PROVENIENZA: Repubblica Ceca
GENERE: Acoustic Folk/Post-Rock
LINE UP:
Marek "Frodys"Pytlik - Chitarre/ Voce
Jaroslav Mahr - Chitarre
Jakub Moj - Basso
Zdenek Cepicka - Batteria
TRACKLIST:
1. One World is not Enough
2. From the Bottom of the Ocean
3. Owls not What Thet Seem
4. 2nd April
5. Thousand Years of Us
6. Polaris
7. My Gift, My Curse
8. Elevate
Con i Postcards From Arkham il Post-Rock assume tratti ricercati ed eleganti.
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Nati nel 2012 in Repubblica Ceca, i Postcards From Arkham sono una band relativamente giovane ma con già all'attivo ben tre album; Spirit è l'ultima loro creazione datata Settembre 2018.
Ispirati al mondo di H.P. Lovercraft, portano in scena una musica particolare, ricercata e tendente alle atmosfere Post-Rock, Ambient e vagamente Folk. Spirit è una nuova versione del materiale musicale precedente, infatti, i brani sono tutti rivisitati in chiave acustica, ad esclusione di di “My gift, my curse”, non presente altrove.
L'album si apre con la ritmata “One Worlds is not Enough”, che fin da subito mostra un escalation di suoni, guidati da un “delicato” cantato; l'intreccio di voci nella parte centrale suscita un senso quasi di angoscia in chi ascolta. La linea vocale che si predilige (come noteremo in tutta l'opera ndr.), è quella tenue, mai forzata e quasi “bisbigliata”, senza in alcun modo imporsi sulla melodia e, probabilmente, volta ad indirizzare i pensieri dell'ascoltatore. I suoni della natura, degli animali e la voce quasi melanconica di Marek “Frodys”Pytlik, creano atmosfere struggenti e quasi ascetiche; “2nd April” dal cantato sussurrato, impreziosito da ritmanti tamburi è un esempio di questa ricercatezza sonora. Ne segue: “Thousand Years of You” ,il classico brano dai toni dolci, pacati e capace di toccare in profondità l'animo dell'ascoltatore; il climax ascendentale posto sul finire, impreziosisce la melodica donandole un accezione quasi più “leggera”.
“Polaris” è un buon intermezzo musicale instrumental tra la traccia cinque e sette, esso spezza i toni”mistici” per indirizzarsi verso atmosfere più “ballad”. Proseguendo nell'ascolto ci si imbatte nella “novità”: “My Gift, My Curse”; fin da subito essa tende a differenziarsi dal resto della tracklist per i toni freddi e la voce quasi “soprannaturale” di Pytlik. Lunghi sospiri e la capacità di esprimere il senso di irrequietezza interiore mediante le “pelli”, infondo un carattere speciale alla canzone.
La maturazione musicale de Postcards From Arkham che li ha visti calcare scenari più disparati quali: club, strade, parchi, piazze ecc.. Ha permesso loro di raggiungere un livello di consapevolezza tale da dar vita a questa raccolta musicale; un'opera totalmente acustica che racchiude il meglio della loro produzione. Ciò che ne deriva è un prodotto fortemente sperimentale, dove gli strumenti tradizionali la fanno da padrona ed il cantato, sommesso ed apparentemente “bisbigliato”, funge solo da “cornice”. Esso guida l'ascoltatore in un processo mentale altamente spirituale ed evocativo di atmosfere naturali, ancestrali e (forse) ultraterrene; sembra, infatti, non essere stato scelto casualmente il gufo come “animale” guida della band. Carico di una forte e duplice simbologia, esso ben rappresenta le atmosfere cupe e gli stati d'animo tristi e tormentati, un po' come questo album. Lo stesso Marek Pytlik consiglia l'ascolto di Spirit sia accanto ad una buona tazza di thè, che in giornate di pioggia, le situazioni malinconiche per eccellenza; esso risulta perfetto per il periodo autunnale. Sempre come afferma il cantante, l''ispirazione deriva da albums quali: The White degli Agalloch, Damnation degli Opeth e Dethroned and Unrowned dei Katatonia, dando vita a composizioni acustiche profonde e naturali, per il contatto che riescono suscitare con l'ambiente circostante. I Postcards From Arkham hanno creato un'opera sublime, dai toni Post-Rock e Folk, in cui le vibrazioni di questi generi instaurano un forte legame tra ascoltatore, Natura e spirito; anche le corde delle chitarre, “pizzicate” o in stile vagamente “flamenco”, sembrano prender vita davanti ai nostri occhi. La band porta in scena un mondo interiore ed esteriore malinconico, cupo e complesso, forte di una sperimentazione musicale “folk-atmosferica”, davvero interessante.
In conclusione, Spirit è un album per intenditori dal “palato fine”, per chi cerca atmosfere “eleganti” ed un suono dai modi e stile basati sulla semplicità.