1. Something to Prove
2. April Showers
3. Disillusioned
4. Blood of Warriors
5. From the Inside
6. The Belligerent Dr. Ink
7. Fazed and Distressed
8. Self Centered
Un nuovo guitar hero all'orizzonte: debutto per Leo Viridi! Hot
recensioni
opinioni autore
Di Leo Viridi non si hanno particolari informazioni se non che è un multistrumentista (oltre che cantante) molto giovane che arriva direttamente a questo album di debutto chiamato LV1 che vede al suo interno una marea di ospiti di lusso che hanno offerto la loro collaborazione. Tra di loro ci sono Glen e Shawn Drover (ex-Megadeth), Danni Carroll (Dissension Rising), Derek Sherinian (Ex-Dream Theater, Sons of Apollo) e Henning Basse (Firewind) tanto per fare qualche nome. Il progetto sonoro oltre alle classiche parti strumentali dove Leo punta al neoclassico virano verso un metal moderno (post-thrash alla Nevermore in certi casi) mescolato a qualche incursione melodica.
Il disco si dipana in tre direzioni principali tutte segnate da qualche difetto di produzione dove la batteria ha dei suoni non ottimali ma che comunque non inficia il risultato finale. La prima via è quella melodica segnata da episodi come “Something to Prove” (dal mood melodico anni 80’), la ballad “April Shower” (con un ottimale lavoro di chitarra) e “Fazed and Distressed” tutti segnati dalla voce femminile di Danni che però non riesce sempre a dare energia risultando spesso spenta specie quando le parti più moderno/metalliche si fanno incendiarie. I musicisti ospiti non si fanno notare molto rimanendo quasi in sottofondo e lasciando a mr. Viridi il compito di guidare le danze tranne per le parti vocali. Il risultato in parte delude perché un all star band di tale calibro avrebbe potuto sicuramente dare di più. Qualche eccezione c’è come la via più tecnica come le strumentali “Disillusioned” (fortunatamente non troppo virtuosa) che cerca di essere una canzone vera e propria ma alla lunga stanca leggermente e “The Belligerent Dr. Ink” velocissima e molto acrobatica. Episodi discreti che non lasciano molto purtroppo dato che moltissimi musicisti propongono intermezzi strumentali di questo tipo. Molte volte manca la pasta, il groove, l’intuizione geniale e nemmeno nella terza via intrapresa ossia quella più dura e metallica si sente l’impronta personale. “Blood of Warriors” presenta un riff tosto e metallico con alla voce Henning Basse mentre “Self Centered” è nuovamente molto massiccia con qualche parte melodica in più. La sensazione complessiva è che la composizione sia ancora acerba e una tecnica sicuramente valida non basta (come spesso il sottoscritto dice).
Un discreto debutto che mostra buone potenzialità ma che si perde tra le migliaia di uscite. Manca il fuoco però non è detto che non arrivi in futuro. Consigliato ma senza troppe aspettative.