Tracklist:
1. Fra moerketid mot solgangsbris
2. Min dolk, ditt beger
3. Helgelandskysten
4. Svoept i kulde
5. Nordlys
6. Du, begjaerets skjaer
7. Fra Ragnarok til indre stillhet
Tracklist:
1. Fra moerketid mot solgangsbris
2. Min dolk, ditt beger
3. Helgelandskysten
4. Svoept i kulde
5. Nordlys
6. Du, begjaerets skjaer
7. Fra Ragnarok til indre stillhet
Certe volte, guardando al genere, sempre che il black metal non si sia mai spostato da quell'approccio vecchio stampo che ha fortemente caratterizzato gli anni novanta.
Quando poi ci si ritrova ad ascoltare progetti che infatti provengono da quell'epoca e che, ancora oggi, portan avanti la purezza del genere, non si puó che apprezzare il salto indietro nel tempo che rende certe uscite ancora piú interessanti e emozionalmente profonde.
Indipendentemente dalla qualitá di registrazioni e composizioni, il tutto risulta essere una benedizione in un momento in cui tantissime persone han dimenticato l'aura sacrale che ammantava le origini del culto.
Nel caso di Myrholt, l'artista dietro il progetto, non é nuovo al genere ma anzi ha portato avanti diverse band a partire dai primissimi anni novanta e Myrholt sembra essere semplicemente l'ultima incarnazione di un'entitá ben piú antica.
"Nordland", un lavoro prodotto dalla Myrholt Design (etichetta portata avanti dal mastermind del progetto) nel 2018, rispecchia la volontá di non allontanarsi dalle origini del genere e nei suoi sette capitoli il concentrato black metal primordiale che si puó quasi toccare riesce a trasportare l'ascoltatore indietro di quasi trenta lunghi anni.
A cavallo tra classicismo norvegese e primi del 2000 in Francia, Myrholt risulta essere una vera e propria perla quando si parla di black metal old school.
Eppure, ci son dei momenti in cui i nostri hanno addirittura movimenti al limite del hip-hop nelle loro composizioni, come ad esempio la parte parlata di "Min Dolk, Ditt Beger Mast". Ora, questo é un aspetto che in tanti odieranno ma allo stesso tempo é qualcosa che anche i Manes han gia sperimentato. Quindi, dove inizia il modernismo e dove finisce il classicismo é un limite che ogni ascoltatore dovrá poner di suo.
Fortunatamente/sfortunatamente certi frangenti son limitati ad episodi ridotti ed il resto del disco si muove vertiginosamente verso le glorie del passato.
Si puó ascoltare cosí un po' di tutto, pensando ai classici del panorama nord europeo delle origini e Myrholt si sposta in maniera interessante tra momenti che emulano i nomi piú conosciuti del suo paese.
Un album che possa cambiare la vita? No, non credo. Eppure, in questo piccolo gioiellino, ci son dei momenti di pura estasi che non potranno che piacere a chi, ancora oggi, non riesce a scostarsi da un sound primitivo eppur atmosferico come quello dei bei vecchi tempi!
In attesa di un lavoro ancora migliore, consiglio Myrholt a chiunque abbia ancora passione per ció che fu, tanti anni fa, il culto black metal.