantasia.
L'amore di Toby per l'hard rock ha spinto questa nuova release verso sonorità maggiormente symphonic rock dove di power metal ormai c'è ben poco e con la presenza di personaggi legati a questo filone musicale ed in particolare i leggendari Joe Lynn Turner (Rainbow, Malmsteen..), Biff Byford (Saxon), Eric Martin (Mr. Big) e Ronnie Atkins (Pretty Maids) che si aggiungono ai "soliti" Michael Kiske e Bob Catley. Senza dilungarci troppo sul concept ambientato in un paesino inglese nel 19esimo secolo, che racconta la storia di un giovane scienziato agnostico e della sua visione del mondo tra tempo, scienza e spiritualità, andiamo alla scoperta della musica.
La grande attesa termina quando i riflettori si accendono tra le note di "Spectres", brano orchestrale e melodico, che apre piuttosto bene questa nuova fatica discografica. Il chorus conquista già dal primo ascolto e proietta la song d'apertura tra le migliori dell'intero disco. Un disco che si mantiene sempre su livelli qualitativi elevati ma presentando raramente quel guizzo geniale che i primi tre capitoli Avantasia possedevano e a cui Tobi ci ha abituati in passato. E così con un Joe Lynn Turner super protagonista nella prima parte dell'album, troviamo una sua grande interpretazione in "The Watchmaker's Dream " ed a seguire la spettrale "Black Orchid", bel brano arrangiato divinamente. La prima song veloce arriva finalmente con "Where Clock Hands Freeze", pezzo sublime che presenta un ritornello d'alta scuola che pochi possono permettersi e che diventa ancor più magico se ad interpretarlo c'è il maestro Michael Kiske. Dopo la parentesi a mio parere un pò scialba ed anonima di "Sleepwalking " (che però, ammetto, cresce con gli ascolti), troviamo la prima delle due suite del disco; "Savior in the Clockwork" è un lungo brano ricco di spunti interessanti anche se il bel ritornello ricorda qualcosa di già sentito nella discografia di Sammet. Anche dal punto di vista strumentale al disco manca qualche lampata brillante, con il buon Sasha Paeth che con la chitarra in mano non può competere con certi guitar hero di alto livello e se rimpiangerete ancora una volta Henjo Richter ricordatevi che non siete i soli. La vera ballata del disco è "What's Left of Me", una tipica song piano-voce in stile "Cry Just A Little" o "Anywhere", anche se probabilmente non raggiunge quei livelli. Si ritorna a pestare sull'acceleratore con "Invoke the Machine" ed il suo refrain ben giocato su un bel passaggio di voci tra Tobi ed un fantastico Ronnie Atkins. Il gran finale è tutto dell'altra suite, la splendida "The Great Mystery", opera magna che fa salire sul palco tutti i protagonisti del disco e presenta un chorus mozzafiato, tutto da cantare a squarciagola.
Arrivati alla fine ci si può ritenere soddisfatti; "The mistery of time" è un album per certi versi impeccabile, anche se andando a scavare più in fondo si denota, a parere di chi scrive, ancora qualche piccolo fantasma del recente passato che vede Tobias, un compositore eccezionale, in leggero calo di ispirazione, abile però a confezionare un prodotto che saprà ancora accontentare i suoi numerosi fans. Tobi sembra quasi tornato quello di un tempo e "The mistery of time" fa balzare di nuovo il songwriter tedesco al top assoluto superando senza dubbi i risultati qualitativi dei due precedenti capitoli. Tante luci e solo qualche ombra quindi per la nuova opera targata Avantasia.