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La prima uscita del 2019 è dei Meathook, con il loro putrido ed iperviolento Brutal Death

recensioni

gruppo
titolo
Crypts, Coffins, Corpses
etichetta
Unmatched Brutality Records
Anno

PROVENIENZA: U.S.A. 

GENERE: Brutal Death Metal 

FFO: Putrid Pile, Devourment, Brodequin, Putridity 

LINE UP:
Mars Gonzales – vocals 
Robin Mack – guitars 
Aaron Gonzales – guitars 
Elliot Thomas – bass 
Johnny Gonzales – drums  

TRACKLIST: 
1. Awaiting Torment [03:28] 
2. Cauldron of Dead Bodies [03:39] 
3. Purification Through Pain [03:09] 
4. Crypts, Coffins, Corpses [03:38] 
5. Placed Upon the Altar [03:19] 
6. Temples Made from Flesh [03:04] 
7. Disseminated Remains [03:56] 
8. Awakened by the Stench [03:32] 
9. Coils of Entrails [03:37] 

Running time: 31:22 

opinioni autore

 
La prima uscita del 2019 è dei Meathook, con il loro putrido ed iperviolento Brutal Death 2019-01-01 16:13:40 Daniele Ogre
voto 
 
3.0
Opinione inserita da Daniele Ogre    01 Gennaio, 2019
#1 recensione  -   Guarda tutte le mie opinioni

Hanno scelto il primo giorno del nuovo anno gli americani Meathook per la pubblicazione del loro terzo studio album, "Crypts, Coffins, Corpses", edito da Unmatched Brutality Records (stessa etichetta dei Brodequin). E proprio la brutale band canadese può esser presa ad esempio per capire il sound proposto dalla band dei fratelli Gonzales: un Brutal Death nella più piena accezione del termine, con zero spazio alla melodia o a qualsivoglia abbellimento, uno stile granitico e compatto fatto di spietate accelerazioni e pesantissimi rallentamenti, chitarre taglienti, sezione ritmica estremamente martellante ed un growl cavernoso. Possiamo dunque affermare che i Meathook si trovino nello stesso seminato di gruppi come i già citati Brodequin, o come leggende quali sono Putrid Pile e Devourment, o come i nostri Putridity, ormai band di punta per questo modo d'intendere all'estremo il Brutal Death. Va da sé che "Crypts, Coffins, Corpses" non è propriamente un disco adatto a tutti: lo stile pesantemente estremo e senza il benché minimo compromesso, fa sì che il lavoro del quintetto di Phoenix sia indirizzato espressamente a quella fetta di pubblico avvezza a tali estremismi sonori: solo in quel caso si riusciranno ad apprezzare bordate come la title-track o la seguente "Placed Upon the Altar", o ancora "Purification Through Pain" e "Disseminated Remains". Va dato merito poi ai Meathook di aver trovato la giusta formula per le loro composizioni, in primis per quanto riguarda i tempi, con pezzi che non arrivano mai ai quattro minuti, ma nemmeno scendono mai sotto i tre; vero è però anche - e da qui quel 0,5 di punto finale -, che è stesso il genere a prestarsi al più classico dei "sembra tutto uguale", ossia che anche un orecchio più allenato potrebbe avere difficoltà a non trovare le composizioni dei Meathook abbastanza similari l'una dall'altra. Sia chiaro che questo non è un difetto della band, ma del genere in sé.

Ciò non toglie che per gli amanti del Brutal Death più estremo, l'ascolto di questo terzo album dei Meathook sarebbe un buon modo per cominciare il 2019 all'insegna della più becera violenza sonora, con un disco come "Crypts, Coffins, Corpses" che la sufficienza riesce a strapparla con notevole scioltezza.

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